Arcidiocesi di Valencia (Spagna)

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Arcidiocesi di Valencia
Archidioecesis Valentina
Chiesa latina

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arcivescovo metropolita Enrique Benavent Vidal
Sede Valencia (Spagna)

sede vacante
Valencia (Spagna)

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Suffraganea
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Stemma
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Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Nazione bandiera Spagna
diocesi suffraganee
Ibiza, Maiorca, Minorca, Orihuela-Alicante, Segorbe-Castellón de la Plana
Coadiutore
Vicario
Provicario
generale
Ausiliari

Cariche emerite:

Parrocchie 649
Sacerdoti

1.187 di cui 837 secolari e 350 regolari
2.239 battezzati per sacerdote

515 religiosi 2.550 religiose
2.815.430 abitanti in 13.060 km²
2.657.740 battezzati (94,4% del totale)
Eretta 527
Rito romano
Cattedrale {{{cattedrale}}}
Concattedrale {{{concattedrale}}}
Santi patroni
Indirizzo
Palau 2, 46003 Valencia, España
tel. 96.382.97.00 fax. 96.391.81.20
Coordinate geografiche
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Collegamenti esterni

Sito ufficiale

Dati online 2020 (gc ch )

Chiesa cattolica in Spagna
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica

L'arcidiocesi di Valencia (in latino: Archidioecesis Valentina) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Spagna.

Territorio

L'arcidiocesi comprende la provincia di Valencia, i cui confini coincidono quasi esattamente con quelli diocesani (da cui è escluso solo il municipio di Gátova), e parte della provincia di Alicante, con 63 municipi.

Sede arcivescovile è la città di Valencia, dove si trova la cattedrale di Santa Maria. Nella cattedrale è conservata l'importante reliquia del Santo Calice, che secondo la tradizione sarebbe il calice usato da Gesù Cristo durante l'Ultima cena. La storia della reliquia di Valencia è stata ricostruita all'indietro per circa un millennio, mentre la coppa del calice è stata datata a un'epoca compatibile con il presunto impiego da parte di Gesù. Recentemente, in occasione delle loro visite apostoliche a Valencia, sia Giovanni Paolo II sia Benedetto XVI hanno voluto celebrare la santa Messa con il Santo Calice.

Il territorio è suddiviso in 652 parrocchie, raggruppate i 67 arcipresbiterati, a loro volta raggruppati in 5 vicariati.

Storia

Periodo romano (fino al 5° secolo)

La città di Valencia si trova nella regione conosciuta anticamente come Edetania. Lo storico latino Publio Annio Floro dice che Decimo Giunio Bruto Callaico, dopo l'assassinio di Viriato, il capo dei Lusitani che condusse la guerra lusitana contro i romani (154-139 a.c)., trasferì nel 140 a.C. le sue legioni a Valencia, divenendo una colonia militare romana. In punizione per la sua adesione a Quinto Sertorio fu distrutta da Gneo Pompeo Magno, ma fu successivamente ricostruita, e Pomponio Mela dice che era una delle principali città della Hispania Tarraconensis.

Nulla si sa dell'introduzione del cristianesimo a Valencia, ma all'inizio del IV secolo, con l'avvento dell'imperatore Costantino I, che si era convertito al cristianesimo, a Valencia venne eretta una basilica in onore del martire san Vincenzo di Saragozza, martirizzato a Valencia e sotto l'altare principale venivano composte le sue reliquie. Tuttavia, in seguito all'invasione dei Mori, i cristiani di Valencia trafugarono il corpo del santo in una chiesetta fatta appositamente costruire in località Capo San Vincenzo estrema punta meridionale del regno del Portogall. Finita la guerra contro i Mori, le spoglie furono imbarcate dal re Alfonso I del Portogallo trasferite nella capitale lusitana. Giunto in città, il corpo venne deposto nella chiesa di San Giusto e Santa Rufina e il 15 settembre 1173, trasportato solennemente in cattedrale.

Periodo visigoto (dal 5° al 7° secolo)

Il primo vescovo storicamente conosciuto di Valencia è Giustiniano (531-546), menzionato da Sant'Isidoro di Siviglia nei suoi Viri illustres. Giustiniano scrisse Responsiones, una serie di risposte a un certo Rustico.

I vescovi di Valencia parteciparono ai vari concili di Toledo. Witisclus, presente al concilio di Toledo (693), fu l'ultimo vescovo prima dell'invasione islamica.

Periodo musulmano (c. 712-1238)

Abdelazid, figlio di Muzza, prese la città attorno al 712, rompendo i termini della resa, la saccheggiò; trasformò le chiese in moschee, lasciandone solo una ai cristiani. Questa era senza dubbio l'attuale Chiesa di San Bartolomé o quella di San Vincente de la Roqueta. Valencia rimase in mano ai Mori per più di cinque secoli.

Il Cid (Rodrigo Díaz de Vivar) riconquistò Valencia per la prima volta il 15 giugno 1094, trasformò nove moschee in chiese e installò come vescovo il monaco francese Jérôme. Alla morte del Cid, nel luglio 1099, sua moglie, Doña Ximena, mantenne il potere per due anni, quando Valencia fu assediata dagli Almoravidi; il re Alfonso VI di Castiglia tenne per un breve periodo testa agli invasori, ma fu sconfitto. I cristiani diedero fuoco alla città prima di abbandonarla e gli Almoravidi di Masdali ne presero possesso il 5 maggio 1109.

Diocesi di Valencia (1238-1492)

Giacomo I d'Aragona, con un esercito composto da francesi, inglesi, tedeschi e italiani, assediò Valencia nel 1238 e il 28 settembre la conquistò. Cinquantamila mori lasciarono la città e il 9 ottobre il re, seguito dal suo seguito e dall'esercito, ne prese possesso. La moschea principale fu trasformata in una chiesa, fu celebrata la messa e cantato il Te Deum di ringraziamento.

La sede fu ristabilita, dieci parrocchie si formarono in città; i Cavalieri Templari e gli Ospitalieri che avevano contribuito alla conquista, vi stabilirono dei conventi come i Domenicani, Francescani, Agostiniani, Mercedari e i Cistercensi. La chiesa di Sant Vincent fuori le mura fu ricostruita e accanto ad essa sorse un ospedale.

Il re aragonese avrebbe voluto il suo confessore Berenguer de Castellbisbal O.P. come primo vescovo della riconquistata Valencia, ma la nomina fu impedita a causa della disputa tra gli arcivescovi di Toledo e Tarragona sulla giurisdizione della nuova sede eiscopale. Papa Gregorio IX decise a favore di Tarragona e, poiché Berenguer, nel frattempo, era stato nominato vescovo di Girona, fu scelto Ferrer de Sant Martí, prevosto di Tarragona (1239-43), a guidare la neocostituita diocesi.

Gli succedette l'aragonese Arnau de Peralta (1243-48). Il terzo vescovo di Valencia, fu Andreu d'Albalat, O.P., (1248-76). La moschea moresca, che era stata trasformata in chiesa cristiana, appariva indegna del titolo di cattedrale di Valencia, e nel 1262 il vescovo Andreu pose la prima pietra del nuovo edificio gotico, a tre navate; questi raggiungono solo il coro dell'edificio attuale.

Jaume de Prades i de Foix, vescovo di Tortosa e cugino di primo grado del re Pietro IV d'Aragona, succedette alla sede nel 1369. Il suo predecessore Vidal de Blanes costruì la magnifica sala capitolare, ed egli vi fece erigere la torre, chiamata Micalet, perché fu benedetta il giorno di san Michele del 1418, che è alta circa 50 metri e alla sommità sorge una torre campanaria.

Fino ad allora il capitolo della cattedrale aveva eletto i vescovi, ma a causa dei dissensi alla morte del vescovo Vidal de Blanes, papa Urbano IV si riservò il diritto di nomina fino al 1523, quando il diritto di presentazione fu concesso ai re spagnoli.

Alla morte di Jaume di Prades (1396), l'antipapa Benedetto XIII mantenne la sede vacante per più di due anni, e poi nominò Hugo de Lupia y Bagés vescovo di Tortosa (1398-1427).

Gli succedette Alfonso de Borja, futuro papa Callisto III). Quest'ultimo nominò Rodrigo de Borja, che gli succedera come pontefice con il nome di Alessandro VI, alla sede di Valencia.

Arcidiocesi di Valencia (dal 1492)

L'11 ottobre 1470 papa Paolo II rese la diocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede e il 9 luglio 1492 fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana da papa Innocenzo VIII. Rodrigo de Borja, divenuto pontefice, confermò questo decreto ed elevò anche lo studium generale di Valencia al rango di università, conferendogli tutti i privilegi di questa istituzione.

Cesare Borgia ne fu il primo arcivescovo di Valencia, gli succedettero Juan de Borja y Llansol, Pedro Luis de Borja e, come amministratore apostolico, Alfonso de Aragón, figlio illegittimo di Ferdinando il Cattolico, arcivescovo di Saragozza (1512-1520).

Un momento di speciale splendore ebbe la diocesi a metà del XVI secolo, con gli arcivescovi san Tommaso da Villanova, O.S.A., (1544-55), fondatore del Colegio de la Presentación de Nuestra Señora, chiamato anche Colegio de Santo Tomás, beatificato nel 1619 da papa Paolo V, e canonizzato nel 1658 da papa Alessandro VII; e i successori Martín Pérez de Ayala e san Giovanni de Ribera, che applicarono i decreti del concilio di Trento, lasciando una traccia profonda e duratura nella vita religiosa dell'arcidiocesi, confermata dalle opere dei santi che vissero in quel tempo a Valencia: Francesco Borgia, Pasquale Baylón e Luigi Bertrando e i beati Andrés Hibernón e Gaspare de Bono, e, nel secolo successivo, la beata Inés de Beniganim.

Giovanni de Ribera (1569-1611) decise di espellere i Mori dalla città, dopo aver esaurito tutti i mezzi possibili per portarli alla conversione. Fondò il Colegio de Corpus Christi e proseguì l'opera di riforma monastica, specialmente tra i cappuccini, che aveva portato a Valencia.

L'arcivescovo e inquisitore generale, Juan Tomás Rocaberti, O.P., (1677-1699), punì pubblicamente il governatore di Valencia per aver interferito nella giurisdizione ecclesiastica. Andrés Mayoral Alonso de Mella (1738-69) migliorò il sistema di beneficenza e di istruzione pubblica, fondò il Colegio de las Escuelas Pías e la Casa de Enseñanza per ragazze. Raccolse una biblioteca di 12.000 volumi; andata persa il secolo successivo per un incendio nella Guerra d'Indipendenza.

Nel XIX secolo a Valencia vissero due religiose fondatrici di istituti religiosi elevate agli altari: Maria Michela del Santissimo Sacramento e Teresa Jornet e Ibars.

Nella seconda metà del XIX secolo e nel primo terzo del secolo scorso l'arcidiocesi di Valencia fu travagliata da forti tensioni politiche e sociali, fra le quali emersero nette posizioni anticlericali, che sfociarono durante la guerra civile in un'aperta persecuzione della Chiesa. Valencia fu in quel periodo la capitale della repubblica e la sua arcidiocesi pagò uno dei più grandi tributi di sangue con 361 sacerdoti, 93 donne e 373 uomini dell'azione cattolica e diverse centinaia di religiose di vari istituti maschili e femminili uccisi in odio alla Fede, e questo spiega il fatto che in essa sono stati aperti il maggior numero di processi di canonizzazione[1]. A Roma l'11 marzo 2001 papa Giovanni Paolo II beatificò 233 martiri per la Fede dell'arcidiocesi di Valencia[2].

Con due decreti della Congregazione Concistoriale del 6 giugno 1957[3] e del 31 maggio 1960[4] furono modificati i confini diocesani: cedette alla diocesi di Orihuela-Alicante quattro arcipresbiterati, ricevendone una parrocchia; ricevette un arcipresbiterato dalla diocesi di Cuenca e cinque dalla diocesi di Segorbe, cedendo a quest'ultima un altro arcipresbiterato e ventisette parrocchie.

Cronotassi dei vescovi

Statistiche

L'arcidiocesi al termine dell'anno 2004 su una popolazione di 2.562.333 persone contava 2.484.037 battezzati, corrispondenti al 96,9% del totale.

Note
Collegamenti esterni