Giovanni Delfino (1545-1622)

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Nota di disambigua - Se stai cercando il cardinale omonimo, vedi Giovanni Delfino (1617-1699).
Giovanni Delfino
Cardinale
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battezzato
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Ambito vicentino, Ritratto card. Giovanni Dolfin
Titolo cardinalizio
Incarichi attuali
Età alla morte 77 anni
Nascita Venezia
15 dicembre 1545
Morte Venezia
25 dicembre 1622
Sepoltura Chiesa di San Michele in Isola (Venezia)
Conversione
Appartenenza
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Consacrazione vescovile Basilica di San Sisto Vecchio a Via Appia (Roma), 27 dicembre 1603 dal card. vescovo Alfonso Visconti
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(vedi)
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9 giugno 1604 da Clemente VIII (vedi)
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Eventi
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Invito all'ascolto
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Giovanni Delfino, anche Dolfin o Dolfino (Venezia, 15 dicembre 1545; † Venezia, 25 dicembre 1622), è stato un cardinale, vescovo e politico italiano.

Cenni biografici

Nacque a Venezia, secondogenito dei sei figli del senatore Iseppo (Giuseppe) Delfino e della sua seconda moglie, Maria Contarini. Gli altri figli furono Benedetto, Daniele, Andrea, Lucia e Dionisio. Il suo cognome è anche elencato come Dolfino e Delfini. Il suo casato diede altri cardinali alla Chiesa: Giovanni Delfino (1617-1699), Daniele Delfino (1653-1704) e Daniele Delfino (1688-1762).

Formazione e attività diplomatica

Si laureò in utroque iure presso l'Università di Padova. Sembrò volesse abbracciare lo stato ecclesiastico, invece fu avviato alla carriera politica e diplomatica. Dopo essere stato savio agli Ordini, magistrato al Cottimo, provveditore alle Pompe, senatore, savio di Terraferma, fu eletto il 7 aprile 1584 ambasciatore in Francia. Una volta specificata il 29 agosto la commissione, il Dolfin si mise in viaggio raggiungendo alla fine di settembre la corte di Enrico III di Francia. Lascò nel gennaio 1588 la corte francese. Rientrato a Venezia fu designato il 5 agosto 1589 rappresentante della Serenissima presso l'imperatore Rodolfo II d'Asburgo.

Munito delle istruzioni contenute nella commissione del 3 marzo 1590, passando per Trento e Innsbruck, arrivò il 26 aprile a Praga dove l'8 maggio fu ricevuto in udienza dall'imperatore, il cui cattivo stato di salute risultava preoccupante. Nella latitanza dell'imperatore - « non ha trattato da 50 giorni in qua alcun negotio», scriveva l'ambasciatore veneto il 16 aprile 1591 - i suoi dispacci si fanno, a loro volta, evanescenti. Ammalatosi nel settembre 1592, il Dolfin fu raggiunto dall'agognata "dicenza" di rimpatrio recatagli in giugno dal nipote Alessandro Contarini (1560-1610), figlio della sorella Lucia. Rientrò a Venezia entro l'inizio di settembre.

L'11 maggio 1594 fu eletto con Vincenzo Gradenigo [1] ambasciatore straordinario presso la corte di Enrico IV di Francia. Ricevuta la commissione del 6 ottobre, assieme al collega e al neoambasciatore ordinario Pietro Duodo,[2] passando per Milano, Grenoble, Lione Nevers, Orleans, giunse a Parigi il 30 gennaio 1595. Il sovrano, sapendolo designato ambasciatore a Roma, gli raccomandò di testimoniarvi la sua buon volontà verso la Santa Sede che, per rispetto degli Spagnoli, non s'era ancora decisa ad approvare la sua incoronazione.

Rientrò a Venezia e ne ripartì alla volta di Roma dove arrivò il 19 ottobre. Cinque giorni dopo venne presentato al pontefice dal suo predecessore Paolo Paruta.[3] Il Dolfin tenne l'incarico fino al 1598 e, operando con prudenza e abilità, seppe farsi molto apprezzare da Clemente VIII. Tornato in patria occupò il posto di procuratore di San Marco e quello di riformatore dello Studio Padovano.

Episcopato

Rimasto vacante, nel 1603, il vescovado di Vicenza, il papa decise di assegnarlo al Dolfin, nonostante non fosse sacerdote e la legge veneziana non permettesse che fossero ricoperte cariche ecclesiastiche da coloro che avevano risieduto alla corte del pontefice. Con speciale decreto del Senato veneziano e dopo aver sostenuto l'esame il 20 novembre, la nomina fu ufficializzata in concistoro e la consacrazione vescovile si tenne il 27 dicembre nella chiesa romana di San Sisto. L'imposizione delle mani fu fatta dal cardinale Alfonso Visconti, coadiuvato da mons. Tommaso Contarini,[4] arcivescovo di Candia e da mons. Leonardo Mocenigo,[5] vescovo di Ceneda.

Cardinalato

Nel Concistoro del 9 giugno 1604 Clemente VIII lo creò cardinale del titolo presbiterale di san Matteo in Merulana. Questa nomina fu criticata in patria dove si affermava che il prelato avrebbe anteposto, per tutto il corso della rappresentanza presso la Sede apostolica, il proprio personale tornaconto al servizio della Serenissima.

Alla notizia della nomina cardinalizia il Dolfin lasciò Vicenza il 19 maggio per Murano, dove ricevette la berretta rossa recata dal cameriere segreto del Papa conte Guido Bentivoglio. Fu di nuovo in diocesi da luglio dove intraprese la visita pastorale, poi interrotta in settembre perché richiesto a Roma dal Papa. Lasciò il vescovado nelle mani del vice-gerente, il vescovo di Zante e Cefalonia Raffaele degli Inviziati.[6]

A Roma fu presente agli ultimi giorni del Papa, a fianco del camerlengo Pietro Aldobrandini, secondo le cronache del tempo, intento a ottenere "sottoscrizioni", "quietanze", "brevi", a vantaggio suo e della famiglia.

Subito dopo la morte del pontefice il 3 aprile, Dolfin fece da tramite tra il nutrito gruppo di cardinali capeggiato dall'Aldobrandini e quello, più esiguo, ma in compenso più compatto, dei porporati francesi guidato da François de Joyeuse. Nel conclave apertosi il 15 marzo Dolfin seppe abilmente giostrare per ottenere la nomina del cardinale di Firenze, candidato preferito da Enrico VI. Mentre nel secondo conclave tenutosi a maggio, le sue abilità diplomatiche non riuscirono a bloccare la nomina di Camillo Borghese, non certo amico di Venezia. Ancora in quell'anno, essendo deceduto poco dopo il conclave il cardinale veneto detentore del titolo di san Marco Agostino Valier, ne divenne successore.

Nel 1606 chiese e ottenne che alla chiesa vicentina venisse designato un nuovo vescovo nella persona del fratello Dionisio.[7]

Durante la crisi che coinvolse la Serenissima con la Santa Sede, conclusasi nell'aprile 1607, il Dolfin ebbe un ruolo di primo piano nell'allentare le tensioni e ottenere una riappacificazione tra il pontefice e Venezia.

Fu camerlengo del Sacro Collegio Cardinalizio nell'anno 1619 - 1620. Partecipò al conclave del 1621 che elesse papa Gregorio XV.

Il nunzio veneziano Renier Zeno riteneva indecoroso che soggiornasse nella sede della rappresentanza veneta un cardinale notoriamente assoldato dalla Francia e in quotidiano contatto coll'ambasciatore a Roma di questa. Opportuna soluzione fu il trasferimento di titolo: il Dolfin assume quello di san Girolamo Illirico (mutato pure questo, l'anno seguente in quello di san Carlo "ad Catinarios"), mentre quello di san Marco passò al più giovane cardinale Matteo Priuli, anch'egli veneziano, colla "retentio" del palazzo S. Marco "pro" del Dolfin, il quale si ritirò col consenso del Papa a vita privata a Venezia.

Morte

Morì il 25 novembre 1622 e fu sepolto nella tomba dei suoi antenati nella chiesa di S. Michele (a Isola) di Murano, Venezia.

Genealogia episcopale

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce genealogia episcopale

Successione degli incarichi

Predecessore: Vescovo di Vicenza Successore: BishopCoA PioM.svg
Michele Priuli 24 novembre 1603-19 giugno 1606 Dionisio Dolfin I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Michele Priuli {{{data}}} Dionisio Dolfin
Predecessore: Cardinale presbitero di San Matteo in Merulana Successore: CardinalCoA PioM.svg
Giovanni Evangelista Pallotta 24 novembre 1604-1º giugno 1605 Roberto Bellarmino, S.I. I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Giovanni Evangelista Pallotta {{{data}}} Roberto Bellarmino, S.I.
Predecessore: Cardinale presbitero di San Marco Successore: CardinalCoA PioM.svg
Agostino Valier 1º giugno 1605-23 giugno 1621 Matteo Priuli I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Agostino Valier {{{data}}} Matteo Priuli
Predecessore: Camerlengo del Collegio Cardinalizio Successore: Emblem Holy See.svg
Domenico Ginnasi 7 gennaio 1619-13 gennaio 1620 Giacomo Sannesio I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Domenico Ginnasi {{{data}}} Giacomo Sannesio
Predecessore: Cardinale presbitero di San Girolamo dei Croati Successore: CardinalCoA PioM.svg
Matteo Priuli 23 giugno 1621-23 agosto 1622 Péter Pázmány, S.J. I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Matteo Priuli {{{data}}} Péter Pázmány, S.J.
Predecessore: Cardinale presbitero di San Carlo ai Catinari Successore: CardinalCoA PioM.svg
Luigi Capponi 23 agosto - 25 novembre 1622 - I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Luigi Capponi {{{data}}} -
Note
  1. Roberto Zago, GRADENIGO, Vincenzo su treccani.it. URL consultato il 07-09-2021
  2. Gino Benzoni, DUODO, Pietro su treccani.it. URL consultato il 07-09-2021
  3. Gino Benzoni, PARUTA, Paolo su treccani.it. URL consultato il 07-09-2021
  4. Archbishop Tommaso Contarini † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 06-08-2021
  5. Bishop Leonardo Mocenigo † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 06-08-2021
  6. Bishop Raffaele Inviziati † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 06-08-2021
  7. Bishop Denis Delfino † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 06-08-2021
Bibbliografia