Imposizione delle mani
L'Imposizione delle Mani è un gesto di origine biblica che la Chiesa ha mantenuto in alcuni Sacramenti e Sacramentali, principalmente nei Sacramenti della Cresima e dell'Ordine Sacro.
Il significato del gesto nei vari riti esprime, in generale, il dono e la comunicazione dello Spirito Santo; in ognuno dei riti in cui si usa vi è poi un significato specifico del gesto determinato dalle parole che l'accompagnano.
Nella Bibbia
Nel mondo biblico la mano è, insieme alla parola, uno dei mezzi più espressivi del linguaggio umano; normalmente essa simboleggia la potenza di Dio (Es 14,31 ; Sal 19,2 ) o anche il suo Spirito (1Re 18,46 ; Is 8,11 ; Ez 1,3; 3,22 )[1].
Imporre le mani a qualcuno significa quindi molto più che levarle in aria, sia pure per benedire[2]: significa toccarlo realmente e comunicargli qualcosa di se stesso.
Nell'Antico Testamento
L'imposizione delle mani ha nell'Antico Testamento tra significati fondamentali[3].
Il gesto significa anzitutto una benedizione speciale, esprimendone con realismo il carattere di atto, e non solo di parola. Così Giacobbe trasmette a tutta la sua discendenza la ricchezza di benedizione che egli stesso ha ricevuto dai suoi antenati Abramo e Isacco (Gen 48,14 ).
L'imposizione delle mani è poi un segno di consacrazione, ad indicare che lo Spirito di Dio separa un essere che si è scelto, ne prende possesso, gli conferisce autorità e capacità di esercitare una funzione:
- gli israeliti impongono le mani sui leviti per separarli, come un'offerta sacra (Nm 8,10 );
- attraverso l'imposizione delle mani effettuatagli da Mosè Giosuè riceve lo Spirito di sapienza (Dt 34,9 ) e l'autorità per essere guida del popolo di Dio con pieni poteri (Nm 27,18-20 ).
C'è infine un'imposizione delle mani di identificazione, tendente cioè ad stabilire un'unione tra chi offre una vittima in sacrificio e la vittima stessa; questa è consacrata a Dio e "incaricata" di esprimere i sentimenti dell'offerente: ringraziamento, dolore del peccato, adorazione. Troviamo quest'imposizione delle mani:
- nei sacrifici di espiazione (Lev 1,4 );
- nei sacrifici di comunione (Lev 3,2 );
- nei sacrifici per il peccato (Lev 4,4 );
- nella consacrazione dei leviti (Nm 8,16 );
- anche nel rito del capro espiatorio del giorno dell'espiazione l'imposizione delle mani ha un carattere identificatorio (Lev 16,21-22 ), ma non c'è consacrazione; l'imposizione delle mani trasmette all'animale i peccati di Israele ed esso, diventato impuro, non può essere offerto a YHWH in sacrificio, ma è allontanato nel deserto;
- vi è imposizione delle mani su un ariete anche nel rito di consacrazione sacerdotale di Aronne e dei suoi figli (Es 29,10 ).
Nel Nuovo Testamento
Il gesto è attestato anche nel Nuovo Testamento, dove può significare benedizione, come quando Gesù benedice i bambini (Mt 19,13-15 ); il gesto è lì accompagnato dalla preghiera per i piccoli.
Spesso viene chiesto a Gesù di imporre le mani a dei malati per guarirli, ed egli lo fa (Mc 5,23;7,32 ); altrove è Gesù a prendere l'iniziativa del gesto (Mc 8,22-25 ; Lc 4,40 ). Il gesto è, da parte di Gesù, un gesto di liberazione (Lc 13,12-13 ). Il gesto dell'imposizione delle mani è poi prescritto da Cristo risorto per le guarigioni il cui potere conferisce ai discepoli (Mc 16,18 ), e gli Apostoli esercitano il potere di guarigione accompagnandolo con l'imposizione delle mani (At 28,8-9 ).
Un significato bivalente ha l'imposizione delle mani di Anania su Paolo in procinto di convertirsi: egli riacquista la vista (At 9,17 ), ma riceve soprattutto il dono dell'illuminazione interiore; e subito riceve il Battesimo con il dono dello Spirito Santo.
Ai nuovi battezzati l'imposizione delle mani accompagnata dalla preghiera degli Apostoli ottiene la discesa dello Spirito; ciò rappresenta il completamento dell'iniziazione cristiana (At 8,17 ), ovvero fa parte integrante della stessa (At 19,6 ).
L'imposizione delle mani è infine nel Nuovo Testamento un gesto di trasmissione dello Spirito per una missione:
- l'imposizione delle mani viene effettuata ai sette[4], eletti per il servizio delle mense e per occuparsi delle vedova (At 6,6 );
- a Paolo e Barnaba vengono imposte le mani quando vengono scelti e mandati dalla comunità a una nuova missione apostolica (At 13,3 ).
- Paolo poi, scrivendo a Timoteo, suo collaboratore nel ministero, gli ricorderà il momento in cui ha ricevuto il dono spirituale con l'imposizione delle mani da parte del collegi dei presbiteri (1Tim 4,14 ; 2Tim 1,6 ); Timoteo ripeterà a sua volta questo gesto su coloro che avrà scelto per il ministero (1Tim 5,22 ).
Nella vita della Chiesa
La Chiesa considera questo gesto come elemento essenziale nel conferimento dei due sacramenti: la Cresima e l'Ordine Sacro. Nel primo, in quanto segno del dono dello Spirito Santo al battezzato, a perfezione della sua iniziazione cristiana; nel secondo, come comunicazione dell'autorità apostolica e dei poteri spirituali che essa implica.
Il gesto si effettua anche nei riti del catecumenato, nel Sacramento della Penitenza al momento del conferimento dell'assoluzione, nella celebrazione dell'Eucaristia quando viene invocato lo Spirito sui doni del pane e del vino (epiclesi), nell'Unzione dei malati prima dell'unzione vera e propria.
Chi effettua il gesto
L'imposizione delle mani è riservata in senso compiuto e sacramentale a chi ha ricevuto l'Ordine Sacro. È effettuata dal solo Vescovo nella Cresima[5] e nell'Ordinazione Diaconale ed Episcopale, al Vescovo ed al presbiterio collettivamente nell'Ordinazione Presbiterale, a ogni Sacerdote nell'Eucaristia, al Sacerdote o al Diacono nei riti catecumenali.
Al laico l'imposizione delle mani è sempre stata espressamente permessa non come atto sacramentale ma come atto di semplice invocazione dello Spirito o di semplice benedizione. I contesti più appropriati sono quelli dei momenti di preghiera dei movimenti riconosciuti dalla Chiesa.
Nei rituali del Vaticano II
Nei rituali del Concilio Vaticano II il gesto è presente, con diverso rilievo, in tutti i Sacramenti.
A volte viene effettuato con le due mani,a volte con una mano sola; a volte le mani sono stese sopra il popolo, a volte su una persona alla volta. Il significato in ogni caso viene spiegato dalla parola interpretativa che l’accompagna.
Nel Rito del Battesimo
L'imposizione delle mani viene effettuata negli esorcismi minori dei catecumeni[6].
Nella Rito della Cresima
La Cresima prevede abbiamo due imposizioni delle mani:
- Un'imposizione delle mani generale su tutti i cresimandi: il Vescovo, insieme con i presbiteri che l'accompagnano, la effettua invocando il dono dello Spirito Santo su di essi e i suoi sette doni; tale imposizione delle mani sui cresimandi con l'orazione che l'accompagna non appartiene al valido conferimento della Cresima, "ma deve essere tenuta in grande considerazione per l'integrità del rito, e per un'intelligenza più profonda e più completa del sacramento"[7].
- l'imposizione della mano nel momento della crismazione: "Il sacramento della Confermazione viene conferito per mezzo dell'unzione del Crisma sulla fronte, unzione che si fa con l'imposizione della mano, mentre si pronunciano le parole: Accipe signaculum Doni Spiritus Sancti ("Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono")[8].
Nel Sacramento della Penitenza
Le parole dell'assoluzione pronunciate dal Sacerdote vengono accompagnate dall'imposizione della mano e dal tracciamento del segno di croce sul penitente[9].
Nell'Unzione dei malati
L'imposizione delle mani viene effettuata al termine della preghiera litanica, e prima della preghiera di azione di grazie sull'olio benedetto.
Il libro liturgico dedicato al Sacramento dell'Unzione e Cura Pastorale degli Infermi consiglia che il Sacerdote, nel visitare i malati, accompagnino la benedizione con l'imposizione della mano[10].
Nel Matrimonio
Il Ministro che assiste[11] al Sacramento effettua l'imposizione delle mani due volte:
- Quando esprime l'accoglienza del consenso: stende le mani sulle mani unite degli sposi[12].
- Quando pronunzia la solenne preghiera di benedizione degli sposi[13].
Nella Celebrazione eucaristica
Nella Celebrazione eucaristica si effettua una prima imposizione delle mani durante la Preghiera Eucaristica; essa, che consiste nell'invocazione allo Spirito Santo perché santifichi i doni del pane e del vino, prende il nome di epiclesi[14]. Tale imposizione delle mani si trova nella parte della Preghiera Eucaristica che si recita dopo il Santo, prima della Consacrazione.
Durante le Messe concelebrate i sacerdoti concelebranti si uniscono all'imposizione delle mani di colui che presiede stendono la mano destra verso le offerte; impongono la mano destra verso le offerte anche quando pronunciano con colui che presiede le parole della Consacrazione.
Una seconda imposizione delle mani, questa volta sull'assemblea riunita, si effettua quando si impartisce la Benedizione solenne (facoltativa) alla fine della Messa.
Nel Sacramento dell'Ordine
L'imposizione delle mani significa nel Sacramento dell'Ordine la comunicazione del dono dello Spirito Santo per la santificazione interiore del candidato e per la sua abilitazione al compimento degli uffici propri dell'ordine in cui entra.
Per tutti e tre i gradi dell'Ordine è il Vescovo ad imporre le mani sul capo del candidato, che si trova in ginocchio, senza dire nulla. Nelle sole Ordinazioni Episcopali impongono le mani anche gli altri due Vescovi Conconsacranti. Nelle sole Ordinazioni Presbiterali dopo il Vescovo passano ad imporre le mani al candidato anche tutti i presbiteri che partecipano al rito[15] .
Il gesto dell'imposizione delle mani appartiene all'essenza del Sacramento, e non può quindi essere omessa, pena l'invalidità del Sacramento stesso.
Note | |
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Bibliografia | |
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