Juan de Borja Lanzol de Romaní el menor

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Juan de Borja Lanzol de Romaní el menor
Cardinale
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battezzato
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Titolo cardinalizio
Incarichi attuali
Età alla morte circa 28 anni
Nascita Valencia
1472 ca.
Morte Fossombrone
17 gennaio 1500
Sepoltura Basilica di Santa Maria del Popolo (Roma)
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono 26 marzo 1494
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(per causa incerta o sconosciuta)
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Proclamazioni
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Eventi
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Altre ricorrenze
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Invito all'ascolto
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Juan de Borja Lanzol de Romaní el menor (Valencia, 1472 ca.; † Fossombrone, 17 gennaio 1500) è stato un arcivescovo e cardinale spagnolo.

Biografia

Formazione

Nacque a Valencia in Spagna tra il 1472 e il 1475.[1] Era il secondo degli otto figli di Jofré de Borja Lanzol, nono barone di Villalonga e Juana de Moncada. Gli altri fratelli erano Roderic, Pedro Luis pure cardinale, Anna, Marchesa, Elionor, Jerónima e Angela. Erano pronipoti di papa Callisto III e nipoti di Alessandro VI da parte di madre, cugini di terzo grado del cardinale Juan de Borja Lanzol de Romaní e in secondo grado del cardinale Cesare Borgia.

In giovanissima età si recò a Roma dove entrò alla corte del suo parente il potente cardinale allora vice cancelliere di Santa Romana Chiesa, che gli diede la stessa educazione del figlio coetaneo Cesare Borgia. Il cardinale li mandò entrambi a studiare legge all'Università di Pisa durante l'anno accademico 1491-1492. L'amicizia tra i due era così profonda che Cesare chiamava suo cugino "fratello".

Dopo l'elezione pontificia del Borgia che prese il nome di Alessandro VI, questi lo nominò protonotario apostolico. Non lo assegnò alla burocrazia curiale ma a compiti di profondo significato politico, tanto che nell'ottobre 1493 gli affidò il governo dell'importante fortezza di Spoleto con la dignità di legato a latere.

Il 18 ottobre 1493 Juan de Borja si trovava già a Spoleto, da dove scrisse un memoriale al Papa sullo stato della fortezza e sulle cose necessarie per la buona amministrazione del suo ufficio.

Essendo un semplice chierico, il 26 marzo 1494 in Laterano ricevette con il cugino Cesare, i quattro ordini minori e il suddiaconato e diaconato, con l'attenta supervisione del maestro di cerimonie mons. Johannes Burchard.

Ministero episcopale

Il 19 settembre 1494 fu nominato vescovo di Melfi da papa Alessandro VI. Dopo aver fatto ogni sforzo per salvaguardare indenne il territorio di Spoleto durante il passaggio delle truppe di Carlo VIII di Francia, nel 1496 tornò a Roma per marciare su Napoli come legato pontificio, incaricato di sostenere la lotta di Ferdinando II d'Aragona contro le truppe francesi ancora presenti nel regno di Napoli.

Cardinalato

Era ancora nel napoletano quando, anche su pressione del padre, Alessandro VI lo creò cardinale nel concistoro del 19 febbraio 1596 e poco dopo gli affidò, con licenza del mantenimento di Melfi, l'arcivescovado di Capua che cedette nel 1498 al connazionale Juan López. Rientrò a Roma il 26 febbraio e ricevette la diaconia di santa Maria in via Lata.

Dopo queste formalità tornò alla sua legazione napoletana, per rafforzare la lega antifrancese che era stata messa in pericolo con la diserzione di Milano. Il 18 dicembre rientrò a Roma e all'inizio di maggio 1497 accompagnò il Papa e Cesare nella loro rapida visita di ispezione alla fortezza di Ostia, sottratta ai francesi con l'aiuto delle truppe del re Cattolico e preparò un dettagliato rapporto sullo stato della fortezza.

Per volere del pontefice, nel settembre 1497 diede in sposa la sorella Jerónima al giovane condottiero Fabio Orsini, che all'epoca faceva parte della scorta della figlia Lucrezia con uno stipendio pontificio.

Il 22 maggio fu nominato legatario a Perugia per tenere sotto controllo l'Umbria, legazione che portò avanti fino alla fine dell'anno e che gli fu nuovamente affidata da giugno a dicembre dell'anno successivo. Poi rientrò a Roma, dove si trovava già nel gennaio 1499, con residenza nel Palazzo Vaticano. Faceva parte della cerchia più stretta dei collaboratori di Alessandro VI tanto che Johannes Burckardt lo considerava un consigliere e confidente del papa e uno dei principali esecutori della sua politica. Infatti, quando Cesare Borgia depose la sua dignità cardinalizia e fu ridotto allo stato laicale, Juan de Borja divenne il primo membro della famiglia pontificia all'interno del Collegio cardinalizio.

Alla fine dell'anno ricevette in amministrazione l'arcivescovado della sua città natale, nomina che il re Cattolico Ferdinando II concesse per ingraziarsi il Papa e per approfittare dell'influenza del prelato su di lui. Con il ritorno allo stato laicale di Cesare Borgia, Juan ricevette molti benefici lasciati vacanti dal cugino, come le abbazie milanesi di San Vittore, Morimondo e San Simpliciano e quella valenciana della Valldigna. Ma soprattutto divenne l'attore principale della complessa politica alessandrina in Romagna.

Nell'agosto 1499 il papa gli affidò la difficile missione diplomatica presso la Serenissima Repubblica di Venezia e presso altre potenze, con lo scopo nascosto di assicurare che esse non ostacolassero i piani di conquista che progettava di realizzare in quella regione dello Stato Pontificio attraverso suo figlio Cesare, con l'assistenza militare del re di Francia.

Il 26 agosto lasciò Roma, passò per Siena e Ferrara dove suscitò consapevolmente il timore e la sfiducia del duca Ercole, rivelandogli che suo cugino Cesare desiderava segretamente il dominio di quel ducato. In questo modo costrinse il duca a cercare l'appoggio del re di Francia, Luigi XII, obbligandolo abilmente a seguire i dettami del francese e a non ostacolare le imprese di Cesare in Romagna.

Il 23 settembre era a Venezia, dove impiegò la stessa tattica, perché, dopo aver esortato i suoi governanti a fare ogni sforzo per combattere Milano, chiese loro di favorire e addirittura finanziare Cesare Borgia nella campagna che, con il favore del re di Francia, stava per intraprendere con l'intento di recuperare allo Stato della Chiesa alcune terre di Romagna in mano agli Sforza, in particolare Imola, Forli e Pesaro, oltre a quelle di altri signori autonomi alla Santa Sede, come quelle di Faenza e Rimini, sulle quali Venezia estendeva il suo protettorato, poiché altrimenti sarebbe stata diretta contro il suo alleato il duca di Ferrara. Il doge si rivolse allora al re di Francia, questi assicurò che non avrebbe permesso al capitano generale della Chiesa di attaccare Ferrara, ma la Romagna sì e la Repubblica non ebbe altra scelta che acconsentire come male minore. In questo modo il cardinale Borgia riuscì a far sì che Ferrara e Venezia non ostacolassero i piani di guerra che Alessandro VI e Cesare Borgia avevano elaborato per la Romagna con il sostegno della Francia, astenendosi dal dare aiuti ai signori di quella zona.

Da Venezia Juan partì verso Milano, dove, in compagnia di Cesare Borgia, partecipò alla solenne entrata in città del re Luigi XII di Francia. Dopodiché, con l'appoggio francese, accompagnò Cesare alla conquista della Romagna e come legato papale nel territorio bolognese, sperava che, prima o poi, le campagne di sottomissione interessassero anche questa città.

Prima, però, si recò a Mantova, dove ottenne dal marchese Francesco II Gonzaga munizioni e polvere da sparo per l'esercito del Valentino, dopodiché seguì le campagne del cugino di vittoria in vittoria. Così il 13 dicembre ricevette a Imola il giuramento di fedeltà dei suoi abitanti al Papa; da lì si recò a Cesena per negoziare la resa della città a Cesare, mentre il 24 dicembre il suo procuratore Fernando de Almeida, vescovo di Ceuta, era a Forli per assumere in nome del legato pontificio il governo della città, conquistata da Cesare a Caterina Sforza.

La morte

In viaggio verso Roma, per partecipare alle cerimonie di apertura dell'anno giubilare del 1500, interruppe il suo viaggio con l'intenzione di congratularsi nuovamente con il cugino Cesare per la cattura di Forlì, ma morì a Fossombrone, vicino a Urbino, nella notte del 17 gennaio 1500. La sua salma fu trasferita a Roma il 27 gennaio seguente e sepolta nella chiesa di Santa Maria del Popolo, senza che venissero celebrati riti funebri.

Secondo un testimone contemporaneo, la notizia della sua morte arrivò a Valencia lunedì 3 febbraio e il suo vescovo ausiliare, l'agostiniano Jaime Pérez, in compagnia dei funzionari dell'arcivescovado di Valencia, ne diede notizia alla madre. Una novena fu poi celebrata nella cattedrale valenciana.

Successione degli incarichi

Predecessore: Vescovo di Melfi Successore: BishopCoA PioM.svg
Francesco Caracciolo (Carazoli) (Ch) 19 settembre 1494-3 dicembre 1498 Jean Ferrier II (Ch) I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
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con
con
Francesco Caracciolo (Carazoli) (Ch) {{{data}}} Jean Ferrier II (Ch)
Predecessore: Arcivescovo metropolita di Capua Successore: ArchbishopPallium PioM.svg
Niccolò d'Acciapaccio
1435 - 1447
1496-9 agosto 1498 Juan López I
II
III
IV
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VIII
IX
X
con
con
Niccolò d'Acciapaccio
1435 - 1447
{{{data}}} Juan López
Predecessore: Cardinale diacono di Santa Maria in Via Lata Successore: CardinalCoA PioM.svg
Roderic Llançol de Borja 24 febbraio 1496-17 gennaio 1500 Pedro Luis de Borja Llançol de Romaní I
II
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X
con
con
Roderic Llançol de Borja {{{data}}} Pedro Luis de Borja Llançol de Romaní
Predecessore: Legato apostolico di Perugia e dell'Umbria Successore: Emblem Holy See.svg
Francesco Todeschini Piccolomini 21 giugno 1497-11 ottobre 1499 Raymond Pérault I
II
III
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VIII
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con
con
Francesco Todeschini Piccolomini {{{data}}} Raymond Pérault
Predecessore: Amministratore apostolico di Valencia Successore: ArchbishopPallium PioM.svg
Cesare Borgia
(arcivescovo metropolita)
6 settembre 1499-22 giugno 1500 Pedro Luis de Borja Llançol de Romaní
(arcivescovo metropolita)
I
II
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IV
V
VI
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VIII
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X
con
con
Cesare Borgia
(arcivescovo metropolita)
{{{data}}} Pedro Luis de Borja Llançol de Romaní
(arcivescovo metropolita)
Note
  1. Miquel Batllori i Munné, S.J. suggerisce il 1474, ma se accettiamo la testimonianza dell'ambasciatore veneziano Girolamo Donà, che nel 1499 affermava che "il cardinale Borgia [...] ha anni 27", dobbiamo collocare la sua nascita nel 1472.
Bibliografia