Simbolo di fede
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Il Simbolo della fede o professione di fede o credo è una breve esposizione della fede cristiana che ne enuncia e riassume gli elementi fondamentali. È una sintesi armonica nella quale ogni parte richiama le altre.
I simboli sono quasi un'intima esigenza della fede cristiana: "la comunione nella fede richiede un linguaggio comune della fede, normativo per tutti e che unisca nella medesima confessione di fede"[2].
Le professioni di fede più note e usate sono il Simbolo Apostolico, risalente al II secolo, e il Simbolo Niceno-Costantinopolitano, frutto dei Concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381). A conclusione dell'Anno della Fede celebrato nel 1967-68 Papa Paolo VI ha proposto alla Chiesa il celebre Credo del Popolo di Dio.
Terminologia
Il senso della parola "credo" | ||||||
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- Credo
Il termine Credo viene usato perché questa è la prima parola di tutte le professioni di fede.
- Professione di fede
Le sintesi della fede vengono chiamate professioni di fede perché riassumono la fede professata dai cristiani.
- Simbolo
La parola simbolo deriva dal greco σύμβολον, sýmbolon, "tessera", "segno di riconoscimento"; derivata invece da συμβολή, symbolé, significa "contributo"[3]. I Padri ricorsero di preferenza alla prima derivazione nello spiegare perché con tale termine si designa la professione di fede richiesta per l'ammissione al Battesimo, e questo specialmente dopo Rufino e Agostino. La parola greca σύμβολον indicava la metà di un oggetto spezzato (per esempio un sigillo), che veniva presentato come un segno di riconoscimento: le parti rotte venivano ricomposte per verificare l'identità di chi le portava; in tale senso il Simbolo della fede è un segno di riconoscimento e di comunione tra i credenti. σύμβολον passò poi a significare "raccolta", "collezione" o "sommario"[4].
Il nome di simbolo è già applicato correntemente a tale professione di fede da San Cipriano[5] († 258), mentre i Padri più antichi usavano le espressioni κανὼν τῆς ἀληθέιας, kanòn tês alethéias (in latino regula veritatis, "regola della verità"), regula o doctrina fidei ("regola" o "dottrina della fede"), tessera ("tessera", "segno di riconoscimento"), sacramentum ("vincolo", "patto")[6].
Alcuni autori recenti distinguono i simboli dalle professioni di fede, considerando i primi come formule di fede abbreviate, le seconde invece come formule più sviluppate; in generale però le due denominazioni sono usate in maniera indifferente[7].
Nella Bibbia
Già nella Bibbia si trovano professioni di fede. Tipico, nell'Antico Testamento, è il cosiddetto Credo deuteronomistico (Dt 26,5-9 ), che esprime la fede in YHWH che ha chiamato Abramo e ne ha fatto un popolo.
Anche il Nuovo Testamento riporta molte professioni di fede: infatti "fin dalle origini, la Chiesa apostolica ha espresso e trasmesso la propria fede in formule brevi e normative per tutti"[8].
La più antica formula conosciuta è quella usata dall'eunuco della Regina di Etiopia: "Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio" (At 8,37 ). Le forme primitive del kerigma, poi, hanno anch'esse il sapore di professioni di fede, presentate di volta in volta sotto forma di acclamazione (1Cor 12,3 ) o di sintesi del vangelo dal sapore di formule (1Cor 15,3-5 ; Rm 1,3-4; 10,9 o di inni (Fil 2,5-11 ; Ef 2,14-16 ). Si vedano anche la professione di fede di Pietro (Mc 8,29 ), nonché varie professioni di fede cristologiche (1Cor 8,6 ; 1Gv 2,22; 4,15 ; Eb 4,14 ) o il saluto trinitario di sapore liturgico di 2Cor 13,13 . Tali formule costituiscono il punto di partenza e iol centro permanente degli scritti del Nuovo Testamento, che possono essere visti come loro esplicitazioni in riferimento alle varie situazioni[9].
Può essere vista come un prototipo di professione di fede anche il comando di Cristo Risorto di battezzare "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19-20 )[7].
Le origini
Il senso profondo dei simboli della fede | ||||||
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La professione di fede cristiana nasce quindi dalle esigenze interne delle comunità cristiane primitive. Nella missione affidata da Gesù ai suoi discepoli (Mt 28,19-20 ) era implicito che gli insegnamenti da impartire dovevano avere una formula ben definita[7]. Non fa meraviglia quindi che fin dai primi tempi siano sorte nella Chiesa formule dottrinali brevi, facili, precise, chiamate poi simboli, che dovevano servire per mantenere l'uniformità della fede, e anche per assicurarsi della fede di coloro che dovevano essere ammessi alla Chiesa. Siamo qui nell'ambito della liturgia battesimale: è in essa che si sviluppano le prime professioni di fede, che assunsero presto una struttura trinitaria. Affini ad esse quanto al contenuto erano le regole di fede, che svolsero un ruolo soprattutto nelle discussioni teologiche.
Man mano che le iniziali formule di fede si andavano svolgendo, esse divennero, consciamente o meno, la base delle polemiche e delle apologie[10], mentre la necessità di combattere le eresie suggerì di volta in volta l'aggiunta o l'accentuazione di uno o altro pensiero. Queste precisazioni si moltiplicarono nel corso dei secoli, e alle negazioni degli eretici la Chiesa oppose sempre le professioni di fede dei suoi simboli.
I simboli della fede sono perciò da considerare come una manifestazione tangibile della vitalità della Chiesa[7]. Il fatto che la Chiesa ne prescrive un uso così frequente nella sua liturgia dice già per sé quanto essi servano per rafforzare i legami che uniscono i discepoli di Cristo nell'unica fede.
I vari simboli
Le diverse forme del Credo sono ampliamenti di quel primo Simbolo di fede, che professa la fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.
Vari simboli della fede assunsero un'importanza universale e vincolante in seno alla cristianità[9]:
- il Simbolo Apostolico[11], testimoniato a partire dal III secolo: esso divenne il più diffuso e usato in Occidente a motivo della sua stringatezza, della ricchezza del suo contenuto e del fatto i dodici articoli che lo compongono sarebbero stati composto dai dodici apostoli;
- il Simbolo niceno-costantinopolitano[12], che è una conferma e un'ampliazione della professione di fede di Nicea (325) ad opera del Concilio di Costantinopoli (381), riconosciuta poi come ecumenica dal Concilio di Calcedonia (451), e fu ed è adoperata con diversa frequenza in Occidente e in Oriente;
- il Simbolo Atananasiano o Simbolo 'Quicumque'[13], un testo dottrinale composto verso il 500, affermatosi più nella teologia che nella liturgia[14].
- le professioni di fede dell'XI Concilio di Toledo[15] (675), del Concilio Lateranense IV[16], del II Concilio di Lione[17], del Concilio di Trento[18].
Tali professioni di fede antiche fanno parte del patrimonio dottrinale della Chiesa.
Anche le comunità ecclesiali protestanti le hanno accolte nel loro patrimonio confessionale, esprimendo così la loro continuità con la Chiesa primitiva.
Il carattere schematico delle antiche professioni di fede, l'incompletezza del loro contenuto o la loro presunta incomprensibilità hanno fatto sì che si sollecitasse continuamente la composizione di nuove professioni di fede; cosa che ad esempio avvenne poco dopo la chiusura del Concilio Vaticano II con la proposta del Credo del Popolo di Dio da parte di Paolo VI (29 giugno 1968); nello stesso periodo vennero presentate alcune "formule brevi della fede" attorno al 1970[9].
Natura e significato
Le professioni di fede attestano che la fede cristiana è partecipazione alla fede della Chiesa, e che la fede ha la sua radice costitutiva nel riferimento a un Dio che si è comunicato agli uomini nei misteri di fede in esse menzionati.
I vari Credo manifestano poi l'intima semplicità della fede; essi rendono evidente che la fede può essere detta con poche parole[19]:
« | "Gesù è il Signore" - è la confessione comune della Chiesa, il fondamento sicuro di tutta la vita della Chiesa. Da queste parole si è sviluppata tutta la confessione del Credo apostolico, del Credo niceno. » | |
È quindi da Gesù che si rivela come Figlio di Dio che nasce tutta la fede della Chiesa. Grazie alla rivelazione di Cristo la Chiesa scopre che Dio è amore trinitario, e che ha inviato il Figlio per donare la salvezza e la vita: ed effettivamente la professione della fede professa la fede nell'incarnazione.
Nella Celebrazione eucaristica la Professione di fede esprime una preghiera e una dossologia; è la risposta gioiosa alla proclamazione della Parola di Dio che annunzia la salvezza. Il Credo proclama l'amore di Dio professando che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
Credo e Sacre Scritture
Il Credo è in rapporto stretto con le Sacre Scritture. Esso, così come si è sviluppato nella tradizione della Chiesa, esprime i punti più importanti e nuovi dell'intero messaggio biblico.
Il Simbolo, quindi, non deve essere opposto alla Bibbia[20]; esso, piuttosto, è ciò che ne mette in rilievo la sua intima comprensibilità e bellezza. Le professioni di fede evidenziano ciò che costituisce il cuore del messaggio biblico.
Credo e Catechismo della Chiesa Cattolica
Il Catechismo della Chiesa Cattolica si basa sul Simbolo Apostolico come base dell'impostazione della trattazione sulla fede della Chiesa[21], e ripropone la presentazione del Credo come elemento portante della trasmissione della fede.
« | La nostra esposizione della fede seguirà il Simbolo degli Apostoli, che rappresenta, per così dire, "il più antico catechismo romano". L'esposizione però sarà completata con costanti riferimenti al Simbolo niceno-costantinopolitano, in molti punti più esplicito e più dettagliato. » | |
Valore dogmatico
Non vi può essere alcun dubbio sul valore dogmatico dei simboli ufficiali[22]. A parte i riconoscimenti formali dei papi e dei Concili, il solo fatto di essere entrati a far parte integrante della liturgia - nel rito del Battesimo, nella Liturgia delle Ore, nel rito del Sacramento dell'Ordine, nella Celebrazione eucaristica - è di per sé una consacrazione ufficiale da parte del magistero autentico della Chiesa (cfr. il noto detto lex orandi, lex credendi, "la legge della preghiera [è] legge di ciò che si crede")[23].
« | Nessuno dei Simboli delle diverse tappe della vita della Chiesa può essere considerato sorpassato ed inutile. Essi ci aiutano a vivere e ad approfondire oggi la fede di sempre attraverso i vari compendi che ne sono stati fatti. » | |
Gli altri simboli che presentano l'approvazione formale del papa sono senz'altro documenti ufficiali della fede cattolica. Vengono formulate alcune riserve circa il giuramento antimodernistico, non tutte le parti del quale sembrano uniformi in quanto a valore dottrinale: le singole affermazioni devono essere analizzate in riferimento al documento dottrinale da cui provengono, e tale riferimento ne determina il valore dogmatico.
Nel cammino ecumenico
In campo ecumenico si lavora alacremente per recuperare il Simbolo niceno-costantinopolitano come l'espressione comune della fede apostolica oggi. Nel 1981, nella ricorrenza del XVI centenario del I Concilio di Costantinopoli (381), molte chiese e comunità ecclesiali hanno sottolineato l'importanza permanentemente vincolante e da sfruttare sul piano ecumenico della professione di fede nata da esso. Nel Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) si lavora a uno stadio comune sul Credo del 381[24].
Note | ||||
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Fonti antiche | ||||
Bibliografia | ||||
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Voci correlate | ||||