Utente:Quarantena/Eva
La figura di Eva appare all'inizio del racconto biblico della Genesi e, nonostante di lei comunemente si dia un'interpretazione negativa, questo personaggio non è presentato come la responsabile del male, come la causa della rovina di tutto: Eva è la persona che simboleggia in sintesi l'umanità. Il racconto di questa figura femminile, della quale si parla nei capitoli 2 e 3 della Genesi, non deve essere considerato come una "favola", come un bella narrazione all'inizio della Bibbia. Il testo è di un'eccezionale profondità teologica, appartiene al genere letterario "mitico", si tratta cioè di un mito.
Il racconto biblico della creazione della donna
All'interno del racconto biblico della creazione, Dio crea la donna in un momento in cui l'uomo dorme, quindi l'uomo non sa dire come Dio ha operato (Gen 2,21-22 ): anche questa parte di racconto appartiene al linguaggio mitico; il narratore del libro della Genesi usa un linguaggio sapiente, per dimostrare che il fatto avviene in un momento mistico.
La costola da cui viene ricavata la donna richiama il concetto della vita, lo stesso termine che è usato anche per indicare anatomicamente la parte centrale del corpo umano, appena al di sotto delle costole. Il narratore non racconta la creazione della donna dalla polvere della terra, ma vuole esprimere il concetto che la donna deriva dal centro dell'uomo, dalla sua essenza, cioè in assoluta parità, vuole sottolineare che è della stessa identica specie dell'uomo.
Dio ha creato l'uomo poi ha creato tutti gli animali e, se avesse creato da ultimo la donna dalla polvere, essa sarebbe stata come uno degli altri animali; ma l’obiettivo del narratore è quello di mettere la donna alla fine, in un cammino di vertice: la donna è l'ultimo elemento e non è creata dal nulla per non dire che è una realtà a sé, diversa, ma è creata in un momento mistico dalla vita, cioè dal centro, dell’uomo.
È un'impostazione originale che serve proprio ad evidenziare la grande dignità della donna, e quando il Signore la conduce all'uomo, questi pronuncia la prima parola che è il canto dello sposo per la sposa: "questa volta è osso delle mie ossa e carne della mia carne" (Gen 2,23 ) è una formula di alleanza, di riconoscimento della parentela.
Non le dà un nome e notiamo che, in italiano, la traduzione suona strana: "si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta"; in ebraico invece c'è la possibilità di usare il femminile, semplicemente mettendo in questo genere il sostantivo, come se fosse "uoma". Non le dà un nome, ma la chiama appunto "uoma", cioè, in ebraico, ishá, perché da ish (uomo) è stata tratta: non ha un altro nome, ma ha lo stesso nome dell'uomo perché è come l'uomo stesso.
La donna, protagonista della storia dell’umanità
La seconda parte del racconto presenta la donna come protagonista: è lei che conduce la storia. Improvvisamente compare il serpente, che parla con lei. Il testo mette in evidenza come il serpente disse alla donna: "è vero che Dio vi ha proibito di mangiare tutto?", "No, risponde la donna, ci ha detto che possiamo mangiare di tutti gli alberi del giardino; solo di uno ci ha detto che non dobbiamo mangiare, perché qualora ne mangiassimo moriremmo" (Gen 3,1-3 ).
La donna conosce la legge che era stata data all'uomo prima che lei fosse creata: essendo la figura dell'umanità, risponde correttamente. Il serpente non fa altro che, per prima cosa, suscitare un dubbio e, quando lei risponde che "solo di un albero non possiamo mangiare perché se ne mangiamo moriamo", il serpente si accontenta di dire che "non è vero, anzi Dio sa che se ne mangiate si apriranno i vostri occhi e diventerete come lui;
Dio è invidioso, non vuole che diventiate come lui, Dio mente, non fidatevi di lui, fate come volete voi, seguite la vostra testa". (Gen 3,4-5 ). Qui finisce il ruolo del serpente, che serve solo ad instillare un dubbio: ci dobbiamo fidare di Dio oppure no? Questa parte del racconto mostra la donna come attiva e intraprendente, come l’immagine dell'umanità. La figura femminile non ha ancora un nome, è semplicemente "la donna".
Le conseguenze del peccato di superbia
"...E si accorsero di essere nudi", si aprirono gli occhi, ma non divennero come Dio; aprendosi i loro occhi videro la propria nudità. Secondo la mentalità antica, la nudità è la mancanza di dignità: se il vestito è il segno del ruolo sociale e del prestigio, l'essere senza vestito è la mancanza di ruolo, è un "non essere", è l'essere vuoto, insignificante. L'apertura degli occhi produce l'esperienza del proprio nulla, del proprio male, è la scoperta dei propri limiti: l'uomo e la donna si nascondono, hanno paura di Dio, scappano.
"Dio scende a passeggiare nella brezza della sera" e cerca l'uomo: "Adamo dove sei?". Dio va in cerca dell'uomo, è la storia della salvezza e l'uomo si nasconde, scappa: "ho paura, mi vergogno, mi sono nascosto perché sono nudo". "Come fai a sapere di essere nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo proibito di mangiare?". "La donna che tu mi hai messo al fianco me ne ha dato, la colpa è sua"; è la seconda parola dell'uomo con la quale contraddice l'espressione precedente.
"Carne della mia carne e ossa delle mie ossa" e ribalta la responsabilità sulla donna, messagli al fianco da Dio. Dio si rivolge alla donna che, a sua volta, addossa la responsabilità al serpente. È la rottura delle relazioni e l'armonia della prima tavola si trasforma in disarmonia nella seconda, è il drammatico dittico: nella prima parte tutto è armonioso fra l'uomo e Dio, fra l'uomo e il creato, fra l'uomo e la donna, mentre la seconda parte è la fotografia del nostro mondo, c'è totale disarmonia.
La prospettiva, certa, della salvezza per mezzo dell’amore di Dio
A questo punto al serpente non viene chiesta la spiegazione, ma viene data la punizione. Il serpente rappresenta il male e, contestualmente alla punizione, viene annunciato che il seme della donna schiaccerà la testa del serpente. Il "seme della donna" è una formula astratta, è l'umanità che si scontra col male:
« | io porrò inimicizia fra te, serpente, e la donna, fra il tuo seme ed il suo seme, il seme della donna ti schiaccerà la testa » | |
Ci sarà qualcuno, nato da donna, che schiaccerà la testa del serpente. Il serpente tenterà di morsicare il tallone "al seme di donna", ma senza successo; il "seme di donna" gli schiaccerà la testa: è il protovangelo, è la prima bella notizia, è l’annuncio della salvezza attraverso la donna. Il combattimento nella storia dell'umanità sarà fra il male e la donna, che qui è presentata proprio come la cifra dell'umanità.
Eva, madre di tutti i viventi, il "nome" dato alla donna
È a questo punto che l'uomo dà il nome alla moglie e la chiama "Eva". Non l’aveva chiamata all’inizio, perché l'aveva considerata simile a sé; le dà un nome, dopo, come l'aveva dato agli animali, perché è diventato superiore, si è imposto. Il nome Eva, italianizzato dal latino, deriva dall’ebraico chawwah, che non è un nome proprio, ma significa "radice della vita".
La donna viene quindi chiamata "vita" perché fu "la madre di tutti i viventi"; quindi, nonostante l’aspetto negativo di darle il nome, la donna è "la madre di tutti". Si tratta di un titolo regale, era il titolo della regina madre: a Gerusalemme era importantissima la madre del re, non la moglie del re. Il re, avendo l'harem, aveva tante mogli, ma aveva solo una madre, e la regina era appunto la madre del re: a fianco del re sedeva la regina madre. Noi usiamo quei testi proprio per parlare della Madonna, cioè la madre di Gesù, la regina alla destra del re.
Si tratta di un ruolo importantissimo, tant'è vero che la regina madre veniva chiamata ghevirah, cioè la "potente", la donna che ha il comando. Eva, chawwah, la vita, è la madre di tutti i viventi, è la prima della serie delle regine madri, ha un ruolo determinante nella storia dell’umanità. Uno studioso americano ha lanciato l'ipotesi che autore di questi testi sia una donna, cosa possibile in quanto in questi racconti si nota una fortissima psicologia femminile, e la donna è presentata in un ruolo determinante e sapiente: l'inizio dell'umanità è garantito dalla donna, nel bene e nel male.
Il vertice della storia dell'umanità, con il capovolgimento in Maria, sarà di nuovo determinato da una donna; in un antico inno, scritto anche sulla Porta Santa in Vaticano, si dice di Maria che muta la sorte di Eva mutans Evae nomen; i latini avevano scoperto con stupore che "Ave" è l'inverso di "Eva" e l’"Ave" dell'annuncio accolto da Maria è il capovolgimento della sorte di Eva, è la storia della madre, è la storia della donna, è la storia dell'umanità.