Utente:Giancarlo Rossi-Fedele/Cattività in Babilonia
Per cattività in Babilonia (definita anche esilio o cattività babilonese[1]) si definisce la deportazione a Babilonia dei Giudei di Gerusalemme e del Regno di Giuda al tempo di Nabucodonosor II.
L'Esilio nella Bibbia
Sono direttamente collegati a questo avvenimento i seguenti libri biblici:
- Secondo Libro dei Re e Secondo Libro delle Cronache che terminano con l'esilio;
- Esdra e Neemia che iniziano dall'esilio e raccontano la ricostruzione a Gerusalemme;
- Libro di Geremia e Libro delle Lamentazioni che preannunciano la catastrofe imminente;
- Ezechiele che è un deportato a Babilonia;
- Libro di Aggeo e libro di Zaccaria raccontano il ritorno;
- molti Salmi ne fanno esplicito riferimento.
Ma l'importanza dell'Esilio nella Bibbia è molto più grande. Alcuni studiosi oggi pensano che tutta la Bibbia sia stata messa per iscritto, o almeno ritoccata (per le sue parti più antiche), al tempo dell'Esilio e in funzione sua (senza dubbio nei due secoli seguenti, piuttosto che durante). L'Esilio sarebbe stato, così sembra, un grande trauma per gli esiliati, che avrebbero dovuto reinterpretare la loro identità e la loro religione senza tempio, senza re e senza terra.
L'Esilio dei Giudei
Solo nella tribù di Giuda era sopravvissuto il culto di JHWH, dopo la distruzione del Regno del Nord ad opera degli Assiri.
Più di cent'anni dopo, è invece il Regno del Sud ad essere invaso, ma, nonostante ciò, è in questa frazione della popolazione israelitica che rimane viva la religione ebraica.
Nella Bibbia questi fedeli superstiti son chiamati Resto d'Israele.
È in questo periodo che iniziano ad assimilarsi le parole ebrei e giudei, ebraismo e giudaismo, sebbene non propriamente simili.
La deportazione a Babilonia
La deportazione dei Giudei è avvenuta in tre momenti (cfr. Geremia Ger 52,28-30 ).
La prima si verificò al tempo di Ioiakìm (597 a.C.) a seguito della sconfitta del Regno di Giuda a causa dei Babilonesi; il Tempio di Gerusalemme fu parzialmente distrutto ed alcuni cittadini furono esiliati, scelti tra i più importanti.
Undici anni più tardi (587 a.C.), dopo una rivolta contro l'impero al tempo del regno di Sedecia, la città di Gerusalemme fu completamente rasa al suolo e vi fu una nuova deportazione. Termina così il Regno di Giuda.
Infine, cinque anni più tardi, sempre secondo Geremia, un terzo esilio completò i precedenti. Certamente a Babilonia è stata deportata l'elite religiosa, politica ed economica e non la popolazione rurale.
Il ritorno
Dopo la presa di Babilonia da parte dei Persiani, Ciro diede ai Giudei il permesso di ritornare nel loro paese di origine e di ricostruirvi il Tempio di Gerusalemme (539 a.C.); si dice che più di quarantamila approfittarono del permesso. Ma i libri biblici testimoniano anche che molti restarono a Babilonia: essi costituiranno il primo nucleo della Diaspora.
I Persiani avevano una concezione politica differente rispetto a quella dei Babilonesi e degli Assiri nell'amministrazione dei territori vinti: essi facevano governare la popolazione locale da persone del luogo. Tempo prima le tribù del Regno di Israele (il nord del paese) erano state deportate dagli Assiri e non fecero più ritorno, i sopravvissuti all'Esilio babilonese erano dunque, ai loro stessi occhi, tutto quello che restava dei "figli di Israele".
Altri usi del termine
L'espressione Esilio babilonese è anche usato in riferimento ai seguenti avvenimenti storici:
- Esilio babilonese del Papato in riferimento al soggiorno del Papa ad Avignone dal 1309 al 1377. Vedi: Cattività avignonese.
- Esilio babilonese della Chiesa è un trattato scritto da Martin Lutero nel 1520 in cui esamina i sette sacramenti della Chiesa medioevale alla luce della Bibbia.
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