Vangelo secondo Luca
Vangelo secondo Luca | |
Andrea Mantegna, Polittico di San Luca (part. San Luca evangelista allo scrittoio), 1453 - 1454, tempera su tavola; Milano, Pinacoteca di Brera | |
Sigla biblica | Lc |
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Titolo originale |
Κατά Λουκὰν Eυαγγέλιο Katá Loukàn yanghélio{{{titolo originale}}} |
Lingua originale | greco |
Autore | San Luca evangelista |
Datazione | 70 - 80 |
Ambientazione Geografica | Terra Santa |
Ambientazione Storica | I secolo |
Libro successivo | Atti degli Apostoli |
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Il Vangelo secondo Luca è il terzo Vangelo; è uno dei Vangeli sinottici e presenta in maniera pronunciata un ritratto misericordioso di Dio e di Gesù.
L'autore e il suo vangelo
Secondo l'antica tradizione ecclesiastica, l'autore del terzo vangelo è san Luca, un collaboratore serio e fidato dell'apostolo Paolo menzionato nel versetto Fm 24 , nella 2Tim 4,11 e nella Col 4,14 dove viene chiamato il caro medico. Ireneo di Lione commenta:
« | Luca, che accompagnava Paolo, ha pubblicato in un libro il vangelo predicato da costui. » | |
(Adversus Haereses, 3,1,1)
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In base al suo stile linguistico e alle sue conoscenze teologiche, era una persona che conosceva benissimo la lingua greca, come la sua lingua materna. Il suo speciale interesse per questioni di escatologia individuale, nonché la sue enfasi sulle azioni profetiche di Gesù potrebbe indicare il passato pagano (non giudaico) dell'autore del vangelo. In ogni caso, egli affonda le sue radici nella cultura greco-ellenistica del mediterraneo. La forte familiarità con l'Antico Testamento e la centralità della "città santa" (Gerusalemme) nella sua opera non sembrano contraddire quanto appena detto. Inoltre si può dire che faceva parte dei cosiddetti "timorati di Dio", persone che credevano in Dio e vivevano nel mondo della lingua greca senza un contatto diretto con la sinagoga.
Il luogo e la data di composizione
Il Vangelo di Luca è stato scritto dopo il 70 d.C. (data della distruzione di Gerusalemme da parte di Tito). In favore di questa data parla la forma con cui Luca descrive la caduta della città (capitolo 21). Si pensa perciò che dovette trascorrere un certo numero di anni tra questi avvenimenti e l'ultima redazione del suo vangelo. Del resto, gli Atti degli Apostoli presuppongono già il terzo vangelo (1,1); e, poiché il libro degli Atti fu scritto probabilmente prima della persecuzione di Domiziano, a partire dagli anni 90 d.C., il vangelo di Luca deve essere sorto al più tardi agli inizi degli anni 80 della nostra era.
Circa il luogo della composizione, non abbiamo a nostra disposizione testimonianze ecclesiastiche. Come già detto, molte indicazioni mostrano che l'autore conosce bene il mondo del Mediterraneo e sembra conoscere poco la situazione della Palestina. Si pensa e presuppone perciò che Luca abbia scritto la sua opera fuori della Palestina, nella regione orientale del Mediterraneo.
Contenuto
Dovendo dare una divisione schematica all'opera si può dire che consta di sette parti così suddivise:
- I parte: Nascita e vita nascosta di Giovanni Battista e Gesù (capitoli 1 e 2);
- II parte: Preparazione del ministero di Gesù (capitoli 3,4-13);
- III parte: Ministero di Gesù in Galilea (dal capitolo 4,14 fino al capitolo 9,50);
- IV parte: La salita verso Gerusalemme (dal capitolo 9,51 fino al capitolo 19,27);
- V parte: Ministero di Gesù a Gerusalemme (dal capitolo 19,28 fino al capitolo 21);
- VI parte: La passione (capitoli 22-23);
- VII parte: La risurrezione (capitolo 24).
L'opera inizia con un prologo nel quale l'autore spiega il motivo per cui l'ha scritta. Si capisce anche che, non potendosi riferire a esperienze dirette come Matteo e Giovanni, Luca ha svolto un vasto lavoro di ricerca andando anche a "sbirciare" tra gli altri testi che all'epoca giravano tra le comunità cristiane che avevano, ormai, circa trent'anni.
Dopo il prologo, nella I parte, Luca narra del periodo che va dall'annuncio dell'angelo Gabriele a Maria fino alla nascita di Gesù, la sua presentazione al Tempio per il rito della circoncisione e al suo ritrovamento tra i dottori a Gerusalemme mentre, alla tenera età di 12 anni, li lasciava stupiti per la sua parola. All'interno dei questi due primi capitoli, Luca inserisce i suoi tre cantici (Magnificat, Benedictus e Nunc dimittis) che costituiscono la prima raccolta dei suoi scritti assolutamente originali e unici rispetto agli altri evangelisti.
Nella II parte, dedicata alla preparazione del ministero di Gesù, sono evidenziati il battesimo di Gesù e le tentazioni nel deserto riportate anche da Marco e Matteo.
Nella III parte, relativa alla missione in Galilea, l'autore narra gli avvenimenti accaduti nell'area geografica da dove provengono Gesù e gli apostoli senza discostarsi eccessivamente dai vangeli precedenti.
Nella IV parte è netta la distinzione del vangelo di Luca rispetto a quelli di Marco e Matteo: in essa l'evangelista inserisce una serie di discorsi unici e originali come i tre cantici di cui sopra: la versione del Padre Nostro diversa da quella di Matteo, l'invito a non accumulare tesori, le tre parabole della misericordia, i racconti dell'amministratore infedele, del ricco cattivo e del povero Lazzaro e quello del giudice iniquo e della vedova importuna, evidenziano in modo inequivocabile l'originalità dell'opera e i temi cari al suo autore: l'importanza della preghiera, la ricerca della povertà e l'esercizio della misericordia.
La V parte si apre con l'ingresso trionfale a Gerusalemme, caro anche a Marco e Matteo, riporta l'originale lamento sulla città santa, la parabola dei vignaioli omicidi parallela agli altri due vangeli e termina con il lungo discorso (capitolo 21) sulla rovina di Gerusalemme, il ritorno glorioso del Messia e l'invito a vegliare. Questo discorso, riportato anche da Marco e Matteo con qualche variante, ha indotto alcuni studiosi a supporre che i vangeli siano stati scritti dopo l'assedio di Gerusalemme da parte dei Romani con la sua definitiva distruzione nell'anno 70. Tale teoria contrasterebbe con tutte le prove che datano i vangeli molto tempo prima, anche se lascia libero il campo all'idea che i brani finali siano stati redatti in un secondo momento da alcuni gruppi di discepoli dei vari evangelisti.
La passione occupa tutta la VI parte con la narrazione del processo e della crocifissione di Gesù nella quale Luca inserisce un altro testo originale, quello del buon ladrone, assente in Marco e Matteo.
Tutto il vangelo lucano risente della formazione dell'autore alla scuola di Paolo: in Marco è evidente l'esigenza dell'evangelista di presentare in modo immediato e sintetico l'opera e il messaggio di Gesù; in Matteo è predominante la visione del Cristo come il nuovo Mosè che viene a dare compimento alla legge e ai profeti; in Luca, oltre i due valori precedenti, è fondamentale che la Buona Notizia sia per tutti, va oltre i confini della Palestina per essere accolta da tutti gli uomini fino agli estremi confini della terra. È questa, d'altronde, la missione che Paolo ha sentito di dover portare avanti fin dagli inizi della sua predicazione, questo ha trasmesso ai suoi discepoli e Luca, che lo ha accompagnato nel suo primo viaggio, non poteva non lasciarsi affascinare da questa visione universalistica della storia della salvezza.
Il terzo vangelo termina, dal punto di vista redazionale, con la risurrezione, le apparizioni di Gesù e la sua ascensione al Padre, ma l'opera lucana continua con gli "Atti degli apostoli" con cui Luca racconta la nascita della Chiesa, le sue prime persecuzioni, l'apertura al mondo pagano e il ministero di Paolo che, come già detto, ha "esportato" il messaggio evangelico al di là dei confini giudaici fino alla città crocevia di tutte le genti: Roma.
Punti fondamentali della teologia di Luca
La preghiera
All'inizio del suo vangelo, Luca porta i lettori nel tempio di Gerusalemme, luogo di preghiera. Come Israele si raduna nel tempio per la preghiera, così fa anche il nuovo popolo di Dio. Anche Gesù si colloca all'interno di questa tradizione: visita la sinagoga e prende parte alle feste religiose di Israele. La preghiera lo accompagna nella sua attività: 3,21 (durante il battesimo); 5,16 (si ritirava a pregare); 6,12 (prima di scegliere i Dodici); 11,1 (pregava in un luogo); 23,34 (prega per i suoi carnefici); 23,46 (muore pregando); 24,30 (prega con i Discepoli). Gesù insegna a pregare: 11,2-13 (Padre nostro); 18,1-14 (la necessità della preghiera). Dalla preghiera si trae la forza per vivere. La preghiera è il centro della vita di Gesù e dei suoi discepoli, nonché della comunità cristiana.
Agire con la forza dello Spirito
Nella presentazione che Luca fa della persona e dell'opera di Gesù, esiste la convinzione che in Lui agiscano lo Spirito e la forza di Dio. 1,35 (concepito per opera dello Spirito Santo); 3,22 (nel battesimo riceve lo Spirito); 4,1 (con la forza dello Spirito va nel deserto e predica in Galilea); 4,18-19 (agisce e si muove con e nello Spirito).
Il regno di Dio nell'opera di Gesù
Nelle narrazioni del vangelo lucano Gesù prende le parti dei poveri, degli oppressi e dei socialmente deboli. In questa attività diviene operante il regno o la signoria di Dio. Perciò, quando incontra Gesù, la gente sperimenta cosa significa il regno di Dio e come questo cambia la loro vita. Così, tutta l'opera di Gesù diventa la buona notizia, l'annuncio del regno di Dio. Con questo termine Luca a volte designa la realtà divina che agisce sulla terra, senso abituale in Matteo (13, con i paralleli in Luca 8,11-15; 13,18-21). A volte Luca si riferisce anche al regno escatologico, o dell'aldilà, che condiziona il nostro comportamento di qua ed esige la nostra fede (13,27-29; 14,15; 19,11; 22,16-18). Se il regno è presente sulla terra, (17,21), lo è nella persona del Figlio dell'Uomo (17,22); in questo modo si spiegherebbe come, nonostante il Regno debba ancora venire (11,2), in un certo qual modo è già arrivato a noi (10,9.11; 11,20).
Povertà materiale ed economica
Quella della povertà è una questione centrale e fondamentale nel vangelo di Luca. Espressioni programmatiche le troviamo in: 6,20-21 (le beatitudini); 7,22 (risposta ai messi del Battista). Altri aspetti sono presenti in: 2,1-14; 4,18-19 (destinatari privilegiati del messaggio di salvezza); 12,13-21 (il ricco stolto); 16,19-31 (il ricco ingordo e Lazzaro). Per Luca i poveri e i bisognosi sono i beneficiari del regno di Dio; non perché lo meritino, ma per la volontà e misericordia di Dio, che vuole mostrarsi come loro vero re, secondo le concezioni dell'antico vicino Oriente, dove il monarca ideale era colui che proteggeva il povero, l'orfano e la vedova. Il ricco veramente buono decide di condividere i propri beni. È il caso di Zaccheo (19,1-10).
Isolamento culturale e politico
Luca conosce anche un'altra forma di povertà, quella che nasce dalle caratteristiche e dai processi culturali di quell'epoca. Una parte di questi poveri sono i pubblicani e i peccatori, nonché le donne e i bambini. La loro povertà può non essere materiale. Di Zaccheo, si dice che aveva una considerevole fortuna (19,8). Gesù era sostenuto da donne economicamente facoltose (8,3). La loro povertà consisteva piuttosto nel fatto che, da un punto di vista socio-religioso, essi non avevano un loro posto, o lo avevano molto in basso, nella gerarchia della società antica. Gesù si avvicina e mangia e beve con loro (5,27-32; 19,1-10). Luca svela anche l'interesse di Gesù per i bambini: (cfr. 9,47-48; 18,16.17).
Essere discepoli di Gesù
Seguire Gesù non significa soltanto abbandonare tutto, ma include un camminare a fianco di Gesù. Questo "camminare" di Gesù termina Gerusalemme (come è stato detto). A ciò va però unito intimamente l'invito a seguirlo (9,23). Luca negli Atti}} indicherà come la comunità cristiana viveva questo cammino della sequela in solidarietà con i poveri e gli esclusi.
Luca, il vangelo della gioia
Le espressioni "gioia", "giubilo", "rallegrarsi", "felicità", "pace" sono molto più frequenti nel terzo vangelo che non in Matteo e Marco. In Luca, Gesù e i discepoli sono uomini di gioia e di pace. La gioia è presente in: 1,14.44.58 (nascita di Giovanni il Battista); 1,28 (annunciazione); 1,41.44 (visitazione); 2,10 (annuncio ai pastori); 10,21 (gioia di Gesù); 19,6 (gioia di Zaccheo); 24,41 (a Emmaus); 24,52 (dopo l'assunzione o l'ascensione).
La morte di Gesù, fine e principio
L'opera terrena di Gesù termina con la sua morte in croce. La sua sofferenza e la sua morte corrispondono al piano divino di salvezza, come viene formulato nella Scrittura:
« | Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? » | |
(24,26)
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Nella misura in cui gli apostoli, abilitati a ciò dalla forza dello Spirito, diffondono e predicano il messaggio del vangelo, Gerusalemme diventa il punto di partenza della salvezza per tutti gli uomini. Il regno di Dio è iniziato con l'opera di Gesù. La predicazione del vangelo non è semplicemente la diffusione e lo sviluppo di una dottrina, ma fondamento e proposta per l'impegno cristiano.
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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