Antonio Mantiero
Bortolo Antonio Mantiero Vescovo | |
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Omnes Pacis in Christo | |
Età alla morte | 71 anni |
Nascita | Novoledo di Villaverla 5 settembre 1884 |
Morte | Treviso 15 febbraio 1956 |
Appartenenza | Diocesi di Vicenza |
Ordinazione presbiterale | 25 luglio 1909 |
Nominato vescovo | 26 settembre 1931 da Pio XI |
Consacrazione vescovile | Schio, 15 novembre 1931 da mons. Ferdinando Rodolfi |
Incarichi ricoperti | |
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Bortolo Antonio Mantiero (Novoledo di Villaverla, 5 settembre 1884; † Treviso, 15 febbraio 1956) è stato un vescovo italiano di Treviso dal 29 agosto 1936 al 15 febbraio 1956.
Biografia
La formazione e il ministero sacerdotale
Dopo l'ordinazione sacerdotale venne inviato come cappellano nella Parrocchia di San Marco in Vicenza e, contemporaneamente, fu incaricato dell'insegnamento di materie letterarie al ginnasio del seminario. Con l'occasione, si iscrive alla Facoltà giuridica di Venezia, presso la quale consegue la laurea in Diritto Canonico.
Con la Prima Guerra Mondiale, venne inviato negli ospedali da campo e nel 1920 il Vescovo di Vicenza lo nominò canonico della Cattedrale e Cancelliere della Curia di Vicenza. Lo stesso Vescovo, mons. Rodolfi gli chiese di assumere anche l'incarico di assistente ecclesiastico di tutte le associazioni cattoliche femminili della Diocesi vicentina.
Dopo soli quattro anni, nel 1924, venne nominato arciprete di Schio in sostituzione di mons. Elia Dalla Costa, eletto Vescovo di Padova[1]. Nella sua nuova parrocchia, mons. Mantiero diede nuovo impulso al culto eucaristico favorendo la partecipazione alla Messa anche nei giorni feriali nonché la predicazione in Quaresima e nell'Ottavario dei morti. Promosse e incoraggiò le diverse associazioni ecclesiali, in particolare l'Azione Cattolica. Fu sensibile anche verso i più bisognosi creando le Conferenze di San Vincenzo de Paoli per i poveri e la Casa della Provvidenza per i bambini abbandonati. Pure le strutture parrocchiali furono oggetto della sua attenzione, in particolare il Duomo fu ristrutturato e abbellito.
Il ministero episcopale
Durò poco anche la sua presenza a Schio: il 26 settembre 1931 fu nominato da Pio XI vescovo di Patti, in Sicilia, diocesi nella quale fece il suo ingresso il 27 dicembre 1931.
L'1 giugno 1935 venne nominato prelato della Prelatura territoriale di Santa Lucia del Mela[2]. Non si risparmiò neppure nella diocesi siciliana dove pose particolare attenzione al seminario, al quale diede nuovo slancio per formare adeguatamente i sacerdoti di cui la diocesi aveva bisogno. Sostenne la dottrina cristiana e le associazioni. Provvide alla cura dei poveri e degli indigenti. Il suo episcopato è stato definito come un vero e proprio periodo di risveglio pastorale.
Il 29 agosto 1936, a seguito della morte di mons. Longhin, fu eletto vescovo di Treviso dove fece il suo ingresso il 6 dicembre 1936. In vent'anni di episcopato trevigiano, portò avanti una mole enorme di lavoro pastorale: tutte le opere diocesane ebbero da lui impulso energico e mirato, promosse la stampa cattolica, istituì varie opere di assistenza agli indigenti che lui stesso monitorò perché fossero sempre efficienti. Il laicato trovò nel vescovo Antonio una guida sicura, dotato di parola chiara e fluida, capace di entrare nel cuore dei lavoratori o dei contadini. I sacerdoti furono seguiti con paterna carità con la quale risultò più facile accogliere anche i suoi moniti o i suoi richiami.
Scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, chiese ai sacerdoti, ricordando loro che la missione del parroco è una missione di pace e la via della Chiesa è la carità, di rimanere strettamente uniti alle loro popolazioni e di accogliere eventuali profughi. Lui stesso diede l'esempio con lo stile corrispondente al suo cuore e al suo temperamento. Vigilò affinché i fatti dell'agosto 1943 non portassero all'odio fra fratelli, nei paesi e nelle famiglie.
Il 7 aprile 1944 avvenne il bombardamento di Treviso a causa del quale morirono duemila persone. Gran parte del seminario fu distrutto e da lui prontamente ricostruito. Costruì pure il nuovo seminario minore.
Dopo la liberazione invitò il popolo a rimanere ben saldo nella coscienza cristiana superando la tentazione di cadere in atti inconsulti.
L'1 novembre 1952 ordinò vescovo il servo di Dio Giuseppe Carraro, nominato vescovo ausiliare di Treviso.
Vide la beatificazione e canonizzazione di papa Pio X e la beatificazione di suor Maria Bertilla Boscardin.
È sepolto nella cripta della Cattedrale di Treviso.
Genealogia episcopale e successione apostolica
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santorio
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Pietro Francesco Orsini, O.P.
- Papa Prospero Lorenzo Lambertini
- Cardinale Marcantonio Colonna
- Cardinale Hyacinthe Sigismond Gerdil
- Cardinale Giulio Maria della Somaglia
- Cardinale Carlo Odescalchi, S.J.
- Cardinale Costantino Patrizi Naro
- Cardinale Lucido Maria Parocchi
- Cardinale Agostino Gaetano Riboldi
- Vescovo Francesco Ciceri
- Vescovo Ferdinando Rodolfi
- Vescovo Antonio Mantiero
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Patti | Successore: | |
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Antonio Anastasio Rossi | 26 settembre 1931 - 29 agosto 1936 | Angelo Ficarra |
Predecessore: | Vescovo di Treviso | Successore: | |
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Andrea Giacinto Longhin | 29 agosto 1936 - 15 febbraio 1956 | Egidio Negrin |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
- Vescovi di Patti
- Vescovi di Treviso
- Presbiteri ordinati nel 1909
- Presbiteri italiani del XX secolo
- Italiani del XX secolo
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