Chiesa di Santa Maria Antiqua (Roma)
Chiesa di Santa Maria Antiqua | |
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Chiesa di Santa Maria Antiqua | |
Civiltà | Bizantina |
Oggetto generico | Struttura per il culto |
Oggetto specifico | Chiesa |
Dedicazione | Maria Vergine |
Data fondazione | VI secolo, seconda metà |
Inizio della costruzione | VI secolo, seconda metà |
Distruzione | XI secolo |
Preesistenze | Palazzo di Domiziano, vestibolo |
Materiali | laterizi |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Diocesi di Roma Vicariatus Urbis |
Primi scavi | |
Datazione scavi | 1900-1904 |
Archeologi | Giacomo Boni |
Amministrazione | |
Indirizzo | Via di San Teodoro, 1 00186 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 480201; +39 06 39967700 |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di Santa Maria Antiqua era un edificio di culto di Roma, situato nel rione Campitelli: è il più antico e il più importante monumento cristiano del Foro Romano.
Storia
La chiesa sorse nel Foro Romano all'interno di un complesso di edifici dell'epoca di Domiziano (51 d.C. - 96 d.C.), probabilmente un vestibolo monumentale ai palazzi imperiali, che già alla metà del V secolo divenne sede di un culto mariano, anche se la trasformazione in chiesa sembra risalire all'epoca dell'imperatore Giustino II (567-578). Dalla ricchezza dell'apparato decorativo, databile al VII-VIII secolo, si può dedurre che l'edifico fu oggetto di particolari cure da parte dei pontefici che si succedettero fino alla metà del IX secolo. Fu continuamente restaurata e abbellita da Martino I (649-655), Giovanni VII (705-707), Zaccaria (741-752), Paolo I (757-767) e Adriano I (772-795). Il carattere fortemente bizantino delle dipinti murali ad affresco è confermato dalla presenza di rappresentazioni di martiri orientali e di iscrizioni in greco.
Nell'847, come documentato nel Liber pontificalis, il crollo delle strutture della Domus imperiale, provocato da un violento terremoto, seppellì parzialmente l'edificio sotto le macerie, causandone l'abbandono. Per questo Leone IV (847-855) decise di chiuderla e di trasportare il culto di Maria Vergine in un'altra chiesa sulla collina Velia, che venne costruita ex novo e che prese il nome di Santa Maria Nova.
Nonostante ciò, una serie di interventi databili al X secolo documentano che la chiesa non cadde completamente nell'oblio. Nell'atrio si trovano, infatti, alcune testimonianze di un utilizzo del luogo successivo al crollo a metà del IX secolo: al centro dell'ambiente scoperto si conserva la base di un grande pilastro in muratura che servì probabilmente a rinforzare la copertura a volta allora esistente. Inoltre, in uno stretto passaggio nel muro occidentale, che dall'atrio conduceva a una struttura adiacente, sono state rinvenute cinque figure di santi: tranne il secondo da destra, che resta anonimo, le altre figure sono state identificate con san Biagio, san Basilio, san Lorenzo e san Cristoforo. Poiché il culto di san Biagio fu introdotto durante il regno di Alberico, tra il 932 e il 954, si è dedotto che almeno questa zona della chiesa continuò a essere utilizzata, anche dopo il trasferimento del culto mariano, forse da una comunità monastica.
Nel XIII secolo sui resti della chiesa originaria, poi indicata con il nome di Santa Maria Antiqua, sorse la Chiesa di Santa Maria Liberatrice al Foro Romano, demolita nel 1900 dall'architetto e archeologo Giacomo Boni (1859-1925) per riportare alla luce dopo quattro anni di lavori le strutture dell'edificio più antico.[1] In realtà una prima testimonianza della chiesa originaria risale al 1702, allorché il capomastro Andrea Bianchi, nel corso di alcuni scavi per ricavare materiali da costruzione, condotti nell'orto della Chiesa di Santa Maria Liberatrice, scoprì fortuitamente il presbiterio della chiesa e i suoi splendidi dipinti murali. Papa Clemente XI (1700-1721) autorizzò la visita del sito per alcune settimane ma poi, accertata la sostanziale impossibilità di procedere a degli accurati restauri, dispose il nuovo interramento. Fra i visitatori che in quel periodo videro quella che si riteneva essere la Chiesa di Santa Maria de inferno o quella di Santa Maria di Caneparia, vi fu il vedutista Francesco Valesio che, in un prezioso e dettagliato acquarello e in un suo diario, tramandò quell'importante ritrovamento.
Nel 1980 fu decisa la chiusura del monumento a causa delle preoccupanti infiltrazioni d'acqua. Iniziarono, allora, accurati e complessi lavori di restauro, che sono terminati nel 2016 con la riapertura dell'intero complesso ecclesiale.
Descrizione
Atrio
Un vestibolo, comunicante a sinistra con la rampa coperta (6), che porta ai palazzi imperiali sul colle Palatino, dà accesso all'atrio quadrangolare (9),[2] che precede l'aula liturgica, dove alle pareti si conservano tracce di dipinti murali ad affresco, databili alla prima metà del IX secolo, fra i quali, entro nicchie, si notano:
Interno
L'interno della chiesa a pianta basilicale, triabsidata, è divisa in tre navate da altrettante arcate longitudinali per lato poggianti su due colonne in granito bigio con capitello corinzio.
La navata centrale (1) era quasi completamente occupata dalla schola cantorum,[3] riservata al clero, di cui si vede ancora la parte inferiore della balaustrata. Verso il centro, a sinistra, era l'ambone, di cui resta (ora nella navata sinistra) la piattaforma ottagonale che reca alle due estremità la scritta in greco, ripetuta in latino:
« | Giovanni servo della Madre di Dio. » |
Tra la navata e il presbiterio, sui pilastri a "L", si notano:
- a sinistra,
- San Demetrio di Tessalonica (VII secolo), affresco di ambito romano.[4]
- Annunciazione (metà del VII secolo), affresco di ambito romano.[5]
- nel retro, Deesis (VII secolo), affresco di ambito romano.[6]
- a destra,
- Solomone e i Maccabei (secondo quarto del VII secolo), affresco di ambito romano:[7] nell'opera è raffigurata, al centro, Solomone, la madre dei Maccabei, con i sette figli ed Eleazaro, loro precettore. Le figure qui non sono allineate in posizione frontale, ma in gruppi, alcuni davanti, altri dietro la figura femminile centrale, dando l'impressione dello spazio intorno a essa.
- nel retro, Gesù Cristo tra due santi guerrieri (metà del VII secolo), affresco di ambito romano.[8]
Le pareti della navata sinistra sono decorate con splendidi dipinti murali articolati su tre registri:
- nel primo, Gesù Cristo benedicente in trono tra santi orientali e occidentali (prima metà del IX secolo), affresco di ambito romano;[9] nell'opera, ciascuna figura è identificata con i nomi, scritti in greco, dipinti in bianco verticalmente fra queste.
- nei due registri superiori, Storie dell'Antico Testamento (terzo quarto del VIII secolo), affreschi di ambito romano, che nelle scene presentano:
- nel secondo,
- Sacrificio di Isacco;
- Sogno di Giacobbe;[10]
- Giacobbe lotta con l'angelo;[11]
- Giuseppe racconta il suo sogno al padre e ai fratelli;[12]
- Giuseppe calato nella cisterna;[13]
- Giuseppe venduto a Putifarre e Giuseppe e la moglie di Putifarre;[14]
- Giuseppe arrestato e messo in carcere;[15]
- Banchetto del faraone.[16]
- nel terzo,
- nel secondo,
Lungo il lato sinistro, inoltre, sono conservati alcuni sarcofagi romani e cristiani, fra i quali si nota:
Cappella di Teodoto
In fondo alla navata sinistra, accanto al presbiterio, è posta la cappella, dedicata ai santi Quirico e Giulitta, detta anche Cappella di Teodoto (4), poiché commissionata dal primicerio Teodoto, un alto dignitario della corte pontificia.[17]
L'ambiente è decorato con splendidi dipinti murali ad affresco, eseguiti nella metà del VIII secolo, di ambito romano raffiguranti:
- nella parte di fondo,
- in alto, entro nicchia, Crocifissione di Gesù Cristo:[18] il dipinto presenta Cristo vestito e con i piedi non sovrapposti. La resa tiene conto tanto della tradizione bizantina (frontalità, gerarchia delle proporzioni, simmetria) quanto - e soprattutto - di un nuovo linguaggio più accessibile al popolo, evidente in certi dettagli realistici: i paletti conficcati alla base della croce per puntellarla, il terreno su cui Maria Vergine e san Giovanni apostolo poggiano, il dinamismo dei due soldati romani (Longino con la lancia e l'altro, con la spugna bagnata d'aceto). Il Cristo veste il colobium, la tunica smanicata usata dai primi monaci.[19]
- in basso, Madonna con Gesù Bambino in trono con papa Zaccaria, san Pietro, santa Giulitta, san Paolo, san Quirico e Teodoto.[20]
- alla parete sinistra,
- Santa Giulitta davanti ad Alessandro, San Quirico condotto al tribunale dei soldati;[21]
- Flagellazione di san Quirico, San Quirico parla con la lingua tagliata, Santi Quirico e Giulitta in carcere.[22]
- alla parete destra,
- Supplizio dei santi Quirico e Giulitta, San Quirico e il supplizio dei chiodi, Morte di san Quirico;[23]
- Presentazione della famiglia di Teodoto alla Madonna.[24]
- alla parete d'ingresso,
- a sinistra, Santi.[25]
- a destra, Teodoto implora la protezione dei santi Quirico e Giulitta.[26]
Presbiterio
Nel presbiterio (2), è ancora visibile la decorazione pavimentale in opus alexandrinum, a rosoni e disegni geometrici, mentre più avanti il pavimento è in mosaico marmoreo a larghe tessere. La messa in opera di entrambe le zone sembra risalire al VI secolo. Dell'antico rivestimento parietale in opus sectile non restano che alcuni frammenti.
All'ingresso del presbiterio, su un muro che forma il prolungamento della schola cantorum rimangono due dipinti murali ad affresco con scene bibliche,[27] databili all'inizio dell'VIII secolo, raffiguranti:
Sulle pareti del presbiterio sono ancora visibili resti della decorazione pittorica, articolata su più registri, tra i quali si può ancora ammirare:
- alla parete di fondo, sopra il catino absidale, Esaltazione della vera Croce (705-707), affresco di ambito romano:[29] nel dipinto, si riconosce Gesù Cristo in croce, col nimbo crucigero; ai lati, cherubini e angeli adoranti; al disotto, in lettere bianche su fondo rosso, passi biblici relativi alla Passione. Ancora più in basso, gruppi di uomini e di donne che adorano la croce.
- alle pareti laterali, nei registri superiori, ciclo di dipinti murali con Storie della vita di Gesù Cristo (705-707), affreschi di ambito romano.[30]
- alla parete sinistra, nel registro inferiore, Sant'Anna con Maria bambina (secondo quarto del VII secolo), affresco di ambito romano.[31]
Abside centrale
Nell'abside semicircolare (3), la decorazione pittorica è purtroppo quasi scomparsa; nel catino era una grande dipinto murale raffigurante:
- Gesù Cristo benedicente tra angeli con Maria Vergine che presenta papa Paolo I (seconda metà del VIII secolo), affresco di ambito romano.
Sulla destra dell'abside è situata la celebre "parete-palinsesto", che testimonia quattro differenti momenti della decorazione pittorica della chiesa, dal VI all'VIII secolo:
- strato, Madonna con Gesù Bambino in trono fra angeli detta Maria Regina (seconda metà del VI secolo), affresco di ambito romano:[32] l'opera risale alla prima della trasformazione dell'edificio in chiesa. La composizione è stata mutilata quando fu costruita la grande abside della chiesa al posto della preesistente nicchia rettangolare;
- strato, Annunciazione (primo quarto del VII secolo), affresco di ambito romano: del dipinto frammentario sopravvive solo San Gabriele arcangelo annunciante[33] e parte del volto della Madonna annunciata;
- strato, San Basilio e san Giovanni Crisostomo (seconda metà del VII secolo), affresco di ambito romano: le figure del dipinto corrispondono a San Leone Magno e san Gregorio Magno collocati sulla parete a sinistra dell'abside;
- strato, San Gregorio Nazianzeno (inizio dell'VIII secolo), affresco di ambito romano: la figura (visibile a destra della Maria Regina) fa parte della campagna decorativa voluta da papa Giovanni VII (705-707).[34]
Cappella dei Santi Medici
In fondo alla navata destra, accanto al presbiterio, è posta la Cappella dei Santi Medici (5), ossia il diaconicon della chiesa, cioè lo spazio che nella tradizione bizantina era destinato a custodire l'Eucaristia (pane e vino consacrati) e la suppellettile liturgica (vasi e paramenti sacri).[35]
L'ambiente è decorato con splendidi dipinti murali ad affresco, eseguiti all'inizio dell'VIII secolo, di ambito romano raffiguranti:
- alla parte di fondo, entro nicchia, Cinque Santi medici: nell'opera si riconoscono i santi Cosma, Damiano e Abbaciro ritratti con gli strumenti della loro professione medica, quali una cassetta con gli attrezzi chirurgici, un rotolo di pergamena o un astuccio;
- alle pareti laterali, Teorie di Santi.
In questa cappella molto probabilmente si svolgeva l'antico rito dell'incubatio che consisteva nel lasciare al cospetto delle immagini sacre dipinte i malati per diverse ore, anche un'intera notte, al fine di ottenere, attraverso la loro intercessione taumaturgica, la definitiva guarigione.
Lungo la navata destra, che aveva anch'essa la parete coperta da dipinti murali delle quali resta solo qualche frammento, si conservano:
- Madonna in trono tra santi e papa Adriano I (ultimo quarto dell'VIII secolo), affresco staccato di ambito romano:[36] l'opera proviene dalla parete orientale dell'atrio.
- entro nicchia, Tre sante madri (prima metà del IX secolo), affresco di ambito romano.[37] al centro, Maria Vergine è raffigurata seduta con in grembo Gesù Bambino, dentro una mandorla; ai lati, in piedi sant'Anna con in braccio Maria bambina e sant'Elisabetta con in braccio san Giovannino. È la prima attestazione a Roma del culto ai parenti della Madonna.
Inoltre, nella navata destra sono stati collocati quattro frammenti provenienti dalla decorazione musiva del perduto Oratorio di papa Giovanni VII situato nell'Antica Basilica di San Pietro in Vaticano, databili all'inizio dell'VIII secolo, precedentemente esposti nelle Grotte Vaticane e raffiguranti:
- Maria Vergine;
- Lavanda di Gesù Bambino;[38]
- Adorazione dei Magi;[39]
- Gesù Cristo benedicente.[40]
Oratorio dei Quaranta martiri
A sinistra dell'ingresso a Santa Maria Antiqua, è situato l'Oratorio dei Quaranta Martiri (8), databile all'VIII secolo, che in origine era probabilmente adibito a corpo di guardia posto a protezione della rampa di Domiziano, che conduceva ai palazzi imperiali sul Palatino.
L'ambiente, a pianta quadrangolare, conserva pregevoli dipinti murali ad affresco, databili all'VIII-IX secolo, raffiguranti:
- nell'abside, Martirio dei Santi Quaranta Martiri di Sebaste;
- alla parete destra, Sant'Antonio abate.
Note | |
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Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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