Chiesa del Santissimo Nome di Gesù all'Argentina (Roma)
Chiesa del Santissimo Nome di Gesù all'Argentina | |||||||||||||||||||
Roma, Chiesa di San Gioacchino in Prati (1881-1898) | |||||||||||||||||||
Altre denominazioni | Chiesa del Gesù, Il Gesù | ||||||||||||||||||
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Stato | Italia | ||||||||||||||||||
Regione | Lazio | ||||||||||||||||||
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio | ||||||||||||||||||
Provincia | Roma | ||||||||||||||||||
Comune | Roma | ||||||||||||||||||
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis | ||||||||||||||||||
Religione | Cattolica | ||||||||||||||||||
Indirizzo |
Piazza del Gesù 00186 Roma (RM) | ||||||||||||||||||
Telefono | +39 06 697001; +39 06 69700232 | ||||||||||||||||||
Sito web | Sito ufficiale | ||||||||||||||||||
Proprietà | Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano) | ||||||||||||||||||
Oggetto tipo | Chiesa | ||||||||||||||||||
Oggetto qualificazione | rettoria | ||||||||||||||||||
Dedicazione | Gesù Cristo | ||||||||||||||||||
Sigla Ordine qualificante | S.J. | ||||||||||||||||||
Sigla Ordine reggente | S.J. | ||||||||||||||||||
Fondatore | Sant'Ignazio di Loyola, Alessandro Farnese il Giovane | ||||||||||||||||||
Data fondazione | 1568 | ||||||||||||||||||
Architetti |
Vignola (Jacopo Barozzi) (progetto ed esecuzione) Giovanni Tristano (collaboratore) Giovanni de Rosis (collaboratore) Giacomo Della Porta (facciata e cupola) | ||||||||||||||||||
Stile architettonico | Rinascimentale, barocco | ||||||||||||||||||
Inizio della costruzione | 1568 | ||||||||||||||||||
Data di consacrazione | 1584 | ||||||||||||||||||
Strutture preesistenti | Chiesa di Santa Maria della Strada, Chiesa di Sant'Andrea | ||||||||||||||||||
Pianta | croce latina | ||||||||||||||||||
Materiali | travertino | ||||||||||||||||||
Iscrizioni | ALEXANDER CARDINALIS FARNESIUS, S(anctae) R(omanae) E(cclesiae) VICE-CAN(cellarius), FECIT MDLXXV. | ||||||||||||||||||
Marcatura | Stemma con Monogramma del Nome di Gesù | ||||||||||||||||||
Coordinate geografiche | |||||||||||||||||||
Roma | |||||||||||||||||||
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La Chiesa del Santissimo Nome di Gesù all'Argentina, detta anche Chiesa del Gesù o più semplicemente come Il Gesù, è un edificio di culto di Roma, che si affaccia sulla piazza omonima, situato nel centro storico della città, nel rione Pigna: questa è la Chiesa madre della Compagnia di Gesù.
Storia
Dalla fondazione al Seicento
Nel 1542 sant'Ignazio di Loyola (1491-1556) si sistemò con alcuni confratelli in una modesta casa vicino alla Chiesa di Santa Maria della Strada [1] dove si recava per venerare l'immagine della Madonna. Nel 1550, l'edificio venne concesso ai Gesuiti, ma si dimostrò insufficiente per le esigenze della Compagnia, per questo sin dal 1551 il Santo volle edificare una nuova chiesa, il cui progetto, commissionato all'architetto Nanni di Baccio Bigio (†1568), che presentava un'ampia aula liturgica con una unica navata, cappelle laterali e un'abside poco profonda, per le difficoltà economiche e per i problemi connessi all'acquisizione dei terreni dove doveva essere costruito, non fu mai realizzato. Nel 1554, fu presentato un nuovo progetto da Michelangelo Buonarroti (1475-1564), ma anche questo non venne compiuto.
Dopo la morte di sant'Ignazio di Loyola, il cardinale Alessandro Farnese (1520-1589) provvide nel 1561 al finanziamento dell'opera e incaricò Jacopo Barozzi, detto il Vignola, della progettazione e realizzazione della chiesa, alla quale collaborarono anche gli architetti gesuiti Giovanni Tristano e Giovanni de Rosis (1538-1610).
Il progetto della facciata venne affidato dal cardinale Farnese a Giacomo Della Porta (1532-1602), poiché il suo disegno fu preferito a quelli di Galeazzo Alessi e dello stesso Vignola, considerati dal prelato rispettivamente troppo costoso e troppo semplice.
La costruzione della chiesa iniziò nel 1568, ma a concluderne l'esecuzione, dopo la morte del Vignola, fu Giacomo Della Porta nel 1575, il quale non solo la completò ma modificò anche il progetto originario della cupola. L'edificio, consacrato nel 1584, costituì il modello che influenzò l'architettura sacra romana per quasi un secolo e fu esportato dai gesuiti in tutta Europa: l'impianto volumetrico e la facciata interpretavano perfettamente le esigenze liturgiche e la solenne austerità sancite dal Concilio di Trento (1545-1563).
Nella seconda metà del XVII secolo Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia (1639-1709) eseguì la decorazione pittorica della cupola, della volta e della semicalotta della tribuna e, inoltre, vennero realizzate le due grandi cappelle del transetto, dedicate a sant'Ignazio di Loyola (a sinistra) e a san Francesco Saverio (a destra).
Dal Settecento a oggi
In occasione delle vicende della fine del XVIII secolo, che seguirono la soppressione dell'Ordine (1773), l'edificio fu privato di molte preziose suppellettili.
Nel 1814 la chiesa fu restituita ai gesuiti. Verso la metà del XIX secolo venne decorata la tribuna e costruito l'altare maggiore. Nel 1858-1861 l'ornamento interno dell'edificio fu compiuto grazie al finanziamento del principe Alessandro Raffaele Torlonia (1800-1886), che fece rivestire di marmi pregiati le pareti della navata fino al cornicione.
Nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio del Regno d'Italia,[2] successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).
La chiesa, attualmente, è luogo sussidiario di culto della parrocchia di San Marco Evangelista al Campidoglio.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santissimo Nome di Gesù, istituito da Paolo VI il 5 febbraio 1965: l'attuale titolare è il cardinale Eduardo Martínez Somalo.
Descrizione
Esterno
Facciata
La sobria facciata (1), progettata e costruita da Giacomo Della Porta tra il 1571 e il 1577, tutta in travertino, è suddivisa in due ordini, raccordati da due volute: l'inferiore, è aperto al centro da un grande portale, sormontato da:
- Stemma con Monogramma del Nome di Gesù (1574), in marmo e bronzo, opera di Bartolomeo Ammannati.
Ai lati, tra coppie di paraste corinzie, si aprono due portali laterali sopra ai quali sono poste altrettante nicchie nelle quali sono collocate:
- Statue di sant'Ignazio di Loyola e san Francesco Saverio.
Nell'architrave è incisa l'iscrizione commemorativa:
« | ALEXANDER CARDINALIS FARNESIUS, S(anctae) R(omanae) E(cclesiae) VICE-CAN(cellarius), FECIT MDLXXV. » |
Il secondo ordine, scandito da quattro coppie di paraste corinzie, presenta al centro un finestrone balaustrato con ai lati due nicchie finemente decorate.
A coronamento della facciata è posto un grande timpano triangolare che interclude lo stemma del cardinale Alessandro Farnese, scalpellato probabilmente durante l'occupazione francese del 1798.
Cupola
La cupola poggia su un tamburo ottagonale caratterizzato da otto riquadrature: quattro sono cieche e altrettante presentano invece finestre rettangolari sormontate da un timpano curvilineo. Altre otto finestre, di dimensioni minori, quadrate e con timpani triangolari, si trovano nella struttura sovrastante che raccorda il tamburo alla calotta. Quest'ultima, scandita da costoloni in otto spicchi, divisi a loro volta in due sezioni da una sottile nervatura, è coronata da una lanterna formata da otto finestre arcuate e sormontate da timpani triangolari.
Interno
La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), si presenta a croce latina, con una grande e unica navata coperta da una volta a botte, affiancata da tre cappelle per lato e due atri, il presbiterio è sormontato da una cupola, con tamburo ottagonale, all'incrocio del transetto, i cui bracci sono stati accorciati sino a trasformarsi in due cappelle; il tutto è organizzato entro un perimetro rettangolare che rende la sporgenza del transetto è impercettibile.
Lungo la navata (2) si possono ammirare:
- al centro della volta, Trionfo del Nome di Gesù (1679), affresco di Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia:[3] la grandiosa opera presenta un nuovo e straordinario effetto di prospettiva aerea, che sfonda la volta oltre la cornice dorata in stucco.[4]
- sulla volta e nella navata, Angeli, Figure allegoriche femminili, Putti reggifestone, Putti che suonano strumenti musicali (1670-1686), in stucco di Ercole Antonio Raggi, Leonardo Retti e Michel Maille.[5] Il dipinto illustra il passo di S. Paolo che recita:
« | Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo in terra e sottoterra e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore » | |
All'incrocio tra il transetto e la navata si erge la cupola (15) decorata con dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1672-1675 da Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia raffiguranti:
- nella calotta, Visione del Paradiso;[6]
- nei pennacchi, Profeti, evangelisti e dottori della Chiesa.
Lato sinistro
Lungo il lato sinistro si aprono tre pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata a san Francesco Borgia (14), detta anche Cappella Ferrari, si conservano:
- all'altare, San Francesco Borgia e tre santi martiri canadesi in adorazione dell'Eucaristia (1683-1686), olio su tela di Andrea Pozzo: il dipinto venne modificato nel XIX secolo da Pietro Gagliardi con l'aggiunta delle figure dei martiri gesuiti.[7]
- sulla volta, Pentecoste (1580-1590), affresco di Nicolò Circignani detto il Pomarancio;[8]
- nei pennacchi, Allegorie delle Virtù cardinali (1580-1590), affresco di Nicolò Circignani detto il Pomarancio;[9][10][11][12]
- nelle lunette, Crocifissione di san Pietro e Decapitazione di san Paolo (1580-1590), affreschi di Nicolò Circignani detto il Pomarancio;[13][14]
- alle pareti laterali, San Pietro battezza in carcere Processo e Martiniano e Conversione di san Paolo (1660 ca.), affreschi di Pier Francesco Mola;[15][16]
- nella seconda cappella, dedicata alla Sacra Famiglia (13), detta anche Cappella Cerri, si notano:
- all'altare, Gesù fanciullo nella bottega di san Giuseppe con la Madonna (terzo quarto del XIX secolo), olio su tela di Giovanni Gagliardi.
- sulla volta, Gloria di angeli per la natività di Gesù (1580-1590), affresco di Nicolò Circignani detto il Pomarancio;[17]
- nei pennacchi, Baruc, Zaccaria, Isaia e Davide (1580-1590), affreschi di Nicolò Circignani detto il Pomarancio;[18][19][20][21]
- nelle lunette e alle pareti laterali (in alto), Storie dell'infanzia di Gesù (1580-1590), affreschi di Nicolò Circignani detto il Pomarancio;[22][23][24][25]
- alle pareti laterali, in basso, Busti di Antonio Cerri e del cardinale Carlo Cerri (1640 - 1650 ca.), in marmo, attribuiti a Domenico Guidi.[26][27]
- nella terza cappella, dedicata alla Santissima Trinità (12), sono collocati:
- all'altare, Trionfo della Trinità (1592 ca.), olio su tela di Francesco Bassano il Giovane;[28]
- sulla volta, Creazione del mondo (1588 - 1589), affresco di Giovanni Battista Fiammeri.
- alle pareti laterali, Trasfigurazione e Battesimo di Gesù Cristo (ultimo quarto del XVI secolo), affreschi attribuiti a Durante Alberti o a Giovanni Battista Fiammeri.[29][30]
Segue il vestibolo dell'ingresso laterale, attualmente trasformato in Cappella del Crocifisso, dove è collocato:
- all'altare, Gesù Cristo crocifisso (XVII secolo), in legno intagliato policromo di ambito romano.
Transetto sinistro
Nel terminale del transetto sinistro è posta la splendida cappella, dedicata a sant'Ignazio di Loyola (11), qui sepolto, realizzata tra il 1696 e il 1700 da Andrea Pozzo, dove si possono ammirare:
- all'altare,
- entro mostra, Sant'Ignazio di Loyola in gloria (1695-1699), olio su tela di Andrea Pozzo:[31] il dipinto è in realtà un sipario, che sale e scende in occasione di alcune festività, rivelando entro una nicchia splendidamente decorata di lapislazzuli:
- Gruppo scultoreo con Sant'Ignazio di Loyola e due angeli (1695 - 1699 ca.), originariamente in argento di Pierre Le Gros il Giovane: l'opera purtroppo venne rifusa durante l'occupazione francese del 1798; ne rimase soltanto la pianeta, cui agli inizi del XIX secolo furono adattate le parti mancanti, realizzate in stucco argentato e dorato. Il lavoro venne eseguito nello studio di Antonio Canova, probabilmente da Adamo Tadolini.
- sul fastigio della mostra,
- al centro del timpano spezzato, Trinità (1726 ca.), in marmo di Bernardino Ludovisi e Lorenzo Ottoni;[32]
- sotto al timpano, Due angeli reggiscudo (primo quarto del XVIII secolo), in marmo di Pierre Etienne Monnot: nello scudo è riportato il Monogramma del Nome di Gesù, in cristallo di rocca.
- alla base della mostra,
- Putti (1695 - 1699 ca.), in bronzo di Pierre Le Gros il Giovane.[33]
- Sette rilievi con Storie della vita di sant'Ignazio di Loyola (fine del XVII secolo), in bronzo dorato di René Fremin, Angelo De Rossi, Gian Giacomo Reiff, Giuseppe Nuvolone, Pierre-Étienne Monnot e Lorenzo Merlini.[34]
- sotto la mensa, Urna con il corpo di sant'Ignazio di Loyola (secondo quarto del XVII secolo), in bronzo dorato di Alessandro Algardi.
- entro mostra, Sant'Ignazio di Loyola in gloria (1695-1699), olio su tela di Andrea Pozzo:[31] il dipinto è in realtà un sipario, che sale e scende in occasione di alcune festività, rivelando entro una nicchia splendidamente decorata di lapislazzuli:
- sulla volta, Sant'Ignazio di Loyola in gloria (1680-1685), affresco di Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia.
- a sinistra dell'altare,
- in alto, Approvazione di Compagnia di Gesù (1695-1696), in marmo di Angelo De Rossi.
- in basso, Trionfo della Fede sull'Idolatria (1695-1699), in marmo di Jean-Baptiste Théodon.[35]
- a destra dell'altare,
- in alto, Canonizzazione di sant'Ignazio di Loyola (1695-1698), in marmo di Bernardino Cametti.[36]
- in basso, Allegoria della Religione che sconfigge l'Eresia (1695 - 1697 ca.), in marmo di Pierre Legros il Giovane.[37]
Cappella della Madonna della Strada
A sinistra del presbiterio si apre la cappella della Madonna della Strada (10), nella quale è conservata:
- all'altare, Madonna con Gesù Bambino detta Madonna della Strada (seconda metà del XIII - prima metà del XIV secolo), affresco applicato su ardesia di ambito romano: il dipinto venne distaccato dal muro dell'altare maggiore dell'omonima chiesa, che sorgeva nell'area dell'attuale piazza, demolita per consentire la costruzione della Chiesa del Gesù.
L'ambiente, progettato da Giuseppe Valeriano, venne decorato alle pareti nel 1584-1588 da un pregevole ciclo di dipinti su tavola, eseguito dal medesimo artista, raffigurante:
Presbiterio e altare maggiore
All'altare maggiore (9), ricostruito nel 1841-1843 da Antonio Sarti, riutilizzando in parte il materiale di quello cinquecentesco, si notano:
- nell'abside (8),
- nel catino, Adorazione dell'agnello di Dio (1680-1685), affresco di Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia.[45]
- nell'arcone, Concerto d'angeli (1680-1685), affresco di Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia.[46]
- entro mostra d'altare, Circoncisione di Gesù Cristo (1840), olio su tela di Alessandro Capalti: il dipinto a scomparsa è provvisto di un meccanismo di sollevamento (identico a quello presente nella Cappella di Sant'Ignazio) che permette di scoprire una Statua del Sacro Cuore di Gesù.
- a sinistra, Memoria del cardinale Roberto Bellarmino: l'opera è il resto del monumento funebre del Santo andato distrutto nel 1841 composto da:
- al centro, Busto del cardinale Roberto Bellarmino (1622 - 1624 ca.), in marmo di Gian Lorenzo Bernini;
- ai lati, Rilievi con allegorie della Fede e della Religione (metà del XIX secolo), in marmo di Adamo Tadolini.
- a destra, Memoria di san Giuseppe Pignatelli (1841), in marmo di Antonio Solá.
Cappella del Sacro Cuore di Gesù
A destra del presbiterio si apre la cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù (7), commissionata da san Francesco Borgia (terzo preposito generale della Compagnia di Gesù), inizialmente intitolata a san Francesco d'Assisi e progettata da Giuseppe Valeriano, dove sono visibili:
- all'altare, Sacro Cuore di Gesù (1767), olio su rame di Pompeo Batoni.
- sulla volta, Dottori della Chiesa ed Evangelisti (1599), affreschi di Baldassarre Croce, detto il Baldassarino.
- alle pareti, Storie della vita di san Francesco d'Assisi (primo quarto del XVII secolo), olio su tavola e su tela, di Paul Brill e Giuseppe Peniz.
Transetto destro
Nel terminale del transetto destro è posta la cappella, dedicata a san Francesco Saverio (6), progettata nel 1674-1678 da Pietro da Cortona, su incarico del cardinale Giovanni Francesco Negroni (1629-1713), dove si possono ammirare:
- all'altare, pala con Morte di san Francesco Saverio (1679), olio su tela di Carlo Maratta.[47]
- sulla volta, Gloria di san Francesco Saverio, Il Crocifisso di san Francesco Saverio caduto in mare e portato a riva da un granchio, San Francesco Saverio battezza una principessa indiana (1673-1678), affreschi di Giovanni Andrea Carlone.
Lato destro
Lungo il lato destro si aprono tre pregevoli cappelle:
- la prima cappella, dedicata a sant'Andrea (3), che sorge nel sito in precedenza occupato da una piccola chiesa dedicata all'Apostolo, venne completamente decorata con dipinti eseguiti nel 1600-1603 da Agostino Ciampelli raffiguranti:
- all'altare, pala con Crocifissione di sant'Andrea, olio su tela;[48]
- sulla volta, Madonna in gloria tra santi martiri, affresco;[49]
- sui pennacchi, Sant'Ignazio d'Antiochia, San Cipriano, San Policarpo e San Clemente, affreschi;[50][51][52][53]
- nelle lunette, Sant'Agnese sul rogo, Santa Caterina d'Alessandria e il miracolo della ruota, affreschi;[54][55]
- alla parete sinistra, Martirio di san Lorenzo, affresco;[56]
- alla parete destra, Martirio di santo Stefano, affresco.[57]
- nella seconda cappella, dedicata alla Passione di Gesù Cristo (4), realizzata da Giuseppe Valeriano e decorata da pregevoli dipinti eseguiti nella prima metà del XVII secolo dallo stesso architetto, in collaborazione con Gaspare Celio, si notano:
- sulla volta, Angeli con strumenti della Passione di Gesù Cristo, affresco;[58]
- nei pennacchi, Evangelisti, affreschi;[59]
- nelle lunette, Orazione di Gesù Cristo nell'orto di Gethsemani e Cattura di Gesù Cristo, affreschi;[60][61]
- lesene, Gesù Cristo deriso, Gesù Cristo bendato, Gesù Cristo incoronato di spine e [[Gesù Cristo] alla colonna, affreschi;[62][63][64][65]
- alla parete sinistra, Salita di Gesù Cristo al monte Calvario, olio su tela;[66]
- alle parete destra, Gesù Cristo inchiodato alla croce, olio su tela;[67]
- sotto la mensa, Urna con le spoglie di san Giuseppe Pignatelli, in bronzo.
- nella terza cappella, dedicata agli Angeli (5), detta anche Cappella Vettori, completamente decorata nel 1599-1600 da Federico Zuccari con pregevoli dipinti raffiguranti:
- all'altare, pala con Sette Arcangeli in adorazione della Trinità, olio su tavola;[68]
- sulla volta, Incoronazione di Maria Vergine;[69]
- nei pennacchi, San Raffaele Arcangelo dice a Tobia di tagliare alcune parti del pesce, Sogno di Giacobbe, Abacuc trasportato dall'angelo reca il cibo a Daniele nella fossa dei leoni e Tre giovani ebrei nella fornace ardente, affreschi;[70][71][72][73]
- nelle lunette, Angeli che offrono a Dio le preghiere dei fedeli e Penitenza del figliol prodigo, affreschi;[74][75]
- alla parete sinistra, Angeli che liberano le anime del Purgatorio, affresco;[76]
- alla parete destra, Cacciata degli angeli ribelli dal paradiso, affresco.[77]
Sacrestia
Dal lato destro della chiesa, attraversando due ambienti (vestibolo e ante sacrestia, 17) si entra nella Sacrestia (16), progettata e completata nel 1620 da Girolamo Rainaldi, dove si conservano:
- all'altare, pala con Sant'Ignazio di Loyola (inizio del XVII secolo), olio su tela, attribuita ad Annibale Carracci.
- sulla volta, Adorazione del Santissimo Sacramento (inizio del XVII secolo), affresco di Agostino Ciampelli.
Note | |
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Bibliografia | |
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