Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti (Roma)
Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti | |
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Roma, Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti | |
Altre denominazioni | Basilica di San Martino ai Monti |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Viale del Monte Oppio, 28 00184 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 47847045; +39 06 47847049 |
Fax | +39 06 47847048 |
Posta elettronica | santisilvestroemartino@diocesidiroma.it |
Sito web | |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano) |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | San Silvestro I San Martino di Tours |
Sigla Ordine qualificante | O.C. |
Fondatore | papa Simmaco |
Data fondazione | V secolo, fine |
Architetto |
Filippo Gagliardi (ristrutturazione del XVII secolo) |
Stile architettonico | barocco |
Inizio della costruzione | V secolo, fine |
Completamento | XVII secolo |
Titolo | Santi Silvestro e Martino ai Monti (titolo cardinalizio) |
Strutture preesistenti | Edificio pubblico (fine III - inizio IV secolo) |
Pianta | basilicale |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti è una chiesa di Roma detta anche Basilica di San Martino ai Monti, situata nel centro storico della città, nel rione Monti.
Storia
Dalle origini al Medioevo
La basilica, secondo la tradizione, sorge sopra il titulus Equitii, la domus ecclesiae di proprietà di Equizio, presbitero di papa Silvestro I (314-335). In effetti sono stati ritrovati ruderi romani (cui si accede dalla cripta), ma essi sembrano più pertinenti a un edificio di carattere pubblico databile alla fine del III o all'inizio del IV secolo.
Notizie certe, comunque, assegnano la fondazione della chiesa vera e propria a papa Simmaco (498-514), anche se poi fu ricostruita da Sergio II (844-847) che la dotò di amboni ancora in situ nel XVI secolo, in cui si leggeva l'epigrafe di cui rimangono le trascrizioni:
« | Salvo Domino nostro beatissimo / Sergio papa Iuniore » |
Ulteriori interventi si ricordano sotto Leone IV (847-855) che fece dipingere le pareti della basilica ed eseguire la decorazione musiva dell'abside, al di sotto dei quali si leggeva un lungo carme, da cui si desumeva che il papa aveva affidato la chiesa ai monaci benedettini perché vi pregassero senza interruzione:
« | Sergius hanc caepit praesul quam cernitis aedem / Cui moriens nullum potuit conferre decorem / Sed mox papa Leo quartus dum culmina sistit / Romanae Sedis, divino tactus amore / Perfecit soleo melius quam coepta manebat / Atque pia totam pictura ornavit honeste / Coenobiumque sacrum statuit monacosque locavit / Qui Domino assiduas valeant persolvere laudes / Talibus ut donis caelestia scandere possit / Regna, quibus Martinus ovans, Silvester et almus / Praefulgit, gaudetque simul cum praesule Christo / Quorum pro meritis haec templa dicata coruscant. » |
Papa Bonifacio VIII, già cardinale titolare, il 1º maggio 1299 con la lettera apostolica Oblata nobis[1] affida la chiesa all'Ordine dei Carmelitani, che tuttora la curano.
Dal Cinquecento a oggi
Nel 1570, furono intrapresi, grazie al munifico aiuto di san Carlo Borromeo (1538-1584), cardinale titolare, vari lavori di ristrutturazione, fra i quali venne rifatto il soffitto a cassettoni della navata centrale, andato poi distrutto in un incendio, e arricchito l'apparato decorativo interno.
Nel 1636 che l'edificio subì un radicale rinnovamento strutturale per volontà del priore Giovanni Antonio Filippini (futuro generale dell'Ordine), il quale affidò i lavori all'architetto Filippo Gagliardi (1606-1659): i lavori si protrassero fino al 1667, quando fu eretta la facciata attuale, la lunga e stretta scalea che conduce all'ingresso posteriore e la piccola torre campanaria a vela sopra l'abside.
Un ulteriore restauro ebbe luogo tra il 1780 e il 1795, per volontà del cardinale Francesco Saverio de Zelada (1717-1801).
Nel XIX secolo, per riparare ai notevoli danni arrecati da un violento incendio, fu ricostruito il soffitto interno della chiesa ed eseguiti numerosi lavori di restauro.
Nel 1873 la basilica fu espropriata e incamerata dal demanio del Regno d'Italia,[2] successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santi Silvestro e Martino ai Monti, istituito intorno al 314 da papa Silvestro I: l'attuale titolare è il cardinale Kazimierz Nycz.
Descrizione
Esterno
La facciata, impostata su un alto podio con scalinata, è articolata in due ordini scanditi da lesene, divisi da una cornice marcapiano e conclusa da un grande timpano con oculo: il superiore, è aperto al centro da un finestrone sormontato da un timpano semicircolare spezzato; l'inferiore, presenta al centro un portale, sormontato da un timpano triangolare spezzato, che ai lati presenta due bassorilievi in stucco, eseguiti nel 1667 da Stefano Castelli, raffiguranti:
- a sinistra, San Silvestro;
- a destra, San Martino di Tours.
Interno
L'interno, a pianta basilicale, è a tre navate divise da 24 colonne di spoglio (provenienti dall'antica basilica del V secolo) con capitelli compositi sui quali poggia la trabeazione, al di sopra della quale sono collocate otto sculture in stucco realizzate intorno al 1655 da Pietro Paolo Naldini, raffiguranti:
- alla parete sinistra, Santa Giusta, Sant'Innocenzo I, San Martino di Tours e San Teodoro di Eraclea;
- alla parete destra, Santa Ciriaca, Santo Stefano, San Fabiano e San Nicandro.
La navata centrale è coperta con un soffitto ligneo a cassettoni policromo, mentre le laterali presentano coperture lignee monocrome a rilievo, databili alla metà del XVII secolo. Le pareti delle navate laterali sono decorate con un pregevole ciclo di sedici dipinti murali raffiguranti:
- Storie della vita dei profeti Elia ed Eliseo (1746-1750), affreschi di Gaspard Dughet detto anche Gaspard Poussin.
All'inizio della navata sinistra, è ubicato un interessante dipinto murale raffigurante:
- San Cirillo di Costantinopoli battezza il sultano (1651), affresco di Jan Miel.
Lungo la navata, inoltre, sono posti tre altari, dove sono collocate alcune interessanti opere:
- al primo altare, Visione di sant'Angelo da Gerusalemme (1645-1646), olio su tela di Pietro Testa.
- al secondo altare, Sant'Alberto Magno (1575), olio su tela di Girolamo Muziano.
- al terzo altare, Trinità tra san Bartolomeo e san Nicola di Bari (metà del XVII secolo), olio su tela di Giovanni Angelo Canini.[3]
In fondo alla navata, accanto al presbiterio, si apre la cappella dedicata alla Madonna del Carmelo, fondata nel 1593 da Catherine de' Nobili, ma fu restaurata nel 1793 da Andrea De Dominicis, dove all'altare si conserva:
- Madonna con Gesù Bambino (1596), olio su tela di Girolamo Massei: l'opera è inserita in un dipinto raffigurante:
- Angeli che liberano le anime del Purgatorio (1793), olio su tela di Antonio Cavallucci.[4]
Presbiterio e abside
Nel presbiterio, rialzato per la presenza della cripta e delimitato nella parte centrale da una balustra, sono collocati:
- all'altare, Tabernacolo a tempietto circolare e sei candelieri (1787-1795), in argento dorato di Francesco Belli.
L'abside semicircolare e l'arco trionfale sono decorati con dipinti murali ad affresco, eseguiti nel 1794 su commissione del cardinale Francesco Saverio de Zelada da Antonio Cavallucci con l'aiuto di Giovanni Micocca, raffiguranti:
- nella calotta,
- al centro, Dio Padre, Madonna con Gesù Bambino in gloria;
- ai lati, San Pietro e San Paolo;
- alla parete, tra le finestre, Sant'Andrea Corsini, Santa Maria Maddalena de' Pazzi, San Pietro Tommaso e Santa Teresa d'Avila;
- sull'arco trionfale,
- a sinistra, San Silvestro e san Carlo Borromeo;
- a destra, San Martino di Tours e san Francesco Saverio.
Cripta
Dalla scalinata centrale del presbiterio si scende alla suggestiva cripta realizzata, intorno al 1650, da Filippo Gagliardi con profusione di colonne doriche e decorata, sulle volte, da stucchi di Pietro Paolo Naldini.
Aula a sei vani
Dalla cripta si accede, verso ovest, a un interessante edificio della prima metà del III secolo, costituito da una grande Aula centrale (m 18 x 11), divisa da pilastri in due ali di tre campate ognuna, coperte con volte a crociera e preceduta da un vestibolo, che si apriva sulla strada (il clivus Suburanus) con tre ampie porte. L'edificio aveva certamente un piano superiore, come dimostrano le scale originarie ancora esistenti.
Nella struttura, dove aveva probabilmente sede il titulus Equitii e successivamente trasformata in chiesa di San Silvestro, si conservano frammenti romani e medievali e resti di dipinti murali ad affresco, databili al secondo quarto del IX secolo, di ambito romano, raffiguranti:
- Madonna con Gesù Bambino in trono e due sante;[5]
- Gesù Cristo in trono tra san Pietro, san Paolo e due santi;[6]
- San Giovanni evangelista, Santo diacono;[7]
- Sant'Agnese e sante.[8]
Lungo la navata destra sono posti cinque altari, dove si notano alcune interessanti opere:
- al primo altare, Visione di santa Maria Maddalena de' Pazzi (1647), olio su tela di Matteo Piccione.
- al secondo altare, Estasi di santa Teresa d'Avila (ante 1647), olio su tela di Giovanni Greppi.
- al terzo altare, San Martino di Tours dona parte del mantello al povero (1645), olio su tela di Fabrizio Chiari.
- al quarto altare, Martirio di santo Stefano (1645), olio su tela di Giovanni Angelo Canini.[9]
- al quinto altare, Estasi di san Carlo Borromeo (1693), olio su tela di Filippo Gherardi.
Sacrestia
Dalla navata sinistra si accede alla sacrestia, dove sono conservati preziosi oggetti liturgici e paramenti sacri. Di rilievo:
- Lampada votiva (V secolo), in lamina d'argento di bottega romana: l'opera un tempo si credeva che fosse la tiara di san Silvestro, con un'iscrizione incisa sul bordo:
« | Sancto Silvestro ancilla sua votum [solvit]. » |
- Parato liturgico del cardinale Giacomo Guala Bicchieri (primo quarto del XIII secolo), costituito da tre pezzi (una mitria episcopale, un manipolo e un linteo), in seta e fili d'oro di manifattura romana.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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