Saverio Canale
Saverio Canale Cardinale | |
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Età alla morte | 78 anni |
Nascita | Terni 15 febbraio 1695 |
Morte | Roma 20 marzo 1773 |
Sepoltura | Chiesa di Piedimonte, Terni |
Ordinazione presbiterale | non si hanno informazioni |
Nominato vescovo | mai nominato |
Creato Cardinale |
26 settembre 1766 da Clemente XIII (vedi) |
Cardinale per | 6 anni, 5 mesi e 24 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
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Saverio Canale (Terni, 15 febbraio 1695; † Roma, 20 marzo 1773) è stato un cardinale italiano.
Biografia
Nacque a Terni in una famiglia, di antica nobiltà che trasse il suo nome dal castello Canale, situato nei pressi di Amelia; stabilitasi a Terni dal 1449 faceva parte del patriziato della città. Era figlio di Giovanni Maria Canali, conte di Varolengo e Caterina Gregori. Aveva un fratello minore, Filippo, che divenne frate cappuccino col nome di Filippo d'Amelia. Il suo nome risulta anche Xaverio; il suo cognome come Canali e come Canalibus.
Formazione e attività prelatizia
Nel 1710 si recò a Roma per studiare al Collegio Ghislieri e ben presto manifestò l'intenzione di intraprendere la carriera ecclesiastica; non vi sono informazioni circa la sua ordinazione. Nel 1729 entrò al servizio del cardinale Francesco Antonio Finy. Fu molto legato anche al cardinale Troiano Acquaviva, protettore del Regno di Napoli. Segretario dell'Uditore di Rota Tomás Ratto[1] per un breve periodo, fu nominato revisore della Nunziatura apostolica in Spagna nel 1731 e poi della Nunziatura apostolica in Portogallo, ma a causa del conflitto tra quella corte e la Santa Sede, non poté entrare nel Paese. Rientrato a Roma divenne Cavaliere del Sovrano Ordine di Malta e nel 1732 censore di giustizia; prelato della S.C. Concistoriale, protonotario apostolico partecipante il 31 luglio 1734. Relatore della S.C. della Sacra Consulta dal 1737 al 1744, nel 1738 per ventisette anni ottenne l'appalto della tipografia apostolica, durante i quali curò, tra l'altro, la pubblicazione delle decisioni della Sacra Rota. Chierico della Camera Apostolica dal settembre 1743, fu governatore di Cesi e Terre Arnolfe nel 1744; canonico della Patriarcale Basilica Lateranense l'11 luglio 1745, governatore di Collescipoli dal 1746, presidente della Zecca nell'aprile 1747, prefetto dell'Archivio dal maggio 1747 al 1750. Fu presidente della Grascia dal maggio 1750 al 1753, prefetto della Annona dal 1º gennaio 1754 al 24 settembre 1759. Nel 1755 ordinò la costruzione di una cappella dedicata a Sant'Isidoro, presso i granai delle Terme di Diocleziano; e per l'occasione scrisse un'operetta agiografica "Vita di S. Isidoro agricolo" (Roma 1756). Tesoriere generale della Camera Apostolica dal settembre 1759; nel 1760, senza possedere dimestichezza per affrontare i gravi problemi derivanti dalla crisi finanziaria, fu nominato economo generale dello Stato Pontificio. Nonostante la scarsa disponibilità di fondi, finanziò il completamento del porto di Civitavecchia. A motivo della carestia acquistò grano dalla Francia; nel 1763 acconsentì al Monte dell'Abbondanza di concedere nuovi prestiti alla comunità per acquisti di grano; predispose ricoveri per accogliere seimila immigrati affamati rifugiatisi in città fino a quando gli subentrò Giovanni Angelo Braschi.
Cardinalato
Venne creato cardinale diacono da Clemente XIII nel concistoro del 26 settembre 1766; ricevette il cappello rosso il 30 settembre seguente e la diaconia di Cardinale diacono Santa Maria della Scala il 1º dicembre dello stesso anno. Fu assegnato alle SS. CC. del Buon Governo, dell'Immunità Ecclesiastica, delle Acque e della Reverenda Fabbrica della Basilica di San Pietro. Abate commendatario di Subiaco dal 1766 fino alla morte. Protettore dell'Ordine dei Betlemiti nelle Indie Occidentali dal 14 aprile 1767 fu anche protettore della città di Terni. Partecipò al conclave del 1769 che elesse papa Clemente XIV. Trascorse i suoi ultimi anni tra Roma e Terni, dove aveva raccolto nel suo palazzo una ricca biblioteca.
Morte
Afflitto da febbre altissima con convulsioni epilettiche, morì a Roma il 20 marzo 1773 all'età di 78 anni. Fu esposto e temporaneamente sepolto nella Chiesa di San Marcello a Roma, dove si svolsero anche i funerali alla presenza del papa e del Sacro Collegio Cardinalizio. Le sue spoglie furono trasferite nella chiesa da lui costruita a Piedimonte, oggi frazione di Terni, e ivi sepolte secondo la sua volontà[2]. Nel suo testamento chiese che fossero celebrate 2000 messe in suo suffragio.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Tesoriere generale della Camera Apostolica | Successore: | |
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Nicola Perrelli | 24 settembre 1759 - 26 settembre 1766 | Giovanni Angelico Braschi |
Predecessore: | Cardinale diacono Santa Maria della Scala | Successore: | |
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Luigi Antonio di Borbone-Spagna | 1º dicembre 1766 - 20 marzo 1773 | Gregorio Antonio Maria Salviati |
Predecessore: | Abate commendatario di Subiaco | Successore: | |
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Giovanni Francesco Banchieri | 1º dicembre 1766 - 20 marzo 1773 | Giovanni Angelico Braschi |
Note | |
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Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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Voci correlate | |
- Tesorieri generali della Camera Apostolica
- Cardinali diaconi di Santa Maria della Scala
- Abati commendatari di Subiaco
- Concistoro 26 settembre 1766
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