Data della morte di Gesù

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La data della morte di Gesù non è determinabile con precisione, in quanto le indicazioni presenti nei Vangeli sono scarne e contraddittorie.

I quattro evangelisti concordano nel dire che Gesù morì in giorno di venerdì durante le festività della Pasqua ebraica, ma le indicazioni da essi fornite non sono interamente chiare e univoche (in particolare sembra esserci una discrepanza tra Giovanni e i tre sinottici). Inoltre gli evangelisti non indicano l'anno.

Le date comunemente accettate sono il 7 aprile 30, il 27 aprile 31, o il 3 aprile 33; in particolare, se si accettano le indicazioni di Giovanni, tra queste sembra doversi scegliere la prima.

Cornice storica

Il Cristo morto e tre dolenti di Andrea Mantegna, 1480-1490 ca., tempera su tela, Milano, Pinacoteca di Brera.

I quattro vangeli, gli Atti degli Apostoli, Giuseppe Flavio e Tacito concordano nel porre la morte di Gesù in concomitanza con l'amministrazione di Ponzio Pilato. Vi è sostanziale accordo tra gli studiosi nel datare l'incarico di Pilato tra il 26 e il 36 (o inizio 37).[1]

Sempre dai vangeli la morte di Gesù viene collocata durante il sommo sacerdozio di Caifa, che era diretto dal suocero ex sommo sacerdote Anna. Queste informazioni non apportano nulla di nuovo: il pontificato di Caifa è datato tra il 18 e il 36, sovrapposto dunque all'amministrazione di Pilato, e la data della morte di Anna non ci è nota. Infine secondo il Vangelo di Luca Gesù fu inviato da Pilato a Erode Antipa che regnò sulla Galilea come vassallo dei Romani tra il 4 a.C. e il 39.

In definitiva l'intervallo certo della morte di Gesù sulla base delle fonti storiche spazia pertanto tra il 26 e il 36.

Indicazioni evangeliche generiche

In due passi evangelici si accenna esplicitamente all'età di Gesù, ma data la loro genericità e il loro significato simbolico o polemico non risultano utili ai fini di precise datazioni cronologiche.

  • Lc 3,23 riporta che Gesù aveva "circa trent'anni" quando iniziò il suo ministero. Probabilmente l'indicazione è derivata dall'età alla quale iniziò a regnare il re Davide (2Sam 5,4 ), ed è funzionale all'identificazione messianica di Gesù che viene chiamato, oltre che "Re", "Re dei Giudei", "Re d'Israele", "Re dei Re", anche "Figlio di Davide".[2]
  • in Gv 8,56-58 gli interlocutori giudei rispondono a Gesù, che sostiene la sua preesistenza, che non ha ancora cinquant'anni e non può aver visto Abramo.

Ipotizzando la data di nascita di Gesù attorno al periodo 7-5 a.C. e ipotizzando il ministero tra il 28 e il 30 (vedi dopo), nella sua vita pubblica Gesù dovrebbe aver avuto all'incirca tra i 32 e i 37 anni, intervallo compatibile con i "circa trent'anni" e i "neanche cinquant'anni".

Ministero di Gesù

È possibile restringere l'intervallo 26-36 sulla base delle informazioni evangeliche relative al ministero di Gesù.

Inizio del ministero

Il versetto Lc 3,1-2 è particolarmente prezioso in quanto rappresenta, all'interno dell'intero Nuovo Testamento, l'unico aggancio esplicito tra gli eventi narrati e la storia extra-biblica: colloca l'inizio del ministero di Giovanni Battista, immediatamente precedente a quello di Gesù, nel quindicesimo anno dell'imperatore Tiberio Claudio Nerone. Nonostante l'indicazione sia chiara, essa può essere variamente interpretata. Il computo degli anni del regno di Tiberio può essere stato fatto a partire dalla sua associazione al potere (circa 12), o dalla morte del predecessore Augusto (19 agosto 14), o dalla sua effettiva nomina imperiale da parte del senato (17 settembre 14). Il periodo tra queste date e il capodanno successivo può essere stato incluso nel computo come il primo dei quindici anni (sistema dell'anno di non accessione), oppure il computo può essere stato fatto a partire dal capodanno successivo (sistema dell'anno di accessione). A complicare la questione, nel medioriente dell'epoca erano adottati diversi calendari che avevano differenti capodanni: giuliano, 1 gennaio; siromacedone, 1º ottobre; egiziano, 29 agosto; giudaico, 1 nisan = marzo-aprile. In base a questi variabili, è virtualmente possibile collocare il quindicesimo anno citato da Luca tra il 26 e il 29.[3]

Il dato può essere però ristretto sulla base di alcune considerazioni. I principali storici romani (Tacito, Svetonio, Dione Cassio), che si basavano sul calendario giuliano, contavano gli anni di Tiberio a partire dalla sua effettiva reggenza alla morte di Augusto, nel 14, ed è verosimile che Luca si sia adeguato alla storiografia grecoromana. In tal caso il quindicesimo anno di Tiberio, corrispondente all'inizio del ministero di Giovanni e al battesimo di Gesù, equivale al 1º gennaio - 31 dicembre 28. L'adozione del calendario siromacedone, meno probabile dati gli intenti storiografici di Luca, porta comunque a un periodo quasi equivalente, 1º ottobre 27 - 30 settembre 28.[4]

La stessa data (28) circa l'inizio del ministero di Gesù può trovare (debole[5]) conferma sulla base di Gv 2,20 . In occasione della purificazione del tempio, collocata da Giovanni all'inizio del ministero di Gesù (ma dai sinottici alla fine), il tempio di Gerusalemme viene detto "costruito in 46 anni". Il tempo verbale usato, l'aoristo, può essere inteso come un'azione ancora in corso (ma solitamente indica un'azione terminata da tempo, nel qual caso non sarebbe d'aiuto per datare l'evento evangelico). Secondo Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche 15,11,1 par. 380), la costruzione del tempio di Gerusalemme fu iniziata da Erode il Grande nel diciottesimo anno del suo regno (20-19 a.C.), ma altrove lo stesso Giuseppe (Guerra giudaica 1,21,1 par. 401) parla di quindicesimo anno (23-22 a.C.). Ammettendo pertanto che l'evento sia accaduto all'inizio del ministero (cronologia giovannea, non sinottica), che l'azione di costruzione sia in corso[6] (aoristo presente, non passato), che il computo parta dal 19 a.C. (Antichità giudaiche, non Guerra giudaica), i quarantasei anni di lavoro già svolto equivalgono al 28.

Durata e fine del ministero

La Crocifissione, di Jacopo di Cione (Firenze, Galleria dell'Accademia)

La datazione dell'inizio del ministero di Gesù risulta di poca utilità per determinare la data della morte se non si conosce la durata del ministero.

Nei vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca) non vengono fornite indicazioni temporali che permettano di scandire il passare del tempo. Si può scorgere l'accenno a due (distinte?) primavere in Mc 2,23 , quando sono strappate spighe di grano maturo, e in Mc 6,39 , quando si accenna a erba verde, che unite alla Pasqua della morte possono (debolmente) suggerire tre primavere, dunque almeno due anni interi. L'ipotesi di una durata pluriennale può essere confermata dal numero elevato di regioni e località menzionate nei vangeli durante il ministero di Gesù: è improbabile che tutto si sia svolto in un solo anno.

Il Vangelo di Giovanni invece accenna esplicitamente a tre pasque:

Ipotizzando che Giovanni non abbia tralasciato nessuna Pasqua, cosa ovviamente possibile (vedi Gv 20,30;21,25 ), la predicazione di Gesù sarebbe quindi durata poco più di due anni. È possibile che la "festa dei Giudei" citata in Gv 5,1 fosse la festa giudaica per eccellenza, la Pasqua, e in questo caso si aggiungerebbe un altro anno. Tuttavia l'analisi esegetica del testo giovanneo porta a ipotizzare che questa festa coincida con la seconda Pasqua: i passaggi tra 4,54 e 5,1 e 5,47 e 6,1 sono improvvisi, e questo può suggerire che il cap. 5 si trovasse in origine tra i cc. 6 e 7, oppure tra 7,14 e 7,15. In entrambi i casi la festa di 5,1 sarebbe la Pasqua di 6,4.[7]

Assumendo pertanto come validi il dato circa l'inizio del ministero desumibile da Lc 3,1 e Gv 2,20 (28 d.C.), assumendo il dato delle tre Pasque accennate da Giovanni, assumendo che non sia stata tralasciata nessuna Pasqua, si può ipotizzare una datazione per la morte di Gesù alla vigilia della pasqua (14 nisan) del 30 d.C., corrispondente (probabilmente, vedi dopo) al 7 aprile del 30 d.C.

Ultima cena: incongruenze sinottici/Giovanni

Nel resoconto dei Vangeli vi è consenso circa il giorno settimanale della morte di Gesù, venerdì. Il consenso manca sull'indicazione del giorno annuale: mentre i sinottici suggeriscono (indirettamente) che sia il 15 Nisan (Pasqua ebraica), Giovanni dice esplicitamente che si trattava del 14 Nisan (vigilia della Pasqua ebraica).

Cronologia sinottica

I tre Vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca) affermano che Gesù con i suoi discepoli "mangiò la Pasqua" (cioè l'agnello pasquale del rito ebraico del Pesach, mangiato all'inizio - cioè la sera precedente - della giornata di festa) durante la cosiddetta "ultima cena" (Mt 26,17-20 ; Mc 14,12-17 ; Lc 22,7-14 ). Dopo la cena seguì l'arresto e iniziò il processo che si concluse il giorno successivo (Mt 27,1 ; Mc 15,1 ; Lc 22,66 ) con la morte di Gesù in croce. Secondo quanto prescritto da Es 12,1-14 il giudaismo ufficiale celebrava, e celebra tuttora, la cena pasquale alla sera del 14 (che ebraicamente rappresenta l'inizio del 15) del mese di Nisan. Gesù sarebbe quindi morto il giorno successivo, 15 Nisan, giorno della Pasqua ebraica.

Per i tre sinottici il giorno settimanale della morte era il venerdì:

  • Matteo racconta la morte in croce, la sepoltura alla sera, e il giorno seguente "che è dopo la parasceve" (Mt 27,62 ), cioè "dopo la preparazione (al sabato)", cioè "dopo al venerdì", cioè "il sabato", la decisione di porre guardie al sepolcro.
  • Marco racconta la morte in croce specificando che quel giorno era "la parasceve, cioè il pre-sabato", cioè venerdì (Mc 15,42 ).
  • anche Luca racconta la morte in croce e la deposizione nel sepolcro nel giorno di parasceve, cioè venerdì (Lc 23,54 ).

Cronologia giovannea

Anche Giovanni presenta la descrizione dell'ultima cena (Gv 13,1-11 ), ma diversamente dai sinottici la cena non è descritta esplicitamente come il rito della Pasqua ebraica.[8] Alla cena segue l'arresto e l'inizio del processo che continua la mattina seguente (Gv 18,28 ) e che termina con la morte in croce. Il giorno della morte è descritto come quello precedente la Pasqua ebraica: sempre in Gv 18,28 è specificato che la cena di Pasqua deve ancora essere consumata, e in Gv 19,14 , al culmine del processo e poco prima della crocifissione, è specificato che era il mezzogiorno (ora sesta) della "parasceve = preparazione della Pasqua" (da notare che qui "parasceve" non va inteso nel significato abituale di "preparazione del sabato", cioè venerdì). Secondo Giovanni pertanto Gesù è morto il giorno precedente la Pasqua ebraica, cioè secondo il calendario ebraico ufficiale il 14 Nisan, e non il 15 come sostenuto dai sinottici.

Come per i tre sinottici, anche per Giovanni il giorno settimanale della morte (Gv 19,31 ) e della deposizione (Gv 19,42 ) era la parasceve, cioè preparazione al sabato, cioè venerdì.

Critica

Probabili tappe del processo e della passione di Gesù (Sinedrio presso la casa di Caifa, Pretorio presso l'Antonia).
Probabili tappe del processo e della passione di Gesù (Sinedrio presso il tempio, Pretorio presso l'Antonia).

Oltre alla discordanza tra i vangeli sinottici e il vangelo di Giovanni, i racconti della cena e della passione successiva, per come sono presentati nei vangeli, hanno sollevato numerosi interrogativi.

  • i quattro vangeli sono concordi nel collocare tutti gli eventi della passione tra il giovedì sera e il venerdì pomeriggio. Dato la complessità degli eventi (cena, arresto, processo al sinedrio, processo da Pilato, invio da Erode, episodio di Barabba, maltrattamenti vari, flagellazione, viaggio al calvario, crocifissione) è improbabile che tutto si sia svolto così in fretta.
  • secondo i sinottici, parte del processo e la crocifissione invocata dal popolo sarebbero accaduti nel giorno di pasqua, cosa improbabile data la solennità della festa e in contraddizione con l'intento delle autorità (Mc 14,2 ).
  • secondo la Mishnah (trattato Betza 5,2; trattato Sanhedrin 4,1) erano vietate le sedute del sinedrio in un giorno di festa e nel suo giorno preparativo, la sentenza capitale doveva essere emessa di giorno, non di notte, e confermata in una seconda seduta: tutte indicazioni che non sarebbero state rispettate nel processo come è descritto dai vangeli, a meno che il "processo" non vada inteso come un semplice consulto. La versione a noi pervenuta della Mishnah risale a circa il 200 d.C. (quando fu messa per iscritto dal rabbino Judah haNasi), precedentemente esisteva una versione orale; è stato così ipotizzato che questi divieti non possano essere applicati al processo di Gesù, di due secoli precedenti; un altro interrogativo sollevato è che essa è frutto di ambienti farisaici, mentre il processo di Gesù fu gestito dalle autorità sadducee.

Cena "essena"?

Una ipotesi[9][10] che ha suscitato allo stesso tempo notevoli consensi e critiche è che Gesù abbia seguito per la cena il calendario liturgico degli Esseni. Testimoniato dal Libro dei Giubilei e da alcuni testi ritrovati a Qumran, questo calendario si differenziava dal calendario ebraico ufficiale: l'anno era composto da 364 giorni, 52 settimane, e il giorno settimanale corrispondeva sempre a quello mensile. Nello specifico, secondo questo calendario la Pasqua ricorreva sempre di mercoledì. La cena pasquale degli esseni, tenuta come per l'ebraismo ufficiale la sera precedente, era dunque sempre di martedì sera. In questa sera anche Gesù avrebbe tenuto l'ultima cena che, come testimoniato dai sinottici, era una cena pasquale. Secondo l'ipotesi la cena sarebbe stata priva dell'agnello pasquale, che veniva immolato nel tempio il giorno prima della pasqua ufficiale (quell'anno, di venerdì), oppure era stato mangiato un agnello non immolato nel tempio. Dopo la cena Gesù fu arrestato e sarebbe stato processato tra il martedì sera e il venerdì, giorno della sua morte, che come testimoniato da Giovanni era il giorno precedente la pasqua ebraica secondo il calendario ebraico ufficiale.

L'ipotesi della cena essena ha il pregio di conciliare i racconti di sinottici e Giovanni e garantisce un più ampio periodo di tempo per le audizioni e processi. Il fatto che i quattro vangeli siano concordi nel condensare tutti gli eventi della passione nell'arco di poco più di mezza giornata (dall'arresto nella sera alla morte nel pomeriggio seguente) sarebbe dovuto a una semplificazione per motivi catechistici.[11]

Adottando questa "cronologia lunga" svaniscono le incongruenze segnalate sopra, in particolare circa le norme dei processi capitali. Tuttavia sorgono altre incongruenze:

  • non è chiaro perché Gesù avrebbe dovuto seguire un calendario diverso da quello ufficiale;
  • in Mc 14,12 e Lc 22,7 si parla esplicitamente di immolazione dell'agnello pasquale nel giorno dell'ultima cena: secondo l'ipotesi della cena essena l'immolazione ufficiale nel tempio dovrebbe aver avuto luogo, in accordo con Giovanni, quando Gesù era già in croce. È possibile però ipotizzare un'immolazione 'privata', tenuta dagli esseni il martedì;
  • in Mc 14,1 la decisione di arrestare Gesù è presa "due giorni prima della pasqua" (ufficiale?), mentre secondo l'ipotesi due giorni prima della pasqua Gesù era già stato arrestato.

Altre possibili armonizzazioni

Per risolvere la contraddizione sono state proposte diverse altre ipotesi.

  • Alcuni[13] hanno ipotizzato che nell'anno della morte di Gesù vi fosse tra farisei e sadducei disaccordo circa l'inizio del mese di nisan (evento secondo il calendario ebraico collegato alle fasi lunari) e dunque circa quale giorno dovesse essere il 15 nisan (pasqua ebraica). Si arrivò al compromesso che i farisei, e Gesù con loro, celebrarono la cena pasquale il giovedì sera (cronologia sinottica), mentre i sadducei la celebrarono il venerdì sera (cronologia giovannea). L'ipotesi ha il difetto di non essere basata su nessuna fonte storica dell'epoca che testimoni tale dissidio.
  • Altri studiosi hanno ipotizzato dissidi simili tra altri gruppi giudei che avrebbero portato a differenti celebrazioni della pasqua: galilei (cronologia sinottica) / giudei (cronologia giovannea);[14] giudei della diaspora (cronologia sinottica) / giudei palestinesi (cronologia giovannea).[15] Anche in questi casi le ipotesi non si fondano su fonti storiche.
  • Alcuni ritengono che il rito celebrato da Gesù con i suoi discepoli non fu la Pasqua vera e propria, ma un rito di ringraziamento che si svolgeva il giorno precedente.[senza fonte]
  • Altri ancora credono che i Farisei e i sacerdoti celebrassero la Pasqua il 15 Nisan, seguendo Esodo Es 12,1-14 che impone di mangiare la Pasqua alla sera del 14 (nel calendario ebraico il giorno inizia al tramonto, quindi la sera del 14 fino al tramonto del giorno successivo); Gesù l'ha celebrata il 14 Nisan, seguendo Numeri Nm 28,16 [senza fonte]

Quattro opzioni

Di fronte alla incongruenza cronologica sinottici/Giovanni sono pertanto ipotizzabili 4 casi:

  • Non sussiste alcuna incongruenza tra i vangeli sinottici e il testo giovanneo, in quanto la Pasqua ebraica, o Pesah, durava otto giorni. Il termine "pasqua" indicava non solo il 14 nisan, ma anche l'intero periodo festivo comprendente anche la successiva festa dei pani non fermentati (azzimi); Gv 18,28 si riferisce quindi a tale festa, durante la quale permaneva il rispetto per la purezza rituale.[16]
  • È corretta la cronologia sinottica. L'ultima cena era la cena pasquale ebraica tenuto quell'anno il giovedì sera e il giorno successivo, 15 nisan, pasqua ebraica, è morto Gesù. Giovanni sbaglia nel riportare la morte al 14 nisan e lo fa probabilmente con l'intento simbolico-teologico di accomunare il sacrificio di Gesù a quello degli agnelli immolati nel tempio al momento della sua morte.
  • È corretta la cronologia giovannea.[17] L'ultima cena non era la cena pasquale ebraica e Gesù è morto il giorno successivo, 14 nisan, vigilia della pasqua. L'identificazione sinottica della cena col rito ebraico è una successiva elaborazione redazionale degli evangelisti che non rispecchia il reale andamento storico dei fatti.
  • È corretta sia l'identificazione sinottica ultima cena - rito ebraico sia la notizia giovannea della morte alla vigilia di Pasqua. Gesù ha seguito per la cena un calendario diverso da quello ufficiale ebraico (esseno? farisaico? scelta personale?), celebrandola prima della pasqua ufficiale ebraica (martedì sera?), ed è morto qualche giorno dopo, il 14 nisan, vigilia della pasqua. Nei resoconti evangelici gli eventi vengono presentati in una cronologia breve (dalla sera al pomeriggio successivo) per esigenze di semplificazione catechistica (vedi anche quanto avviene per la cronologia sinottica circa la durata del ministero). I passi sinottici che fanno ipotizzare l'ultima cena a ridosso della pasqua ufficiale (Mc 14,1;14,12;Lc22,7 ) sono interpolazioni redazionali successive, oppure non si riferiscono pasqua ufficiale ma a quella essena.

Anno e giorno della morte

Sulla base delle indicazioni evangeliche sulla morte, seppure contradditorie (14/15 nisan), è possibile ipotizzare il giorno e l'anno della morte di Gesù corrispondente all'odierno universale calendario giuliano-gregoriano.

La conversione data ebraica/data giuliana-gregoriana non è tuttavia immediata. All'epoca di Gesù il calendario ebraico ufficiale era lunare e non esistevano effemeridi lunari ufficiali: il nuovo mese lunare (p.es. nisan) era proclamato la sera del ventinovesimo giorno del mese precedente se due testimoni attendibili erano in grado di attestare, alla commissione per il calendario di Gerusalemme, di aver visto la luce della nuova luna dopo il tramonto. La dichiarazione dipendeva pertanto da fattori soggettivi e poteva essere ostacolata da fattori oggettivi come nuvole, pioggia, polvere. Inoltre per adattare il calendario ufficiale lunare a quello effettivo solare di quando in quando si doveva proclamare il cosiddetto "anno intercalare" o "anno embolismale", in cui veniva aggiunto alla fine dell'anno un mese intercalare chiamato II Adar (cfr. quanto avviene per il nostro calendario col 29 febbraio). Gli anni embolismali erano all'incirca ogni tre anni, e la durata del II Adar (29 o 30 giorni) andava determinata di volta in volta.[18] Visto che non esistono resoconti ebraici ufficiali dell'epoca circa i vari adattamenti del calendario, non possiamo conoscere con assoluta certezza la corrispondenza tra data ebraica/data giuliana.

Ammettendo che i dati evangelici siano validi, ammettendo a livello del tutto ipotetico, seppure verosimile, che il calendario ufficiale ebraico seguisse le effettive fasi lunari che possiamo agevolmente ricostruire grazie a calcoli astronomici, le date possibili per la morte di Gesù, nelle quali il venerdì cade di 14 o 15 nisan, all'interno dell'intervallo di tempo dell'amministrazione di Pilato (26-36 d.C.) e dopo il quindicesimo anno di Tiberio (28 d.C.), risultano essere:[19]

  • cronologia sinottica (15 nisan): venerdì 27 aprile del 31. Questa opzione non gode di largo consenso, ponendo processo ed esecuzione nel giorno festivo di Pasqua;
  • cronologia giovannea e ipotesi della "cena essena" (14 nisan): venerdì 7 aprile del 30, oppure venerdì 3 aprile del 33.

La data del 7 aprile del 30 risulta in accordo con l'ipotesi dell'inizio del ministero nel 28 e con gli accenni in Giovanni delle tre pasque. Su questa data converge l'opinione dei principali studiosi cristiani.[20] L'ipotesi del 31 o del 33 implica che Giovanni abbia tralasciato di riportare l'accenno relativo a un'altra o ad altre tre pasque.

Note
  1. Meier, p. 356.
  2. Così Bibbia TOB, nota a Lc3,23. Di parere contrario Meier, p. 364, per il quale l'accostamento non è corretto, sebbene concordi sul fatto che Gesù avesse "circa trent'anni".
  3. Meier, p. 359.
  4. Meier, p. 377.
  5. Sebbene Meier concordi con l'inizio del ministero nel 28 (p. 377), dati i molti interrogativi che Gv 2,20 suscita lo studioso rifiuta di attribuirgli valore storico (p. 371).
  6. Giuseppe Flavio in Antichità giudaiche 20,9,7 par. 219 sostiene che i lavori continuarono fino agli anni 60.
  7. Vedi Bibbia TOB, nota a Gv 5,1.
  8. Altra importante differenza è che è assente in Giovanni il racconto dell'istitituzione dell'Eucaristia (sebbene il cosiddetto discorso del pane di vita di Gv 2,26-6,59 , che Giovanni colloca nella sinagoga di Cafarnao, è equivalente al resoconto dei sinottici circa l'eucaristia), ed è presente l'aggiunta propria della cosiddetta "lavanda dei piedi".
  9. Annie Jaubert, La date de la cène, Parigi 1957.
  10. Mons. Alberto Giglioli - La data dell'ultima cena (parte1) (parte2)
  11. Rinaldo Fabris, Gesù di Nazareth, 1983, p. 404.
  12. Adattamento dello schema presentato da Brown, R.E. (1994; 2007). La morte del messia. Queriniana, Brescia: 1546. Brown comunque rigetta l'ipotesi della cronologia lunga: "questa soluzione ha base meno accettabile della maggior parte delle armonizzazioni e crea solo delle nuove difficoltà" (ib., 1549).
  13. Vedi Hermann L. Strack; Paul Billerbeck, Kommentar zum Neuen Testament, vol. 2, 1956, pp. 812-853; Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù, 1941, par. 539.
  14. Stanislas I. Dockx, Chronologies néotestamentaires et vie de l'église primitive, 1976, pp. 26-28.
  15. Massey H. Shepherd, "Are Both the Synoptics and John Correct about the Date of Jesus' Death?", in Journal of Biblical Literature, 80 (1961), pp. 123-132.
  16. Alfred Edersheim, The Temple - Its Ministry and Services as they were at the time of Christ, 1874, pp. 184,185,186,187.
  17. Così Meier.
  18. Vedi saggio riassuntivo dal sito christianismus.it.
  19. Rinaldo Fabris, Gesù di Nazareth, Assisi 1983, pp. 400-404; Meier, p. 404.
  20. Così Meier p. 405; Urbanus Holzmeister, Chronologia Vitae Christi, 1933, pp. 205-215; Josef Blinzler, Der Prozess Jesu, 1969, pp. 101-108; Eugen Ruckstuhl, Chronology of the Last Days of Jesus, 1965, pp. 1-9; S. Dockx, Chronologies néotestamentaires et vie de l'église primitive, 1976, pp. 9-10.28-19; Rinaldo Fabris, Gesù di Nazareth, 1983, p. 404.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni