Niccolò Ridolfi (domenicano)
Niccolò Ridolfi, O.P. Presbitero | |
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Età alla morte | 71 anni |
Nascita | Firenze 1579 |
Morte | Roma 1650 |
Appartenenza | Ordine dei Predicatori |
Incarichi ricoperti |
Niccolò Ridolfi (Firenze, 1579; † Roma, 1650) è stato un presbitero e preposito generale italiano.
Cenni biografici
Nacque a Firenze appartenente a una nobile famiglia di quella città. Fu inviato a Roma a studiare presso i gesuiti, che lo esortarono ad abbandonare i suoi propositi di farsi domenicano e ad entrare nella Compagnia. Rodolfi scelse come suo padre spirituale san Filippo Neri, che con il suo influsso e il sostegno lo persuase ad entrare nell'Ordine domenicano. Il santo gli predisse che sarebbe divenuto, Maestro generale di quell'Ordine, ma che avrebbe dovuto per questo soffrire molto.
Fu lo stesso Filippo Neri a vestirlo con l'abito domenicano nel convento della Minerva a Roma. Fu poi maestro di teologia, fecondo oratore e molto stimato per le sue capacità gestionali, rigorosamente portate aventi nell'interesse dell'Ordine. Per tutti questi motivi venne prima eletto provinciale di Roma. In quel periodo gli fu offerta la porpora cardinalizia, che il frate rifiutò.
Fu nominato Maestro del Sacro Palazzo (cioè teologo personale del pontefice) da Gregorio XV. Deceduto fra' Serafino Secchi, Ridolfi fu nominato da Papa Urbano VIII Vicario Generale dell'Ordine, e nel capitolo generale del 1629 fu eletto nuovo maestro generale.
Volle da subito introdurre nell'Ordine una più rigorosa e centralizzata gestione dei patrimoni dei vari conventi e dei singoli frati, che sollevò ben presto molto malumore in molti religiosi dell'Ordine che si videro privati di beni ritenuti propri.
Il divario fra conventi e religiosi ricchi e quelli meno abbienti era particolarmente presente in Francia. Ridolfi volle guidare in prima persona il cambiamento con visite presso questi conventi, impose di nuovo rigore e austerità ai frati ricchi e si preoccupò in pari tempo di migliorare la vita dei più poveri, che spesso dovevano ricorrere alla questua per far fronte ai propri bisogni. Volle che i conventi tornassero a una vita in comune, come la regola dell'Ordine chiedeva. Nel convento di Parigi di Saint-Jacques, a causa della vita privata dei frati, non esisteva più nemmeno un refettorio comune. Provvide a fornire tutto l'occorrente per il ripristino del refettorio, della cucina e dell'infermeria.
Preoccupato per il rinnovamento del fervore religioso nei conventi, prendendo spunto da quanto praticato presso i Gesuiti, in una lettera a tutti i provinciali raccomandò gli esercizi spirituali, da tenersi per dieci giorni ogni anno, pratica che fu introdotta obbligatoriamente dopo il capitolo generale di Roma del 1650.
Anche il confratello Tommaso Campanella fu tra i critici dell'azione del generale dell'Ordine. Nel 1635 scrisse una lettera al pontefice dove ne denunciava i modi autoritari. Assieme a lui furono molti i frati che non accettavano l'autoritarismo del maestro generale, né l'imposizione di una vita che rispettasse più autenticamente la regola originale dell'ordine.
Nel 1642 il pontefice, dando credito alle accuse di un rivale del Ridolfi, lo fece relegare nel convento di san Sisto e poi in san Pietro in Vincoli. Sul finire di quell'anno il capitolo di Genova, presieduto da Michele Mazzarino (fratello del famoso cardinale), deponeva il Ridolfi, trattenuto a Roma, ed eleggeva il Mazzarino. A quel punto molti frati si ribellarono. Gli spagnoli e i tedeschi riunirono un capitolo alternativo a Cornigliano Ligure ed elessero maestro generale fra Tommaso de Rocamora.
Intanto il papa depose definitivamente il Ridolfi, offrendogli in cambio un vescovado, che questi rifiutò. Per evitare poi una scissione nell'Ordine Urbano VIII annullò entrambe le elezioni e, promuovendo a diverse cariche i due eletti, convocò un capitolo generalissimo per il 1644. Il capitolo elesse a nuovo generale fra' Tommaso Turco, pochi giorni prima della morte del papa. Eletto papa Innocenzo X questi dispose la revisione del processo e il Ridolfi fu riabilitato. Nel 1650 il Ridolfi presiedette il capitolo indetto a Roma, con elevate probabilità di essere rieletto, ma pochi giorni prima dell'elezione il Ridolfi venne anch'egli a morire.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Maestro generale dell'Ordine dei Frati Predicatori | Successore: | |
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Serafino Secchi | 1629-1642 | Tommaso Turco |
Bibliografia | |
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