Antipapa Anacleto II

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Anacleto II, O.S.B.
Cardinale · Antipapa
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Ritratto dell'antipapa Anacleto II (1882)
Titolo cardinalizio
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Nascita Roma
1090 ca.
Morte Roma
25 gennaio 1138
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Cardinale per 32 anni, 1 mese e 25 giorni ca.
Cardinale elettore
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Eletto Antipapa nel 1131, in carica fino al 25 gennaio 1138
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
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Anacleto II, al secolo Pietro Pierleoni (Roma, 1090 ca.; † Roma, 25 gennaio 1138), è stato un monaco, cardinale e antipapa italiano dal 1131 fino alla sua morte, in opposizione a papa Innocenzo II.

Biografia

Famiglia

Anacleto II apparteneva alla nobile e potente famiglia romana dei Pierleoni; suo padre Pier Leoni fu anche Console di Roma. La famiglia, di origini ebraiche (e ancora residente in quello che sarebbe stato il Ghetto ebraico sotto Papa Paolo IV), si era convertita al Cattolicesimo quasi un secolo prima e grazie all'enorme ricchezza accumulata, aveva acquisito una posizione di assoluto prestigio fra le famiglie patrizie romane.

La casata era stata fondata dal converso Leone di Benedetto, che aveva ricevuto il proprio nome cristiano in omaggio a Papa Leone IX, da cui era stato battezzato. Altre fonti fanno invece risalire la fondazione al padre di Leone, tale Benedetto Cristiano (da cui il nome del figlio, secondo l'usanza del tempo "di Benedetto"). Già allora la famiglia disponeva di notevolissime risorse economiche, a cui probabilmente non era estraneo l'esercizio dell'usura (all'epoca proibita ai Cristiani e quindi appannaggio degli Ebrei dell'urbe). Il figlio di Leone fu Pietro di Leone, da cui il nome della famiglia "Pierleoni".

Dimora principale della famiglia era una casa-torre in Trastevere, ma i Pierleoni possedevano anche vari castelli (in uno dei quali morì nel 1099, loro ospite, Papa Urbano II), il Teatro di Marcello, l'intera Isola Tiberina, oltre naturalmente ad abitazioni, magazzini e botteghe. Fra i fratelli di Anacleto, uno fu brevemente Prefetto di Roma e un altro capo (patrizio) del Comune nel 1144, durante la Repubblica.

Carriera ecclesiastica

Incoraggiato e supportato dal padre, collaboratore di Papa Gregorio VII, il giovane Pietro Pierleoni si dedicò agli studi ecclesiastici. Trascorse un periodo a Parigi, studiando sotto la guida del grande Abelardo; quindi prese gli ordini monastici a Cluny. Richiamato a Roma nel 1120, ricoprì vari incarichi, fino a essere nominato nel 1116 Cardinale diacono da Papa Pasquale II, sembra su richiesta del padre. In seguito fu Legato pontificio in Francia e in Inghilterra, dove pare abbia vissuto con grande sfarzo alla corte di Enrico I; secondo William di Malmesbury, ritornò a Roma così carico di regali da parte del Re da suscitare lo stupore dei suoi colleghi. Del resto nei suoi anni di cardinalato il popolo commentava il suo stile di vita abbastanza sfarzoso. Forse anche per questo all'interno del collegio cardinalizio alcuni non lo ritenevano adatto al ruolo di pontefice.

Elezione

Nel febbraio 1130, le condizioni di salute di Papa Onorio II erano peggiorate drammaticamente. Il Cardinale Pierleoni, era il cardinale più potente; aveva già pensato al pontificato da tempo. Dalla sua parte aveva un discreto anche se non maggioritario supporto nel sacro collegio e inoltre godeva di notevole prestigio presso molte famiglie aristocratiche e soprattutto presso il popolo, in virtù della propria ricchezza e liberalità. Tentò in tutti i modi di conquistare la successione. A questi piani si opponeva fortemente il partito ildebrandino, capeggiato dalla potente famiglia dei Frangipane.

Gli avvenimenti si svolsero concitatamente. Il Cardinale Aimari Frangipane, cancelliere della curia, consapevole delle intenzioni dei Pierleoni, tentò al contrario di ostacolare l'eventuale elezione del cardinale Pierleoni. Il Pontefice approssimandosi la morte, chiese di poter terminare i suoi giorni presso il monastero di Sant'Andrea, a lui fortemente caro, che si trovava presso il Celio, in territorio dei Frangipane. Il partito dei Pierleoni invece accusò il cardinale Frangipane di aver portato il papa in quel luogo, per ritardare l'annuncio della sua morte e avere il tempo di organizzare accordi contro Pierleoni.

L'11 febbraio 1130 Aimari convocò presso lo stesso monastero i Cardinali di cui riteneva di potersi fidare, per preparare la nuova elezione. Il resto della Curia rispose invocando l'anatema su tutti coloro che si accingessero all'elezione prima della morte di Onorio, secondo il decreto di Papa Nicola II del 1059 che regolava le elezioni papali e nominando una commissione di otto Cardinali elettori, in rappresentanza di ambo le parti, che avrebbero dovuto incontrarsi nella chiesa di Sant'Adriano solo dopo la sepoltura del Papa.

La scelta del luogo era stata fatta dai Pierleoni per evitare di essere alla mercé dei Frangipane in Sant'Andrea. In tutta risposta Aimari inviò delle guardie a presidiare anche Sant'Adriano. I Cardinali fedeli ai Pierleoni, si ritirarono allora nella chiesa di San Marco.

Il 13 febbraio si diffuse per Roma la voce della morte di Onorio. La folla inferocita si recò a Sant'Andrea, ma si disperse dopo che il Papa, tremante e delirante, si affacciò dalla balconata. Onorio, per cui forse lo sforzo dovuto alla sua ultima apparizione pubblica era stato eccessivo, morì durante la notte.

Secondo le disposizioni vigenti, il corpo del Pontefice defunto sarebbe dovuto rimanere esposto ai fedeli per tre giorni e poi sepolto, prima che si potesse procedere all'elezione di un successore. Aimeri però accelerò i tempi. Espletate le funzioni liturgiche, fece trasportare la salma del pontefice in Laterano. Di buon mattino lo stesso Aimari e i 16 cardinali del partito ildebrandino si riunirono ed elessero un cardinale famoso per il suo zelo religioso, il cardinale Gregorio Papareschi, diacono di Sant'Angelo. I Cardinali quindi si portarono in Laterano, dove il nuovo papa prese il nome di Innocenzo II e quindi si ritirarono nella chiesa di Santa Maria in Palladio al sicuro, nuovamente in territorio controllato dai Frangipane.

Quando la notizia raggiunse San Marco, dove erano radunati i restanti 14 Cardinali, l'elezione di Innocenzo fu immediatamente dichiarata non canonica e si decise di eleggere Papa il Cardinale Pierleoni, che scelse il nome di Anacleto II. Si dava così inizio a uno scisma destinato a durare fino al 1138, anno della morte di Anacleto. Pochi giorni dopo alcuni cardinali che avevano eletto Innocenzo, decisero di approvare l'elezione di Anacleto il quale finì per avere la maggioranza del collegio cardinalizio, oltre che il consenso dei rappresentanti del popolo e di quasi tutta la nobiltà romana.

Nessuno dei due papi decise però di rinunciare e scelsero lo stesso giorno per la consacrazione 23 febbraio: Innocenzo in Laterano con poca folla e in fretta, per tornare a rifugiarsi nella fortezza dei Frangipane sul Palatino; Anacleto in San Pietro, con gli onori e l'appoggio del popolo e dell'amministrazione della città in mano ai Pierleoni.

Regno

Anacleto avendo la maggioranza della popolazione dalla sua parte, il 15 febbraio ottenne il controllo del Laterano e il 16 febbraio prese anche San Pietro, mentre Innocenzo perdeva progressivamente terreno. Sembra che Anacleto, disponendo di molte ricchezze, comprasse la fedeltà di molti Romani a suon di oro e, almeno secondo i suoi avversari, ottenuto in parte dalla spoliazione delle chiese; comunque la sua famiglia era tra le più ricche di Roma, riuscendo anche a reclutare agenti fra gli stessi avversari Frangipane, loro acerrimi nemici. Da qui le accuse di simonia che Anacleto ebbe storicamente. Ai primi di di maggio Innocenzo lasciò Roma, avendo compreso di non avere dalla sua il popolo romano.

Anacleto rimase il solo papa nella capitale. Politicamente, si trattò però di una decisione non fortunata: mentre Anacleto regnava a Roma, Innocenzo si recava dapprima a Pisa, quindi a Genova, poi in Francia e in Inghilterra; infine alla corte dell'Imperatore Lotario III; da tutti ottenne il riconoscimento ufficiale della propria elezione, grazie anche allo schierarsi dalla sua parte dell'ecclesiastico più influente in Europa del tempo, Bernardo di Chiaravalle. Al contrario, Anacleto riuscì a guadagnare l'appoggio del solo Ruggero II, sempre con lo scambio di favori, cioè in cambio della corona, promessa, del Regno di Sicilia.

Per guadagnarsi il supporto di Lotario, Anacleto scomunicò il rivale di questi all'Impero, Corrado di Hohenstaufen, inimicandosi così la fazione che lo appoggiava. Lotario tuttavia non si lasciò influenzare e nell'ottobre 1130 indisse a Würzburg un sinodo di 16 vescovi tedeschi che al termine si pronunciò a favore di Innocenzo, seguendo la linea tracciata dal sinodo francese di Etampes di alcune settimane prima.

Rapporti con Ruggero II Altavilla

Il concilio di Melfi del 1130 (che non è considerato valido dalla Chiesa cattolica perché è organizzato da un "Antipapa") è un Sinodo molto importante per gli aspetti politici. In data 5 novembre 1130, infatti, Anacleto istituisce per la prima volta il titolo di Re di Sicilia (Rex Siciliae), in un periodo in cui manca un potere centrale nel sud dell'Italia e appare in crisi il Ducato Normanno. Anacleto, pertanto, eleva da Ducato a Regno il territorio posseduto dalla casata Altavilla e incorona a Melfi Ruggero II d'Altavilla. L'Antipapa riconosce e conferma a Ruggero anche i titoli, già concessi, di Duca di Calabria e di Puglia e Prìncipe di Capua.

La vita politica di Anacleto si venne così a trovare legata a doppio filo a quella di Ruggero: insieme i due affrontarono due distinte spedizioni imperiali "punitive", durante la prima delle quali Innocenzo, al seguito di Lotario, compì l'incoronazione formale dell'Imperatore in Laterano (giacché San Pietro era in mano ad Anacleto) il 4 giugno 1133. Questo momento segnò la maggiore umiliazione subita da Anacleto. Tuttavia, in entrambi i casi, Ruggero riuscì rapidamente a ripristinare il controllo sulla città e sul suo stesso territorio, dopo la partenza delle truppe imperiali; Innocenzo dovette fuggire nuovamente da Roma e tornare a Pisa.

Nondimeno, era ormai chiaro che Anacleto non avrebbe potuto ottenere il riconoscimento delle maggiori potenze europee né dei più importanti ordini monastici: anche i cluniacensi, l'ordine a cui apparteneva, erano schierati a favore di Innocenzo. Lo stesso Ruggero II, ottenuta e consolidata la corona, non aveva particolari motivi per metterla a repentaglio continuando ad appoggiare Anacleto. Così nel 1137 venne convocato un incontro a Salerno, a cui ciascuno dei due Papi avrebbe mandato tre rappresentanti per sostenere la propria causa. L'esito fu tuttavia inconcludente: Anacleto mantenne l'appoggio di Ruggero, ma perse quello di Pietro da Pisa, il proprio Cancelliere e capo delegazione, che venne convinto da Bernardo (che non faceva formalmente parte della delegazione di Innocenzo, ma si trovava a Salerno come osservatore) ad abbandonare Anacleto e a passare al rivale. L'abbandono da parte del proprio Cancelliere, inviato per sostenere le ragioni della propria legittimità, ebbe grande risonanza e fu un colpo durissimo al prestigio di Anacleto, dal quale quest'ultimo non si riprese più.

Deposizione al Concilio di Melfi V e morte

Il papa legittimo Innocenzo II e Lotario II di Supplinburgo, concentrano a maggio 1137 le proprie armate accanto al castello di Lagopesole, assediano Melfi e costringono Ruggero II Altavilla alla fuga, quindi riescono a conquistare la sua (ex) capitale, Melfi, il 29 giugno.

Il Pontefice tiene il Concilio di Melfi V nel castello del Vulture nell'anno 1137: la più probabile data va dal 29 giugno al 4 luglio. I Padri conciliari decidono la deposizione dell'antipapa Anacleto II.

È significativo rilevare come Innocenzo voglia dimostrare, in questa sede, al rivale che la deposizione solenne avvenga nello stesso luogo (il castello di Melfi) e con lo stesso strumento (un concilio), ove Anacleto aveva istituito un titolo di Sovrano e lo aveva concesso alla casata Altavilla.

Il 4 luglio Innocenzo II, insieme all'imperatore Lotario II di Supplinburgo delegittima anche Ruggero II di Sicilia, della Casata Altavilla, in favore di Rainulfo di Alife, della Casata Drengot, nuovo duca di Puglia.

Verso la fine del 1137, Anacleto cominciò a perdere il controllo di Roma. Già a novembre, Innocenzo datava le sue lettere con Romae, anziché con l'ambigua locuzione in territorio romano che aveva usato in precedenza. All'inizio dell'anno successivo, Anacleto controllava solo il Vaticano e Castel Sant'Angelo. Il 25 gennaio 1138, appena in tempo per evitare una disfatta totale, Anacleto decedeva. La sua tomba negli anni successivi non fu mai ritrovata.

La morte di Anacleto pose fine allo scisma durato ben otto anni e nonostante un tentativo da parte di Ruggero II di fare eleggere un ulteriore antipapa nella persona del cardinale Gregorio Conti, Innocenzo rientrò a Roma e governò senza opposizione, convocando nell'aprile 1139 il Secondo Concilio Lateranense dove si condannò Anacleto, si scomunicò Ruggero e si ribadirono alcuni temi della dottrina cattolica che avevano interessato direttamente o indirettamente lo scisma, cioè l'usura e la simonia.

Predecessore: Cardinale diacono dei Santi Cosma e Damiano Successore: CardinalCoA PioM.svg
Gionata seniore
1099 - 1106
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Gionata seniore
1099 - 1106
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1130 - 1150
Predecessore: Cardinale presbitero di Santa Maria in Trastevere Successore: CardinalCoA PioM.svg
Pietro
1112 - 1120
1120 - 1130 vacante
fino al 1140
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X
con
con
Pietro
1112 - 1120
{{{data}}} vacante
fino al 1140
Bibliografia
  • John Julius Norwich, The Normans in Sicily, Penguin Books, 1992 (raccoglie The Normans in the South, 1967 e The Kingdom in the Sun, 1970, dello stesso autore)
  • Raoul Manselli, Enciclopedia dei Papi, II, Roma, 2000, pp.268-270.
Voci correlate
Collegamenti esterni