Beata Imelda Lambertini

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Beata Imelda Lambertini
Vergine
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battezzata Maria Maddalena
Beata
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La Beata Imelda Lambertini durante il miracolo dell'Eucaristia.
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 13 anni
Nascita Bologna
1320 [1][2]
Morte Bologna
12 maggio 1333
Sepoltura Bologna, Chiesa di San Sigismondo
Appartenenza Arcidiocesi di Bologna
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Vestizione 1331
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Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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Consacrazione {{{consacrazione}}}
Fine del
pontificato
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(per causa incerta o sconosciuta)
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pontificato
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Predecessore {{{predecessore}}}
Successore {{{successore}}}
Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerata da Chiesa cattolica
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione 20 dicembre 1826, da Leone XII
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 12 maggio
Altre ricorrenze
Santuario principale Chiesa di San Sigismondo (Bologna)
Attributi
Devozioni particolari
Patrona di Prime comunioni, proclamata da San Pio X
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
Firma [[File:{{{firma}}}|150x150px]]
Collegamenti esterni
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Ditemi, vi prego! Come è possibile ricevere Gesù nella Comunione, e non morire d'amore?
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(Beata Imelda)
Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 12 maggio, n. 10:
« A Bologna, beata Imelda Lambertini, vergine, che, accolta fin da piccola come monaca nell'Ordine dei Predicatori, ancor giovinetta, dopo aver ricevuto l'Eucaristia con straordinaria devozione, d'un tratto emise il suo spirito. »

Beata Imelda Lambertini, battezzata Maria Maddalena (Bologna, 1320[1][2]; † Bologna, 12 maggio 1333) è stata una vergine italiana, beatificata da papa Leone XII e proclamata patrona delle prime comunioni da san Pio X.

Biografia

La beata Imelda, battezzata col nome di Maria Maddalena, nacque a Bologna nel 1320 dal nobile conte Egano Lambertini e da Castora Galluzzi (seconda moglie) donna di fede fervente che si premurò da subito di insegnare alla figlia i doveri fondamentali della vita cristiana. Con lei, Imelda, partecipava alla Santa Messa domenicale e ascoltava attenta le spiegazioni sul Vangelo.

Nel 1330, a soli dieci anni, Maria Maddalena entrò nel monastero delle Domenicane di Santa Maria Maddalena di Val di Pietra[3]. A undici anni ricevette l'abito da suora domenicana e le fu imposto il nome Imelda.

Fu suora esemplare in tutte le attività del monastero; tuttavia, della vita di Imelda, di certo non si conosce altro se non quanto già esposto e l'episodio del miracolo dell'Eucaristia.

Il miracolo

La suora bambina desiderava con ardore unirsi a Gesù Eucaristia ed era turbata dal fatto che i fedeli ricevessero la Santa Comunione e continuassero a vivere.

Poiché Imelda era ancora troppo giovane per riceverla[4], si appartava in preghiera, ma non indugiava a porre una domanda alle sorelle: « Sorella, hai preso Gesù e non sei morta?».

Le suore rispondevano stupite: « Cos'è questo, ragazza? Perché morire?» Imelda rispondeva: « Ditemi, vi prego! Come è possibile ricevere Gesù nella Comunione, e non morire d'amore?»

Accadde così che all'alba del 12 maggio 1333, vigilia della Domenica dell'Ascensione del Signore, Imelda fosse alla Santa Messa con il forte desiderio di ricevere la comunione. Si chiedeva: « Se Gesù ha mandato a Lui dei bambini, perché non posso ricevere la Comunione?»[5]

Il sacerdote aveva già terminato di comunicare le monache quando tutti videro un'Ostia che, uscita dalla pisside, volò dal ciborio attraversando la cappella e si fermò sopra la testa di Imelda[6]. Il sacerdote capì, prese l'Ostia e gliela pose fra le labbra.

Dopo averla ricevuta si pose in profonda adorazione e preghiera. La Superiora si recò da Imelda e disse: « Va tutto bene, suor Imelda? Hai già adorato abbastanza Gesù. Possiamo andare avanti... Passiamo alle altre attività del monastero.»

Imelda, invece, rimase immobile. Dopo l'insistenza della Superiora, non accadde nulla. Fu allora che la Madre l'abbracciò amorevolmente e Imelda cadde tra le sue braccia spirando.

Il culto

Il corpo incorrotto della Beata Imelda Lambertini

Nel 1582 il suo nome fu inserito nel Catalogo dei Santi e Beati della Chiesa Bolognese, lo stesso anno in cui le Domenicane si trasferirono all'interno delle mura di Bologna in via Galliera, ottenendo dalla Curia arcivescovile il permesso di traslare solennemente le reliquie della Beata Imelda.

Sotto il pontificato di Benedetto XIV furono avviate le pratiche di conferma del culto della beata bolognese, che però avvenne solo con papa Leone XII il 20 dicembre 1826.

Papa San Pio X nel 1908 la proclamò patrona dei bambini che si accostano alla prima comunione.

Il corpo della Beata Imelda Lambertini fu trovato incorrotto, dopo settecento anni, nella Cappella di San Sigismondo a Bologna[7], luogo in cui fu traslato a spese del marchese Piriteo Malvezzi, dove ancora tutt'oggi la beata è venerata

Note
  1. Alcuni testi riportano 1320 ca. o intorno al 1322.
  2. Dagli studi pubblicati da Paola Nicoli Aldini, risulta che la beata Imelda sia vissuta un secolo prima, cioè nel XIII. Cfr. Nicoli Aldini Paola 2007, op. cit.
  3. Il monastero era sorto presso la Chiesa di San Giuseppe fuori Porta Saragozza (porta medievale di Bologna) e prende il nome dalla valle in cui si trovava, Val di Pietra o Val Preda.
  4. Non era ancora ammessa alla Comunione sacramentale, che a quel tempo veniva data a quattordici anni. Fu Papa Pio X, con il decreto Quam Singulari (8 agosto 1910), a ripristinare la prassi raccomandata dai concili Lateranense IV e Tridentino, e a ribadire che la prima comunione e la prima confessione dei bambini dovevano essere celebrate all'età dell'uso della ragione, cioè intorno ai sette anni, e che la ricezione del Santo Sacramento dovesse essere preceduta da un periodo di preparazione.
  5. Cfr. Mt 18,3 , Mt 19,14 , Mc 9,37 , Mc 10,14 , Lc 18,16 .
  6. In alcune agiografie è riportato che l'Ostia è scesa dal Cielo.
  7. La chiesa di San Sigismondo è un edificio di culto situato in via San Sigismondo, nel centro storico di Bologna.
Voci correlate
Bibliografia
Collegamenti esterni