Eremo di Camaldoli (Poppi)

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Eremo di Camaldoli
Poppi EremoCamaldoli complesso.jpg
Eremo di Camaldoli, complesso monastico
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Toscana
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Toscana
Provincia Arezzo
Comune Poppi
Località Camaldoli
Diocesi Arezzo-Cortona-Sansepolcro
Religione Cattolica
Indirizzo Via Eremo, 5
Loc. Camaldoli
52014 Poppi (AR)
Telefono +39 0575 556021
Fax +39 0575 556001
Posta elettronica eremo@camaldoli.it
Sito web Sito ufficiale
Proprietà Congregazione Camaldolese dell'Ordine di San Benedetto
Oggetto tipo Eremo
Oggetto qualificazione camaldolese
Dedicazione Gesù Cristo
Sigla Ordine qualificante O.S.B. Cam.
Sigla Ordine reggente O.S.B. Cam.
Fondatore San Romualdo
Data fondazione 1023
Stile architettonico Romanico, barocco
Inizio della costruzione 1023
Data di consacrazione 1027
Consacrato da Teodaldo
Altitudine 1104 metri s.l.m.
Coordinate geografiche
43°48′38″N 11°49′00″E / 43.8106, 11.8167 Stemma Toscana
Mappa di localizzazione New: Toscana
Eremo di Camaldoli
Eremo di Camaldoli
Arezzo
Arezzo
Firenze
Firenze

L'Eremo di Camaldoli è un romitorio camaldolese, situato a tre chilometri dal Monastero in un luogo solitario e suggestivo, inserito all'interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, nel territorio del comune di Poppi (Arezzo): è la casa madre della Congregazione Camaldolese dell'Ordine di San Benedetto.

Origini e toponimo

La tradizione vuole che il territorio fosse donato dal conte Maldolo d'Arezzo (donde il nome di Ca' Maldoli) a san Romualdo, che nel 1012 vi costruì il primo nucleo dell'eremo e qualche anno dopo l'ospizio (in latino, hospitium). Gli studiosi, invece, datano la fondazione dell'eremo al 1023 - 1024 e fanno derivare il toponimo da Campus amabilis, così chiamato per la particolare bellezza del sito.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Monastero di Camaldoli (Poppi)

Storia

L'eremo fu fondato da san Romualdo (952 - 1027), che qui giunse, intorno al 1023, dopo l'incontro con Teodaldo, vescovo di Arezzo (1023 - 1036), che gli concesse una radura all'interno della foresta casentinese, dove lui giunse con cinque discepoli e fece costruire un piccolo oratorio, dedicato al Salvatore, e cinque celle che furono il primo nucleo dell'eremo.

La consacrazione del complesso eremitico fu celebrata nel 1027 dallo stesso vescovo Teodaldo.

La Congregazione Camaldolese dell'Ordine di San Benedetto, approvata nel 1113 da papa Pasquale II, ebbe una grande espansione e fiorì sopratutto tra il XII e XV secolo, quando raggiunse ricchezza e potenza economica estendendo la sua influenza su tutto il Casentino.

Nel corso del tempo, al nucleo originario dell'eremo, furono aggiunte altre quindici celle.

Descrizione

Il complesso eremitico attuale, costituito da venti celle, conserva l'impianto originario a forma di lavra,[1] con le costruzioni riunite in guisa di villaggio secondo il modello del monachesimo orientale.

L'eremo è costituito da vari corpi di fabbrica, dei quali si evidenziano:

Ingresso e cortile

Si entra nell'eremo attraversando un'interessante opera d'arte contemporanea:

  • Porta speciosa (2013), in bronzo, di Claudio Parmiggiani: nell'opera a due battenti sono raffigurati:
    • a sinistra, Allegoria della Morte, richiamata dalla presenza di alcuni segni e simboli: albero secco, cranio del caprone, teschio e pietra cimiteriale.
    • a destra, Allegoria della Vita, rievocata anche questa da segni e simboli: albero vivo e uovo.

Dall'ingresso sul piazzale si entra nel cortile sul quale si affacciano alcune basse costruzioni e in fondo a destra prospetta la Chiesa di San Salvatore Trasfigurato.

Biblioteca

Nell'edifico a sinistra del cortile ha sede la Biblioteca del 1622, che conserva circa quindicimila volumi e comprende 350 cinquecentine, venti incunaboli e opere, databili dal XVI secolo ai giorni nostri. Purtroppo, il ricco e prezioso patrimonio di codici, pergamene e incunaboli raccolti nei secoli dai monaci è stato spogliato e smembrato con le soppressioni del 1810 e del 1866: pertanto oggi è diviso in vari archivi e biblioteche della Toscana.

Foresteria

Nell'edifico a destra del cortile ha sede la foresteria, dove vengono accolti ospiti e pellegrini per giornate di ritiro e preghiera insieme alla comunità monastica.

Chiesa San Salvatore Trasfigurato

La chiesa sorge nel medesimo luogo in cui era situato il primitivo oratorio, fondato da san Romualdo e consacrato nel 1027.

Chiesa di San Salvatore Trasfigurato

L'edificio originario, col tempo era andato in rovina, fu riedificato e consacrato il 23 agosto 1220 dal cardinale Ugolino dei conti Segni: secondo, una tradizione, al rito assistette anche san Francesco d'Assisi. La chiesa duecentesca presentava il tetto a capriate e una sola navata absidata, divisa in due ambienti: in quello maggiore era posto, come oggi, l'altare maggiore e il coro dei Monaci, mentre nel minore vi era il coro dei Conversi. Venne ristrutturata nel 1256, 1295 e nel 1373: in occasione di quest'ultimo restauro, a causa degli ingenti lavori effettuati, l'8 agosto venne riconsacrata da Francesco Moricotti, arcivescovo di Pisa.

La chiesa, nuovamente, ristrutturata nel 1658 e rovinata nel 1693 da un incendio, venne restaurata nel 1708.

Esterno

La facciata attuale eretta tra il 1713 e il 1714, fu costruita davanti alla precedente, per poter creare uno spazio da utilizzare come vestibolo d'ingresso alla chiesa.

La facciata, con due campanili simmetrici impostati ai lati, in eleganti forme barocche, presenta entro nicchie in pietra serena tre statue raffiguranti:

Superato il portale d'ingresso, si accede al vestibolo, dove si conserva un interessante bassorilievo raffigurante:

Interno

L'interno, a pianta a croce comissa rovesciata, ha la volta, a sesto ribassato e le pareti ricoperte da una ricca decorazione barocca.

Chiesa di San Salvatore Trasfigurato, navata e abside

Nel transetto si notano agli altari:

La navata unica, destinata ai monaci, è separata dal transetto da un pontile-tramezzo ligneo riccamente intagliato e dorato (1659 - 1669), oltre il quale si notano:

Augusto Mussini, San Romualdo e cinque discepoli nella foresta (1914 - 1915), olio su tela

Sagrestia

Nella sagrestia, che presenta un bel soffitto a cassettoni, è conservata:

Aula Capitolare

Per una porta a destra dell'altare del transetto sinistro si entra nell'Aula Capitolare, edificata nel XVI secolo, che presenta degli interessanti scanni e un soffitto cinquecentesco a finto intarsio.

Sulla parete posta tra la chiesa e l'aula è il celebre dipinto raffigurante:

Cappella di S. Antonio Abate

Per una porta a sinistra dell'altare del transetto sinistro si passa in questa piccola cappella, di antica fondazione, incorporata nel muro di cinta dell'eremo, dove all'altare si conserva:

Cappella di San Giuseppe

Per una porta sul lato destro del transetto si passa in questa cappella, dove sono sepolti tre uomini illustri della Congregazione Camaldolese:

Refettorio

Dal lato destro della chiesa si entra nel refettorio, realizzato nel 1679 da Guglielmo Magistretti e Baldassarre da Stia, nel quale gli eremiti mangiavano insieme solo dodici volte l'anno conservando il silenzio. L'ambiente è decorato alle parenti con un ciclo di dipinti raffiguranti:

Cella di San Romualdo

Cella di san Romualdo, interno con studio e letto

Dal cortile, sul lato opposto della chiesa, si accede alla cella di san Romualdo, inglobata nel XVII secolo dalla realizzazione della soprastante Biblioteca: questa è luogo dove il santo visse per circa due anni ed è l'unica cella visitabile dell'eremo.

Le altre celle eremitiche si rifanno nell'impianto architettonico e strutturale a questa, dove il santo trascorse gran parte delle sue giornate, nell'impegno di studio, lavoro e preghiera.

Celle degli eremiti

Nella cella l'eremita vive gran parte della sua giornata nel personale impegno fatto di lavoro, studio e preghiera.

Cella di San Romualdo (pianta):
1 - Corridoio; 2 - Ripostiglio; 3 - Bagno;
4 - Interno cella; 5 - Letto; 6 - Studio;
7 - Legnaia; 8 - Cappella

La struttura delle celle è a chiocciola: tale impianto è il risultato di secoli di evoluzione architettonica tesi a ottenere la migliore forma per proteggere i monaci dai rigori del clima. Le celle sono sostanzialmente piccole case a un piano di pianta rettangolare, con annesso un orto recintato. La suddivisione interna partendo dall'esterno è la seguente: portico, vestibolo, ripostiglio, bagno, legnaia ed oratorio. Al centro della chiocciola, nella parte più calda, è situata la camera con il letto e lo studio. Il portico o vestibolo si apre sempre sull'orto dove è posto uno sportello attraverso il quale il monaco riceve le vivande. Nel corridoio, di dimensioni abbastanza ampie da permettere al monaco di passeggiare quando le condizioni atmosferiche gli impediscono di uscire, si può allestire il laboratorio personale. Oltre il vestibolo si entra nella camera che presenta un armadio a muro, un camino e il letto incassato nel legno.

A Camaldoli, le celle degli eremiti, situate entro un recinto chiuso da una cancellata in ferro, sono venti disposte su cinque file divise da viali ortogonali.

Nella prima fila vi sono le seguenti celle:

Viale con le celle degli eremiti

Nella seconda fila vi sono le seguenti celle:

Nella terza fila vi sono le seguenti celle:

Nella quarta fila vi sono le seguenti celle:

Nella quinta fila sono rimaste solo due celle sulle sei presenti fino al 1858:

Cappella del Papa

In fondo al viale centrale sorge la cosiddetta Cappella del Papa, fatta costruire intorno al 1220 dal cardinale Ugolino dei conti Segni (divenuto papa con il nome di Gregorio IX), trasformata in oratorio nel XVI secolo, dove sono attualmente sepolti alcuni eremiti beatificati.

Accanto alla Cappella del Papa sorge il piccolo cimitero della comunità eremitica.

Note
  1. La laura (in greco bizantino, Λαύρα; in cirillico, Ла́вра, traslitterato lavra) è, in origine, un organizzazione monastica del primo Medioevo, consistente in un gruppo di celle (formate da piccole capanne o da grotte scavate nella roccia), ognuna separata dalle altre, ma con una chiesa e, alle volte, un refettorio in comune.
  2. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri"
Bibliografia
  • Salvatore Frigerio, Camaldoli, Editore: Pazzini, Verucchio (RN) ISBN 978888512499
  • Gian Maria Grasselli, Pietro Tarallo, Guida ai Monasteri d'Italia, col. "Piemme Pocket", Editore: Piemme, Casale Monferrato 1994, pp. 259-261 ISBN 9788838443558
  • Touring Club Italiano (a cura di), Toscana, col. "Guide Rosse", Editore: Touring, Milano 2005, pp. 799-800 ISBN 9770390107016
  • M. Vivarelli (a cura di), Camaldoli: Sacro Eremo e Monastero, Editore: Octavo, 2000 ISBN: 9788880302124
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 5 giugno 2020 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.