Solennità della Santissima Trinità

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Solennità della Santissima Trinità

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Mistero celebrato Mistero di Dio trino e unico, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Riferimenti
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Data
Data mobile Prima Domenica dopo la Pentecoste.

Data nel 2023: 04 giugno
Data nel 2024: 26 maggio
Data nel 2025: 15 giugno

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Rito
Note
Rito Romano
Tipologia Solennità
Periodo Tempo Ordinario
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Data nel 2023: 04 giugno

Data nel 2024: 26 maggio
Data nel 2025: 15 giugno

Rito Ambrosiano
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Tipologia Solennità del Signore
Periodo Tempo Dopo Pentecoste
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Celebrata in
Celebrata a
Tradizioni religiose
Data d'istituzione prima metà del XIV secolo
Chiamata anche
Feste correlate
Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, Elogi per le celebrazioni mobili, n. 11:
« Solennità della santissima e indivisa Trinità, in cui professiamo e veneriamo Dio uno e trino e la Trinità nell'unità. »

La Solennità della Santissima Trinità è una Solennità dell'Anno Liturgico della Chiesa cattolica.

Il colore liturgico usato per essa è il bianco, alla stessa maniera delle feste e solennità del Signore.

Nel Rito Romano si celebra la domenica successiva alla Pentecoste: è quindi una delle Solennità del Signore del Tempo ordinario.

Con essa riprende quindi il Tempo Ordinario, dopo l'interruzione per la Quaresima e il Tempo Pasquale[1].

Nel Rito Ambrosiano si celebra la I Domenica successiva alla Pentecoste, quindi si è già in Tempo Dopo Pentecoste.

Storia

Fino all'VIII secolo la Chiesa non celebrò nessuna solennità in onore della Trinità. Il motivo di ciò risiede nel fatto che la liturgia cattolica ha come suo scopo la lode e l'adorazione a Dio uno e trino: tutto in essa è ordinato a questo supremo scopo, dal sacrificio eucaristico, ai Sacramenti, alla Liturgia delle Ore, al culto di Maria e dei Santi e alla stessa catechesi[2]. Del resto la Chiesa Orientale non ha tuttora una festa per la Trinità, il cui mistero, nel Rito Bizantino, è ricordato il particolar modo nella festa della Pentecoste.

La festa della Trinità nacque dalla devozione privata verso il mistero trinitario che fiorì nei paesi franchi durante il periodo carolino, e che dovette ricevere un notevole impulso dall'Admonitio generalis del 789[3] e dal Capitulare XXVIII del 794[4], i quali prescrivevano l'esposizione della dottrina cattolica circa la Trinità[5]. I primi centri di questa devozione furono i monasteri di Aniane e di Tours:

Tale devozione ebbe fin dall'inizio il carattere di una professione di fede nel mistero della Trinità, come testimoniano le preghiere alla Santissima Trinità contenute nei Libelli precum ("libretti di preghiere") dell'epoca[10], dei quali almeno tre provengono da Tours.

La Messa della Trinità

Alcuino redasse i testi della Messa della Trinità[11]. In una lettera indirizzata tra il 796 e l'804 ai monaci di Saint-Waast egli afferma di aver estratto da un Sacramentario, senza dubbio di Tours, una serie di Messe votive, di cui la prima è quella della Trinità[12].; ai monaci di Fulda, poi, manda tra l'801 e l'803 la Cartula missalis, ossia il suo Liber Sacramentorum, contenente la nota serie di messe votiva private per tutta la settimana, di cui la prima, per la domenica, è quella della Trinità[13].

Tale Messa figura al primo posto tra quelle votive in vari sacramentari franchi dalla prima metà del IX secolo in poi[14] in quelli ambrosiani dei secoli IX-XI[15] e dall'XI secolo in poi nei Messali.

Sin dalla seconda metà del IX secolo, poi, in due Sacramentari provenienti da Saint Thierry e da Saint Amand[16] questa Messa compare già alla dominica octavae Pentecostes ("domenica dell'ottava di Pentecoste"), ossia alla prima domenica dopo Pentecoste. Tale giorno divenne poi tradizionale nella Chiesa latina, nonostante qualche eccezione[17]. Il can. 10 del Sinodo di Seligenstadt (1023) attesta che la recita di questa Messa votiva rivestiva presso taluni un carattere superstizioso[18].

La diffusione della festa

Henri Auguste César Serrure, Ritratto di papa Giovanni XXII (prima metà del XIX secolo), olio su tela; Avignone (Francia), Palazzo dei Papi: pontefice che estese nel 1331 la festa della Trinità a tutta la Chiesa Cattolica

Con il X secolo la festa della Trinità, la cui istituzione era già stata sollecitata invano verso il 775 da Catulfo a Carlomagno[19], andò lentamente affermandosi:

La festa entrò anche nella liturgia degli ordini religiosi:

Il Sinodo di Arles del 1263 nel prescrisse la celebrazione alla I domenica dopo Pentecoste, con ottava[22]; l'ottava era già in uso presso altre Chiese, come in Belgio prima del 1109.

Non è raro trovare nei breviari manoscritti, accanto all'Ufficio della Trinità, la postilla "a sede apostolica repellitur", "rigettata dalla Sede Apostolica". E infatti papa Alessandro II (1061-1073) non si dimostrò favorevole alla festa perché superflua "cum in omni dominica, imo quotidie, utriusque [trinitatis et unitatis] memoria celebretur"[23] ("poiché in ogni domenica, anzi, ogni giorno, si celebra la memoria di entrambe [la Trinità e l'Unità]").

Lo stesso contrasto sull'opportunità della festa si registra anche nei liturgisti dei secoli XI-XIII:

Nonostante l'opposizione di Roma la festa continuò a diffondersi, e papa Giovanni XXII credette opportuno estenderla a tutta la Chiesa nel 1331:

(LA) (IT)
« Scito autem quod anno Domini 1131, dominus Johannes XXII, de consilio fratrum suorum, ordinavit et statuit quod deinceps Romana et universalis Ecclesia faceret festum solempnissimum de semper benedicta Trinitate divinarum personarum et divine essentie unitate in tribus divinis personis. Statuit autem quod Romana Ecclesia et omnes qui faciunt officium ecclesiasticum secundum eam faciant predictum festum dominica prima post Penthecosten et sine octavis, non improbans tamen eos qui cum octavis et aliqua alia dominica anni festum celebrant antedictum. » « Ma sappi che nell'anno del Signore 1131 Giovanni XXII, su consiglio dei suoi fratelli, ordinò e stabilì che d'ora in avanti la Chiesa Romana e universale faccia la solennissima festa della sempre benedetta Trinità delle divine persone e per l'unità della divina essenza nelle tre divine persone. Stabilì inoltre che la Chiesa di Roma e tutti quelli che celebrano l'Ufficio della Chiesa secondo i suoi statuti facciano la predetta festa la prima domenica dopo la Pentecoste e senza ottava, non disapprovando tuttavia coloro che la celebrano con l'ottava o in qualche altre domenica dell'anno. »
(Guillaume Mollat (a cura di), Stephanus Baluzius, Vitae Paparum Avenionensium, II, Parigi 1928, p. 294. )

Una nota inserita poi in un Breviario Romano della I metà del XIV secolo attribuisce l'Ufficio che si cominciò a cantare nella curia romana al tempo di Giovanni XXII al posto del precedente a Giovanni Pecham[27]. Tale ufficio ritmico fu accolto in molti breviari sino a San Pio V, che introdusse nuovamente nel suo Breviario riformato del 1568 il più antico Ufficio composto da Stefano di Liegi, ritoccandolo qua e là.

La liturgia attuale

Date della celebrazione 2019-2029
Anno Cattolicesimo
2019 16 giugno
2020 7 giugno
2021 30 maggio
2022 12 giugno
2023 4 giugno
2024 26 maggio
2025 15 giugno
2026 31 maggio
2027 23 maggio
2028 11 giugno
2029 27 maggio

Rito Romano

Letture liturgiche

Le letture della solennità per il rito romano, sono (nell'ordine: Prima lettura, Seconda lettura, Vangelo):

La prospettiva delle pericopi scelte è chiaramente storica, e quindi salvifica. In base ad esse l'oggetto della celebrazione può essere espresso in queste maniere[28]:

In questa maniera la solennità è una celebrazione quasi sintetica del mistero della salvezza, un riconoscente sguardo retrospettivo sui misteri celebrati nei cicli natalizio e pasquale.

Per il rito romano in forma extra-ordinaria le letture sono invece ancora quelle del Messale precedente il Concilio Vaticano II:

Gli altri formulari liturgici

La riforma liturgica ha introdotto vari miglioramenti nei formulari della Messa[28], modesti nell'eucologia. Essa esprime il significato tradizionale della solennità come lode, adorazione e confessione della Trinità divina.

La colletta è stata arricchita nel Messale post-conciliare con un significativo riferimento alla dimensione storico-salvifica del mistero, ampliamente proclamata dalle letture:

(LA) (IT)
« Deus Pater, qui, Verbum veritatis et Spiritum sanctifications
mittens in mundum,
admirabile mysterium tuum hominibus declarasti,
da nobis, in confessione verae fídei,
aeternae gloriam Trinitatis agnoscere,
et Unitatem adorare in poténtia maiestátis. »
« O Dio Padre, che hai mandato nel mondo
il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore
per rivelare agli uomini il mistero della tua vita,
fa' che nella professione della vera fede
riconosciamo la gloria della Trinità
e adoriamo l'unico Dio in tre persone»

La lode e il ringraziamento per i mirabilia Dei ("le cose mirabili operate da Dio") sono assorbiti dal mistero del Dio uno e trino, come chiaramente proclama il prefazio con un linguaggio di carattere tecnico e scolastico[29].

Rito Ambrosiano

Le letture della solennità della Messa vigiliare vespertina in forma breve iniziano con quattro schemi a scelta del Vangelo della Risurrezione: Mt 28,5-7 , Mc 16,9-16 , Lc 24,5-6 o Gv 20,21-23 e le successive letture di Epistola, Salmo e Vangelo. Liturgia vigiliare vespertina con i vespri:

Anno I
Anno II

Liturgia vigiliare vespertina forma breve:

Anno I
Anno II
Anno I e Anno II
Messa del giorno:

Periodo postconciliare dal 1976 al 2008

Dal 1976 fino al 2008 le comunità di Rito Ambrosiano hanno celebrato l'Eucaristia lungo l'anno (festiva e feriale) con un Messale Ambrosiano rinnovato a norma dei decreti del Concilio Vaticano II completo e autonomo (ad eccezione del Lezionario, ancora incompleto e supplementare rispetto al Lezionario Romano). Il nome delle letture avevano la stessa dicitura del Rito romano, ossia Prima lettura, Salmo responsoriale, Seconda lettura. Le letture della solennità erano identiche a quelle di Rito romano già riportate.[30], con l'eccezione dell'Antifona dopo il Vangelo, uguale per i tre anni del Rito moderno e inesistente nel Rito romano.

Nel Rito ambrosiano antico

Nel rito ambrosiano antico la solennità è denominata Dominica I Post Pentecosten – In Festo Sanctissimæ Trinitatis. Le letture in Rito moderno hanno subito notevoli cambiamenti, anche in considerazione del fatto che adottano una struttura triennale.

  • Lectio: Gen 18,1-10
  • Psalmellus: Priusquam fierent montes, † aut firmaretur orbis terræ: * a sæculo, et usque in sæculum tu es, Domine. • Sciant gentes, quoniam nomen tibi Deus: * tu solus altissimus super omnem terram (Prima che si elevassero i monti e che si formasse la terra: da tutta l'eternità e per tutta l'eternità tu sei o Signore. Sappiano le nazioni che il tuo nome è Dio; tu solo sei l'Altissimo sopra tutta la terra. Cfr. Sal 82,19 )
  • Epistola: 2Cor 13,13
  • Halleluja: Venite, exultemus Domino: * jubilemus Deo salutari nostro. (Venite, esultiamo nel Signore: acclamiamo a Dio, nostra salvezza.)
  • Evangelium: Gv 15,26-27;16,1-4
  • Antiphona post Evangelium: Laudemus Patrem de cælis, † et Filium in excelsis: * laudate sanctum Spiritum, † omnes Virtutes ejus. (Lodiamo il Padre, e il Figlio nell'alto dei cieli; e voi tutte, Virtù dello Spirito santo, lodatelo.)

Successivamente all'antifona dopo il Vangelo, il celebrante stende solennemente la Sindone[31] e recita la preghiera utilizzata in ogni celebrazione eucaristica, denominata Oratio Super Sindonem (Orazione sulla Sindone):

(LA) (IT)
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{{{commento1}}}
« Domine Deus, Pater omnipotens, famulos tuæ majestati subjectos, per unicum Filium tuum in virtute sancti Spiritus benedic, et protege: ut ab omni hoste securi, in tua jugiter laude lætentur. » « O Signore Dio, Padre onnipotente, benedici e proteggi per mezzo del tuo unico Figlio, in virtù dello Spirito santo, i servi soggetti alla tua maestà: affinché, fatti sicuri da ogni nemico, si rallegrino nel lodarti incessantemente. »
({{{4}}})



Note
  1. Il Tempo di Pasqua termina, nel Rito Romano, con la Pentecoste; però nella forma extra-ordinaria termina con il Sabato seguente la Pentecoste.
  2. Amato Pietro Frutaz (1954) 541.
  3. § 32.
  4. § 33.
  5. Alfred Boretius (a cura di), in Monumenta Germaniae Historica, Capitularia regum Francorum, I, 1883, p. 56, 77.
  6. Cfr. Vita, 5: Acta SS. Februarii, II, Anversa 1658, p. 614.
  7. PL 101, 11-58.
  8. PL 101, 58-64.
  9. In passato era attribuita ad Alcuino anche la Confession fidei (PL 101, 1027-1098), ora attribuita a Giovanni di Fécamp.
  10. André Wilmart (a cura di) Precum libelli quattuor aevi Karolini, Roma 1940, p. 188.
  11. Tali testi, eccezion fatta per l'Epistola, per il Vangelo e per altre lievi modifiche introdotte da San Pio V, permasero in uso fino al Concilio Vaticano II.
  12. Epistola 296: Ernest Duemmler (a cura di), Epistolas Karolini Aevi, in Monumenta Germaniae Historica, II, 1895, p. 455.
  13. Il testo della Messa si trova in PL 109, 455-446; Epistola 250, ed. cit., p. 405-406.
  14. Cfr. Victor Leroquais, Les sacramentaires et les missels manuscrits des bibliotheques publiques de France, 3 voll., Parigi 1924, I vol., p. 13, 20.
  15. Odilo Heiming, Die mailändischen sieben Votivmessen für die einzelnen Tage der Woche und der Liber Sacramentorum des sel[igen] Alkuin Heiming, in Miscellanea liturgica in honorem L. Cuniberti Mohlberg, Roma 1949, vol. II, 322-324.
  16. Reims, Biblioteca Municipale, 213; Parigi, Biblioteca Nazionale, manoscritto latino 2291. Victor Leroquais, op. cit., I, p. 23, 57.
  17. In alcune Chiese si dedicò alla Trinità l'ultima domenica dopo Pentecoste, e in altre la si celebrava due volte: la prima e l'ultima domenica dopo Pentecopste; quest'ultima era perciò chiamata Dominica Sanctae Trinitatis hiemali, "Domenica della Santissima Trinità invernale". Cfr. Victor Leroquais, Les Bréviaires manuscrits des bibliothèques publiques de France, 5 vol., Parigi 1934, vol. V, p. 317. Id., Les pontificaux manuscrits des bibliotheques publiques de France, 4 vol., Parigi 1937, vol. II, p. 57, 70.
  18. Karl J. von Hefele, Conciliengeschichte, Freiburg, 4 voll., 1873-1879; tradotto in francese da Henri Leclerq, Histoire des Conciles d'apres les documents originaux, Parigi, 1907-1911, vol. IV, 11, p. 921.
  19. Ernest Duemmler (a cura di), Epistolas Karolini Aevi, in Monumenta Germaniae Historica, II, 1895, p. 505.
  20. Cfr. Antoine Auda, L'école musicale liégeoise au Xe siècle: Étienne de Liége, Bruxelles 1923.
  21. Arsène Le Carou, Le Bréviaire romain et les Frères Mineurs au 13e siècle, Parigi 1928, p. 194-195.
  22. Karl J. von Hefele, Conciliengeschichte, Freiburg, 4 voll., 1873-1879; tradotto in francese da Henri Leclerq, Histoire des Conciles d'apres les documents originaux, Parigi, 1907-1911, vol. VI, 11, p. 115.
  23. La cosa è attestata dal Micrologus, 60: PL 151, 1020. C'è da dire però che le Decretales Gregorii IX, II, IX de feriis (a cura di Aemilius Friedberg) Lipsia 1881, p. 271: Wilhelm Wattenbach, Philipp Jaffé, Regesta pontificum Romanorum ab condita ecclesia ad annum post Christum natum MCXCVIII, Leipzig 1888, 14109) attribuiscono invece questo atteggiamento negativo a papa Alessandro III (1159-1181).
  24. PL 151, 1019-1020.
  25. De divinis officiis, XI, 1: PL 170, 293-295.
  26. Mitrale, VIII, 1: PL 213, 385-389.
  27. Victor Leroquais, Les Bréviaires manuscrits des bibliothèques publiques de France, 5 vol., Parigi 1934, vol. III, p. 136.
  28. 28,0 28,1 Matías Augé (1988) 224.
  29. Matías Augé (1988) 225.
  30. Centro ambrosiano di documentazione e studi religiosi op. cit.
  31. Velo che copre le Oblate, il pane e il vino posti sull'altare per il sacrificio.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni