Meister Eckhart
Johannes Meister Eckhart, O.P. Religioso | |
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Età alla morte | 68 anni |
Nascita | Hochheim Turingia 1260 |
Morte | Avignone 1328 |
Professione religiosa | 1290 |
Johannes Meister Eckhart (Hochheim Turingia, 1260; † Avignone, 1328) è stato un religioso, teologo e mistico tedesco, domenicano.
Biografia
Terminato il noviziato nel convento domenicano di Erfurt, proseguì gli studi a Parigi dove conseguì il baccellierato in Sacra Scrittura nel 1294.
Si trasferì in seguito a Colonia dove ottenne il titolo di Magister sacrae theologiae nel 1302[1]. Insegnò per qualche tempo a Parigi finché venne nominato provinciale della Sassonia, carica che ricoprì per una decina d'anni dal 1314 al 1324. Nel frattempo si era diffusa ovunque la sua fama di predicatore, tanto da suscitare sospetti di eresia negli ambienti accademici. Nel 1326 si aprì quindi contro di lui un processo, che si concluse soltanto due anni dopo la sua morte. Vennero condannate 26 proposizioni tratte dalle sue opere.
Opere
Gli scritti di Eckhart comprendono opere in lingua latina e tedesca. Tra le opere latine l'incompleto Opus tripartitum, che comprende l' Opus quaestionum, l' Opus expositionum ( un testo di commenti alla Scrittura) e l' Opus propositionum (di cui è rimasto soltanto il prologo).
Gli scritti in lingua tedesca abbracciano alcuni trattati e i Sermoni. Con queste sue opere contribuì a conformare il linguaggio filosofico e teologico, alla lingua tedesca. Per tale motivo la filologia germanica gli ha attribuito il titolo di "creatore della prosa tedesca".
Il Pensiero: la conoscenza e l'unione con Dio
In una delle prime questioni dell' Opus tripartitum egli sostiene che il pensiero è il fondamento dell'essere[2], pertanto è superiore all'essere stesso.[3] Dio è la realtà in cui pensiero ed essere si identificano. Nelle creature, invece, il loro conoscere non si identifica mai con l'essere. L'uomo, creato a immagine di Dio, aspira profondamente a unirsi con lui e poiché l'essere di Dio si identifica con il conoscere, l'uomo ascende a lui man mano che si avvicina all'intellettualità[4]
Rientrando in se stessa l'anima, scintilla divina, avanza verso l'unione con Dio. Liberandosi da tutto ciò che non è Dio, l'anima conosce la libertà della divinità[5]. Nell'intelletto e più precisamente nella contemplazione , si realizza l'unione con Dio.
Mediatore di tale unione è il Verbo di Dio, il Logos che è per definizione l'intelletto, la mente di Dio. La via più eccellente per elevarsi a Dio è pertanto l'unione con Cristo, che è il Verbo di Dio fatto carne. Dell'unione mistica dell'anima con Dio il teologo parla in termini esuberanti. Giunge a dire commentando Sap 5,16 che "siamo trasformati interamente e mutati in Dio". Pertanto l'anima subisce una tale trasformazione che non c'è più alcuna distinzione :"Dio e io siamo una cosa sola: Mediante la conoscenza ricevo Dio in me stesso; mediante l'amore penetro in Dio"[6]. Insomma per il teologo domenicano conoscendo Dio, noi diventiamo parte della sua natura.
Le accuse di eresia
Per approfondire, vedi la voce In agro dominico |
Egli non salvaguarda sufficientemente da distinzione tra Dio e le creature e si presta ad una lettura panteista. I discepoli di Eckhart, soprattutto Enrico Suso, difesero tenacemente il loro maestro dall'accusa di eresia, non avendo il minimo dubbio circa l'ortodossia del suo pensiero. Tuttavia nei suoi scritti, in particolare nei "Sermoni", numerose espressioni restarono ambigue e molti teologi dell'epoca lo attaccarono proprio sul piano della retta dottrina[7].
Opere
Traduzioni
- Prediche e trattati, Bologna 1928 e Milano 1982 (a cura di G. Faggin)
- La nascita eterna (con testi a fronte), Firenze 1953
- Una mistica della ragione. Antologia a cura di G. Penzo, Edizioni Messaggero Padova, Padova 1992
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |