Tutti i Santi

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Tutti i Santi

Genova MuS.MariaCastello L.Brera PalaOgnissanti 1513.jpg
Ludovico Brea, Incoronazione di Maria Vergine, detta anche Pala di Ognissanti (1513), tempera su tavola; Genova, Museo Santa Maria di Castello
Solennità
Mistero celebrato Commemorazione di tutti i Santi
Riferimenti
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Data 1º novembre
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Rito
Note
Nel Rito Ambrosiano se la solennità cade di domenica è anticipata al 31 ottobre.
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Periodo Tempo Ordinario
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Note di Rito romano
Rito Ambrosiano
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Periodo Tempo Dopo la Dedicazione
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Note di Rito ambrosiano
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Celebrata in
Celebrata a
Tradizioni religiose
Data d'istituzione
Chiamata anche
Feste correlate Commemorazione di tutti i fedeli defunti
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Questa festa ci fa riflettere sul duplice orizzonte dell'umanità, che esprimiamo simbolicamente con le parole "terra" e "cielo": la terra rappresenta il cammino storico, il cielo l'eternità, la pienezza della vita in Dio. E così questa festa ci fa pensare alla Chiesa nella sua duplice dimensione: la Chiesa in cammino nel tempo e quella che celebra la festa senza fine, la Gerusalemme celeste. Queste due dimensioni sono unite dalla realtà della "comunione dei santi": una realtà che comincia quaggiù sulla terra e raggiunge il suo compimento in Cielo.
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(Papa Benedetto XVI, Angelus, 1° novembre 2012, online)
Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 1º novembre, n. 1:
« Solennità di tutti i Santi uniti con Cristo nella gloria: oggi, in un unico giubilo di festa la Chiesa, ancora pellegrina sulla terra, venera la memoria di coloro della cui compagnia esulta il cielo, per essere incitata dal loro esempio, allietata dalla loro protezione e coronata dalla loro vittoria davanti alla maestà divina nei secoli eterni. »

La Solennità di Tutti i Santi, nota anche come Ognissanti (in latino: Festum Omnium Sanctorum), celebra insieme la gloria e l'onore di tutti i Santi, canonizzati e non: è destinata cioè solamente a onorare non solo i santi propriamente detti, ma nell'intenzione della Chiesa abbraccia tutti i fedeli trapassati in grazia e giunti alla glorificazione definitiva in Paradiso.

È festa di precetto.

Fondamento biblico

L'idea di onorare i santi ha la sua radice nella Sacra Scrittura, soprattutto nell'Apocalisse, dove si possono leggere varie descrizioni della gloria dei Santi, cioè dei fedeli che hanno raggiunto la Gerusalemme celeste: 7,2-12; cfr. anche 5,8; 8,3.4; 11,18; 14,10.12; 18,20.24; 19,8.

Data e contesto liturgico

La Chiesa Cattolica celebra questa solennità il 1° novembre.

Nel Rito Ambrosiano, qualora la data del 1° novembre cadesse di domenica, la solennità è celebrata il 31 ottobre.

Nell'attualità a questa solennità fa seguito immediatamente la Commemorazione di tutti i fedeli defunti del 2 novembre.

La solennità aveva nel vecchio calendario pre-conciliare una vigilia e un'ottava: essa fu ed è considerata fin dal medioevo di grado così elevato che nessun'altra festa, neppure la dedicazione della propria chiesa, la può sorpassare.

I testi liturgici

I testi liturgici di entrambi i Riti romano e ambrosiano sono articolati ad anno unico, cioè non seguono l'alternanza A, B e C e a struttura ternaria.

Nel Rito romano

Nel Rito Romano le letture della Messa sono le seguenti:

Nel Rito ambrosiano

Nel Rito Ambrosiano le letture sono le seguenti:

Nel periodo postconciliare 1976-2008

Dal 1976 fino al 2008 le comunità di Rito Ambrosiano hanno celebrato l'Eucaristia lungo l'anno (festiva e feriale) con un Messale Ambrosiano rinnovato a norma dei decreti del Concilio Vaticano II completo e autonomo (ad eccezione del Lezionario, ancora incompleto e supplementare rispetto al Lezionario Romano). Le letture della solennità erano identiche a quelle di Rito romano. Il nome delle letture avevano la stessa dicitura del Rito romano, ossia Prima lettura, Salmo responsoriale, Seconda lettura[1].

Nel Rito ambrosiano antico

Il messale ambrosiano antico riporta la solennità con la denominazione IN FESTO OMNIUM SANCTORUM. Le letture moderne hanno ripreso le stesse del Rito antico ad eccezione di una differente estrapolazione dei versetti della Lettura, sempre presa dal Libro dell'Apocalisse, del Salmo e del Canto al Vangelo:

  • Lectio: Ap 7,2-12
  • Psalmellus: Timete Dominum, omnes Sancti ejus: quoniam nihil deest timentibus eum. Venite ad me omnes, qui laboratis, et onerati estis: et ego reficiam vos. (Temete il Signore, voi tutti suoi Santi: nulla manca a coloro che lo temono (Cfr. Sal 34 ). Venite a me, voi tutti che siete tribolati e stanchi: e io vi ristorerò (Cfr. Mt 11,28 ).)
  • Epistola: Rm 8,28-39
  • Halleluja: Justorum animæ in manu Dei sunt, et non tanget illos tormentum malitiæ. (Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, e nessun tormento li toccherà (Cfr. Sap 3,1 ).)
  • Evangelium: Mt 5,1-12

Successivamente all'antifona dopo il Vangelo, il celebrante stende solennemente la Sindone[2] e recita la preghiera utilizzata in ogni celebrazione eucaristica, denominata Oratio Super Sindonem (Orazione sulla Sindone):

(LA) (IT)
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« Da, quæsumus, Domine, fidelibus populis: omnium Sanctorum semper veneratione lætari, et eorum perpetua supplicatione muniri. » « Signore, te ne preghiamo, concedi ai popoli fedeli di godere ognora della venerazione dei Santi, e di valersi della loro indefettibile intercessione. »
({{{4}}})

Storia

Il culto dei martiri nella Chiesa antica

Nei primi secoli i cristiani usavano commemorare l'anniversario della morte dei martiri nel luogo del martirio.

Nel IV secolo diocesi vicine cominciarono a mettere in comune le feste, a scambiarsi reliquie, a dividersele, e a riunirsi in una festa comune. Ciò appare in un invito che San Basilio di Cesarea († 379) fa ai vescovi della provincia del Ponto.

Inoltre frequentemente vari martiri avevano subito il martirio lo stesso giorno, e ciò portò in maniera naturale a una celebrazione comune.

All'inizio solo i martiri e San Giovanni Battista avevano una celebrazione particolare. Gli altri santi vennero aggiunti gradualmente, e il numero crebbe quando si iniziò a stabilire un regolare processo di canonizzazione.

La nascita della celebrazione in Oriente

Nella persecuzione di Diocleziano il numero dei martiri fu tanto grande che non fu possibile assegnare un giorno diverso a ciascuno di essi; ma la Chiesa, nella convinzione che ogni martire dovesse essere venerato, scelse un giorno comune per tutti.

Concretamente l'idea di una commemorazione liturgica collettiva di tutti i martiri nacque in Oriente.

Le prime tracce di una celebrazione generale sono attestate ad Antiochia, e la situano nella Domenica successiva alla Pentecoste. Parla di una celebrazione comune un sermone di Sant'Efrem Siro († 373) e la settantaquattresima omelia di Giovanni Crisostomo († 407); lo stesso Crisostomo ci ha lasciato un panegirico di tutti i santi martiri martirizzati in tutto il mondo[3], tenuto appunto sette giorni dopo la solennità della Pentecoste.[4]

A Edessa invece una festa analoga aveva luogo il 13 maggio. Nel 411 poi troviamo una Commemorazione dei confessori nel Calendario Caldeo al venerdì fra l'Ottava di Pasqua.

La celebrazione in Occidente

Il più antico lezionario romano, quello di Würburgo, che rispecchia l'uso liturgico del VI secolo, contiene alla I domenica dopo Pentecoste l'indicazione Dominica in natale sanctorum, "Domenica nel giorno natalizio dei santi, con la pericope di Ap 7,2-12 .

Ma fu la data del 13 maggio a imporsi; essa, per il tramite delle comunità italo-greche, venne scelta da Papa Bonifacio IV per compiere la dedicazione del Pantheon (609)[5], consacrandola come basilica cristiana alla beata Vergine Maria e a tutti i martiri con il nome di Sancta Maria ad Martyres, e stabilendo altresì la celebrazione anniversaria, che attirava un numero straordinario di pellegrini.[6] A tale celebrazione fa riferimento il Lezionario di Würburgo quando al venerdì dell'Ottava di Pasqua riporta la stazione Ad sta Maria martyra.

Un nuovo impulso al culto tributato in Roma a tutti i santi in generale venne dato da papa Gregorio III (731-741), che nell'ultimo anno del suo pontificato fondò un oratorio nella Basilica di San Pietro dedicandolo in honorem Salvatoris, Sanctae Dei genetricis semperque virginis Mariae dominae nostrae, sanctorumque apostolorum, martyrum quoque et confessorum Christi, perfectorum justorum ("in onore del Salvatore, della Santa Madre di Dio e sempre vergine Maria nostra signora, e dei santi apostoli, nonché dei martiri e dei confessori di Cristo, dei giusti perfetti"). Si stabilì che i monaci della Basilica celebrassero ogni giorno le vigilie e che settimanalmente i presbiteri vi celebrassero l'Eucaristia.[7]. All'epoca a Roma esisteva già una Basilica degli Apostoli, la cui dedicazione era ricordata il 1º maggio.

Alcuino († 804) fu un ardente zelatore della festa in tutto il continente. Inoltre già prima dell'800 in Irlanda, Inghilterra, Baviera e in alcune Chiese della Gallia si celebrava al 1º novembre una festa che il calendario irlandese di Oengus chiama "dei santi d'Europa".

Papa Gregorio IV (827-844) chiese nell'835 a Ludovico il Pio che con un decreto reale ordinasse nei suoi stati la celebrazione della festa di Tutti i Santi il 1º novembre. Il decreto fu emanato, omnibus regni et imperii sui episcopis consentientibus ("essendo d'accordo tutti i Vescovi del suo regno e impero"), e da quel momento la celebrazione, da festa locale di Roma e di qualche Chiesa particolare, cominciò ad essere festa generale, che si sparse rapidamente in tutta l'Europa latina. Il Sacramentario di Padova (IX secolo) ne contiene già le orazioni. Sulle precise ragioni che indussero Gregorio IV a scegliere le calende di novembre come data della festa non si hanno certezze, ma la più ovvia[8] è che in quel giorno si apriva il periodo invernale.[9]. Il Beleth[10] († 1165), benché assai tardivo, fa rilevare che l'affluenza dei pellegrini a Roma per la festa del 13 maggio era tale da rendere difficile il vettovagliamento dei cittadini e dei forestieri, e questa sarebbe la ragione per cui Gregorio IV trasferì la festa al 1º novembre.[11]

Sembra che anche la celebrazione della vigilia sia antica quanto la festa stessa. Papa Sisto IV (1471-84) vi aggiunse l'ottava, che fu soppressa da papa Pio XII nel 1955.

Nell'Ortodossia

La Chiesa Ortodossa celebra ancora oggi questa festa la prima domenica dopo la Pentecoste a chiusura del ciclo pasquale.



Note
  1. Centro ambrosiano di documentazione e studi religiosi op. cit..
  2. Velo che copre le Oblate, il pane e il vino posti sull'altare per il sacrificio.
  3. La Chiesa greca intitola ancora oggi così la prima domenica dopo Pentecoste.
  4. PG 50, 705.
  5. Francis Mershman (1907) lascia aperta la possibilità che l'anno fosse il 610.
  6. Il Papa stesso cantava la Messa stazionale della festa della dedicazione della Basilica; durante la celebrazione si faceva piovere sopra i fedeli un nembo di fiori e petali di rose, che venivano gettati dall'alto del lucernario aperto nella maestosa cupola: era la rosatio o festa delle rose tanto cara ai romani. Dal Pantheon la cerimonia delle rose venne estesa ad altre solennità: a Santa Maria Maggiore si fa ancora nel giorno anniversario della sua dedicazione (5 agosto con rose bianche e gelsomini; ciò diede origine alla leggenda medioevale della neve. Quella del 13 maggio venne riportata poi alla Domenica fra l'Ottava dell'Ascensione, che si chiamò quindi Dominica de rosa (Ordo Romanus XI, 61), finché, smarrito il significato primitivo, venne posta in relazione con la prossima venuta dello Spirito Santo. Cfr. Mario Righetti (1969) 468.
  7. Louis Duchesne (a cura di), Liber Pontificalis, 2 vol., Parigi 1886-1892, vol. I, 1886, p. 421-422.
  8. Mario Righetti (1969) 469.
  9. Cfr. quanto dice la Regola di San Benedetto:
    (LA) (IT)
    « Hiemis tempore, id est a kalendis novembribus usque in Pascha. » « In inverno, cioè dalle calende di novembre fino a Pasqua»
    (c. VIII )
  10. Divinorum officiorum explicatio, c. 127.
  11. Mario Righetti (1969) 469, riporta come assolutamente infondata l'opinione che la festa romana del 13 maggio e, più tardi, del 1º novembre, sia stata introdotta per sostituire la festa pagana delle Lemuriae, che si celebrava nelle notti del 9, 11 e 13 maggio con abluzioni e sacrifici compiuti nelle case private e destinati a placare gli dei Mani o le ombre dei defunti: di fatto non esiste alcuna analogia fra le Lemuriae e la dedicazione del Pantheon in onore di Maria Vergine e dei martiri; è ciò è tanto più vero se la data di questo avvenimento dipende, come spiegato, da un'analoga memoria celebrata in Siria, dove certamente nessuno pensava a festività pagane del genere.
Bibliografia
  • Piccolo messale ambrosiano festivo, Tipografia G. De Silvestri, Milano, 1957
  • Centro ambrosiano di documentazione e studi religiosi, Messale Ambrosiano Festivo, Edizioni Piemme, 1986
Voci correlate
Collegamenti esterni