San Raimondo di Peñafort
San Raimondo di Peñafort, O.P. Presbitero | |
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Santo | |
Incarichi attuali | |
Maestro generale | |
Età alla morte | 100 anni |
Nascita | Santa Margarida i els Monjos 1175 |
Morte | Barcellona 6 gennaio 1275 |
Professione religiosa | 1222 |
Ordinazione presbiterale | XIII secolo |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 1542, da Paolo III |
Canonizzazione | 29 aprile 1601, da Clemente VIII |
Ricorrenza | 7 gennaio |
Altre ricorrenze | a Barcellona 6 gennaio |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 7 gennaio, n. 1:
6 gennaio, n. 5, ricorrenza secondaria:
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San Raimondo di Peñafort (Santa Margarida i els Monjos, 1175; † Barcellona, 6 gennaio 1275) è stato un presbitero, religioso e giurista catalano, appartenente all'Ordine dei Frati Predicatori; ne fu il terzo Maestro Generale.
Biografia
Primi anni
Nacque verso il 1175 dalla nobile famiglia di Penafort, che a Villa Fianca di Penadés, presso Barcellona, possedeva una castello. Scarse sono le notizie che abbiamo della sua infanzia e giovinezza. È certo, tuttavia, che trasse tanto profitto dagli studi fatti nella scuola della cattedrale, che meritò di essere incaricato dal vescovo di insegnare in essa gratuitamente la retorica e la logica.
Nel 1210 Raimondo volle recarsi a piedi all'università di Bologna per completare i suoi studi in diritto. Il santo rimase a Bologna otto anni, durante i quali fece conoscenza con uomini celebri, quali Sinibaldo Fieschi, futuro Papa, i canonisti Accursio, Tancredi e Roffredo, Pier delle Vigne, futuro primo ministro di Federico II.
Professore a Bologna
Nel 1216 il Santo fu promosso dottore in diritto con la licenza di insegnare dovunque. Incominciò a esercitare la sua professione a Bologna stessa insegnando diritto soprattutto ai nobili e ai letterati. Siccome non esigeva nessuna remunerazione da parte degli studenti, l'amministrazione cittadina gli accordò uno stipendio annuale.
Nel 1218 Berenguer de Palou II, vescovo di Barcellona, dopo un pellegrinaggio a Roma, era giunto a Bologna per chiedere a san Domenico qualche frate Predicatore al fine di fondare nella sua diocesi un convento domenicano. Avendo udito grandi elogi di Raimondo, gli chiese di tornare con lui in patria per insegnare nel seminario che intendeva fondare per l'educazione del suo clero, conforme ai decreti del IV Concilio del Laterano. Raimondo accettò e seguì a Viterbo il vescovo, il quale alla corte di Papa Onorio III, incontrò san Domenico da cui ottenne il personale necessario per la fondazione del convento.
Frate domenicano
A Barcellona il vescovo lo elesse canonico della cattedrale e prevosto del capitolo, cariche nelle quali rifulse per dottrina, zelo, integrità di vita, dolcezza di modi e una singolare devozione alla Madre di Dio. Attratto dalla vita religiosa nel 1222, a quarantasette anni, chiese di essere ammesso nel convento che i Domenicani avevano fondato a Barcellona. Per scontare le colpe commesse nel mondo, supplicò i superiori che gli imponessero una penitenza speciale. Gli fu ordinato di scrivere per i confessori una Somma dei casi di coscienza, l'opera più celebre di fra Raimondo, universalmente conosciuta sotto il titolo di Summa de Casibus Poenitentia.
Nei primi anni della sua vita religiosa, fra Raimondo ebbe larga parte nel consolidamento dell'Ordine di Santa Maria della Mercede, fondato nel 1218 come confraternita da san Pietro Nolasco, suo penitente. Dopo un suo caloroso discorso nella cattedrale di Barcellona, il 10 agosto 1223 il vescovo rivestì il fondatore e i suoi primi compagni dell'abito bianco e dello scapolare, alla presenza di Giacomo I, re d'Aragona. Per il nuovo Ordine, che si dedicava al riscatto degli schiavi, fra Raimondo compilò gran parte delle costituzioni, che furono, nel febbraio 1235, approvate definitivamente da Papa Gregorio IX.
San Raimondo fu poi al seguito del card. Giovanni d'Abbeville, Legato Pontificio in Spagna, per la predicazione della crociata contro i Mori, la visita alle chiese e la dichiarazione di nullità del matrimonio contratto da Giacomo I con Eleonora di Castiglia. A Raimondo toccò percorrere le città e le parrocchie, per preparare i fedeli a ricevere degnamente il cardinale e guadagnare le indulgenze annesse a quella visita. Inoltre cooperò con lui molto attivamente agli atti più importanti compiuti durante quella legazione.
Alla Santa Sede
Giovanni d'Abbeville, di ritorno a Roma, parlò dello zelo instancabile del Santo domenicano, motivo per cui il 28 novembre 1229 Papa Gregorio IX lo incaricò di predicare nelle province francesi di Arles e di Narbonne a favore della spedizione in Maiorca, intrapresa contro i Mori dal re Giacomo I d'Aragona. L'anno successivo lo chiamò a Roma presso la corte papale e lo scelse come confessore. In seguito lo volle fare suo cappellano e penitenziere. In quel tempo il frate domenicano prese parte attiva all'introduzione dell'inquisizione in Aragona. Essendo rimasto vacante l'arcivescovado di Tarragona, il Papa lo sollecitò ad assumere questa carica.
Il Santo, non sentendosi portato alla vita pastorale e rifuggendo da qualsiasi onore, lo rifiutò energicamente. Al pensiero dell'episcopato per tre giorni era stato assalito da una febbre continua. Il Pontefice accolse la sua richiesta e lo incaricò allora di fare una nuova raccolta di tutte le Decretali e decisioni pontificie, destinate a sostituire le molteplici collezioni già esistenti. Il lavoro, da lui condotto a termine in quattro anni, fu ufficialmente promulgato il 5 settembre 1234 dal Papa e presentato all'università di Parigi e di Bologna. Durante la sua permanenza presso la corte pontificia, a nome del Papa, Raimondo diede numerose risposte a consultazioni giuridiche, la cui raccolta prese il nome di Dubitalia.
Maestro Generale
Estenuato dalle fatiche e prostrato dalla malattia, in seguito al consiglio dei medici, Raimondo ritornò a Barcellona nel 1236 dove, riacquistata la salute, riprese la sua vita di penitenza e di preghiera. Per meglio conservare il raccoglimento e l'unione con Dio, rinunziò alle funzioni di penitenziere pontificio.
San Raimondo avrebbe desiderato vivere una vita di nascondimento e solitudine e invece dovette accettare la carica di Maestro Generale alla morte del Beato Giordano da Sassonia, per voto unanime del capitolo radunato a Bologna nel 1238. Convito sostenitore della regolare osservanza, redasse nuove costituzioni, che sono rimaste in vigore sostanzialmente fino alla revisione del 1914. Per due anni visitò a piedi tutte le provincie dell'Ordine, poi rassegnò le dimissioni nel 1240 e ritornò felice nel convento di Barcellona, ma non vi rimase inoperoso. Predicatore zelante, lavorò indefessamente per la repressione dell'eresia nella penisola iberica, coadiuvato da Giacomo I il quale ricorreva sovente al suo ministero e al suo consiglio.
Ultimi anni
Grande merito di Raimondo fu pure quello di aver eretto le prime scuole di lingue orientali, per una più appropriata formazione dei futuri missionari. Nel 1250 fondò e aprì a Tunisi una scuola di arabo, che diede modo ai Frati Predicatori di esercitare un più efficace apostolato presso gli infedeli in Spagna, Africa e Asia. Nonostante l'opposizione di qualche confratello, quell'iniziativa ottenne l'approvazione ufficiale del nuovo Maestro Generale Giovanni di Wildeshausen. A Maiorca aprì una scuola di ebraico per facilitare la conversione dei giudei a quel tempo molto numerosi nella penisola iberica. In quelle scuole i missionari domenicani studiarono la Summa contra Gentiles, che san Tommaso di Aquino aveva composto in seguito alle pressanti insistenze del suo confratello spagnuolo.
Dopo una vita di servizio, di studio, di predicazione e di preghiera Raimondo di Penafort morì quasi centenario nel convento di Barcellona il 6 gennaio 1275. Ai suoi funerali che si svolsero con grande partecipazione di fedeli, si verificarono molti miracoli, fu inumato nel suo convento di santa Caterina. Nel 1838 le spoglie furono traslate in una cappella della cattedrale di Barcellona.
Miracoli
Molti sono i miracoli che la tradizione attribuisce al santo. Il più famoso narra di una miracolosa dislocazione. San Raimondo sempre molto attivo nella conversione dei giudei fu convinto dal re Giacomo I ad accompagnarlo sull'isola di Maiorca, dove era molto numerosa la comunità di fede giudaica. Trattandosi della salvezza delle anime Raimondo non seppe dire di no, ma appena si accorse di una tresca del Re, egli lo riprese con franchezza. Non essendosi il sovrano emendato, Raimondo decise di ritornarsene a Barcellona, sembrandogli una complicità la sua permanenza a corte. Avendo Giacomo I proibito a tutte le navi di prenderlo a bordo, egli stese il suo mantello sul mare, vi salì sopra e in sei ore percorse le centosessanta miglia che lo separavano dal suo convento; in esso entrò a porte chiuse.
Predecessore: | Maestro Generale dell'ordine dei predicatori | Successore: | |
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Giordano di Sassonia | 1238-1240 | Giovanni di Wildeshausen |
Bibliografia | |
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