Ludovico II il Giovane




Ludovico II il Giovane Laico | |
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Pierre-François Basan Ludovico II il Giovane, litografia (Data sconosciuta) | |
Età alla morte | 49 anni |
Nascita | 1º novembre 825 |
Morte | Ghedi 12 agosto 875 |
Sepoltura | Basilica di Sant'Ambrogio (Milano) |
Imperatore del Sacro Romano Impero (formalmente Imperatore dei Romani) | |
In carica | 15 giugno 844 – 12 agosto 875 |
Incoronazione | Basilica di San Pietro |
Predecessore | |
Successore | |
Re d'Italia (formalmente Re degli Italici) | |
Incoronazione | Basilica di San Pietro, Roma, 15 giugno 844 (da Papa Sergio II) |
Predecessore | |
Successore | |
Re di Provenza | |
In carica | 863 – 12 agosto 875 |
Predecessore | |
Successore | |
Dinastia | Carolingi |
Padre | Lotario I |
Madre | Ermengarda di Tours |
Coniuge | |
Figli |
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Religione | Cattolica |
Ludovico II il Giovane, detto il Giovane oppure Luigi II il Giovane (1º novembre 825; † Ghedi, 12 agosto 875), è stato un re e imperatore franco, Re d'Italia dall'850 (associato alla corona già dall'844), Imperatore dei Romani dall'855 (era co-imperatore dall'850) ed anche re di Provenza dall'863 alla sua morte. Veniva chiamato dai suoi contemporanei Imperatore d'Italia (Imperator Italiae).
Cenni biografici
Nato probabilmente nell'825, il figlio primogenito di Lotario I e di Ermengarda non ha lasciato tracce di sé prima della sua ascesa al trono del Regno d'Italia, avvenuta nell'840, quando Lotario succedette al padre, l'imperatore Ludovico I il Pio, morto il 20 giugno di quell'anno. Regno italico gli fu assegnato proprio da Ludovico il Pio, forse nella primavera dell'836, durante il conflitto che contrapponeva Ludovico a Lotario, ma la designazione fu effettiva solo in occasione dell'ultima discussione in materia di successione, che si tenne a Worms nel giugno 839, subito dopo la riconciliazione di Ludovico il Pio con il figlio.
Papa Sergio II
Nell'844, secondo gli Annales Bertiniani (cronaca franca in latino), fu inviato dal padre in Italia con il compito di restaurare l'autorità imperiale a Roma.
Qui, alla morte di papa Gregorio IV l'aristocrazia aveva scelto come successore l'arciprete Sergio, ma la designazione avvenne in un'atmosfera turbata dalla concorrente candidatura del diacono romano Giovanni, sostenuto dal popolo che lo insediò con le armi in Laterano. Al tempo nessuno informò l'imperatore né dello scisma, né della consacrazione di Sergio II (avvenuta il 25 gennaio 844), in assenza dei rappresentanti imperiali, contrariamente a quanto stabilito dalla Constitutio romana dell'824.
Lotario inviò allora Ludovico, sotto la vigile custodia di Drogone(ch), suo prozio e arcivescovo di Metz, insieme con truppe e rappresentanti laici ed ecclesiastici dell'Italia settentrionale, per indagare sulle modalità dell'elezione. Dopo un'entrata solenne a Roma e in San Pietro (8 giugno), fu riunito un sinodo che finì per riconoscere Sergio II, ma al pontefice e ai Romani fu richiesto un giuramento di fedeltà all'imperatore. La fine di questi attriti fu sanzionata, in San Pietro, dalla consacrazione di Ludovico e dalla sua incoronazione come "rex Langobardorum" (15 giugno 844).
Contro i Saraceni
Quando, nell'846, i Saraceni devastarono le basiliche di San Pietro e di San Paolo fuori le Mura a Roma, Ludovico alla testa di un suo esercito, venne sconfitto. Nella prima metà dell'847, in Francia, si tenne allora un incontro con Lotario, dove furono prese iniziative a favore della Chiesa romana, retta allora da Leone IV. Fu prevista la costruzione di mura intorno a San Pietro, finanziata fondi raccolti in tutto l'Impero e anche decisa una spedizione militare contro gli Arabi.
Tra l'849 e l'850 si tenne a Pavia un'assemblea in cui Ludovico annunciava la totale assunzione del Regno nelle sue mani, che associato al potere imperiale, lo metteva sullo stesso piano di Lotario e che fu ratificata agli inizi d'aprile 850, quando Ludovico II fu unto e incoronato imperatore in San Pietro da Leone IV. Alla cerimonia seguì la conferma dei patti stabiliti con la Chiesa di Roma.
L'associazione al trono imperiale permise a Ludovico II non solo di avere piena autorità, ma anche di intraprendere iniziative militari. Negli anni 851 e 852, Ludovico II intervenne per la seconda volta a Benevento, dietro richiesta dei grandi dell'Italia meridionale (primates patriae), liberandola da una banda di Saraceni che vi si era insediata. Poi si diresse in Puglia, dove non riuscì a liberare Bari. Dopo il suo rientro al nord i saraceni ripresero le scorrerie che portarono al saccheggio dell'abbazia di Montecassino. Nonostante l'insuccesso, l'iniziativa fu di buon auspicio per rafforzare le relazioni con il pontefice, fra i primi a richiedere un intervento.
Il 27 giugno 852 Leone IV inaugurò le mura della Civitas Leoniana; nel maggio seguente il papa e l'imperatore si incontrarono a Ravenna e in quell'occasione Leone IV ottenne che Ludovico ordinasse ad Anastasio Bibliotecario, cardinale presbitero di San Marcello, di recarsi a Roma, dove era già stato convocato diverse volte a partire dall'848, per giustificare l'abbandono delle sue funzioni. Due messi dell'imperatore furono incaricati di condurre il cardinale davanti al pontefice e nel dicembre di quell'anno quattro rappresentanti imperiali parteciparono al sinodo romano che rinnovò l'anatema contro Anastasio.
Alla morte di Leone IV, avvenuta il 17 luglio 855, Ludovico tentò di imporre il suo candidato nella persona di Anastasio che, nonostante la condanna dell'853, si era nel frattempo riavvicinato all'imperatore, in circostanze rimaste ignote. Ma il progetto fallì e dovette accettare l'elezione di Benedetto III, consacrato il 29 settembre. L'8 dicembre, nel corso del concilio, Anastasio, pur se riammesso alla comunione dei laici, fu spogliato dei suoi paramenti sacerdotali.
Matrimonio con Engelberga

Secondo il cronista Reginone, Ermengarda di Tours, madre di Ludovico, morì nell'851. Nello stesso anno, Ludovico si era fidanzato con Engelberga o Angilberga, di cui non si conosce l'ascendenza, ma probabilmente era la figlia di Adelchi I, conte di Parma e duca di Spoleto. La loro relazione era incominciata tra l'848 e l'851, prima ancora del matrimonio; il legame portò al concepimento della primogenita della coppia, Gisla: per regolare la loro relazione quindi retrodatarono il contratto matrimoniale all'ottobre 851. L'evento sancì l'ascesa dei Supponidi, emarginando altri clan come quello degli Hucpoldingi, dinastia a cui apparteneva Hucpold.
Spartizione dell'Impero
Nell'855, il padre Lotario I si ammalò seriamente, rinunciò quindi al trono e si fece monaco nell'abbazia di Prüm; prima di morire, secondo Reginone, con la ripartizione di Prüm divise il suo regno, la Lotaringia, tra i tre figli:
- a Ludovico (o Luigi) II, primogenito, furono confermati il trono d'Italia (era già re d'Italia) ed il titolo imperiale (era già co-Imperatore);
- a Lotario II (835 - 869), secondogenito, spettarono, oltre che la Frisia, i territori compresi tra il fiume Reno a est, il fiume Schelda ad ovest e i monti Giura (con la Borgogna Cisgiurana) e la Savoia, inclusi, a sud, col titolo di re di Lotaringia;
- a Carlo (ca. 845 – 863), terzogenito, toccarono la Provenza, Lione e la Borgogna Transgiurana, col titolo di re di Provenza.
Carlo, il terzogenito, era ancora un bambino e, secondo gli Annales Bertiniani, era anche epilettico, per cui i suoi fratelli maggiori cercarono di convincerlo a rinunciare al regno che il padre gli aveva destinato e a farsi tonsurare, ma i nobili provenzali si ribellarono a tale proposta (secondo gli Annales Bertiniani la causa fu la mancanza di accordo tra i fratelli maggiori) e Carlo mantenne il trono. La reggenza fu affidata al conte di Vienne, Gerardo. In quello stesso anno i Saraceni devastarono Napoli.
I suoi fratelli, Lotario II e Carlo, nell'858 avevano trovato un accordo per l'eredità del regno di Provenza, nel caso che Carlo fosse morto senza eredi, con un trattato che garantiva il regno a Lotario in cambio della cessione di alcuni territori al fratello. Ma dopo che era sorto il problema del divorzio tra suo fratello Lotario II e Teoberga (o Teutberga), Ludovico si riconciliò col fratello, appoggiando l'annullamento del matrimonio di quest'ultimo da Teutberga, convinto di poter influenzare Papa Niccolò I, dopo che, nell'858, ne aveva favorito l'elezione.
Nell'859, Ludovico ottenne da Lotario le città di Ginevra, Losanna e Sion. Il giorno della Pentecoste dell'860, Ludovico incontrò i fratelli Carlo e Lotario nella chiesa di San Castore, fuori le mura di Coblenza, e stipularono un trattato di pace, la pace di Coblenza, destinato però a essere infranto già nell'869.
Nell'862, con l'appoggio di Ludovico II e dello zio Ludovico il Germanico, Lotario II convocò un secondo concilio ad Aquisgrana, dove il sinodo dei vescovi annullò il matrimonio con Teoberga, per cui Lotario fu finalmente libero di sposare la sua concubina, Waldrada.
Carlo, oppresso dalla malattia, morì nell'863, senza eredi, rendendo vacante il trono di Provenza, che secondo l'accordo dell'858 tra Carlo e Lotario sarebbe dovuto toccare a quest'ultimo; ma Ludovico II occupò la Provenza prima dell'arrivo di Lotario e, con l'appoggio dei maggiorenti, si appropriò del regno. L'altro fratello, Lotario II, venuto a conoscenza della cosa arrivò in Provenza. La guerra fu evitata con un accordo in cui Ludovico assunse il titolo regale, mentre una parte di territori della Borgogna Transgiurana, appartenuti al defunto Carlo, venne assegnata a Lotario.
Pochi mesi dopo, Ludovico entrò in conflitto con Nicola I poiché questi si era opposto all'annullamento del matrimonio del fratello con Teoberga ed al riconoscimento del nuovo matrimonio di Lotario con Waldrada. Nell'863, per volere del papa, fu convocato, a Metz, un sinodo di vescovi Franchi che sarebbero dovuti venire dalla Lotaringia, dalla Provenza, dal regno dei Franchi occidentali e da quello dei Franchi orientali, ma i legati papali furono corrotti e convocarono solo vescovi lotaringi e pochi altri. In questo sinodo fu confermata la validità del matrimonio tra Lotario e Waldrada, basandosi su un preteso matrimonio, precedente all'unione di Lotario con Teoberga. A seguito della decisione del papa di deporre i vescovi che a Metz avevano appoggiato il riconoscimento del secondo matrimonio, Ludovico si mise al comando di un esercito e raggiunse Roma nel febbraio dell'864. Ammalatosi durante l'assedio, si rappacificò con il papa e tornò a Pavia.
In questa città, sede formale del regno d'Italia, tenne nell'865 un'assemblea che pose le basi della più importante spedizione contro i Saraceni. Nell'866, accompagnato dalla moglie, marciò su Benevento, ma l'impresa apparve presto inutile senza l'appoggio di una flotta. Ludovico cercò quindi un accordo con l'Imperatore Romano d'Oriente (Basileus) Basilio I, promettendo la figlia Ermengarda in sposa al figlio del Basileus, Symbatios/Costantino[1], ma non avendo mantenuto l'impegno matrimoniale la flotta bizantina, che si era presentata di fronte a Bari, si ritirò senza intervenire.
Con Basilio Ludovico non rinunciò ad affermare la sua dignità imperiale, rivendicando il titolo di "Imperatore dei Romani" al posto di "Imperatore dei Franchi", utilizzato dalle lettere dell'imperatore bizantino[2]. Nell'869 penetrò in Puglia, più precisamente tra Taranto e Brindisi, riconquistando ai longobardi l'importante città di Oria, e regalò alla moglie Angelberga la corte di Dova Superiore, usata per cacciare e svagarsi.
Nel novembre dell'867 era morto Papa Niccolò I, cui era succeduto papa Adriano II, con l'appoggio di Ludovico, che aveva mantenuto lo stesso atteggiamento del predecessore nei confronti di suo fratello Lotario II. Quest'ultimo, l'anno successivo (869), si era dato da fare, con l'aiuto di Ludovico e della cognata Engelberga, per far recedere papa Adriano dalla sua posizione, ed era morto senza aver ottenuto il riconoscimento del matrimonio con Waldrada; i suoi figli furono dichiarati bastardi.
E mentre il legittimo erede, Ludovico II, era impegnato in Italia, ma soprattutto non aveva un grosso seguito tra i nobili di Lotaringia, gli zii Ludovico il Germanico, re dei Franchi Orientali, e Carlo il Calvo, re dei Franchi Occidentali, che invece avevano parecchi sostenitori tra la nobiltà della Lotaringia, poterono reclamare la successione, impossessandosi dei domini del nipote. L'anno seguente sancirono la spartizione col trattato di Meerssen (870).
I due fratelli ignorarono nella spartizione Ludovico II, il quale si rivolse al papa Adriano II per perorare la sua causa. Il pontefice mandò due ambasciatori nelle corti di Carlo e Ludovico allo scopo di far risolvere le questioni al vescovo di Reims Incmaro. Questi ignorò il volere del papa mostrandosi leale nei confronti del suo sovrano Carlo, garantendo a lui e al fratello i territori che si erano spartiti. Nell'871, dopo aver fatto un appello a tutti i sudditi della province marittime, Ludovico II riuscì a conquistare Bari, roccaforte musulmana dalla quale partivano le scorrerie saracene nell'Adriatico.
Rinunciando formalmente alla Lotaringia, Ludovico cercò di unificare la penisola progettando un attacco contro le roccaforti bizantine e longobarde rimaste autonome. Stabilita la sua sede a Benevento, nell'agosto dell'871 fu attaccato nel suo palazzo dalle forze longobarde guidate dal duca della città Adelchi. Venne liberato solo dopo aver promesso solennemente che non si sarebbe vendicato. In quell'occasione si era diffusa la notizia che fosse morto; i suoi zii, Carlo il Calvo e Ludovico II il Germanico, inviarono immediatamente truppe in Italia per impadronirsi del regno, ma trovando Ludovico in buona salute dovettero rientrare.
Successivamente si diresse a Roma, dove il papa Adriano II, nell'872, lo incoronò una seconda volta Imperatore e lo liberò dal vincolo del giuramento. Nell'873 respinse i saraceni presso Capua, mentre fallì il suo tentativo di punire i feudatari ribelli. Dopo la morte di Ludovico i feudatari di Benevento e della Puglia si rivolsero al basileus Basilio I che si stabilì nel sud d'Italia ed occupò Bari. In questo contesto, Lotario in onore di Clemente papa fondò negli Abruzzi l'abbazia di San Clemente a Casauria, importante monastero benedettino.
Ritornato a Nord, Ludovico morì nei pressi di Ghedi, in provincia di Brescia, il 12 agosto 875 e fu sepolto sette giorni dopo nella basilica di Sant'Ambrogio a Milano. Il suo corpo è andato perduto durante i successivi ampliamenti della basilica, ma è stata conservata la lastra tombale, che è stata murata. Lo zio Carlo il Calvo, che per primo ricevette la notizia della morte di Ludovico, invase l'Italia riuscendo così a succedergli sul trono di Provenza, sul trono d'Italia e su quello imperiale.
Discendenza
Ludovico II da Engelberga (830-ca. 890) ebbe due figlie:
- Gisela (851/5-† prima del 28 aprile 868), badessa del monastero femminile di San Salvatore di Brescia; nata prima del matrimonio dei genitori.
- Ermengarda d'Italia (852/5-896), definita nipote da Carlo il Grosso, fu prima fidanzata col figlio dell'Imperatore Romano d'Oriente (Basileus) Basilio I, il co-imperatore, Symbatios[1], nell'876, poi sposò il conte di Vienne Bosone, reggente di Provenza, che, nell'879, fu eletto Re di Provenza.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Imperatore dei Romani | Successore: | ![]() |
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Lotario I cui il papa l'associa nell'850 |
855 – 875 | Carlo il Calvo |
Predecessore: | Re d'Italia (formalmente Re dei Longobardi) |
Successore: | ![]() |
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Lotario I che lo associa nell'844 |
850 – 875 | Carlo il Calvo |
Predecessore: | Re di Provenza | Successore: | ![]() |
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Carlo | 863 – 875 | Carlo il Calvo |
Altre sezioni
Note | |
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Collegamenti esterni | |
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