Antifone maggiori dell'Avvento
Il testo delle Antifone O | ||||||||||||
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Le Antifone Maggiori dell'Avvento (o anche Antifone O, perché cominciano tutte con l'interiezione "O", propria del caso vocativo) sono sette antifone latine proprie della Liturgia delle Ore secondo il Rito Romano. Vengono cantate come antifone del Magnificat nei vespri, e come versetto alleluiatico del Vangelo nella Messa delle ferie della seconda parte dell'Avvento, dal 17 al 23 dicembre.
In queste Antifone Cristo è invocato come:
- O Sapientia : la "Sapienza che esce dalla bocca dell'Altissimo" (cfr. Sir 24,3-9 ; Sap 7,28-30; 8,1 );
- O Adonai : il "Signore" (in ebraico Adonai e in greco Kyrios);
- O Radix Jesse : il "Germoglio di Iesse" (cfr Is 11,1-2.10 ; Ap 22,16 ; Rm 15,12 );
- O Clavis David : la "Chiave di Davide" (cfr. Is 22,20-22 ; Ap 3,7 );
- O Oriens : l'"Astro che sorge (Oriente), splendore della luce eterna, sole di giustizia" (cfr. Is 9,1; 42,6 ; Mal 3,19-20 ; Lc 1,78-79 );
- O Rex gentium : il "Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che unisce i popoli in uno" (cfr. Is 28,16 ; Sal 118,22 ; Zc 14,9 ; Ap 15,3-4 );
- O Emmanuel : l'"Emmanuele" (cfr. Is 7,14 ; Mt 1,22 ), la "speranza e salvezza dei popoli".
Anche il rito ambrosiano le ha introdotte nella propria liturgia, durante la "commemorazione del Battesimo" alla sera di questi stessi giorni precedenti il Natale.
Storia
Non è facile ricostruire l'origine di queste Antifone; certamente alcune di esse risalgono a tempi molto remoti. I documenti più antichi che ce ne danno testimonianza sono[1]:
- il Responsoriale pubblicato dai padri Maurini tra le opere di San Gregorio Magno[2], risalente alla seconda metà del IX secolo;
- alcuni antifonari romani, posteriori, editi dal cardinal Giuseppe Maria Tommasi[3].
Queste Antifone sono ricordate anche da Amalario di Metz († 850), Bernone di Reichenau († 1048), Onorio d'Autun († 1154), Durando, ecc. Amalario in particolare afferma che sono di origine romana e che furono introdotte in Gallia nel secolo precedente il suo.
Si può dunque ritenere che nacquero nel secolo VII-VIII, forse anche dopo la morte di San Gregorio Magno, avvenuta nel 604.
Il numero
Oggi le Antifone O sono sette, ma questo numero non è stato sempre costante[1]: nel Medioevo arrivavano a nove in alcune Chiese, altrove fino a dodici. Tra le Antifone non più in uso ricordiamo:
- un'Antifona diretta a Maria; iniziava con le parole O Virgo virginum ("O Vergine delle vergini");
- un'altra Antifona si rivolgeva all'arcangelo Gabriele (O Gabriel);
- un'altra ancora era diretta all'Apostolo Tommaso[4] (O Thomas Didyme).
Le altre, ancor meno frequenti (anche nel Medioevo), erano:
- O Rex pacifice ("O Re pacifico");
- O Mundi Domina ("O Signora del Mondo");
- O Hierusalem ("O Gerusalemme").
Anche se per lo più erano cantate al Magnificat, in alcune parti si eseguivano al Benedictus.
Si ritiene che il gruppo primitivo fosse composto dalle sette attuali; le altre sarebbero un'aggiunta posteriore[1].
Caratteristiche
I sostantivi con cui ogni antifona si apre hanno origine nella Bibbia e sono utilizzati come titoli di Gesù Cristo. Nell'ispirarsi alla Scrittura l'autore ha scelto e unito i testi con molta libertà. Tutte le Antifone poi terminano con il grido veni! ("vieni!")
È stato osservato fin dal Medioevo che le lettere iniziali di questi stessi sostantivi, lette come un acrostico partendo dall'ultima antifona, formano la frase latina ero cras, cioè "Domani sarò", una espressione che sottolinea il carattere di attesa proprio dell'Avvento.
Musica
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Il canto di queste Antifone è sempre stato solenne, e spesso veniva accompagnato da cerimonie particolari da grande pompa esterna[5]; gli usi specifici però variavano da luogo a luogo. Abbiamo testimonianze che ci assicurano che nell'XI secolo i fedeli accorrevano in folla ad ascoltarle, mentre oggi sono quasi del tutto ignorate a livello popolare.
Le rubriche liturgiche le hanno per lungo tempo considerate solenni, prescrivendo che si cantassero sempre in piedi, anche da parte dei canonici, e che fossero eseguite per intero, prima e dopo il Magnificat.
La melodia gregoriana
La melodia gregoriana di cui sono rivestite è di buona fattura[6], il che indica anche la loro discreta antichità. Tutte le melodie sono nel secondo modo, pur con le differenze imposte dalla diversità dei testi, ed esprimono un sentimento di desiderio intenso proteso verso il Messia, in accordo con il senso delle parole.
Ogni antifona infatti ripete la preghiera della comunità cristiana, che nell'attesa del Natale vive la trepidazione ben più grande dell'attesa della parusia.
La prima metà del versetto contiene un'ascensione della voce, che esprime la volontà di innalzamento e nello stesso tempo l'ansia gioiosa per l'arrivo che si spera imminente.
Inoltre, entrambe le due metà si aprono con un identico salto di quarta nelle stesse note, ma il primo emiversetto è decisamente più lungo e cadenzato, quasi ripetitivo, perché indica l'idea della lunghezza del tempo mentre si attende; dopo la rallentata invocazione Veni (Vieni!), accorata e altamente affettiva, segue la breve richiesta dell'intervento risolutore del Signore Gesù.
Partiture successive
Le Antifone O hanno ispirato alcune partiture polifoniche, la più conosciuta delle quali è O virgo virginum di Josquin Desprez.
I testi delle sette antifone più O virgo virginum sono tropati in una serie di mottetti isoritmici nel manoscritto cipriota I-TnJ.II.9 (XIV secolo); Pierre Attaingnant pubblicò partiture per tutte e sette le antifone in un libro di mottetti per tre, quattro, cinque e sei voci, Liber Septimus XXIIII.
In tempi più recenti sono state messe in musica da Joseph Willibald Michl, nonché da Marc Antoine Charpentier che compose partiture per tre voci e basso continuo.
O Sapientia · O Adonai · O Radix Jesse · O Clavis David · O Oriens · O Rex gentium · O Emmanuel |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |