Chiesa Cattolica in Venezuela
Anno | 2005 |
Cattolici | 25 milioni |
Popolazione | 28 milioni |
Presbiteri | 1500 |
Primate | Jorge Liberato Urosa Savino |
Nunzio apostolico | Pietro Parolin |
Codice | VZ |
classifica - nazione su Catholic Hierarchy |
La Chiesa Cattolica in Venezuela conta circa 25 milioni di fedeli pari al 90% della popolazione del paese.
L'evangelizzazione del territorio dell'attuale Venezuela[1] cominciò agli inizi del XVI secolo contemporaneamente al processo di conquista coloniale da parte della Spagna.
Attualmente (2011) la Chiesa cattolica è presente in Venezuela con nove sedi metropolitane, ventiquattro diocesi suffraganee, tre vicariati apostolici, un ordinariato militare e due esarcati apostolici.
Sede primaziale è Caracas.
Storia
Dal XVI al XVIII secolo
I Vescovi del Venezuela |
Giovanni Paolo II il 26 gennaio 1985 nel suo discorso ai Vescovi del Venezuela a Caracas ripercorse la storia della Chiesa venezuelana facendo particolare riferimento a molti Vescovi che erano stati "figure nobili e degne di encomio": «Venerabili e cari fratelli nell'episcopato, (...) siete gli eredi e i continuatori di quell'opera evangelizzatrice (...) iniziata da infaticabili e zelanti missionari venuti da altre Chiese, e continuata, non senza grandi difficoltà e sacrifici, per quasi mezzo millennio. Un'opera colossale, realizzata con scarsità di mezzi e di persone, il cui frutto è penetrato così profondamente nell'indole nazionale che ha fatto della fede cattolica un segno essenziale dell'identità venezuelana. (...) In voi, fratelli, che siete continuatori di una ricca eredità ecclesiale, desidero rendere omaggio, esprimere ammirazione e riconoscenza ai vescovi che vi hanno preceduto, cominciando da Rodrigo de Bastidas (1532-1542), primo vescovo del Venezuela, che dalla sede episcopale di Santa Ana de Coro apre la serie dei pastori di queste Chiese di Dio, coi quali siete uniti dai vincoli di un destino comune e della legittima e ininterrotta successione apostolica. Vorrei nominarli tutti, ma sarebbe troppo lungo; mi accontenterò quindi di segnalare alcuni nomi tra tante figure nobili e degne di encomio. Desidero ricordare il dotto fra Pedro de Agreda (1561-1579) che, dinanzi alla urgente necessità di ministri per la predicazione del Vangelo e la conversione degli indios, incomincia personalmente le lezioni di latino e di teologia. Con uguale preoccupazione, il vescovo fra Antonio González de Acuña (1670-1682) fonda più tardi e organizza il seminario di Santa Rosa da Lima a Caracas. Ricordiamo pure Diego de Baños y Sotomayor (1682-1714), che celebra il più importante Sinodo della Chiesa in Venezuela, le cui costituzioni sono state in vigore fino al principio di questo secolo. Diego Antonio Díez Madroñero (1756-1769), di grande pietà e zelo, devotissimo alla Vergine sotto il suggestivo titolo di Nostra Signora della Luce, che volle dare nomi mariani alle strade di Caracas. Mariano Martí (1770-1792), il vescovo itinerante, civilizzatore e fondatore di paesi. Nell'arco di tredici anni compie a cavallo la visita pastorale del suo immenso vescovado, oggi smembrato in quindici diocesi, e lascia della sua minuziosa visita a più di 300 città e paesi una dettagliata relazione, che costituisce una fonte unica e inesauribile per la storia e la sociologia coloniale. Francesco de Ibarra (1792-1806), il primo prelato nativo del Paese, primo vescovo di Guayana e primo arcivescovo di Caracas. Rafael Lasso de la Vega (1815-1828), vescovo di Mérida, insigne per aver contribuito col suo prestigio e la sua mediazione a normalizzare le relazioni delle nascenti repubbliche con la Sede di Pietro. Ramón Ignacio Méndez (1827-1839), eroe dell'indipendenza e intrepido difensore dei diritti e delle libertà della Chiesa, per cui fu espulso due volte dal Paese e morì in esilio. Silvestre Guevara y Lira (1852-1876), che non esita ad opporsi alle indebite ingerenze del potere temporale e subisce ugualmente un duro esilio. E già nel secolo presente, citiamo Antonio Ramón Silva (1894-1932), vescovo di Mérida, uno dei grandi artefici dell'organizzazione della Chiesa nelle Ande venezuelane. Juan Bautista Castro (1905-1915), anima eucaristica, che celebra il primo Congresso eucaristico del Venezuela, consacra la repubblica al Santissimo Sacramento e fonda la benemerita congregazione delle Serve del Santissimo. Francisco Antonio Granadillo (1923-1927), primo vescovo di Valencia, educatore di esemplari sacerdoti. Lucas Guillermo Castillo (1923-1955), primo vescovo di Coro e poi arcivescovo di Caracas e primate del Venezuela, zelante e umile pastore, che con predilezione dedica la sua attenzione pastorale alla gente semplice. José Humberto Quintero, cultore di letteratura e primo cardinale venezuelano, di cui ancora lamentiamo la recente scomparsa. L'opera che questi e altri vescovi venezuelani hanno realizzato con l'aiuto insostituibile dei sacerdoti e col valido contribuito degli ordini e delle congregazioni religiose, specialmente nel campo dell'educazione religiosa della gioventù, può ben essere definita insigne, manca tuttavia ancora molto perché possa considerarsi conclusa. Tocca a voi continuarla e completarla nel nuovo contesto storico». (Giovanni Paolo II, Discorso ai Vescovi del Venezuela, Caracas 26 gennaio 1985) |
L'insediamento della Chiesa nei territori dell'attuale Venezuela andò di pari passo con l'opera di colonizzazione spagnola. Cristoforo Colombo prese contatti con gli indigeni della zona costiera già nel 1498 durante il suo terzo viaggio[2]; questi contatti furono inizialmente frustrati dalla difficoltà di comunicazione. In ogni caso il metodo che usò lui e i primi esploratori della zona (Alonso de Ojeda, Vicente Yáñez Pinzón, Diego de Lepe, Cristóbal Guerra, Rodrigo de Bastidas) per prendere possesso delle scoperte territoriali fu di piantare una grande croce. Amerigo Vespucci scrisse nel 1504 che durante il suo primo viaggio (1499?) si fermò anche lui sulle coste venezuelane e lì furono battezzati moltissimi indigeni[3].
L'evangelizzazione cominciò, grazie al clero secolare che accompagnava gli spagnoli, lungo il corso del fiume Orinoco per diffondersi poi verso la zona di Cumaná a est e quelle di Coro ed El Tocuyo ad ovest. Quasi contemporaneamente l'insediamento della Chiesa interessò l'interno grazie a spedizioni missionarie compiute da regolari che dalle Ande raggiunsero Mérida e Trujillo e che dalle pianure di Casanare e Meta arrivarono fino all'Orinoco.
Cumaná fu la prima città ad essere fondata nel 1521 e fu anche il luogo in cui si mise in atto un tentativo, durato solo pochi anni, di "evangelizzazione pura", senza cioè soldati o commercianti spagnoli. Ben presto fu la città di Coro, fondata nel 1527 da Juan de Ampíes, a diventare la base commerciale e logistica dei colonizzatori[4].
Coro fu eretta diocesi il 21 giugno 1531 con la bolla Pro Excellenti Praeminentia di papa Clemente VII. Originariamente era suffraganea dell'arcidiocesi di Siviglia. Dal 12 febbraio 1546 entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Santo Domingo.
A Coro furono celebrati, nel 1561 e nel 1610 i primi due sinodi della chiesa venezuelana.
Caracas, fondata nel 1567 con il nome di Santiago de León de Caracas, diventò progressivamente punto di riferimento sia civile che religioso del territorio: nel 1578 divenne sede della Provincia de Venezuela e nel 1636 vi fu traslata la sede della diocesi di Coro che assunse così il nome di diocesi di Santiago in Venezuela.
L'espansione missionaria fu opera soprattutto degli Ordini mendicanti, in particolare i Francescani e i Cappuccini. Una Real Cédula del 1622 riconobbe il lavoro realizzato dai missionari e consolidò il loro apostolato suddividendo il territorio in cinque zone di evangelizzazione: Llanos de Caracas (dall'imboccatura del fiume Tuy fino al lago Maracaibo), Alto Orinoco Río Negro, Guayana (estremità orientale dell'odierno Venezuela), Trinidad e Maracaibo.
Nella seconda metà del XVIII secolo i domenicani servivano 18 villaggi nella zona di Barinas e Río Chico, i Francescani osservanti 80 villaggi nella zona di Barcelona e Guayana, i Cappuccini 108 nella zona di Caracas, 43 in quella di Cumaná, 34 in quella di Caroní, 26 in qualla di Maracaibo e 19 in quella dell'Alto Orinoco, i gesuiti 6 villaggi nella zona di Meta e lungo l'Orinoco.
Nel 1687 durante l'episcopato di Diego de Baños y Sotomayor si celebrò il terzo sinodo che fu molto importante perchè facendo riferimento al Concilio di Trento (1545-1563), al terzo Sinodo di Lima (1582-1583) e al Concilio Provinciale di Santo Domingo (1622-1623) fu punto di riferimento della Chiesa venezuelana fino al 1904, anno della prima Instrucción Pastoral della Venezuela. Il Sinodo si pronunciò sulla riforma del clero, la rettitudine nella amministrazione, la difesa degli indigeni e degli schiavi neri, l'incremento della catechesi e della predicazione.
Nel 1778 fu eretta la diocesi di Mérida-Maracaibo e nel 1790 quella di Guayana; nel 1803, poi, Caracas fu elevata al rango di Arcidiocesi.
XIX secolo
Nel periodo coloniale le relazioni tra la Chiesa e i poteri civili erano stati regolati nei territori dell'odierno Venezuela, come in tutta l'America ispanica, dal sistema del Patronato regio.
Nei primi decenni dell'XIX secolo i movimenti indipendentisti delle colonie spagnole crearono tensione tra la Santa Sede e i nascenti governi autonomi. Pio VII con il breve Etsi longissimo del 30 gennaio 1816 definì i movimenti indipendentisti "sediziosi" e "ribelli", tessendo invece gli elogi del "re cattolico" Ferdinando VII.
L'atteggiamento della Santa Sede nei confronti della nuova situazione in America latina iniziò a mutare a partire dal 1820 quando i rapporti con la Spagna divennero problematici. I nuovi Stati allora cercarono di prendere contatti diretti con Roma sia perchè un accordo con la Santa Sede sarebbe stato un aiuto prezioso ai fini del riconoscimento internazionale, sia perchè desideravano risolvere alcuni gravi problemi in materia ecclesiastica[7].
Per quel che riguarda il Venezuela, allora parte della República de Colombia (o Gran Colombia), dal 1821 al 1823 i vescovi Narciso Coll y Prat di Caracas e Rafael Lasso de la Vega di Mérida si impegnarono a far presente alla Santa Sede la necessità di riconoscere una situazione ormai irreversibile, cioè l'indipendenza delle colonie sudamericane. Lasso de la Vega, in particolare, grazie alle sue personali relazioni con Simón Bolívar, il leader dei movimenti indipendentisti, contribuì all'avvicinamento diplomatico tra questi e Pio VII.
All'inizio la República de Venezuela ebbe un approccio corretto al problema del Patronato regio: si dichiarò, infatti, la necessità di chiedere alla Santa Sede, attraverso un Concordato, la continuità dei privilegi concessi ai re di Spagna e che erano automaticamente revocati con il cambio di regime[8]. Con la legge del 18 luglio 1824 del Congreso de Bogotá, però, si impose la tesi che la realtà del Patronato fosse insita nella stessa sovranità dello Stato.
La Constitución del Estado de Venezuela de 1830 scritta nello stesso anno in cui il Venezuela si rese indipendente dalla Gran Colombia non riconosceva la religione cattolica come religione di Stato, tuttavia nella dichiarazione del Congresso costituente si parlava del «prezioso vincolo di unione che stringeva i venezuelani alla religione Cattolica, Apostolica e Romana che avevano ereditato dai loro progenitori e della quale si gloriavano»[9]. Questa Costituzione non faceva nessun cenno alla questione del Patronato essendo chiaro che fosse valida la legge sul Patronato del 1824.
In questo contesto l'arcivescovo di Caracas Ramón Ignacio Méndez nel 1830 fu espulso per un anno e mezzo dal paese per aver posto obiezioni al sistema del Patronato. Dopo che, al suo ritorno, continuò a protestare opponendosi al governo che limitava la libertà della Chiesa, nel 1836 fu definitivamente espulso.
Questa situazione politica, unita alla carenza di clero e alla confusione conseguente all'indipendenza, accentuò uno stato di crisi per la Chiesa cattolica del Paese. Nel frattempo, nel 1834, fu promulgata la legge sulla libertà di culto in conseguenza della quale iniziarono ad entrare nel paese missionari protestanti. L'altalenante atteggiamento nei confronti della Chiesa cattolica si esplicitò anche nelle varie Costituzioni che si susseguirono in Venezuela in questi decenni: quella del 1857 assicurava la protezione e il sostegno dello Stato alla religione cattolica[10], mentre quella del 1858 non aveva nessun riferimento alla religione[11]; le Costituzioni del 1864 e del 1874, poi, riconoscevano il principio della libertà religiosa, ma solo alla Chiesa cattolica veniva concesso l'esercizio pubblico del culto[12].
Nonostante il clima politico generalmente avverso, il cammino della istituzionalizzazione ecclesiastica avanzò con l'erezione, nel 1863, delle diocesi di Barquisimeto e di Calabozo.
Nel XIX secolo il periodo di maggiore difficoltà per la Chiesa furono gli anni che andarono dal 1870 al 1888 durante i quali fu presidente per ben tre volte Antonio Guzmán Blanco (1829-1899), un liberale che governò il Paese in modo dittatoriale.
La prima vittima dell'anticlericalismo di Guzmán Blanco fu, nel 1870, l'arcivescovo di Caracas Silvestre Guevara y Lira il quale fu espulso per aver differito la recita del Te Deum in cattedrale decretata dal governo per celebrare il trionfo militare che poi portò al potere lo stesso Guzmán Blanco. Dopo sei anni di conflitto con il governo l'arcivescovo si dimise. Nel frattempo la supremazia del Presidente Guzmán Blanco raggiunse livelli tali da voler addirittura rivendicare la creazione di una chiesa scismatica nazionale: depose, incarcerò ed espulse molti sacerdoti accusati di essere fedeli al loro vescovo, soppresse i corsi di teologia del seminario trasferendoli presso l'Università statale, chiuse le case religiose incamerandone i beni, decretò la estinzione di tutti i seminari, promulgò la legge sul matrimonio civile ed espulse anche il vescovo di Mérida Juan Hilario Bosset.
Dopo questo periodo burrascoso, anche se le misure anticlericali di Guzmán Blanco non furono revocate, tuttavia furono applicate diversamente, e in senso favorevole alla Chiesa, durante i governi successivi, soprattutto con Juan Pablo Rojas Paúl (Presidente dal 1888 al 1890)[13]. Tra il 1888 e il 1908 ci fu quindi un tempo di relativa tranquillità per la Chiesa che riuscì a riorganizzarsi nell'opera missionaria e di evangelizzazione[14]: oltre alla rivitalizzazione delle confraternite laicali e all'incremento dell'associazionismo, dal 1889 al 1909 furono fondate 7 congregazioni femminili venezuelane[15] e altre congregazioni straniere furono fatte entrare nel Paese[16]; nel 1890 nacque il periodico La Religión che polemizzava, in consonanza con le indicazioni del Magistero pontificio, contro gli errori e lo spirito positivista del tempo; nel 1894 i municipi di Maracaibo (che sarà elevato a diocesi nel 1897) e Mérida si consacrarono al Sacro Cuore di Gesù e il 2 luglio 1899 fu consacrata la Repubblica al Santissimo Sacramento; nel 1900 Cipriano Castro (Presidente dal 1899 al 1908) autorizzò la riapertura dei seminari; in conseguenza del Concilio Plenario Latinoamericano del 1899 celebrato a Roma, fu organizzata la prima Assemblea dei Vescovi venezuelani che diede come risultato una importante Instrucción Pastoral nel 1904; nel 1906 fu rifondato il Seminario metropolitano di Caracas; nel 1907, poi, sempre a Caracas, si celebrò un Congresso Eucaristico Internazionale, il primo in America Latina.
XX secolo
L'opera restauratrice della Chiesa che era stata possibile compiere a cavallo tra il XIX e il XX secolo trovò una figura di riferimento per il suo consolidamento in Juan Bautista Castro che fu Vescovo, prima coadiutore e poi residenziale, di Caracas tra il 1903 e il 1916; Castro era stato al tempo del Presidente Blanco uno dei tanti sacerdoti espulsi per le prese di posizione di fronte all'anticlericalismo di quel governo, fu anche uno dei fondatori del periodico La Religión e la sua grande preparazione culturale si intrecciò con la profonda convinzione che la rinascita della Chiesa venezuelana passasse attraverso una rinascita anzitutto morale e spirituale.
La Instrucción Pastoral dell'Episcopato venezuelano approvata durante l'Assemblea dei Vescovi del 1904 (e sostanzialmente ispirata proprio dal Vescovo Castro[17]), adattò le disposizione del Concilio Plenario Latinoamericano del 1899 e il magistero di Leone XIII al contesto e alla situazione della Chiesa del Venezuela per poterla "sollevare dalla prostrazione nella quale giaceva"[18].
La Chiesa venezuelana e Hugo Chávez |
Hugo Chávez è dal 1999 Presidente del Venezuela. Fin dall'inizio della sua Presidenza e soprattutto dalla sua Riforma costituzionale e dal suo progetto politico denominato Revolución bolivariana, i rapporti con la Chiesa cattolica e in particolare con l'episcopato venezuelano sono stati molto conflittuali[19]. Nella visita ad limina del 2009 così il Presidente della Conferenza Episcopale del Venezuela, Ubaldo Ramón Santana Sequera, descriveva al Papa Benedetto XVI la situazione politica del suo Paese e la posizione dell'episcopato: «In Venezuela si è imposto da un decennio un nuovo progetto politico chiamato "socialismo del XXI secolo", di aspetto rivoluzionario, che ha introdotto profonde modifiche in tutte le dimensioni della vita del Paese, ha contato per la sua affermazione su ingenti entrate provenienti dal petrolio e ha provocato crescenti polarizzazioni economiche, sociali e culturali. La progressiva esecuzione di questo progetto ha polarizzato il Paese e lo ha diviso in gruppi contrapposti. Questo confronto che si è risolto attraverso numerosi eventi elettorali, ha causato una crescente polarizzazione politica, ha aumentato la violenza, l'insicurezza e l'odio mettendo a serio rischio la convivenza democratica. Di fronte a queste minacce, e sapendo che la gran parte della popolazione è profondamente religiosa e cattolica, ci siamo sentiti chiamati come pastori a diffondere numerosi messaggi, lettere ed esortazioni pastorali. In questi pronunciamenti abbiamo agito all'unanimità, ci siamo stretti alla nostra missione religiosa ed evangelizzatrice, abbiamo esortato tutti i settori all'intesa, al dialogo e alla riconciliazione, abbiamo fatto appello alle radici cristiane della nostra Nazione, abbiamo ricordato a governanti e governati i principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa, abbiamo difeso i più poveri, abbiamo sempre cercato il bene comune e la costruzione della convivenza democratica. Non abbiamo cercato né prebende né privilegi, ma soltanto la gloria di Dio, il bene della Chiesa e la vita abbondante del nostro popolo. L'esercizio di questo ministero profetico ci ha portato non poche incomprensioni e attacchi da parte di alcuni settori della società e del Governo, ma contiamo sulla luce e sulla forza dello Spirito del Signore Gesù per continuare a dare testimonianza con fedeltà e gioia. La storia della nostra Chiesa, in questi ultime due secoli, ci ha insegnato che stringere la comunione e consolidare l'unità "cum Petro et sub Petro" sono beni particolarmente preziosi visto che abbiamo vissuto sulla nostra carne la minaccia da parte di Governi anticlericali di separarci dalla roccia romana creando Chiese nazionali sottoposte ai poteri di turno. Vogliamo che sappia che in Venezuela i pastori e i cattolici la amano, la rispettano e la seguono. Conti sempre sulla nostra fedeltà e sulle nostre preghiere». (Ubaldo Ramón Santana Sequera, Discorso in occasione della visita ad limina, 8 giugno 2009[20]) |
I contenuti di questa Istruzione furono importantissimi per la storia della Chiesa venezuelana nel primo trentennio del XX secolo[21]. In questo documento i Vescovi sostennero la sovranità assoluta della Chiesa e la sua totale autonomia dallo Stato; ribadirono la potestà propria della Chiesa di legiferare in materia spirituale e di possedere beni in funzione della propria missione; esplicitarono che la natura gerarchica della Chiesa e che l'esercizio dell'autorità suprema sopra di essa, senza nessuna interferenza, fosse affidato al Papa; propugnarono l'impegno dei cristiani nella società affinchè informassero dei principi cristiani la vita pubblica.
L'Istruzione condannò pure esplicitamente i principali errori del mondo moderno: il panteismo, il materialismo, il razionalismo, il liberalismo filosofico, il protestantesimo. Condannò inoltre la teoria che propugnava la separazione tra Chiesa e Stato così come l'indifferentismo delle autorità civili in materia religiosa; allo stesso modo si condannavano le teorie sulla libertà d'insegnamento. Di fronte a questi errori e a queste teorie i Vescovi proposero una concentrazione degli sforzi nella educazione e nell'insegnamento cattolici e nel reclutamento e formazione del clero.
Importante in questa Istruzione fu anche l'organizzazione delle istituzioni ecclesiastiche (diocesi e parrocchie) e delle persone giuridiche (vescovi, clero e religiosi) come pure la regolamentazione pastorale dei sacramenti.
Nel 1916 fu stabilita la Internunziatura che diventò, nel 1920 Nunziatura. Nel 1922 furono erette le diocesi di Valencia, Coro, Cumaná, San Cristóbal e il Vicariato del Caroní. Nel 1923 Mérida fu elevata ad Arcidiocesi.
Nonostante la libertà di cui potè godere la Chiesa nella sua riorganizzazione, furono sempre presenti tensioni con il potere civile; ad esempio il vescovo di Valencia Salvador Montes de Oca (1895-1944) fu espulso nel 1929 dal Paese per la sua totale opposizione a tutti gli abusi della dittatura di Juan Vicente Gómez (Presidente, per tre volte, dal 1908 al 1935). Il fatto, poi, che nel 1930 il Governo prese in considerazione l'espulsione di tutti i vescovi del Venezuela dimostrò la tenacità dell'episcopato di questa Chiesa che si collocò sempre in prima linea per la difesa della libertà e della dignità del popolo venezuelano. La posizione di "opposizione" dei Vescovi continuò ancora fino agli inizi degli anni '50.
Il vescovo Rafael Ignacio Arias Blanco (1906-1959) alla metà del XX secolo fu una delle figure più significative della Chiesa venezuelana. Nel solco dello stile profetico dell'episcopato di questo Paese, contribuì con la sua opera alla fine della dittatura di Marcos Pérez Jiménez (Presidente dal 1952 al 1958) il quale, pur avendo trasformato economicamente il paese nella più moderna nazione dell'America Latina, non esitò a perseguitare ferocemente qualunque opposizione al suo regime. Nonostante il fatto che la Chiesa avesse inizialmente appoggiato il regime militare di Jiménez, successivamente l'episcopato venezuelano si oppose con fermezza ai metodi dittatoriali. Durante il regime di Jiménez furono erette le diocesi di Barcelona e Guanare nel 1954, quella di Trujillo nel 1957 e quelle di Maturín e Maracay nel 1958.
A partire dalla seconda presidenza di Rómulo Betancourt (1959-1964) e grazie alla partecipazione di molti esponenti democristiani al governo, la Chiesa assunse un ruolo determinante nella società civile soprattutto nell'istruzione e in campo sociale.
Il 6 marzo 1964 furono formalizzati i rapporti tra il Venezuela e la Santa Sede attraverso la firma di un Concordato chiamato "Modus Vivendi" che finalmente sostituì la Legge sul Patronato della Gran Colombia del 1824 ratificata dalla Republica de Venezuela nel 1833[22].
Il Concilio Vaticano II (1962-1965) fu vissuto anche dalla Chiesa venezuelana con particolare intensità sia nella celebrazione che nella applicazione: furono incrementate le istituzioni educative ecclesiali, fu sollecitato il laicato e fu promosso l'associazionismo cattolico. Il frutto di questo rinnovamento pastorale fu l'aumento delle vocazioni sacerdotali e religiose autoctone e la diminuzione dei missionari stranieri. In questo periodo furono anche erette le diocesi di Barinas, Cabimas e Los Teques nel 1965, quella di San Felipe nel 1966 e quella di Margarita nel 1969.
Dagli anni '70 in poi la Chiesa venezuelana continuò il suo cammino di crescita sia istituzionale che spirituale. Particolarmente significative furono questi avvenimenti: la nascita della Conferenza Episcopale Venezuelana tra il 1972 e il 1973, l'erezione di nuove diocesi[23], le due visite pastorali di Giovanni Paolo II nel 1985 e nel 1996[24], il Concilio Plenario de Venezuela dal 1997 al 2005[25] e, infine, il 14 gennaio 2009 l'inizio della Misión Continental Evangelizadora del Venezuela in linea con la Missione Continentale promossa dalla Conferenza di Aparecida[26].
Nunziatura apostolica
Per approfondire, vedi la voce Nunziatura apostolica in Venezuela |
Nel 1851 fu istituita la delegazione apostolica del Venezuela, che aveva inizialmente competenza anche su Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Cile e Argentina.
Il 21 maggio 1920 fu elevata a nunziatura apostolica.
Circoscrizioni ecclesiastiche
La Chiesa cattolica è presente sul territorio con 9 sedi metropolitane, 24 diocesi suffraganee, 3 vicariati apostolici, 1 ordinariato militare e 2 esarcati apostolici.
- Provincia ecclesiastica di Barquisimeto
- Provincia ecclesiastica di Calabozo
- Provincia ecclesiastica di Caracas
- Provincia ecclesiastica di Ciudad Bolivar
- Provincia ecclesiastica di Coro
- Provincia ecclesiastica di Cumaná
- Provincia ecclesiastica di Maracaibo
- Provincia ecclesiastica di Mérida
- Provincia ecclesiastica di Valencia en Venezuela
- Vicariati apostolici
I Vicariati apostolici della Chiesa venezuelana sono immediatamente soggetti alla Santa Sede:
- Vicariato apostolico di Caroní
- Vicariato apostolico di Puerto Ayacucho
- Vicariato apostolico di Tucupita
- Esarcati apostolici
- Altro
Beati e Servi di Dio venezuelani
La Beata Laura Alvarado Cardozo (1875–1967), in religione María de San José, fondò le Suore Agostiniane Recollette del Sacro Cuore di Gesù (Hermanas Agustinas Recoletas del Corazón de Jesús) dedicandosi soprattutto agli orfani, agli anziani e ai poveri. Fu beatificata da Giovanni Paolo II il 7 maggio 1995.
La Beata Susana Paz Castillo Ramírez (1863-1940), più conosciuta con nome di Madre Candelaria di San Giuseppe. Fondò le Suore Carmelitane di Madre Candelaria (Hermanas Carmelitas de Madre Candelaria). Fu beatificata il 27 aprile 2008.
Il Servo di Dio José Gregorio Hernandez Cisneros (1864–1919), Terziario francescano, visse una esemplare vita cristiana come medico e professore universitario.
I coniugi Servi di Dio Arístides Calvani Silva (1918-1986) e Adela Abbo Fontana (1919-1986). Impegnati in politica, ricoprirono anche incarichi di alta responsabilità: Aristide quale Ministri degli Esteri, mentre Adela fu sindaco di Caracas.
Cardinali venezuelani
José Humberto Quintero Parra (1902–1984) fu creato cardinale da Papa Giovanni XXIII nel concistoro del 16 gennaio 1961
José Alí Lebrún Moratinos (1919–2001) fu creato cardinale da Papa Giovanni Paolo II nel concistoro del 2 febbraio 1983
Rosalio José Castillo Lara (1922–2007) fu creato cardinale da Papa Giovanni Paolo II nel concistoro del 25 maggio 1985
Antonio Ignacio Velasco Garcia (1929–2003) fu creato cardinale da Papa Giovanni Paolo II nel concistoro del 21 febbraio 2001
Jorge Liberato Urosa Savino (1942) fu creato cardinale da Papa Benedetto XVI nel concistoro del 24 marzo 2006
Santuari mariani[27]
Il Santuario Nazionale Nuestra Señora de Coromoto, in diocesi di Guanare. Vi si venera la Virgen de Coromoto, dichiarata nel 1950 patrona del Venezuela da Pio XII. Il Santuario fu dedicato nel 1996 da Giovanni Paolo II ed elevato a Basilica Minore nel 2006 da Benedetto XVI.
La Basilica di Nostra Signora del Rosario di Chiquinquirá nell'Arcidiocesi di Maracaibo. Vi si venera Maria con il titolo di Virgen de Chiquinquirá.
La Basilica Minore di Nuestra Señora de Guadalupe a El Carrizal, in diocesi di Coro. In tutto il Venezuela, i riferimenti storici sul culto a Nuestra Señora de Guadalupe risalgono fino al 1723, anno della fondazione di El Carrizal e della dedicazione della chiesa parrocchiale. Nel 1928 Pio XI affidò la diocesi di Coro alla Vergine di Guadalupe.
Una parte della "Grotta della Vergine" (Cueva de la Virgen) a Chichiriviche, in diocesi di Coro. Vi si venera un'immagine della Virgen de Covadonga anche se sull'unica via di accesso alla grotta sono collocate molte altre immagini di Maria venerata sotto diversi titoli facendo di questo luogo una sorta di "sacrario" delle più diffuse devozioni alla Madonna in Venezuela.
Chiese
La Chiesa di San Michele Arcangelo a Jají (XVII secolo), nell'Arcidiocesi di Mérida, è un esempio dell'architettura coloniale della cordigliera andina
La "Cappella di pietra" a San Rafael de Mucuchíes, nell'Arcidiocesi di Mérida, costruita negli anni '80 dall'artista Juan Félix Sánchez (1900-1997)
Arte cristiana
"Nuestra Señora del Socorro de Valencia" di Anonimo, olio su cartone, 1773
Note | |
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Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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