Chiesa di Santa Maria in Vallicella (Roma)
Chiesa di Santa Maria in Vallicella | |
Roma, Chiesa di Santa Maria in Vallicella | |
Altre denominazioni | Chiesa Nuova |
---|---|
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Piazza della Chiesa Nuova 00186 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 6875289 |
Fax | +39 06 6873124 |
Posta elettronica | santamariainvallicella@diocesidiroma.it |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano); Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | parrocchiale |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | C.O. |
Sigla Ordine reggente | C.O. |
Fondatore | San Filippo Neri |
Data fondazione | 1575 |
Architetti |
Matteo Bartolini Martino Longhi il Vecchio Onorio Longhi Fausto Rughesi (facciata) Camillo Arcucci (campanile) Pietro da Cortona (modifiche alla cupola) |
Stile architettonico | barocco |
Inizio della costruzione | 1575 |
Completamento | 1614 |
Data di consacrazione | 1599 |
Strutture preesistenti | Tarentum; Chiesa di Santa Maria in Puteo albo |
Pianta | basilicale |
Iscrizioni |
ANGELUS CAESIUS EPISC TUDERTINUS FECIT ANNO DOM MDCV; DEIPARAE VIRGINI / ET / S. GREGORIO MAGNO; TOTA PULCRA / ES / AMICA MEA / ET MACULA / NON / EST IN TE |
Marcatura | Stemmi della famiglia Cesi |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di Santa Maria in Vallicella, tradizionalmente detta Chiesa Nuova, è un edificio di culto di Roma, che sorge sulla omonima piazza, situata nel centro storico della città, nel rione Parione.
La chiesa è legata alla figura di san Filippo Neri (1515-1595), fondatore nel 1551 della Congregazione dell'Oratorio.
Storia
Origini
La chiesa sorge sull'area di una leggera depressione naturale, detta la Vallicella, nella pianura del Campo Marzio, luogo malsano e insalubre, forse corrispondente al sito del Tarentum, santuario romano sotterraneo dedicato al culto delle divinità infernali Dite e Proserpina.[1]
Chiesa preesistente e Madonna vallicelliana
La chiesa medievale di Santa Maria in Vallicella è menzionata per la prima volta in una bolla di papa Urbano III del 14 febbraio 1186, dove è elencata come parrocchiale e dipendente da San Lorenzo in Damaso. Nel XV e XVI secolo era conosciuta anche con il nome di Santa Maria in Puteo albo, per la presenza di un'antica vera di pozzo (in latino, pŭteus), in marmo bianco.
Nella chiesa, fondata probabilmente da san Gregorio Magno alla fine del VI secolo, era conservata un'immagine ritenuta miracolosa: si tratta di un dipinto murale, ad affresco, raffigurante Madonna con Gesù Bambino e due angeli, detta Madonna della Vallicella (XIV secolo), originariamente collocato all'esterno di una "stufa", o bagno pubblico, che dopo essere stata colpita da un sasso lanciato da un eretico, iniziò a sanguinare, divenendo così oggetto di culto.
Nel 1535 quando la chiesa medievale era oramai in degrado, la Madonna compì un secondo miracolo, sostenendo una parte del tetto che rischiava di crollare sui fedeli che assistevano alla Messa.
Nel 1574, l'immagine sacra era stato già staccata e affidata al rettore della chiesa della Vallicella, che la custodiva nella sacrestia. Successivamente il dipinto venne collocato sull'altare maggiore della nuovo edifico, dove tuttora è collocata.
Costruzione della "Chiesa Nuova"
Nel 1551 san Filippo Neri fondò la Congregazione dell'Oratorio, che venne approvata da papa Gregorio XIII (1572-1585) con la bolla Copiosus in misericordia Deus del 15 luglio 1575. Nello stesso documento il pontefice assegnava al Santo l'antica chiesa, affinché vi svolgesse la sua azione pastorale.
Subito dopo la Congregazione decise di costruire un nuovo edificio sacro che sostituisse quello originale in cattivo stato di conservazione, grazie anche alle generose donazioni dei fedeli, del vescovo Angelo Cesi (1530–1606) e del cardinale Carlo Borromeo (1538–1584). I lavori di realizzazione della chiesa (da qui chiamata popolarmente "Chiesa Nuova") vennero affidati all'architetto Matteo Bartolini, detto Matteo da Castello (1530 ca.- doc. 1597), che nella pianta a navata unica con quattro cappelle riprese come modello la Chiesa del Gesù all'epoca ancora in costruzione. La cerimonia di posa della prima pietra si tenne nel 1575 alla presenza del cardinale Alessandro de' Medici (1535-1605), futuro papa Leone XI.
Tra il 1586 e il 1590, subentrò nella direzione dei lavori Martino Longhi il Vecchio (1534-1591), architetto di fiducia del principale committente, il cardinale Pierdonato Cesi (1522-1586), il quale predispose un progetto per la facciata, aggiunse una quinta cappella per lato, trasformò in navatelle quelle già edificate ricostruendole in forma semicircolare sull'allineamento delle due nuove ed eresse l'abside, il transetto e la cupola, allontanandosi così dal modello gesuita. Nella direzione dei lavori il Longhi venne coadiuvato dal figlio Onorio (1568-1619), che alla morte del padre, portò a termine la costruzione dell'edificio. Mentre la facciata fu eretta, tra il 1594 e il 1605, su disegno di Fausto Rughesi (1597-1605) e grazie al finanziamento di Angelo Cesi, vescovo di Todi e fratello del cardinale.
La chiesa fu ultimata e consacrata nel 1599, dopo la morte di san Filippo Neri, il quale secondo le nuove regole tridentine, voleva un edificio grande, semplice con bianche pareti senza particolari decorazioni e variegati marmi.
Dal Seicento a oggi
Nel corso del XVII secolo contro l'esplicito desiderio del Santo, fu aggiunta la ricca decorazione interna, compiuta poi nel XVIII secolo.
Nel 1614 fu completata la scalinata antistante la chiesa e nel 1666 venne aggiunto il campanile a opera di Camillo Arcucci († 1667).
Papa Gregorio XV (1621-1623), il 22 marzo 1622, soppresse la parrocchia e distribuì il suo territorio a quelle limitrofe.
La cupola venne modificata nel 1650 da Pietro da Cortona (1596–1669), che vi aggiunse una lanterna sormontata da un cupolino per permettere una migliore illuminazione dell'interno.
Il fianco destro della chiesa, dopo l'apertura della strada che la costeggia, fu rivestito nel 1675 con una cortina laterizia ad opera di Carlo Rainaldi (1611-1691).
Nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio[2]del Regno d'Italia, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).
L'edificio, con il contiguo Oratorio dei Filippini, si affacciava in precedenza su una piccola piazza chiusa, oggi scomparsa in seguito all'apertura nel 1885 di Corso Vittorio Emanuele II.
Nel 1895 fu interamente rifatto il pavimento marmoreo della chiesa.
La chiesa è stata eretta di nuovo come sede parrocchiale, il 1º giugno 1905, da papa Pio X (1903-1914) con la costituzione apostolica Almae Urbis nostrae e affidata alla Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santa Maria in Vallicella, istituito da Pio XI il 18 dicembre 1937: l'attuale titolare è il cardinale Ricardo Blázquez Pérez.
Descrizione
Esterno
La facciata (1) eretta, tra il 1594 e il 1606, su disegno di Fausto Rughesi si presenta, ricoperta in travertino, a due ordini di lesene, coronata da un timpano triangolare.
Nell'ordine inferiore si aprono tre portali, dei quali il centrale, che ha dimensioni maggiori dei due laterali, presenta un architrave coronato da un festone e dallo stemma di Angelo e Pierdonato Cesi, che contribuirono alle spese per la costruzione dell'edificio, mentre sopra il timpano centinato spezzato è posta una targa con l'iscrizione dedicatoria:
(LA) | (IT) | ||||
« | DEIPARAE VIRGINI / ET / S. GREGORIO MAGNO » | « | Alla Vergine Maria e a san Gregorio Magno » |
Il portale centrale, inoltre, è fiancheggiato da due coppie di colonne che, idealmente, sostengono un timpano curvilineo, dov'è posto un altorilievo raffigurante:
- Madonna con Gesù Bambino in gloria tra angeli.
Sopra i due portali laterali, conclusi da un timpano curvilineo, sono poste due epigrafi che riportano un passo del Cantico dei Cantici (4,7) e che spiegano il senso profondo della facciata:
(LA) | (IT) | ||||
« | TOTA PULCRA / ES / AMICA MEA » | « | Sei tutta bella, amica mia » |
(LA) | (IT) | ||||
« | ET MACULA / NON / EST IN TE » | « | In te non c'è macchia » |
Sulla cornice marcapiano è riportata un'ulteriore iscrizione che ricorda l'importante committente:
(LA) | (IT) | ||||
« | ANGELUS CAESIUS EPISC TUDERTINUS FECIT ANNO DOM MDCV » | « | Angelo Cesi, vescovo di Todi, fece nell'anno del Signore 1605 » |
Nell'ordine superiore, collegato a quello inferiore da due piccole volute laterali, riprese dalla facciata della Chiesa del Gesù, si trova al centro una finestra con balaustra e timpano centinato, fiancheggiata da due nicchie all'interno delle quali sono poste le statue realizzate alla fine del XVI secolo da Giovanni Antonio Paracca detto il Valsoldo, raffiguranti:
- a sinistra, San Gregorio Magno;
- a destra, San Girolamo.
In alto, al centro del grande timpano triangolare che conclude la facciata, svetta un grande stemma della famiglia Cesi.
Interno
L'interno evidenzia un'interessante compromesso tra la pianta a navata unica e quella basilicale. L'edifico, a tre navate, presenta quella centrale (2) coperta da una volta a botte, sostenuta da pilastri con paraste corinzie addossate, tra i quali si aprono le arcate verso le laterali, dove si affacciano cinque cappelle per parte.
Il soffitto, tra stucchi disegnati da Pietro da Cortona ed eseguiti da Cosimo Fancelli ed Ercole Ferrata, presenta splendidi dipinti murali, ad affresco, realizzati dallo stesso Pietro da Cortona, raffiguranti:
- nella navata centrale, Intervento miracoloso di Maria Vergine nella costruzione della chiesa (1664-1665).[3]
- nella cupola (4), Trionfo della Trinità (1647-1651).[4]
Lungo la navata sinistra si aprono cinque cappelle (3):
- nella prima cappella, dedicata alla Purificazione, è collocata:
- all'altare, pala con Presentazione di Maria al Tempio (1627), olio su tela di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino.
- nella seconda cappella dedicata all'Epifania, si custodisce:
- all'altare, pala con Adorazione dei Magi (1578), olio su tela, di Cesare Nebbia.
- nella terza cappella, dedicata alla Natività, si nota:
- all'altare, pala con Adorazione dei pastori (ante 1590), olio su tela, di Durante Alberti.
- nella quarta cappella, dedicata alla Visitazione, si può ammirare:
- all'altare, pala con Visitazione (1583-1586), olio su tela, di Federico Barocci:[5] questo dipinto era molto amato da san Filippo Neri che amava raccogliersi in preghiera proprio qui davanti.
- nella quinta cappella, dedicata all'Annunciazione, si conserva:
- all'altare, pala con Annunciazione (1591), olio su tela, di Domenico Cresti detto il Passignano.
Transetto sinistro
Nel terminale del transetto sinistro si trova la Cappella della Presentazione della Vergine (9), dove sono collocati:
- all'altare, pala con Presentazione di Maria al Tempio (1593-1603), olio su tela, di Federico Barocci.[6]
- alle pareti laterali, entro nicchie, Statue di san Pietro e san Paolo (1592), in marmo di Giovanni Antonio Paracca detto il Valsoldo.
Cappella di San Filippo Neri
A sinistra del presbiterio, si trova la splendida cappella (6), dedicata a san Filippo Neri (1600-1604), progettata da Onorio Longhi e terminata da Paolo Marucelli, su commissione di Neri Del Nero, parente del santo: un pregevole rivestimento in marmi pregiati, pietre dure e madreperla ricopre i due ambienti che la compongono. All'interno, si possono ammirare:
- all'altare, Visione di san Filippo Neri (terzo quarto del XVIII secolo), mosaico di Vincenzo Castellani: l'opera sostituisce la pala con il medesimo soggetto di Guido Reni, attualmente conservata nel convento.
- sotto la mensa d'altare, Urna bronzea con le spoglie di san Filippo Neri.
- alle pareti, ciclo di dipinti con Storie della vita di san Filippo Neri (1596-1599), olio su tela, di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio.
Presbiterio
Nel presbiterio, rialzato di alcuni gradini, si possono ammirare:
- all'altare maggiore (5), Mostra d'altare (1681), in bronzo, realizzata su disegno di Ciro Ferri, nella quale sono inseriti:
- pala con Madonna con Gesù Bambino e angeli adoranti, detta Madonna della Vallicella (1606-1608), olio su ardesia, capolavoro di Pieter Paul Rubens: la figura della Madonna con Gesù Bambino è posta entro un ovale, in rame, che ricopre l'affresco trecentesco di uguale soggetto proveniente dalla chiesa primitiva, che può essere sollevato, mediante un sistema meccanico di corde e pulegge, per svelare l'immagine sacra sottostante.[7]
- nella cimasa, Gesù Cristo crocifisso (1615), in legno policromo, opera di Guglielmo Berthelot.
- alle pareti laterali, due dipinti con Santi e martiri (1606-1608), olio su ardesia, di Pieter Paul Rubens, raffiguranti:
- a sinistra, Santi Gregorio Magno, Papia e Mauro;
- a destra, Santi Flavia Domitilla, Nereo e Achilleo.
- nel catino absidale, Assunzione di Maria Vergine (1655-1660), affresco di Pietro da Cortona.[8]
Cappella di San Carlo Borromeo
A destra del presbiterio, si trova la cappella (7), dedicata a san Carlo Borromeo, detta anche Cappella Spada, costituita da tre ambienti, iniziata nel 1662 su disegno di Camillo Arcucci e completata nel 1667 con un ricco rivestimento marmoreo da Carlo Rainaldi. All'interno si notano:
- all'altare, pala con Madonna con Gesù Bambino fra san Carlo Borromeo e sant'Ignazio di Loyola (1672-1679), olio su tela, di Carlo Maratta.
- alla parete destra, San Carlo Borromeo cura gli appestati (1673), olio su tela, di Giovanni Bonatti.
- alla parete sinistra, Elemosina di san Carlo Borromeo (1673), olio su tela, di Luigi Scaramuccia.[9]
Transetto destro
Nel terminale del transetto destro si trova la Cappella dell'Incoronazione della Vergine (8), dove sono collocati:
- all'altare, pala con Incoronazione di Maria Vergine (1615), olio su tela di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino.
- alle pareti laterali, entro nicchie, Statue di San Giovanni Battista e San Giovanni evangelista (1592-1593), in marmo, di Flaminio Vacca.[10]
Lungo la navata destra si aprono cinque pregevoli cappelle (3):
- nella prima cappella, dedicata al Santissimo Crocifisso, è conservata:
- all'altare, pala con Crocifissione di Gesù Cristo (1586), olio su tela, di Scipione Pulzone;[11]
- nella volta, ciclo di dipinti murali con Storie della passione di Gesù Cristo (1621), affreschi, di Giovanni Lanfranco.
- nella seconda cappella, dedicata alla Madonna addolorata, detta anche Cappella Vittrice, era collocata:
- all'altare, la pala con Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro (1600-1604), olio su tela, di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio: l'opera fu asportata dai francesi nel 1797 e sostituita nel 1818 con una copia di Michele Koeck, mentre l'originale dal 1815, dopo la sua restituzione, è conservata nella Pinacoteca Vaticana.
- nella terza cappella, dedicata all'Ascensione di Gesù, si nota:
- all'altare, pala con Ascensione di Gesù Cristo (ante 1587), olio su tela, di Girolamo Muziano.
- nella quarta cappella, dedicata allo Spirito Santo, si conserva:
- all'altare, pala con Pentecoste (1689), olio su tela, di Giovanni Maria Morandi.
- nella quinta cappella, dedicata all'Assunzione di Maria, detta anche Cappella Pinelli, si trova:
- all'altare, pala con Assunzione di Maria (seconda metà del XVII secolo), olio su tela di Giovanni Domenico Cerrini.
Sacrestia
Una porta sulla sinistra della Cappella della Presentazione della Vergine dà accesso alla sacrestia (10), iniziata nel 1621 da Mario Arconio e compiuta dal Marucelli nel 1629. All'interno si possono ammirare:
- all'altare, entro nicchia, gruppo scultoreo con San Filippo Neri e un angelo (1635-1640 ca.), in marmo, di Alessandro Algardi.[12]
- sopra l'ingresso, Ritratto di papa Gregorio XV (1640 ca.), in bronzo, di Alessandro Algardi.[13]
- sulla volta, Angeli con simboli della Passione (1633-1634), affresco di Pietro da Cortona.
Camere di San Filippo Neri
Da una porta laterale del transetto sinistro si passa nel corridoio, sul quale si apre a sinistra l'ingresso della sacrestia e a destra l'entrata alle camere private di san Filippo Neri (11).
Piano terra
Al pianterreno si trovano:
- Camera Rossa contiene reliquie e ricordi del Santo, tra cui lo splendido stendardo realizzato in occasione della canonizzazione. La volta è decorata con un dipinto murale raffigurante:
- Storie della vita di san Filippo Neri (1643-1645), affresco, di Niccolò Tornioli.[14]
- Cappella interna corrispondente all'abside della cappella del Santo nella chiesa e decorata di marmi:
- all'altare, San Filippo Neri e un angelo (1644), olio su tela, attribuita a Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino.
Primo piano
Una scala a chiocciola conduce al primo piano, dove sono state ricostruite fedelmente gli ambienti originali del Santo, che si trovavano nell'altra ala del complesso monumentale, ma che furono in parte distrutte dal fuoco e in parte demolite:
- Anticamera, all'interno, al di sopra dell'altare, è collocata la pala raffigurante:
- Visione di san Filippo Neri (1614-1615), olio su tela, di Guido Reni.[15]
- Cappella privata del Santo, trasportata integralmente dall'antica abitazione.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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