Vincenzo Massi
Vincenzo Massi Arcivescovo | |
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Età alla morte | 59 anni |
Nascita | Sant'Elpidio a Mare 22 luglio 1781 |
Morte | Torino 10 gennaio 1841 |
Ordinazione presbiterale | Roma, 23 giugno 1805 |
Nominato vescovo | 27 giugno 1821 da Pio VII |
Consacrazione vescovile | 1º luglio 1821 dal card. Giulio Maria della Somaglia |
Elevazione ad Arcivescovo | 22 novembre 1839 da Gregorio XVI |
Incarichi ricoperti | |
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Vincenzo Massi (Sant'Elpidio a Mare, 22 luglio 1781; † Torino, 10 gennaio 1841) è stato un arcivescovo e nunzio apostolico italiano.
Cenni biografici
Vincenzo nacque a Sant'Elpidio a Mare (Marche) il 22 luglio 1781 da Filippo e dalla moglie Marta Marcantoni.
Studiò all'Università di Fermo e successivamente a Roma, dove il 22 settembre 1816 si addottorò in utroque iure alla Sapienza.[1] Fu insegnante di retorica al seminario di Ripatransone e vicario generale nella diocesi di Gubbio dal 1815 al 1821.
Molto legato alla sua sede vescovile, nel settembre 1818 rifiutò la proposta del cardinale Francesco Saverio Castiglioni di diventare suo vicario generale a Cesena e ancora in quell'anno la proposta di Pio VII che lo aveva sollecitato a reggere, in qualità di vicario generale e di vescovo in partibus infidelium, l'arcidiocesi di Urbino. Fu molto apprezzato dagli abitanti di Gubbio, che non solo gli conferirono la cittadinanza onoraria e il titolo di patrizio, ma, quando monsignor Mario Ancaiani (Ch) fu promosso arcivescovo di Spoleto, si attivarono presso alcuni influenti cardinali e il segretario di Stato Ercole Consalvi affinché la scelta per il successore ricadesse su di lui.
Fu eletto vescovo di Gubbio nel 1821 da papa Pio VII, ricevette la consacrazione episcopale il 1º luglio seguente a Roma dal cardinale vescovo di Ostia, Giulio Maria della Somaglia, co-consacratori mons. Giovanni Francesco Falzacappa allora arcivescovo titolare di Atene e da mons. Mario Ancaiani ([1]) suo predecessore.
In diocesi si adoperò con zelo sia nel campo pastorale sia in quello sociale: fondò nel 1822 un orfanotrofio maschile; favorì la formazione culturale dei giovani permettendo ai ragazzi più dotati di famiglia disagiata di proseguire gratuitamente gli studi nel seminario locale; intervenne con frequenti sussidi a sostegno dei più bisognosi. Si dedicò, inoltre, con grande impegno all'amministrazione della giustizia nel tribunale vescovile: in genere venne apprezzato, ma non mancò qualche malcontento.
Successivamente mons. Massi lasciò cadere altre opportunità, tra le quali la proposta di Gregorio XVI di diventare segretario della congregazione dei vescovi e dei regolari che conduceva generalmente alla porpora. Per spirito di ubbidienza, tuttavia, dovette adeguarsi quando il Papa nel settembre 1839 gli comunicò l'incarico di nunzio apostolico presso la ripristinata nunziatura torinese. Come prassi per i nunzi, il pontefice lo elevò arcivescovo il 22 novembre seguente della sede titolare di Tessalonica in partibus infidelium.
L'arrivo a Torino del nunzio il 17 dicembre 1839 fu accolto in genere con soddisfazione, specialmente da parte del ministro degli Esteri Clemente Solaro della Margarita, che si era assai adoperato per il ripristino della nunziatura e di re Carlo Alberto, che si riprometteva di avere un più diretto interlocutore tanto nelle questioni ecclesiastiche interne quanto nei rapporti con la Santa Sede. Nonostante lo zelo e l'impegno profusi, nei due anni di nunziatura di mons. Massi, il risultato fu inferiore alle attese del prelato e del governo sardo a causa sia della eccessiva circospezione dimostrata dalla Santa Sede nell'attribuirgli adeguate facoltà sia nella lentezza delle risposte romane alle aperture del re di Sardegna.
Il nunzio affrontò con equilibrio nel 1840 la delicata questione dell'immunità personale del clero, sollevata dall'arcivescovo di Torino Luigi Fransoni ([2]), in seguito a un clamoroso fatto di cronaca che vedeva coinvolto un sacerdote e il cui sviluppo condurrà poi alla convenzione del 27 marzo 1841.[2]
Intanto dal luglio in poi, i disturbi epatici e renali di cui soffriva da tempo si aggravarono fino a condurlo alla morte, avvenuta a Torino il 10 gennaio 1841.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santori
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII
- Papa Benedetto XIV
- Papa Clemente XIII
- Cardinale Marcantonio Colonna juniore
- Cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil, B.
- Cardinale Giulio Maria della Somaglia
- Arcivescovo Vincenzo Massi
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Gubbio | Successore: | |
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Mario Ancajani (Ch) | 27 giugno 1821-22 novembre 1839 | Giuseppe Pecci (amministratore apostolico) |
Predecessore: | Nunzio apostolico nel Regno di Sardegna | Successore: | |
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Ambrogio Campodonico | 12 novembre 1839- 10 gennaio 1841 | Tommaso Pasquale Gizzi |
Predecessore: | Arcivescovo titolare di Tessalonica | Successore: | |
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Inácio de São Caetano (Ch), O.C.D. | 22 novembre 1839- 10 gennaio 1841 | Angelo Antonio Scotti |
Note | |
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Bibliografia | |