Carlo Odescalchi
Servo di Dio Carlo Odescalchi (Roma, 5 maggio 1785; † Modena, 17 agosto 1841) è stato un cardinale e arcivescovo italiano.
Cenni biografici
Carlo nacque a Roma il 5 marzo 1785, da Baldassare e dalla moglie Valeria Caterina nata Giustiniani. Suo padre era il Duca di Sirmien in Ungheria e Principe del Sacro Romano Impero.
Durante l'occupazione francese, la famiglia si trasferì in Ungheria dal 1798 al 1800.
Formazione e carriera ecclesiastica
Rientrati a Roma, il giovane Carlo fu ordinato sacerdote nel 1808 e l'anno seguente si addottorò in utroque iure. Poco dopo incontrò padre Giuseppe Pignatelli, superiore dei gesuiti di Napoli, esiliato a Roma dopo l'espulsione da quella città da parte di Giuseppe Bonaparte nel 1806.
Appena la Compagnia di Gesù fu universalmente restaurata nel 1814, chiese di esservi ammesso, ma diversi ostacoli, soprattutto quelli familiari, gli impediscono di entrare immediatamente nel noviziato, cosa che riuscirà a realizzare solo ventiquattro anni dopo. Una volta assicurato il futuro di sua sorella, ne chiese di nuovo l'ammissione nel 1817. Questa volta papa Pio VII, che lo stimava molto, si oppose perché era stato nominato alla Sacra Rota. Via via ricoprì sempre più importanti compiti nella Curia romana. Tuttavia, la sua insistenza fu tale che ottenne una lettera da padre Luigi Fortis, futuro preposito generale dell'ordine, datata 7 giugno 1818 che gli assicurava di potersi considerare ammesso alla Società con la clausola in tempore opportuno che rimandava il suo ingresso nella Compagnia a tempi più favorevoli.
Nel 1819 Carlo Odescalchi fu legato pontificio a Vienna. Al suo ritorno a Roma, venne nominato canonico della basilica di San Pietro, canonista del Papa e consigliere per le nomine episcopali.
Cardinalato
Nel marzo 1823, pochi mesi prima della sua morte, Pio VII lo creò cardinale nel concistoro del 10 marzo 1823. Contemporaneamente fu elevato arcivescovo di Ferrara, consacrato vescovo il 25 marzo, nella basilica romana dei Santi XII Apostoli dal cardinal Giulio Maria della Somaglia, vescovo di Ostia e Velletri e decano del Collegio Cardinalizio, co-consacratori mons. Giuseppe della Porta Rodiani, allora patriarca latino di Costantinopoli e da mons. Lorenzo Mattei, allora patriarca titolare latino di Antiochia. Non aveva ancora lasciato Roma quando Pio VII morì. Così Odescalchi partecipò al conclave che, il 28 settembre 1823, portò il cardinale Annibale della Genga al soglio pontificio con il nome di Leone XII.
Rinunciò al governo della sua arcidiocesi nel 1826 per diventare prefetto della Congregazione dei Vescovi e Regolari. Fu attivo nella riforma di alcuni vecchi ordini e soprattutto nell'approvazione di quelli nuovi di cui accettò di essere il cardinale protettore, tra questi: le suore di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore di madre Pelletier, le dame del Sacro Cuore di Sofia Barat, le Figlie della Carità di Verona della Marchesa di Canossa.
Nel 1829 assistì spiritualmente Leone XII durante la sua ultima malattia e prese parte ai due conclavi che eleggono Pio VIII nel 1829 e Gregorio XVI nel 1830, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro. Nel 1833 Odescalchi optò per il titolo di cardinale vescovo della sede suburbicaria di Sabina. Si impegnò nell'attività pastorale e fu poi nominato cardinale Vicario di Roma il 22 novembre 1834. A ogni nuovo papa ha espresso il desiderio di entrare nella Compagnia di Gesù, di cui aveva già ricevuto la lettera di ammissione.
Durante i suoi quattro anni come Vicario di Roma, ha dato vita a diverse opere apostoliche e caritative. Ha sostenuto la società dell'apostolato cattolico di padre Vincenzo Pallotti e ha introdotto l'opera di propagazione della fede fondata nel 1832 a Lione da Paolina Jaricot. Grazie a lui anche l'opera di Federico Ozanam trovò sostegno in Vaticano con la fondazione dell'società San Vincenzo De Paoli.
Nel 1837, quando scoppiò il colera a Roma, Odescalchi fu impegnato nel suo contrasto. Non solo organizzò rogatorie e pellegrinaggi, ma soprattutto si prese carico dell'assistenza e fece aprire degli orfanotrofi per i bambini che avevano perso i genitori durante l'epidemia. L'attenzione fu rivolta anche ai funerali e alle messe per i molti morti. In una cerimonia religiosa di ringraziamento nel gennaio dell'anno seguente, quando l'epidemia fu scongiurata, rese un sentito omaggio ai gesuiti che furono al suo fianco durante il tragico evento. Nel 1838 fu nominato Gran Priore di Roma del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Essendo persistente la sua richiesta di unirsi ai gesuiti, Gregorio XVI chiese il parere di una commissione di quattro cardinali, che diede parere negativo: i servizi del cardinale vicario sono troppo preziosi per la Chiesa di Roma. Odescalchi accettò questo rifiuto come la volontà di Dio nella sua vita.
Nell'estate del 1838 la sua salute cominciò a dargli problemi. Prima di lasciare Roma per un periodo di riposo a Perugia, scrive ancora una volta una lunga lettera al papa per esprimere il suo desiderio di rinunciare al cardinalato e farsi religioso. Qualche giorno dopo, con sua grande sorpresa, riceve a Perugia una lettera manoscritta di Gregorio XVI che accetta esplicitamente la sua richiesta, anche se "a malincuore".
L'annuncio fu fatto nel concistoro del 30 novembre 1838 dove Gregorio XVI confermò di accettare la decisione del suo cardinale vicario di vivere da "semplice religioso gesuita".
Il 6 dicembre 1838, Carlo Odescalchi iniziò il noviziato a Verona. In una lettera alla sorella (firmata: Carlo Odescalchi, novizio della Compagnia di Gesù) esprime la sua gioia di vivere da semplice religioso. Emise la professione religiosa il 2 febbraio 1840 ed entrò nella vita apostolica.
Odescalchi era un eccellente predicatore ed era molto richiesto per dare ritiri spirituali al clero delle diocesi del nord Italia. Accettava anche missioni nelle parrocchie circostanti. Per tre anni è stato direttore spirituale dei giovani gesuiti.
Morte
La sua salute, tuttavia, era in declino. Carlo Odescalchi aveva solo 56 anni quando morì a Modena il 17 agosto 1841. La corrispondenza successiva alla sua morte dimostra che è stato considerato un santo durante la sua vita. Un processo per la sua beatificazione fu aperto nel 1933 e si concluse a livello diocesano nel 1941. La causa del Servo di Dio è al momento sospesa in attesa di miracoli.
Onorificenze
Balì Gran Croce di Onore e di Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta | |
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santori
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII
- Papa Benedetto XIV
- Papa Clemente XIII
- Cardinale Marcantonio Colonna juniore
- Cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil, B.
- Cardinale Giulio Maria della Somaglia
- Cardinale Carlo Odescalchi, S.J.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Arcivescovo metropolita di Ferrara | Successore: | |
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Paolo Patricio Fava Ghisleri | 10 marzo 1823-2 luglio 1826 | Filippo Filonardi |
Predecessore: | Cardinale presbitero dei Santi XII Apostoli | Successore: | |
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Dionisio Bardaxí y Azara | 16 maggio 1823-15 aprile 1833 | Francesco Serra-Cassano |
Predecessore: | Prefetto della Congregazione dei Vescovi e Regolari | Successore: | |
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Bartolomeo Pacca | 5 febbraio 1828-21 novembre 1834 | Giuseppe Antonio Sala |
Predecessore: | Arciprete della Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore | Successore: | |
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Benedetto Naro | 22 dicembre 1832-21 novembre 1834 | Giuseppe Antonio Sala |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Sabina | Successore: | |
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Tommaso Arezzo | 15 aprile 1833-30 novembre 1838 | Antonio Domenico Gamberini |
Predecessore: | Vice-Cancelliere di Santa Romana Chiesa | Successore: | |
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Tommaso Arezzo | 15 aprile 1833-19 dicembre 1834 | Carlo Maria Pedicini |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Lorenzo in Damaso (titolo presbiterale in commendam) |
Successore: | |
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Tommaso Arezzo | 15 aprile 1833-19 dicembre 1834 | Carlo Maria Pedicini |
Predecessore: | Vicario generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma | Successore: | |
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Giacinto Placido Zurla, O.S.B. Cam. | 21 novembre 1834-30 novembre 1838 | Giuseppe della Porta Rodiani |
Predecessore: | Prefetto della Congregazione per la Residenza dei Vescovi | Successore: | |
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Giacinto Placido Zurla, O.S.B.Cam. | 21 novembre 1834 - 21 novembre 1838 | Giuseppe della Porta Rodiani |
Predecessore: | Gran Priore di Roma del Sovrano Militare Ordine di Malta | Successore: | |
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Giorgio Doria Pamphilj Landi | 16 novembre 1837-30 novembre 1838 | Luigi Lambruschini, B. |
Collegamenti esterni | |
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