Abbazia di Santa Maria in Valdiponte (Perugia)
Abbazia di Santa Maria in Valdiponte | |
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Perugia, Abbazia di Santa Maria in Valdiponte, complesso | |
Altre denominazioni | Abbazia di Montelabate |
Stato | Italia |
Regione | Umbria |
Provincia | Perugia |
Comune | Perugia |
Località | Montelabate |
Diocesi | Perugia-Città della Pieve |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Strada di Montelabate Loc. Montelabate 06134 Perugia (PG) |
Telefono | +39 075 603120; +39 340 1003590 |
Sito web | |
Proprietà | Fondazione Gaslini di Genova |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Data fondazione | IX secolo |
Inizio della costruzione | X secolo |
Completamento | XV secolo |
Altitudine | 387 m |
Coordinate geografiche | |
Umbria | |
L' Abbazia di Santa Maria in Valdiponte, detta anche Abbazia di Montelabate , è un complesso monumentale, che ospitò un monastero benedettino, situato in località Montelabate nel comune di Perugia.
Storia
Dalle origini al Duecento
Nelle fonti più antiche il monastero è chiamato Santa Maria in Valdiponte in Corbiniano dal monte omonimo che lo sovrasta a est. La prima notizia, che attesta l'esistenza del cenobio, risale al 969 ed è un privilegio di papa Giovanni XIII (965-972), peraltro di controversa interpretazione dagli studiosi, con cui conferma all'abate Pietro le proprietà monastiche e lo incarica di restaurare e riformare il monastero secondo la Regola di san Benedetto segno che esso doveva già avere alle sue spalle una parabola di fondazione-crescita-decadenza. Il primo documento per una datazione certa del complesso è, comunque, un atto notarile del 993, con il quale un tale Giovanni Gregorio cede agli abati e ai monaci un terreno compreso tra il fiume Tevere e il Rio d'Arno. Un'altra attestazione sicura di Valdiponte, in un documento originale, è un testamento del settembre 995. È tuttavia probabile che l'abbazia possa risalire al IX secolo.
Il periodo tra l'XI e il XII secolo costituisce, per il monastero, la fase di maggior espansione della proprietà fondiaria e di affermazione della propria posizione egemonica su un ampio territorio, che, senza contare le aziende agricole più distanti e isolate, raggiungeva a ovest il lago Trasimeno, a sud la città di Perugia, a est si estendeva anche all'interno della Diocesi di Gubbio, a nord fino all'attuale Umbertide. Il meccanismo di costruzione di tale patrimonio è quello tipico delle fondazioni monastiche del tempo, le donazioni pro anima o le cessioni di diritti. Situato in un punto strategicamente importante tra le due città di Perugia e Gubbio, il monastero intrattenne rapporti con entrambi i Comuni; dalla documentazione appaiono più intensi ma nel complesso tranquilli quelli con Perugia, più sporadici ma con punte di tensione quelli con Gubbio.
Decisivo per il successivo sviluppo del cenobio fu il momento della sua diretta dipendenza dalla Santa Sede e dallo svincolamento da qualsiasi pretesa del potere episcopale locale. A questo obiettivo Valdiponte giunse in modo non propriamente semplice, ma nel corso di una vicenda che la vide accomunata ad altre due importanti abbazie del territorio perugino, San Pietro di Perugia e San Salvatore di Monteacuto. Poste sotto la giurisdizione del vescovo Andrea (1033 - 1036) da Benedetto IX (1033-1045) e Gregorio VI (1045-1046), i successori di questi, Clemente II (1046-1047) e Leone IX (1049-1054), per fermarne la dispersione dei beni, ne revocarono le disposizioni, confermando ai rispettivi abati i loro possessi mobili e immobili, come il diritto a percepire le decime e le primizie, la facoltà di scegliere qualsiasi vescovo per l'ordinazione dei chierici, nonché il loro status di immediata soggezione al papa.
In questa fase storica nella quale si vede in Europa il diffondersi dei movimenti di riforma monastica, come i cluniacensi e i cistercensi, per giungere alle nuove proposte dei camaldolesi e vallombrosani; Valdiponte rimane però estranea a questa generale tendenza al rinnovamento: l'abbazia, infatti, continuerà a essere benedettina della primitiva osservanza, autonoma e autocefala, alle dirette dipendenze di Roma.
La vita della comunità monastica non fu priva di contrasti interni, tanto che nel 1030 papa Giovanni XIX (1024-1032) decise di inviarvi un delegato per ripristinare l'ordine e la disciplina; alla stessa data si fa risalire un primo intervento di restauro del complesso, realizzatosi sotto il governo dell'abate Pietro.
Il XIII secolo è il periodo di maggior floridezza per Valdiponte: nel settembre 1277 l'abate, insieme ai più importanti rappresentanti degli altri enti religiosi del territorio perugino è invitato dalle autorità comunali a due riunioni sull'acquedotto, nella residenza e alla presenza del vescovo e di Fra Bevignate (1250 ca. - doc. 1305), allo scopo di fornire un aiuto concreto per la realizzazione dell'opera, su cui erano concentrate in quegli anni le energie e le risorse economiche dell'intera collettività, culminata nella costruzione della splendida Fontana Maggiore (1275-1278) ad opera di Nicola e Giovanni Pisano.
A testimonianza della prosperità economica della comunità monastica vi sono, in particolare, i notevoli interventi di restauro e ampliamento dell'abbazia che si susseguono in questa fase: nel 1230 l'abate Oratore fece ricostruire il chiostro, andato distrutto da eventi bellici; nel 1234 viene restaurata la chiesa insieme al coro; nel 1281 l'abate Trasmondo riedificò la chiesa e a seguito di tali lavori di ristrutturazione l'insediamento assunse il carattere monumentale odierno anche con l'ultimazione nel 1296 della possente torre campanaria; nel 1297 l'abate Deodato fa edificare la loggia superiore del chiostro.[1]
Dal Trecento al Seicento
All'inizio del XIV secolo, la chiesa abbaziale venne arricchita con importanti dipinti, realizzati da Meo da Siena e alcuni suoi seguaci, oggi conservati nella Galleria Nazionale dell'Umbria:
- Polittico con Madonna con Gesù Bambino, san Gregorio Magno, san Pietro, san Giovanni Evangelista, sant'Emiliano, santi e angeli (1315 - 1320 ca.), tempera su tavola di Meo da Siena.[2][3]
- Madonna con Gesù Bambino (1315-1320 ca.), tempera su tavola di Meo da Siena.[4]
- Dossali bifacciali con Sant'Ercolano di Perugia, San Pietro, San Lorenzo, San Paolo (1326 - 1330 ca.), tempera su tavola del cosiddetto Maestro dei Dossali di Montelabate, seguace di Meo da Siena.[5][6]
Nel XIV secolo si nota che spesso la carica di abate è occupata da membri di importanti famiglie perugine, nell'ambito di strategie di potere delle singole consorterie: questo non aiuta al ristabilimento della pace interna al cenobio e infatti la situazione raggiungerà una fase critica, dopo la morte di Deodato e soprattutto nel 1318, sotto l'abate Uguccione I Monalducci, quando si profilò una vera e propria "fronda" di scontenti.
I contrasti interni, le lotte con le signorie locali e gli attriti con i centri religiosi confinanti condussero l'abbazia a un progressivo decadimento istituzionale e materiale, che nel 1404, dopo la morte dell'ultimo abate regolare, Giacomo, diventa commenda, della quale a lungo (1527-1651) saranno titolari i membri della famiglia Cesi di Todi: ciò influirà negativamente sulla sua vitalità e capacità di iniziativa.
Alla fine del XV secolo, il monastero attraversò una breve fase di ristrutturazione testimoniata dai due dipinti murali ad affresco di Fiorenzo di Lorenzo e Bartolomeo Caporali, conservati nella chiesa abbaziale.
Dal Settecento a oggi
Nel 1749 l'abbazia verrà affidata, per volontà del cardinale Filippo Monti, all'Ordine cistercense che vi resterà sino al 1860.
Dopo la parentesi repubblicana e napoleonica, in cui anche il cenobio di Valdiponte fu soppresso e i suoi beni espropriati (1808-1815), la definitiva chiusura del monastero avverrà nel 1860, con l'allontanamento dell'ultimo abate, in seguito alle confische operate dal nuovo Stato unitario.
L'edificio, divenuto di proprietà privata, venne lasciato in stato di abbandono: durante la Seconda guerra mondiale nel 1943-1944 fu usato come deposito per le opere d'arte conservate nella Galleria Nazionale dell'Umbria e per alcune di quelle della Pinacoteca di Brera. Infine, nel 1956 venne acquistato dalla Fondazione Gaslini di Genova, che ne è ancora oggi proprietaria.
Cronotassi degli abati
- Pietro I <969>
- Pietro II (?) <1020>
- Benedetto <1040>
- Giovanni <1049-1068>
- Rustico <1079?-1090?>
- Corvino <1097>
- Arnaldo <1108-1109>
- Gebizone <1116-1118>
- Attone <1119-1123>
- Bernardo <1127?-1134>
- Tebaldo I 1137-1145
- Alberto 1145-1152
- Tebaldo II 1156-1182
- Armanno 1182-1204
- Oratore 1204-1221
- Ugolino 1222-1226
- Martino 1227-1231
- Bono 1232-1233
- Ercolano 1234-1266
- Trasmondo 1266-1285
- Deodato 1286-1302
- Uguccione I 1302-1338
- Uguccione II 1339-1348
- Paolo 1349-1389
- Giacomo 1389-1404
- Ludovico Guidarelli 1405-1427
- Pietro de Capellis 1427-1434
- Gaspare Bartolomei 1434
- Giacomo Filippo degli Arcipreti
- Girolamo Basso della Rovere 1480
- Orlando del Carretto
- Lorenzo Fieschi
- Francesco Armellini Pantalassi de' Medici 1504-1527
- Federico Cesi
- Ottavio Cesi
- Paolo Emilio Cesi † 1537
- Federico Cesi † 1565
- Pierdonato Cesi
- Angelo Cesi (I) 1585-1614
- Bartolomeo Cesi 1614-1620
- Angelo Cesi (II)
- Giuseppe Brianza Panzirolo
- Pietro Ottoboni 20 ottobre 1689 - 29 febbraio 1740
- Filippo Maria de Monti 29 febbraio 1740 - 17 gennaio 1754
- Clemente Argenvilliers 17 gennaio 1754 - 23 dicembre 1758
- Luca Melchiore Tempi 23 dicembre 1758 - 17 luglio 1762
- Carlo Caprara 1762-1767
- Giannangelo Braschi 22 ottobre 1767-20 marzo 1773
- Giovanni Ottavio Bufalini 20 marzo 1773 - 3 agosto 1782
- Carlo Livizzani Forni 3 agosto 1782 - 1º luglio 1802
- Bartolomeo Pacca 1º luglio 1802 - 19 aprile 1844
- Francesco Gentilini
Descrizione
Il complesso monastico è attualmente costituito da vari corpi di fabbrica, dei quali si evidenziano:
Chiesa
La chiesa, in stile romanico-gotico, documentata già nell'XI secolo, venne riedificata nel 1281 e dotata nel 1569 di possenti contrafforti di sostegno
Esterno
La chiesa, impostata su un alto podio, è accessibile attraverso una stretta e ripida scalinata. La facciata quadrata è aperta da un grande portale a ogiva trilobato e un rosone a doppia raggiera, databili al 1315, commissionati dall'abate Uguccione Monalducci e attribuiti alla bottega del cosiddetto "Maestro ricamatore".
La torre campanaria, a destra a della facciata, ultimata nel 1296, a base quadrata, è aperta su due lati da quadrifore e sugli altri da trifore, mentre sulla sommità da quattro grandi monofore.
Interno
La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), si presenta a unica navata (30 m. di lunghezza e 15 m. di larghezza), articolata in tre campate e coperta da volte a crociera poggianti su costoloni sorretti da semipilastri addossati alle pareti. L'abside poligonale è aperto da tre monofore.
All'interno, di particolare interesse storico-artistico si conservano due dipinti murali ubicati all'inizio della navata:
- alla parete sinistra, San Sebastiano e san Rocco intercedono per la comunità presso la Madonna con Gesù Bambino in gloria tra sant'Antonio abate e san Bernardino da Siena, Dio Padre benedicente, Maria Vergine annunciata, San Gabriele arcangelo annunciante, Gesù Cristo redentore, profeti e sibille (1488), affresco di Bartolomeo Caporali.[7]
- alla parete destra, Gesù Cristo crocifisso con san Sebastiano e san Rocco, Risurrezione di Gesù Cristo, San Biagio, Sant'Antonio abate, San Cristoforo, San Bernardino da Siena, Dio Padre, Annunciazione (1492), affresco di Fiorenzo di Lorenzo.[8]
Cripta
Sotto il presbiterio si apre l'ampia cripta, ascrivibile probabilmente alla prima metà dell'XI secolo, che si presenta a pianta rettangolare divisa in quattro navate con tre absidi. Gli elementi utilizzati per la sua costruzione sono tutti materiali di spoglio, come colonne romane e altomedievali i cui capitelli sono decorati a motivi fitomorfi.
In una nicchia della cripta sono visibili alcuni frammenti di un dipinto murale raffigurante:
- Madonna con Gesù Bambino e l'abate committente (inizio del XIV secolo), affresco di ambito umbro.
Chiostro
Lo splendido chiostro quadrangolare, che sorge allo stello livello della cripta, si compone di due livelli: il primo, come ricordato in uno dei capitelli, venne terminato sotto l'abate Oratore (1205-1222), presenta colonne con capitelli a gruccia che sorreggono archi ogivali: il secondo fu aggiunto nel 1297 per aver un collegamento allo stesso livello della chiesa. Tuttavia l'esistenza di un chiostro è già documentata dal 1195 e visto che per l'edificazione di quello attuale sono state utilizzate parti di colonne di recupero databili anche al IX-X secolo, è ipotizzabile la presenza di uno più antico.
Sala capitolare
Nella sala capitolare, che era l'ambiente in cui i monaci si riunivano per dirimere le questioni importanti riguardanti la vita abbaziale, comprese le questioni legali relative ai possedimenti, si preservano alcuni pregevoli dipinti murali raffiguranti:
- alla parete di fondo, Madonna con Gesù Bambino in trono, Crocifissione di Gesù Cristo (seconda metà del XIII secolo), affreschi attribuiti al cosiddetto "Maestro di Montelabate".[9]
Note | ||||
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