Monastero di San Benedetto (Subiaco)
Monastero di San Benedetto (Subiaco) | |
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Monastero di San Benedetto, complesso | |
Altre denominazioni | Santuario del Sacro Speco |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Subiaco |
Diocesi | Abbazia territoriale di Subiaco |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Via dei Monasteri, s.n.c. 00028 Subiaco (RM) |
Telefono | +39 0774 85569 |
Fax | +39 0774 822862 |
Posta elettronica | benedettinisubiaco@pcert.postecert.it |
Sito web | |
Proprietà | Ordine di San Benedetto |
Oggetto tipo | Monastero |
Oggetto qualificazione | benedettino |
Dedicazione | San Benedetto da Norcia |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Fondatore | Beato Palombo |
Data fondazione | 1090 |
Inizio della costruzione | XII secolo |
Altitudine | 600 m. s.l.m. |
Coordinate geografiche | |
Lazio | |
Il Monastero di San Benedetto, detto anche Santuario del Sacro Speco, è un cenobio benedettino, situato nel territorio del comune di Subiaco (Roma).
Storia
Il monastero venne fondato nel 1090 ad opera del Beato Palombo, che chiese all'abate Giovanni VII (1068 - 1120) della comunità di Santa Scolastica il permesso di stabilirsi nelle immediate vicinanze della "sacra grotta" e di condurvi vita eremitica.
Dopo il 1193, al Sacro Speco si insediò una comunità di dodici monaci, con una propria amministrazione, guidati da un priore dipendente dall'abate della sottostante Abbazia. Da questo momento vi furono, quindi, due monasteri ed un'unica comunità - salvo l'interruzione dal 1739 al 1853 - che i papi seguirono sempre con grande cura ed attenzione.
Tra il XIV ed il XV secolo, furono elevate le più importanti costruzioni del santuario, che in questo periodo venne intitolato a san Benedetto da Norcia, mentre il monastero sottostante venne dedicato solo a santa Scolastica.
Nel 1456 papa Callisto III dispose sui monasteri sublacensi l'istituto della commenda: furono abati commendatari Juan de Torquemada, Rodrigo Borgia (futuro papa Alessandro VI), Antonio e Francesco Barberini, Giovanni Angelo Braschi (futuro papa Pio VI), Giovanni Maria Mastai Ferretti (futuro papa Pio IX) e Giuseppe Melchiorre Sarto (futuro papa Pio X).
Il 21 marzo 1915, papa Benedetto XV con la bolla Coenobium sublacense soppresse il regime della commenda sui monasteri di Subiaco.
Luogo di intenso misticismo, è ancora oggi un'importante meta di pellegrinaggio.
Descrizione
Il complesso monastico comprende due chiese sovrapposte ed una serie di cappelle e grotte, collegate tra loro da scalinate. L'insieme, situato sotto un'alta parete rocciosa e dominato da una torre cilindrica, è sostenuto da nove poderose arcate e contrafforti, in parte a tutto sesto, in parte a sesto acuto.
Corridoio d'ingresso
Per una piccola porta gotica, sormontata da una croce a decorazione cosmatesca e da una caditoia, si accede ad un corridoio, ricavato nella roccia ed illuminato a destra da quattro archi, dove si possono ammirare interessanti dipinti murali:
- nella volta dell'ultima arcata, San Benedetto da Norcia e tre santi papi (fine XV - inizio XVI secolo), affresco, di ambito romano o umbro:[1] i pontefici raffigurati sono Leone IV, Gregorio I ed Agatone.
- sopra l'architrave della porta d'accesso al successivo ambiente, Madonna con Gesù Bambino (prima metà del XV secolo), affresco, attribuibile a Giovanni da Sulmona od Ottaviano Nelli.[2]
Sala del Capitolo vecchio
Si passa quindi nella Sala del Capitolo vecchio, un ambiente irregolare illuminato da quattro bifore decorato con alcuni dipinti murali tra i quali si notano:
- alla parete sinistra, Gesù Cristo redentore benedicente e gli Evangelisti (primo quarto del XVI secolo), affresco, attribuibile a Cola dell'Amatrice o alla scuola del Perugino.[3]
Chiesa Superiore
La Chiesa superiore, edificata intorno alla metà del XIV secolo, è la struttura più alta del monastero e la più recente del santuario. L'interno, ad unica navata ed a pianta rettangolare con abside semicircolare, si articola in due campate irregolari, sia in pianta che in elevazione, conseguenza delle varie modifiche apportate nel tempo.
La prima campata, quella più vicina all'ingresso, è rettangolare ed è molto più alta di quella interna; le separa un arco decorato con un imponente dipinto murale che raffigura:
- Crocifissione di Gesù Cristo (XIV secolo), affresco, di ambito senese.
Prima campata
Le pareti della prima campata sono quasi completamente ricoperte da dipinti murali, ad affresco, di ambito senese del XIV secolo:
- a sinistra, Storie della passione di Gesù Cristo e Pentecoste.
- a destra, Resurrezione di Gesù Cristo, Apparizioni pasquali ed Ascensione (XIV secolo), affresco, di scuola senese.
Inoltre, nella parete sinistra è collocato:
- Pulpito (metà del XIII secolo), marmo.
Seconda campata
La seconda campata presenta una crociera, più bassa della prima e senza costoloni, decorata da dipinti murali, ad affresco, databili al 1430 circa, attribuibili ad ambito umbro-marchigiano o al cosiddetto Maestro della Badia Morronese, raffiguranti:
- nella parete di fondo, San Benedetto da Norcia in cattedra tra santi e donatori.[4]
- nella parete destra, San Benedetto da Norcia benedice il vino avvelenato; San Benedetto da Norcia esorcizza un monaco.[5]
Abside ed altare
L'abside è scavata nella roccia e di fianco ha un piccolo spazio rettangolare, al quale si accostano le cappelle quadrangolari del braccio destro del transetto.
Nell'abside è collocato:
- Altare con Paliotto con motivi decorativi geometrici e vegetali (prima metà del XIII secolo), in marmo e mosaico, opera dei Cosmati.[6]
Transetto sinistro
Il transetto sinistro, costituito da un piccolo ambiente scavato nella roccia, presenta:
- Crocifissione di Gesù Cristo (prima metà del XV secolo), affresco, attribuibile ad ambito abruzzese o ad Ottaviano Nelli.[7]
Transetto destro
Nel transetto destro sono due cappelle intercomunicanti, decorate con dipinti murali, ad affresco, databili alla prima metà del XV secolo ed attribuibili ad un ambito umbro-marchigiano o al cosiddetto Maestro della Badia Morronese, che raffigurano:
- nel sottarco dell'ingresso, Ultimo incontro tra san Benedetto da Norcia e santa Scolastica, Sant'Onofrio, Gesù Cristo redentore benedicente, San Benedetto da Norcia guarda santa Scolastica trasformatasi in colomba; Angeli reggicandelabro.[8][9]
- nella prima cappella, si notano:
- alle pareti, Martirio di san Placido e Funerali di santa Scolastica.[10][11]
- sulla volta, Sant'Agostino, San Francesco d'Assisi, San Bernardo, San Domenico.[12]
- nel sottarco tra le due cappelle: Mano benedicente, San Michele arcangelo, Arcangelo, Sant'Agnese, Santa Caterina d'Alessandria.[13]
- nella seconda cappella, si evidenziano:
- sulla parete, San Pietro e san Giovanni evangelista guariscono lo storpio.[14]
- sulla volta, Gesù Cristo, San Bartolomeo, Sant'Andrea, San Giacomo Maggiore, San Paolo (?).[15]
Chiesa inferiore
L'abate Enrico, tra il 1244 e il 1276, ristrutturò il Sacro Speco, come è documentato nel Chronicon, trasformandone completamente l'aspetto. A questo periodo risale la costruzione della Chiesa inferiore, ad una sola navata, coperta da volte a crociera, suddivisa in tre campate, una rettangolare e due quadrate. Si accede ad essa dal transetto della Chiesa superiore tramite una scala.
Parete settentrionale
Sulla parete settentrionale sono presenti interessanti dipinti murali, ad affresco, che raffigurano:
- all'ingresso, a sinistra:
- entro una piccola abside, Madonna con Gesù Bambino in trono e angeli (fine del XIII secolo), affresco, di Consolo:[16] dipinto firmato dell'artista (Magister Conxolus pinxit hoc opus); di Consolo non si sa molto, probabilmente era romano ed a lui gli studiosi hanno attribuito la maggior parte degli affreschi della Chiesa inferiore.
- all'ingresso, a destra:
- nel registro inferiore, San Benedetto da Norcia e l'abate Romano con papa Innocenzo III mostrano la bolla pontificia (ante 1216), affresco, di ambito romano:[17] il testo che figura nell'opera è quello della bolla, datata 4 luglio 1202, con la quale il pontefice concedeva speciali privilegi ai monaci residenti nel santuario. Sia Innocenzo III che l'abate Romano hanno l'aureola quadrata, ad indicare che erano ancora in vita nel momento in cui fu eseguito il dipinto e, poiché morirono entrambi nel 1216, tale fatto è significativo per la datazione dell'opera stessa e della ristrutturazione del santuario in quel periodo.
- nel registro superiore, Papa Innocenzo III mostra la bolla delle donazioni al monastero (fine del XIII secolo), affresco, di Consolo.[18]
Parete orientale
Sulla parete orientale, sono raffigurati:
- nella prima campata: Storie della vita di san Benedetto da Norcia (fine del XIII secolo), affresco, di Consolo.[19] In particolare, sono presentati gli episodi: Miracolo del vaglio; Viaggio verso la chiesa di Affile; Vestizione per mezzo di san Romano; Ritiro nella grotta del monte Taleo.
- nella seconda campata:
- nel registro inferiore, Transito di san Benedetto da Norcia (fine del XIII secolo), affresco, di ambito romano:[20] dipinto notevolmente deperito.
- nel registro superiore, Santo Stefano, san Tommaso Becket e san Nicola di Bari (fine del XIII secolo), affresco, di ambito romano.[21]
- nella terza campata:
- nel registro inferiore, a sinistra della porta del coro, San Benedetto da Norcia immerge il manico della scure nell'acqua e la lama miracolosamente torna a posto (fine del XIII secolo), affresco, di Consolo.[22]
- nel registro inferiore, a destra della porta del coro, Santa benedettina (Nitidia?), fine del XIII secolo, affresco, di ambito romano.[23]
- nel registro superiore, San Benedetto da Norcia invia san Mauro a salvare san Placido caduto nel lago (fine del XIII secolo), affresco, di Consolo.[24]
Parete meridionale
Nella parete meridionale, sono raffigurati:
- a sinistra della monofora, San Benedetto da Norcia riceve da una donna il pane avvelenato inviatogli dal prete Fiorenzo e San Benedetto da Norcia (fine del XIII secolo), affresco, di Consolo.[25]
- a destra della monofora, San Benedetto da Norcia comanda ad un corvo di portare via il pane avvelenato e Santa Scolastica (fine del XIII secolo), affresco, di Consolo.[26]
Parete occidentale
Sulla parete occidentale, di particolare interesse:
- nella seconda campata, Gesù Cristo benedicente tra angeli (fine del XIII secolo), affresco, di Consolo.[27]
- nella terza campata, sopra l'arco d'ingresso alla Sacra Grotta, Agnus Dei tra san Giovanni Battista e san Giovanni evangelista (fine del XIII secolo), affresco, di ambito romano.[28]
Volte
Sulle volte sono raffigurati:
- nella prima campata, Agnus Dei tra i simboli degli evangelisti (fine del XIII secolo), affresco, di Consolo.[29]
- nella seconda campata, San Benedetto da Norcia in clipeo e santi (fine del XIII secolo), affresco, di ambito romano.[30]
- nella terza campata, Gesù Cristo benedicente e angeli, san Pietro, san Paolo, san Giovanni evangelista e sant'Andrea (fine del XIII secolo), affresco, di ambito romano.[31]
Grotta di San Benedetto
La grotta è un anfratto del monte Taleo, dove, come racconta san Gregorio Magno nel II libro dei Dialoghi, il giovane san Benedetto si ritirò a vita eremitica per tre anni, nascosto a tutti, fuorché a Dio ed al monaco Romano che, dall'orlo della roccia sovrastante, mediante una lunga corda, mandava al Santo il cibo essenziale per la sopravvivenza. In seguito al tentativo di avvelenamento da parte di Fiorenzo, parroco della chiesa di San Lorenzo, situata sulla riva sinistra dell'Aniene, san Benedetto abbandonò la grotta ed essa rimase per circa sei secoli solo un luogo di preghiera per i monaci che vivevano nel vicino monastero di Santa Scolastica.
La grotta oggi è molto trasformata, rispetto all'epoca in cui vi visse il Santo, poiché nel tempo ha subito adattamenti e modifiche strutturali, per agevolarne l'accesso e consentire il normale svolgimento della vita cenobitica. All'interno è possibile ammirare:
- Statua di san Benedetto da Norcia (1657), marmo, opera dello scultore Antonio Raggi.[32]
Cappella di San Gregorio
Atrio
All'inizio della Scala Santa, per una scala a chiocciola, si sale all'atrio che introduce alla cappella di San Gregorio magno, limitato a destra dalla parete rocciosa, dove nella parete di fondo si nota:
- San Gregorio Magno in trono e san Giobbe (1228), affresco di ambito romano.[33]
Cappella
La cappella è un piccolo ambiente absidato, in parte stretto alla roccia, con volta a crociera, al quale si accede dalla Chiesa inferiore, attraverso una scala a chiocciola, che sostituisce le funzioni di un antico passaggio voluto dall'abate Giulio Graziani nel 1595.
La cappella è decorata con dipinti murali, ad affresco, di ambito romano. Di particolare interesse storico-artistico:
- nella parete dell'altare e nell'abside, Crocifissione di Gesù Cristo e Gesù Cristo benedicente tra san Paolo e san Pietro (1228).[34]
- nella parete sinistra,
- Ugolino di Anagni, vescovo di Ostia,[35] consacra l'altare a san Gregorio Magno (1228):[36] sotto il dipinto murale si legge la data di esecuzione (1228), ossia il secondo anno del pontificato di Gregorio IX (1227 - 1241).
- San Michele arcangelo (1228):[37] la figura del santo, presentata mentre scuote il turibolo, segue la curva della cornice dell'arco.
- Gesù Cristo in pietà (fine XV secolo):[38] alcuni studiosi attribuiscono l'opera ad Antoniazzo Romano.
- nella parete destra, San Francesco d'Assisi e committente (ante 1224):[39] l'opera è anteriore al 1224, anno in cui il Santo ricevette le stimmate, che qui non sono presenti, come non figura l'aureola, ad indicare che il protagonista, in quel periodo, era ancora vivo.
- sulla volta, Simboli dei quattro evangelisti e cherubini (1228).[40]
Scala Santa
La Scala Santa fu fatta costruire dall'abate Giovanni VII (1068 - 1120) per sostituire lo stretto e ripido sentiero, lungo il pendio del monte Taleo, che san Benedetto percorreva per passare dallo Speco (o "Grotta della preghiera") alla "Grotta dei pastori" ed incontrare le persone che volevano ascoltare le sue parole. Oggi, a causa delle modifiche subite da tutto il complesso monastico nel tempo, l'originaria Scala Santa è ridotta solo ad un breve tratto. Ad occidente la Scala lambisce la roccia e ad oriente il muro esterno, dove si trova una monofora. La copertura presenta una vasta crociera ma la roccia rende tutto un po' asimmetrico, perché condiziona lo spazio, peraltro affrescato in ogni sua parte.
I dipinti murali della Scala Santa, pur nella asimmetria delle pareti, presentano tre scene, databili al XIV secolo, di ambito senese, che raffigurano temi ricorrenti e letterariamente trattati in quegli anni:
- alla parete sinistra, L'eremita Macario mostra a tre giovani le condizioni della morte o Leggenda dei tre vivi e dei tre morti: raffigura tre giovani, due dei quali, intenti a discorrere tra loro, indifferenti a quanto l'eremita mostra loro, a differenza di un loro amico, interessato alle parole del Santo, che gli indica l'inevitabile destino dell'uomo (tre bare con le tre fasi di della trasformazione di corpo operata dalla morte); alle spalle un monastero turrito propone, quale strada per la salvezza, la vita ascetica.
- alla parete destra,
- Trionfo o Cavalcata della Morte: presenta la Morte che con spada sguainata, in sella ad un cavallo lanciato al galoppo e incurante di quanti (nobili, monaci, giovani e dame) travolge nel suo passaggio, colpisce due cacciatori ignari del suo arrivo.
- Battesimo di Gesù Cristo.
Cappella della Madonna
La cappella, risultato costruttivo di un rifacimento del XIV secolo, è situata sotto la Cappella di San Gregorio. Nonostante l'irregolarità delle pareti, che seguono l'andamento della roccia, fu interamente decorata con dipinti murali, ad affresco, di ambito senese, databili al XIV secolo, raffiguranti:
- Storie della vita di Maria Vergine.
Grotta dei Pastori
La grotta è posta ad un livello inferiore rispetto alla Grotta di San Benedetto. Qui, secondo la narrazione fatta da san Gregorio Magno nel II libro dei Dialoghi, il Santo scendeva per incontrare i pastori e gli abitanti della zona, che accorrevano per ascoltare le sue parole.
Sulla roccia dell'anfratto si conserva un dipinto murale raffigurante:
- Madonna con Gesù Bambino e santi (seconda metà del VII secolo - prima metà dell'VIII secolo), affresco, di ambito bizantino:[41] questo è il più antico dipinto conservato nel monastero.
Cortile dei Corvi
Dalla Chiesa Superiore, attraverso il braccio destro del transetto, si accede al cosiddetto "Cortile dei Corvi", così chiamato perché fino a poco tempo fa i monaci vi allevavano alcuni corvi, a ricordo di quello che, secondo il racconto di san Gregorio Magno, portò lontano il pane avvelenato inviato dal prete Fiorenzo a san Benedetto per ucciderlo.
Nel fondo del cortile, all'interno di un'edicola, è collocata:
- Statua di san Benedetto da Norcia, in marmo bianco: il Santo è rappresentato in atto di sollevare la testa per guardare le cime aggettanti del monte Morra, al quale sembra dire le parole che si trovano scritte nella sua base:
« | Ferma, o rupe, non minacciare i figli miei. » |
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