Beato Giuseppe Girotti
Beato Giuseppe Girotti, O.P. Presbitero · Martire | |
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Beato | |
Età alla morte | 39 anni |
Nascita | Alba 19 luglio 1905 |
Morte | Dachau 1º aprile 1945 |
Vestizione | Chieri, 30 settembre 1922 |
Professione religiosa | 15 ottobre 1923 |
Ordinazione presbiterale | Chieri, 3 agosto 1930 da mons. Angelo Giacinto Scapardini |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 26 aprile 2014, da Francesco |
Ricorrenza | 1º aprile |
Beato Giuseppe Girotti (Alba, 19 luglio 1905; † Dachau, 1º aprile 1945) è stato un presbitero e biblista italiano, licenziato (prolita) in Sacra Scrittura e martire della carità nel campo di Dachau.
Cenni biografici
Nacque ad Alba il 19 luglio 1905 da umile ma stimata famiglia. Il 5 gennaio 1919 Girotti entrò nel Collegio domenicano di Chieri per iniziare gli studi. Il 30 settembre 1922 fece la cerimonia di vestizione. Dopo il noviziato a La Quercia, convento dell'Ordine a Viterbo, professò i voti il 15 ottobre 1923. Il 3 agosto 1930, vigilia di san Domenico, fu Ordinato presbitero a Chieri da mons. Angelo Giacinto Scapardini[1], O.P., arcivescovo di Vigevano.
Dal 1932 a 1934 fu a Gerusalemme dove si perfezionò in studi biblici alla scuola di padre Réginald Garrigou-Lagrange, conseguendo poi il titolo di licenziato (prolita) in Sacra Scrittura a Roma, presso la Pontificia Commissione Biblica. Fu poi docente di Sacra Scrittura nello Scriptorium domenicano di santa Maria delle Rose in Torino. Nel 1937 fu incaricato di continuare il commento alla Sacra Bibbia, iniziato dal confratello padre Marco Sales, morto l'anno prima. Incarico che terminò nel 1938 con la pubblicazione del VI volume dell'Antico Testamento dedicato ai Libri della Sapienza.
Sospeso nel 1939 dall'insegnamento e sorvegliato dal regime per il suo atteggiamento antifascista, fu trasferito nel convento di san Domenico. Nel 1942 pubblicò il VII volume sul Libro di Isaia. Nei due volumi da lui scritti profuse tutta la sua profondità di studi, esposti con chiarezza apprezzata. Stimato per la sua vasta cultura, amava esercitare il ministero sacerdotale anche tra la povera gente, specie nell'Ospizio dei Poveri Vecchi, vicino al suo convento. Estese la sua pratica della carità cristiana con l'aiuto agli ebrei, durante la persecuzione antisemita della Seconda Guerra Mondiale.
Per la sua opera a favore degli ebrei, il 29 agosto 1944 fu arrestato e, dopo essere stato detenuto nelle carceri de Le Nuove di Torino, san Vittore a Milano e a Bologna, fu deportato in Germania nel campo di concentramento di Dachau (lager deputato all'accoglimento dei religiosi intransigenti verso il regime), dove giunse il 9 ottobre 1994. Qui padre Girotti attinse forza morale e spirituale dalla lettura e dalla meditazione della Bibbia che un pastore luterano gli fornì, perché aveva intenzione di pubblicare il commento del profeta Geremia. Le dure condizioni imposte agli internati sfociarono in un'epidemia che infierì a partire dal mese di dicembre decimando i prigionieri.
Il fisico di padre Girotti non resse, dimagriva a vista d'occhio, affetto da dolori reumatici e gonfiore alle gambe sempre più pronunciati. In infermeria gli fu diagnosticato un carcinoma. Probabilmente la sua morte repentina è comunque da attribuire a una iniezione letale. Le sue ultime parole ascoltate furono quelle dell'Apocalisse: Maràna thà, Vieni Signore Gesù! Era la Pasqua del 1º aprile 1945, poco prima della fine della guerra. Aveva 39 anni, fu seppellirono in una fossa comune con altri duecento cadaveri, perché il forno crematorio non funzionava più.
Culto
Nel 1988 è cominciato presso la curia di Torino il processo di canonizzazione e il 27 marzo 2013 papa Francesco ne ha autorizzato il decreto di beatificazione, avvenuta nel duomo di Alba il 26 aprile 2014.[2] A rappresentare il Santo Padre il cardinal Giovanni Coppa, nativo di Alba.
Il 14 febbraio 1995, a cinquant'anni dalla morte, ha ricevuto la medaglia alla memoria come giusto tra le nazioni quale riconoscimento da parte dello Stato di Israele per quanti si sono adoperati per la salvezza degli ebrei durante l'Olocausto.
Il suo nome è iscritto nell'albo ufficiale e un albero è piantato in suo onore nel viale dei giusti a Yad Vashem, a Gerusalemme.
Note | |
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