Basilica di Sant'Andrea della Valle (Roma)

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Basilica di Sant'Andrea della Valle
Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
Sant Andrea della Valle Roma adjusted.JPG
Roma, Basilica di Sant'Andrea della Valle (1591-1667)
Altre denominazioni
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio


Regione ecclesiastica Lazio

Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Località
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Religione cattolica
Indirizzo Piazza Vidoni 6
00186 Roma (RM)
Telefono +39 06 6861339
Fax +39 06 6877897
Posta elettronica santandrea@teatinos.org
Sito web

Sito ufficiale

Sito web 2
Proprietà Chierici Regolari Teatini; Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano)
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione basilicale
Dedicazione Sant'Andrea apostolo
Vescovo
Sigla Ordine qualificante C.R.
Sigla Ordine reggente C.R.
Fondatore cardinale Alfonso Gesualdo, Chierici Regolari Teatini
Data fondazione 1591
Architetti

Pier Paolo Olivieri (primo progetto)
Francesco Grimaldi
Giacomo Della Porta
Carlo Maderno (secondo progetto)
Carlo Rainaldi (facciata)
Carlo Fontana (facciata)

Stile architettonico Barocco
Inizio della costruzione 1591
Completamento 1667
Distruzione
Soppressione
Ripristino
Scomparsa {{{Scomparsa}}}
Data di inaugurazione {{{AnnoInaugur}}}
Inaugurato da {{{InauguratoDa}}}
Data di consacrazione 1650
Consacrato da {{{ConsacratoDa}}}
Data di sconsacrazione {{{Sconsacrazione}}}
Sconsacrato da {{{SconsacratoDa}}}
Titolo Sant'Andrea della Valle (titolo cardinalizio)
Strutture preesistenti Palazzo Piccolomini, Chiesa di San Sebastiano
Pianta croce latina
Tecnica costruttiva
Materiali travertino
Data della scoperta {{{Data scoperta}}}
Nome scopritore {{{Nome scopritore}}}
Datazione scavi {{{Datazione scavi}}}
Scavi condotti da {{{Scavi condotti da}}}
Altezza Massima 71.76 m.
Larghezza Massima 42.73 m.
Lunghezza Massima 71.78 m.
Profondità Massima
Diametro Massimo
Altezza Navata 30.78 m.
Larghezza Navata
Superficie massima {{{Superficie}}}
Altitudine {{{Altitudine}}}
Iscrizioni ALEXANDER SEPT. P.M. S. ANDREAE APOSTOLO AN. SALUTIS MDCLXV
Marcatura Stemma di papa Alessandro VII; stemma della famiglia Peretti
Utilizzazione
Note La chiesa è sede della Casa Generalizia dei Chierici Regolari Teatini
Coordinate geografiche
41°53′46″N 12°28′28″E / 41.89606389, 12.47435 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Basilica di S. Andrea
Basilica di S. Andrea
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Giovanni in Laterano
Basilica di S. Giovanni in Laterano
Patrimonio UNESCO.png Patrimonio dell'umanità
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Pericolo Bene non in pericolo
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Scheda UNESCO
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La Basilica di Sant'Andrea della Valle è una chiesa di Roma, situata nel centro storico della città, lungo Corso Vittorio Emanuele II tra l'antistante piazza omonima e piazza Vidoni, nel rione Sant'Eustachio.

Storia

Sulla via Papalis, esisteva ancora alla fine del XVI secolo un'antica chiesa, dedicata a san Sebastiano, nel retro della quale, sulla scomparsa piazzetta di Siena, prospettava il palazzo della famiglia dei Piccolomini.

Dalle origini alla chiesa barocca

Nel 1582 Costanza Piccolomini d'Aragona (1553-1610), duchessa di Amalfi, lascò in eredità il palazzo di proprietà della sua famiglia ai Chierici Regolari Teatini. L'esecuzione testamentaria era però subordinata alla costruzione, da parte dei religiosi, di una chiesa, dedicata a sant'Andrea apostolo, patrono di Amalfi, che i Teatini realizzarono in forma di cappella, all'interno del palazzo.

Nel 1586 l'allargamento della via Papalis, voluta da Sisto V (1585-1590), per collegare più agevolmente la Basilica di San Pietro con quella di San Giovanni in Laterano, comportò la demolizione della Chiesa di San Sebastiano, della quale i Teatini avevano cura e del Palazzo Piccolomini, già adattato a convento, con l'annessa cappella di Sant'Andrea.

I Teatini, trasferitisi provvisoriamente presso la Chiesa di San Silvestro al Quirinale, il 12 marzo 1591, sollecitati dal cardinale Alfonso Gesualdo (1540-1603), diedero inizio alla costruzione, sulla via Papalis, di una nuova chiesa intitolata a Sant'Andrea,[1] progettata da Pier Paolo Olivieri (1551-1599). I lavori, sospesi nel 1599, per la morte dell'architetto, furono poco dopo ripresi sotto la direzione di Francesco Grimaldi (1545-1613) e Giacomo Della Porta (1532-1602).

Nel 1603 alla morte del cardinale Alfonso Gesualdo, la costruzione della chiesa fu nuovamente interrotta e ripresa nel 1608 per volontà del cardinale Francesco Peretti di Montalto (15951655), nipote di papa Sisto V, che affidò la direzione dei lavori a Carlo Maderno (1556-1629), il quale si propose di farne un edificio imponente e per questo impresse un maggiore sviluppo verticale all'intera struttura, ampliando il transetto e innalzando la cupola.

Nel 1625, nella chiesa completata, nella sua struttura generale, fu celebrata da Urbano VIII (1623-1644) una messa solenne. Nel 1650, l'edificio fu ultimato, a eccezione della facciata, e consacrato.

Nel 1665, al tempo di Alessandro VII (1655-1667), fu infine costruita la facciata, a opera di Carlo Rainaldi (1611-1691), sulla base dell'originario progetto di Carlo Maderno, parzialmente modificato.

Dall'Ottocento ad oggi

Nel 1873 la basilica fu espropriata e incamerata dal demanio[2]del Regno d'Italia, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).

Il 20 dicembre 1965 papa Paolo VI l'ha elevata alla dignità di Basilica minore.[3]

La basilica attualmente è luogo sussidiario di culto della parrocchia di San Lorenzo in Damaso ed è affidata ai Chierici Regolari Teatini che vi hanno la casa generalizia.

Titolo cardinalizio

La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Sant'Andrea della Valle, istituito da Giovanni XXIII il 12 marzo 1960: l'attuale titolare è il cardinale Dieudonné Nzapalainga.

Descrizione

Esterno

Facciata

La facciata, di stile tardo-barocco, fu realizzata dal 1661 al 1667 da Carlo Rainaldi, assistito da Carlo Fontana, che ampliò il progetto originario di Carlo Maderno accentuandone l'aspetto plastico-decorativo nelle colonne corinzie alveolate, nelle spezzature della trabeazione e dei timpani e nella geniale soluzione adottata in alternativa alle volute di raccordo.

La facciata, in travertino, è divisa in due ordini da un aggettante cornicione, sorrette da mensole, che reca l'iscrizione dedicatoria:

(LA) (IT)
« ALEXANDER SEPT. P.M. S. ANDREAE APOSTOLO AN. SALUTIS MDCLXV » « Alessandro VII pontefice massimo (dedicò) a Sant'Andrea apostolo nell'anno di salvezza 1665 »

L'ordine superiore è suddiviso in tre settori verticali da quattro coppie di colonne che inquadrano due nicchie ai lati destinate a ospitare le statue dei Santi Pietro e Paolo - rimaste vuote - e un finestrone balaustrato e timpano triangolare spezzato al centro. Al centro del timpano di coronamento è collocato:

A sinistra, nell'ordine superiore, è collocata una scultura che sostituisce la tradizionale voluta di raccordo, assente nella parte destra, raffigurante:

L'ordine inferiore è diviso da coppie di colonne appaiate e lesene con capitelli corinzi che inquadrano, ai lati, quattro nicchie nelle quali sono inserite altrettante statue, in travertino, eseguite tra il 1664 e il 1666 da Domenico Guidi e Ercole Ferrata, raffiguranti:

Al centro, si apre un imponente portale con timpano curvilineo, sormontato da:

Cupola

Basilica di Sant'Andrea della Valle, cupola

La slanciata cupola,[11] realizzata nel 1622 da Carlo Maderno, è posta su un alto tamburo ottagonale con colonne binate agli spigoli.

La calotta a sesto rialzato, ricoperta con lastre di piombo, è divisa in otto sezioni da costoloni, nelle cui basi si trova lo stemma di papa Alessandro VII, ovvero il monte a sei cime e la stella a sei raggi. Su ogni spicchio si trovano altre due file di otto finestre, allineate verticalmente: quelle inferiori, quadrangolari cieche con sobrie cornici e cimase angolari e curvilinee e, più in alto, oculi con splendide cornici barocche a forma di conchiglia.

Particolarmente interessante la lanterna di coronamento: le allungate aperture sono separate da colonnine binate che si distinguono per gli originali capitelli, eseguiti nel 1621 del Francesco Borromini (1599-1667), dove le ali di un angelo formano una specie di voluta.

Interno

La chiesa ha una pianta a croce latina con una ampia navata e un transetto poco pronunciato, affiancato da sei cappelle laterali, intercomunicanti, a pianta rettangolare, seguite da due vestiboli, a pianta circolare, di collegamento con l'esterno.

Lo schema planimetrico è riconducibile al modello della vicina Chiesa del Gesù, sebbene con alcune differenze: in particolare, le cappelle di Sant'Andrea della Valle sono meno profonde e sensibilmente più alte, sottolineando così il forte ritmo verticale dell'edificio.

Basilica di Sant'Andrea della Valle, volta della navata centrale

Navata centrale

L'ampia navata centrale presenta una volta a botte decorata con stucchi e dipinti murali raffiguranti:

Basilica di Sant'Andrea della Valle, cupola

Possenti pilastri scanalati con capitelli corinzi sorreggono e l'alta trabeazione una ricca cornice su mensole. La trabeazione reca un'inscrizione latina tratta dalla Passio S. Andreae:

« + B. ANDREAS RESPONDIT: PRIMUS HOMO PER LIGNI PREVARICATIONEM MORTEM INDUXIT [...] ET IN SE SUSCIPIENS MORTALITATEM NOSTRAM, SUAM IN NOBIS IMMORTALITATEM DONAVIT »

Cupola

All'incrocio tra la navata centrale e il transetto, s'innalza la cupola (17) che poggia su quattro poderosi piloni della crociera e sugli archi che li collegano, formando quattro peducci triangolari su cui corre la rotonda cornice del tamburo, dove a fondo d'oro, in finto mosaico, si legge:

« ANDREAS CHRISTI FAMULUS GERMANUS PETRI ET IN PASSIONE SOCIUS. »

La cupola è decorata con dipinti murali raffiguranti:

Lato sinistro

Basilica di Sant'Andrea della Valle, pianta
Legenda: 1 - Cappella di S. Giuseppe; 2 - Cappella della Madonna Assunta; 3 - Cappella della Madonna Addolorata; 4 - Cappella dei Santi e Beati teatini; 5 - Cappella di Nostra Signora del Sacro Cuore; 6 - Cappella di S. Sebastiano; 7 - Vestibolo; 8 - Vestibolo; 9 - Cappella di S. Andrea Avellino; 10 - Cappella di S. Gaetano di Thiene; 11 - Cappella del SS. Crocifisso; 12 - Cappella della Purità; 15 - Presbiterio e abside; 17 - Cupola.

Lungo il lato sinistro si aprono tre splendide cappelle, intercomunicanti, a pianta rettangolare, seguite da un vestibolo (8), a pianta circolare di collegamento con l'esterno:

Basilica di Sant'Andrea della Valle (interno)

Transetto sinistro

Nel terminale del transetto sinistro è posta la Cappella di San Gaetano di Thiene (10), dove si conservano:

Cappella della Purità

Dal transetto sinistro si accede alla Cappella della Purità (12), accanto al presbiterio, a pianta ottagonale, inizialmente dedicata alla Sacra Famiglia, dal 1647 intitolata alla Madonna della Carità, patrona dei Chierici Regolari Teatini.

Presbiterio e abside

Domenichino, Storie della vita di sant'Andrea (1623-1628), affreschi

Il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, e l'abside semicircolare (15) costituiscono uno degli esempi più splendidi di decorazione barocca a Roma. Le spartizioni a stucchi dorati opera giovanile di Alessandro Algardi, incorniciano nel sottarco e nel catino absidale il celebre ciclo di dipinti murali raffigurante:

Le pareti dell'abside sono decorate con enormi dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1650-1651 da Mattia Preti, raffiguranti:

Cappella del SS. Crocifisso

Dal transetto destro si accede alla Cappella del Santissimo Crocifisso (11), accanto al presbiterio, a pianta ottagonale, dove sul lato destro sono custodite entro un reliquiario ad urna le spoglie di san Giuseppe Maria Tomasi (16491713).

Transetto destro

Nel terminale del transetto destro è posta la Cappella di Sant'Andrea Avellino (9), dove è collocata:

Lato destro

Lungo il lato destro si aprono tre splendide cappelle, intercomunicanti, a pianta rettangolare, seguite da un vestibolo (7), a pianta circolare di collegamento con l'esterno:

Mattia Preti, Storie della vita di sant'Andrea (1650-1651), affreschi

Controfacciata

La controfacciata è decorata con dipinti murali a tempera eseguiti nel 1905 da Cesare Caroselli, raffiguranti:

Curiosità

Tosca

La Basilica fa da scenografia al primo atto dell'opera lirica Tosca, scritta da Giuseppe Giacosa e Luigi Illica - basata su un dramma storico (1887) di Victorien Sardou - musicata da Giacomo Puccini e rappresentata per la prima volta il 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma. Nel 1992 ha realmente fatto da sfondo per la messa in scena di Tosca, nei luoghi e nelle ore di Tosca, film TV in diretta, realizzato da Giuseppe Patroni Griffi.

Sul fianco sinistro della chiesa è collocata la statua detta dell'Abate Luigi (facente parte del cosiddetto "congresso degli arguti", ossia una delle sei sculture parlanti di Roma[47]), che in realtà è una scultura romana di epoca tardo imperiale, sul basamento del quale legge:

« FUI DELL'ANTICA ROMA UN CITTADINO / ORA ABATE LUIGI OGNUN MI CHIAMA / CONQUISTAI CON MARFORIO E CON PASQUINO / NELLE SATIRE URBANE ETERNA FAMA / EBBI OFFESE, DISGRAZIE E SEPOLTURA / MA DI QUI VITA NOVELLA E ALFIN SICURA. »
Note
  1. L'appellativo "della Valle" deriva dalla presenza delle antistanti proprietà della famiglia della Valle, situate tra Corso Vittorio Emanuele II e la piazza antistante.
  2. Legge 19 giugno 1873, n. 1402
  3. Basiliche minori in Italia
  4. A questa opera è legata un celebre aneddoto: quando la statua venne innalzata, fu ampiamente criticata e allora lo scultore Ercole Ferrata, avendo saputo che anche papa Alessandro VII si era unito alle critiche, esclamò: "Se vuole l'altro angelo, se lo faccia da solo!". Difatti, con una nota di asimmetria, questo rimase solo, senza il corrispondente angelo sul lato destro della facciata.
  5. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 18.04.2019
  6. Ibidem . URL consultato il 18.04.2019
  7. Ibidem . URL consultato il 18.04.2019
  8. Ibidem . URL consultato il 18.04.2019
  9. Ibidem . URL consultato il 18.04.2019
  10. Ibidem . URL consultato il 18.04.2019
  11. La cupola di Sant'Andrea della Valle è la terza più alta di Roma, dopo quelle della Basilica di San Pietro in Vaticano e dei Santi Pietro e Paolo all'EUR.
  12. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 19.04.2019
  13. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  14. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  15. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  16. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  17. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  18. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  19. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  20. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  21. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  22. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  23. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  24. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  25. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  26. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  27. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  28. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  29. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  30. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  31. I monumenti funebri dei due pontefici Piccolomini (Pio II e Pio III) furono trasportati da San Pietro in Vaticano in questa basilica nel 1614-1615 sotto Paolo V. Le loro spoglie, invece, furono qui traslate solo nel 1623, sotto Gregorio XV, riposte entro cassette e collocate sotto il pavimento della primitiva tribuna; vennero riscoperte nel 1758, quando fu rifatto il pavimento, e, nuovamente sotterrate. Successivamente non sono state mai più ritrovate, per cui i sarcofaghi dei due papi risultano tuttora vuoti.
  32. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 19.04.2019
  33. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  34. Ibidem . URL consultato il 19.04.2019
  35. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  36. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  37. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  38. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  39. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  40. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  41. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  42. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  43. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  44. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  45. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  46. Ibidem . URL consultato il 20.04.2019
  47. Le statue parlanti di Roma erano così chiamate perché a esse, soprattutto durante il XIX secolo, era demandato il compito di schernire i poteri forti dell'epoca, spesso mediante testi in rima o in forma di dialogo affissi su queste, note come pasquinate, dalla più celebre delle sculture (chiamata Pasquino) e che dette origini a questa usanza.
Bibliografia
  • Alba Costamagna, Daniele Ferrara, Cecilia Grilli, Sant'Andrea della Valle, col. "Arte antica. Grandi libri", Skira, Milano, 2003, ISBN 9788884910578
  • Ferruccio Lombardi, Roma. Chiese conventi chiostri. Progetto per un inventario, 313-1925, Edil Stampa, Roma, 1993, pp. 186-187
  • Cecilia Pericoli Ridolfini (a cura di), Roma. Basilica di Sant'Andrea della Valle, Officine grafiche-Il Resto del Carlino, Bologna, 1967
  • Claudio Rendina, Le Chiese di Roma. Storia e segreti, col. "Tradizioni italiane", Newton & Compton, Roma, 2017, pp. 214-216, ISBN 9788854188358
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Touring, Milano, 2005, p. 29, ISBN 9770390107016
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 25 giugno 2021 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.