Sant'Óscar Romero

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Sant'Óscar Arnulfo Romero y Galdámez
Arcivescovo · Martire
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battezzato
Santo
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Sentire cum Ecclesia

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Mons. Óscar Arnulfo Romero
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 62 anni
Nascita Ciudad Barrios
15 agosto 1917
Morte San Salvador
24 marzo 1980
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa [[{{{aPR}}}]]
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 4 aprile 1942
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Consacrazione vescovile 21 giugno 1970 da mons. Girolamo Prigione
Elevazione ad Arcivescovo 3 febbraio 1977
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Creazione
a Cardinale
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
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Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da {{{venerato da}}}
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione 23 maggio 2015, da Francesco
Canonizzazione 14 ottobre 2018, da Francesco
Ricorrenza 24 marzo
Altre ricorrenze
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Devozioni particolari {{{devozioni}}}
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Incoronazione
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Un vescovo potrà morire, ma la Chiesa di Dio, che è il popolo, non morirà mai.
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(Óscar Arnulfo Romero y Galdámez)

Sant'Óscar Arnulfo Romero y Galdámez (Ciudad Barrios, 15 agosto 1917; † San Salvador, 24 marzo 1980) è stato un arcivescovo e martire salvadoregno. Fu arcivescovo di San Salvador, capitale di El Salvador. A causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura del suo paese venne ucciso da un colpo di fucile sparato da un cecchino, mentre stava celebrando la Santa Messa.

Biografia

Nascita e ordinazione sacerdotale

Nacque da una famiglia di umili origini e, manifestato il desiderio di diventare sacerdote, ricevette la sua prima formazione nel seminario di San Miguel (1930); i suoi superiori, notando la sua predisposizione agli studi e la docilità alla disciplina ecclesiastica, lo mandarono poi a Roma. Compì la sua formazione accademica nella Pontificia Università Gregoriana negli anni dal 1937 al 1942 nella Facoltà di Teologia conseguendo il Baccellierato, la Licenza e continuando con l'iscrizione ad un anno del ciclo di Dottorato.

Ordinato sacerdote il 4 aprile 1942 svolge il suo ministero di parroco per pochi anni, in seguito fu segretario di mons. Miguel Angel Machado, vescovo di San Miguel. Fu poi chiamato ad essere segretario della Conferenza episcopale di El Salvador fino a quando, il 25 aprile 1970, venne nominato vescovo ausiliare di San Salvador ricevendo l'ordinazione episcopale il 21 giugno 1970 da parte di mons. Gerolamo Prigione, nunzio apostolico per El Salvador. Divenne così il collaboratore principale di mons. Luis Chàvez y Gonzàlez, uno dei protagonisti della Seconda conferenza dell'episcopato latinoamericano a Medellín (1968); rispetto al suo vescovo, tuttavia, rappresentò il lato conservatore della Chiesa sudamericana, fedele alla tradizione romana e timoroso di aprirsi al fermento che veniva dalla teologia della liberazione e dai movimenti di base.

La sua fedeltà alla Chiesa più conservatrice gli fece guadagnare la stima dell'oligarchia del suo Paese e nel contempo ne alienava le simpatie verso i settori più progressisti del clero, in particolare i gesuiti che reggevano l'Università Centroamericana di San Salvador.

Elezione a vescovo

Il 15 ottobre 1974 viene nominato vescovo di Santiago de María, nello stesso Stato di El Salvador, uno dei territori più poveri della nazione. Il contatto con la vita reale della popolazione, stremata dalla povertà e oppressa dalla feroce repressione militare che voleva mantenere la classe più povera soggetta allo sfruttamento dei latifondisti locali, provocano in lui una profonda conversione, nelle convinzioni teologiche e nelle scelte pastorali.

I fatti di sangue, sempre più frequenti, che colpiscono persone e collaboratori a lui cari, lo spingono alla denuncia delle situazioni di violenza che riempiono il Paese. La nomina ad arcivescovo di San Salvador, il 3 febbraio 1977, lo trova ormai pienamente schierato dalla parte dei poveri, e in aperto contrasto con le stesse famiglie che lo sostenevano e che auspicavano in lui un difensore dello status quo politico ed economico (rifiuterà, ad esempio, l'offerta della costruzione di un palazzo vescovile, scegliendo una piccola stanza nella sagrestia della cappella dell'Ospedale della Divina Provvidenza, dove erano ricoverati i malati terminali di cancro).

L'episodio della morte di p. Rutilio Grande, gesuita e suo collaboratore, assassinato appena un mese dopo il suo ingresso in diocesi, diventa l'evento che apre pienamente la sua azione di denuncia profetica, che porterà la chiesa salvadoregna a pagare un pesante tributo di sangue. L'esercito, guidato dal partito allora al potere, arriva anche a profanare ed occupare le chiese, come ad Aguilares, dove vengono sterminati più di 200 fedeli lì presenti.

Le sue catechesi, le sue omelie, trasmesse dalla radio diocesana, vengono ascoltate anche all'estero, facendo conoscere a moltissimi la situazione di degrado che la guerra civile stava compiendo nel Paese.

La sua popolarità crescente, in El Salvador e in tutta l'America latina, e la vicinanza del suo popolo, contrastano con l'opposizione di parte dell'episcopato, e soprattutto con la diffidenza della Santa Sede. I 24 giugno 1978, in udienza dal Papa Paolo VI, denuncia:[1]

« Lamento, Santo Padre, che nelle osservazioni presentatemi qui in Roma sulla mia condotta pastorale prevale un'interpretazione negativa che coincide esattamente con le potentissime forze che là, nella mia arcidiocesi, cercano di frenare e screditare il mio sforzo apostolico »
(Nota lasciata a Paolo VI da Romero durante l'udienza concessagli il 24 giugno 1978)
Murales con Óscar Arnulfo Romero; Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Sociali dell'Università di El Salvador

Infatti Romero per le sue posizioni apparentemente vicine alla teologia della liberazione, ebbe sempre un cattivo rapporto con la curia romana, tanto che non riuscì ad ottenere l'appoggio del nuovo papa Giovanni Paolo II. Il Papa ha sempre tenuto conto delle sue notevoli capacità pastorali e della sua fedeltà al Vangelo, ma la paura di una teologia vicina al marxismo, teologia che apparteneva a dei preti più radicali ma non al vescovo Romero e a tanti altri teologi della liberazione, lo farà procedere molto cauto e metterà ostacoli tra l'America Latina e la Santa Sede.

Il 2 febbraio 1980, a Lovanio, in Belgio, riceve la laurea honoris causa per il suo impegno in favore della liberazione dei poveri.

La morte

Il 24 marzo 1980, mentre celebrava la Messa nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza, fu ucciso da un sicario. Nell'omelia aveva ribadito la sua denuncia contro il governo di El Salvador, che aggiornava quotidianamente le mappe dei campi minati mandando avanti bambini che restavano squarciati dalle esplosioni. L'assassino sparò un solo colpo, che recise la vena giugulare mentre Romero elevava il calice al momento dell'offertorio.

Giovanni Paolo II non presenziò al funerale (in cui avvenne un nuovo massacro di fedeli da parte dell'esercito,) ma delegò a presiedere la celebrazione il cardinale Ernesto Corripio y Ahumada, arcivescovo di Città del Messico; il 6 marzo 1983 si recò a rendere omaggio a mons. Romero (riconosciuto e venerato già come un santo dal suo popolo) sulla sua tomba, nonostante le pressioni del governo salvadoregno affinché non compisse il viaggio.

La beatificazione e la canonizzazione

Nel 1997 fu aperta la causa di beatificazione e gli venne attribuito il titolo di Servo di Dio; il postulatore della causa è mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia.

Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000, ha inserito quindi Romero nel testo della "celebrazione dei Nuovi Martiri", riprendendo quasi integralmente quanto aveva scritto il giorno della sua morte alla Conferenza Episcopale salvadoregna:

« Il servizio sacerdotale della Chiesa di Oscar Romero
ha avuto il sigillo immolando la sua vita
mentre offriva la vittima eucaristica. »
(Giovanni Paolo II)

A Roma, dal 22 al 29 marzo 2009 si sono tenute le Celebrazioni Romane in onore di Monsignor Romero, cominciate il 22 marzo, al Convento di Santa Sabina, con una conferenza di Don Tomás Balduino OP dal titolo Oscar Romero, il coraggio della parola e terminate domenica 29 con una processione e concelebrazione solenne nella chiesa di Santa Maria della Luce a Trastevere.

Busto di Oscar Romero a San Salvador.

Durante la ricorrenza di sant'Oscar, martedì 3 febbraio 2015, Papa Francesco, con proprio decreto[2], ha riconosciuto il martirio in odium fidei di monsignor Romero[3]. Il 23 maggio 2015 ca. duecentocinquantamila persone hanno partecipato alla Messa di Beatificazione di Óscar Arnulfo Romero, svoltasi nella Piazza Salvatore del Mondo di San Salvador e concelebrata da cinque cardinali e millecinquecento sacerdoti. A presiederla, il cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e delegato del Papa[4].

« In memoria del vescovo Romero

In nome di Dio vi prego, vi scongiuro,
vi ordino: non uccidete!
Soldati, gettate le armi...
Chi ti ricorda ancora,
fratello Romero?
Ucciso infinite volte
dal loro piombo e dal nostro silenzio.
Ucciso per tutti gli uccisi;
neppure uomo,
sacerdozio che tutte le vittime
riassumi e consacri.
Ucciso perché fatto popolo:
ucciso perché facevi
cascare le braccia
ai poveri armati,
più poveri degli stessi uccisi:
per questo ancora e sempre ucciso.
Romero, tu sarai sempre ucciso,
e mai ci sarà un Etiope
che supplichi qualcuno
ad avere pietà.
Non ci sarà un potente, mai,
che abbia pietà
di queste turbe, Signore?
nessuno che non venga ucciso?
Sarà sempre così, Signore? »

Papa Francesco nel concistoro del 19 maggio 2018 comunicò il giorno della canonizzazione, avvenuta il 14 ottobre 2018.

Opere

  • Oscar Romero; "Diario", La Meridiana, Molfetta (BA) (1991);
  • Oscar Romero; "Dio ha la sua ora" (testi scelti), Edizioni Borla, Roma (1994);
  • Oscar Romero; "La violenza dell'amore" (testi scelti), Città Nuova, Roma 2005.

Opere cinematografiche e teatrali

  • Romero film di John Duigan, 1989[5][6][7], in cui l'arcivescovo è interpretato da Raul Julia.
  • Romero. The musical, 2009. Scritto da Liam Bauress e George Daly, con gli arrangiamenti di Richard Benbow e le coreografie di Lynette Driver, Romero. The musical è portato in scena dalla compagnia Click Theatre, al Jerwood Vanbrugh Theatre, uno dei teatri della Royal Academy of Dramatic Art, in Malet Street, a Londra.[8][9]

Successione apostolica

Predecessore: Vescovo titolare di Tambeae Successore: Bishopcoa.png
Francisco Raval Cruces 25 aprile 1970 - 15 ottobre 1974 Angélico Sândalo Bernardino I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Francisco Raval Cruces {{{data}}} Angélico Sândalo Bernardino
Predecessore: Vescovo di Santiago de María Successore: Bishopcoa.png
Francisco José Castro y Ramírez 15 ottobre 1974 - 3 febbraio 1977 Arturo Rivera Damas I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Francisco José Castro y Ramírez {{{data}}} Arturo Rivera Damas
Predecessore: Arcivescovo di San Salvador Successore: Arcbishoppallium.png
Luis Chávez y González 3 febbraio 1977 - 24 marzo 1980 Arturo Rivera Damas I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Luis Chávez y González {{{data}}} Arturo Rivera Damas
Bibliografia
  • Luigi Schirinzi, Rinascerò nel popolo, Edizioni Insieme, Terlizzi (BA) (...)
  • Ettore Masina, L'Arcivescovo deve morire, Edizioni Gruppo Abele, Torino (1996);
  • J. R. Brockman, Oscar Romero, fedele alla parola, Cittadella, Assisi (PG) 1984.
  • Pietro Radius, Mons. Romero una voce libera e coraggiosa, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) (...)
  • R. Morrozzo della Rocca, Primero Dios vita di Oscar Romero, Mondadori, 2005.
  • AA.VV., Romero... y lo mataron (versione italiana), A.V.E., Roma (...)
  • M. Lopez Vigil, Oscar Romero. Un mosaico di luci, EMI, Bologna (...) .
  • M. Lopez Vigil, Oscar Romero. Frammenti per un ritratto, NdA Press, Milano (2006) (con prefazione di Samuel Ruiz Garcia).
  • Chomsky Noam, Herman Edward. S., La fabbrica del consenso, (capitolo: Non tutte le vittime sono uguali, come la stampa USA ha coperto casi di omicidi di religiosi/e)
  • Jean Meyer, Oscar Romero e l'America Centrale del suo tempo, Edizioni Studium, Roma 2006
  • Massimo De Giuseppe, "Oscar Romero. Tra storia, memoria e attualità", EMI, Bologna 2006
Note
Voci correlate
Collegamenti esterni