Libri dei Re
Libri dei Re | |
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Giambattista Tiepolo, Giudizio di Salomone (1729), affresco; Udine, Museo Diocesano d'Arte Sacra e Gallerie del Tiepolo di Udine | |
Sigla biblica | 1Re-2Re |
Lingua originale | ebraico |
Autore | Anonimo |
Ambientazione Geografica | Terra Santa |
Ambientazione Storica | X secolo a.C. |
Personaggi principali: | |
Come quelli di Samuele, i Libri dei Re formavano un'opera unica nella Bibbia ebraica. Corrispondono ai due ultimi libri dei Regni nella traduzione greca e dei Re nella Volgata. Seguono immediatamente i libri di Samuele; ed il 1Re 1-2 contiene la conclusione del grande documento del Secondo libro di Samuele 9-20.
Il lungo racconto del regno di Salomone (1Re 3-11 ) descrive dettagliatamente l'eccellenza della sua saggezza, lo splendore delle sue costruzioni, soprattutto del tempio di Gerusalemme, la vastità delle sue ricchezze. È un'epoca gloriosa, certo, ma lo spirito conquistatore del regno di Davide è sparito: si conserva, si organizza, soprattutto si produce. L'opposizione tra le due frazioni del popolo continua e, alla morte di Salomone, nel 931, il regno si divide: le dieci tribù del nord fanno una secessione aggravata da uno scisma religioso (1Re 12-13 ).
La storia parallela dei regni d'Israele e di Giuda si sviluppa dal capitolo 14 del Primo libro dei Re al capitolo 17 del secondo libro dei Re: spesso è la storia delle lotte tra i due regni fratelli, come anche degli assalti esterni dell'Egitto contro Giuda e degli Aramei nel nord. Il pericolo diventa più grave quando gli eserciti assiri intervengono nella regione, prima nel IX secolo a.C., con più forza nel VIII secolo a.C., quando Samaria cade sotto i loro colpi nel 721 a.C., mentre Giuda si è già dichiarato vassallo. La storia di Giuda continua sola fino alla caduta di Gerusalemme nel 587 a.C. nel 2Re 18,25-31 .
Il racconto si estende soprattutto su due regni, quello di Ezechia (2Re 18-20 ) e quello di Giosia (2Re 22 ), caratterizzati da un risveglio nazionale e da una riforma religiosa. I grandi eventi politici del momento sono: l'invasione di Sennàcherib sotto Ezechia nel 701 a.C., in risposta al rifiuto del tributo assiro e, sotto Giosia, la rovina dell'Assiria e la formazione dell'impero caldeo. Giuda dovette sottomettersi ai nuovi padroni dell'Oriente, ma si rivoltò ben presto. Il castigo non tardò: nel 597 a.C. gli eserciti di Nabucodonosor conquistarono Gerusalemme e deportarono una parte dei suoi abitanti; dieci anni dopo, un rigurgito di indipendenza causò un nuovo intervento di Nabucodonosor, che si concluse nel 587 a.C. con la distruzione di Gerusalemme e una seconda deportazione. I Libri dei Re terminano con due brevi appendici (2Re 25,22-30 ).
L'opera cita espressamente tre delle sue fonti:
- una storia di Salomone;
- gli annali dei Re d'Israele;
- gli annali dei Re di Giuda.
Sicuramente però l'opera ne ebbe anche altre: oltre la fine del grande documento davidico (1Re 1-2 ), una descrizione del tempio, di origine sacerdotale (1Re 6-7 ); soprattutto una storia di Elia composta verso la fine del IX secolo a.C., e una storia di Eliseo un po' posteriore; queste due storie sono alla base dei cicli di Elia (1Re 17 e Secondo libro dei Re) e di Eliseo (2Re 2-13 ). I brani sul regno di Ezechia in cui appare Isaia (2Re 18,17-20,19 ) provengono dai discepoli di questo profeta.
Quando non si ha l'utilizzazione delle fonti, gli avvenimenti sono presentati secondo uno schema uniforme: ciascun regno è trattato separatamente e completamente, gli inizi e la fine del regno sono segnati con formule quasi costanti, dove non manca mai un giudizio sulla condotta religiosa del re. Tutti i re d'Israele sono condannati a causa del "peccato d'origine" di questo regno, la fondazione del santuario di Betel; tra i re di Giuda, otto soltanto sono lodati per la loro fedeltà in genere ai precetti di JHWH. Ma questa lode per sei volte è limitata dall'annotazione che "le alture non scomparvero"; solo Ezechiele e Giosia ricevono una lode senza riserve.
Questi giudizi si ispirano evidentemente alla legge del Deuteronomio sull'unità del santuario. C'è anche di più: la scoperta del Deuteronomio sotto Giosia e la riforma religiosa che essa ispira sono il punto culminante di tutta questa storia, e l'intera opera è una dimostrazione della tesi del Deuteronomio, che è ripresa nel 1Re 8 e nel 2Re 17 : se il popolo osserva l'alleanza conclusa con Dio, sarà benedetto; se la trasgredisce, sarà castigato. Quest'influsso deuteronomista si ritrova nello stile, ogni volta che il redattore sviluppa o commenta le sue fonti.
È verosimile che una prima redazione deuteronomista sia stata fatta prima dell'esilio, prima della morte di Giosia a Meghiddo nel 609 a.C., e la lode assegnata a questo re (2Re 23; 25 , eccetto le ultime parole) sarebbe la conclusione dell'opera primitiva. Una seconda edizione, egualmente deuteronomista, sarebbe stata elaborata durante l'esilio, dopo il 562 a.C. se le si attribuisce anche la fine attuale del libro (2Re 25,22-30 ), un po' prima se la si fa terminare col racconto della seconda deportazione (2Re 25,21 ) che ha il tono di una conclusione. Si ebbero poi anche altre aggiunte, durante e dopo l'esilio.
I Libri dei Re devono essere letti nello spirito con cui sono stati scritti, come una storia di salvezza: l'ingratitudine del popolo eletto, la rovina successiva delle due frazioni della nazione sembrano mettere in scacco il piano di Dio; ma c'è sempre, a salvare l'avvenire, un gruppo di fedeli che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal, un resto di Sion che si mantiene fedele all'alleanza. La stabilità delle risoluzioni divine si manifesta nella sorprendente permanenza della discendenza davidica, depositaria delle promesse messianiche, e il libro, nella sua forma ultima, si chiude con la grazia fatta a Joiachìn, come con l'aurora di una redenzione.
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