Gian Francesco Albani

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Gian Francesco o Giovanni Francesco Albani
Cardinale
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battezzato
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Titolo cardinalizio
Incarichi attuali
Età alla morte 83 anni
Nascita Roma
26 febbraio 1720
Morte Roma
15 settembre 1803
Sepoltura basilica di Santa Maria Maggiore
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono 31 marzo 1748
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Ordinazione presbiterale 1759
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Nominato vescovo 21 luglio 1760
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Consacrazione vescovile Roma, 21 settembre 1760 dal Papa Clemente XIII
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10 aprile 1747 da Benedetto XIV (vedi)
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Cardinale per 56 anni, 5 mesi e 5 giorni
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Incarichi ricoperti
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(per causa incerta o sconosciuta)
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pontificato
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Predecessore {{{predecessore}}}
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Extra Anni di pontificato

Successione apostolica

Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
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Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione [[{{{aB}}}]]
Canonizzazione [[{{{aS}}}]]
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Altre ricorrenze
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Incoronazione
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Erede
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Onorificenze
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Altri titoli
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Consorte

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Invito all'ascolto
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Gian Francesco o Giovanni Francesco Albani (Roma, 26 febbraio 1720; † Roma, 15 settembre 1803) è stato un cardinale e vescovo italiano.

Cenni biografici

Nato a Roma, di illustre famiglia italiana, discendente di profughi dall'Albania del XV secolo. Figlio di Carlo Albani, principe di Soriano, fratello dei cardinali Annibale e Alessandro, e della moglie Teresa nata Borromei. Gian Francesco era pronipote di papa Clemente XI, da cui prese i nomi di battesimo, ed era zio del cardinale Giuseppe Albani.

Carriera ecclesiastica

Fu avviato molto giovane alla carriera curiale. Nel 1740 fu nominato protonotario apostolico, nel 1742 vicario della patriarcale basilica Liberiana, nel 1743 chierico della Camera apostolica e pro-segretario della Congregazione dell'immunità ecclesiastica e relatore di quella delle Indulgenze.

Cardinalato

Lo zio Alessandro, protettore della Polonia, riuscì a ottenere dal re Augusto III la richiesta di assegnazione del cappello cardinalizio al nipote, che venne creato cardinale nel concistoro del 10 aprile 1747. Tre giorni dopo ricevette la berretta rossa con il titolo di cardinale diacono di san Cesareo, con dispensa per avere parenti nel Sacro Collegio. Suddiacono nel novembre dello stesso anno, diacono l'anno dopo, ricevette l'ordinazione sacerdotale nel 1759 optando per il titolo cardinalizio di San Clemente.

Episcopato

L'anno seguente optò per l'ordine dei cardinali vescovi e per la sede suburbicaria di Sabina. Fu consacrato vescovo il 21 settembre dello stesso anno da papa Clemente XIII, assistito dai cardinali Giuseppe Spinelli, Flavio Chigi, Camillo Paolucci e Carlo Cavalchini.

Dopo l'espulsione dei Gesuiti da Napoli nel 1768, papa Clemente XIII lo chiamò a far parte di una congregazione speciale istituita per valutare l'eventuale soppressione del contestato Ordine, dove il prelato si pronunziò in favore dell'abolizione della Compagnia.

Nel conclave del 1769 divenne uno dei più autorevoli tra i cardinali "zelanti", e insieme con lo zio Alessandro e con Carlo Rezzonico, nipote del defunto pontefice, avversò strenuamente la candidatura del Ganganelli. Dopo la nomina di questi Eletto l'Albani manifestò il proprio disappunto rifiutandosi di prestar servizio al soglio pontificio, e si trovò più di una volta in contrasto con le posizioni assunte dal pontefice, soprattutto a proposito della questione dei gesuiti, che l'Albani appoggiò e difese.

Nel 1773 optò per la sede suburbicaria di Porto e Santa Rufina e nel 1775, divenuto Decano del Collegio cardinalizio, prese quella di Ostia.

Nel conclave del 1774-75 l'Albani era ormai il capo del partito degli "zelanti", alleato al Rezzonico e al Marefoschi nel contrastare l'intervento delle potenze europee nella vita della Chiesa e quindi nel propugnare un atteggiamento più fermo da parte del papato. Appoggiò attivamente l'elezione del Braschi, sforzandosi, insieme con lo zio Alessandro, di ottenerne il sostegno dalla corte viennese.

Negli anni successivi si adoperò per il ristabilimento della Compagnia di Gesù. Nel 1789, col segretario di stato cardinal Zelada e coi cardinali Antonelli, Gerdil e Campanelli, fece parte della congregazione speciale, istituita dal pontefice, che esaminò e condannò le "puntazioni di Ems"[1] e il sinodo di Pistoia.

Con la Rivoluzione francese, l'Albani tenne di fronte ad essa, e all'invasione francese, un atteggiamento di intransigente avversione. Nel febbraio del 1797, poco prima della pace di Tolentino, egli dirigeva ancora, con l'Antonelli, i cardinali partigiani della difesa armata ad oltranza dello Stato pontificio, la qual cosa gli valse l'ostilità dei Francesi e quella personale del Bonaparte.

Durante la prima invasione francese del 1798, sotto la minaccia di subire, con la sua famiglia, l'arresto da parte del generale francese Berthier, si rifugiò dapprima nell'abbazia di Casamari, poi a Napoli e infine su invito del cardinal Jean-Siffrein Maury a Venezia.

Dopo la morte in esilio di papa Pio VI toccò a lui, come decano del collegio cardinalizio, scegliere la sede ove si doveva svolgere il conclave ed egli, in ossequio alle disposizioni lasciate da Pio VI nella Cum Nos Superiori, scelse Venezia, allora sotto protezione dell'imperatore Francesco II.

Durante i lavori del conclave l'Albani, vecchio e costretto da una malattia a rimanere nella sua cella per quasi tutta la durata di esso, non poté influire eccessivamente sulle sue sorti, se non, come mediatore, nella fase conclusiva. Dimostrò tuttavia un'estrema condiscendenza, poi rimproveratagli da Ercole Consalvi, nei riguardi del cardinale austriaco František Herzan von Harras, al quale permise, in pieno conclave, di inviare un corriere al ministro Thugut per ottenerne l'esclusiva al cardinale Bellisomi.

Il nuovo papa lo volle legato a latere, insieme ai cardinali Aurelio Roverella e Giulio Maria della Somaglia, incaricandolo di precederlo nel viaggio verso Roma e di ricevere da Ferdinando IV di Napoli il governo dello Stato pontificio. Malgrado l'età avanzata, l'Albani prese parte alle discussioni per il concordato con la Francia e successivamente per quello con la Repubblica italiana (1800-02), sui quali dette parere favorevole.

Morte

Morì a Roma il 15 settembre 1803 e fu sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore secondo la sua espressa volontà.

Genealogia episcopale

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale

Successione degli incarichi

Predecessore: Cardinale diacono di San Cesareo Successore: CardinalCoA PioM.svg
Giovanni Battista Spinola 15 maggio 1747 - 12 febbraio 1759 Giovanni Costanzo Caracciolo I
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X
con
con
Giovanni Battista Spinola {{{data}}} Giovanni Costanzo Caracciolo
Predecessore: Cardinale presbitero di San Clemente Successore: CardinalCoA PioM.svg
Cosimo Imperiali 12 febbraio 1759 - 21 luglio 1760 Carlo Rezzonico I
II
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X
con
con
Cosimo Imperiali {{{data}}} Carlo Rezzonico
Predecessore: Cardinale vescovo di Sabina Successore: CardinalCoA PioM.svg
Joaquín Fernández de Portocarrero 21 luglio 1760 - 15 marzo 1773 Carlo Rezzonico juniore I
II
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Joaquín Fernández de Portocarrero {{{data}}} Carlo Rezzonico juniore
Predecessore: Cardinale vescovo di Porto e Santa Rufina Successore: CardinalCoA PioM.svg
Federico Marcello Lante Montefeltro Della Rovere 15 marzo 1773 - 18 dicembre 1775 Carlo Rezzonico juniore I
II
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con
con
Federico Marcello Lante Montefeltro Della Rovere {{{data}}} Carlo Rezzonico juniore
Predecessore: Cardinale vescovo di Ostia e Velletri Successore: CardinalCoA PioM.svg
Fabrizio Serbelloni 18 dicembre 1775 - 15 settembre 1803 Enrico Benedetto Stuart I
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con
Fabrizio Serbelloni {{{data}}} Enrico Benedetto Stuart
Predecessore: Cardinale decano del Sacro Collegio Successore: CardinalCoA PioM.svg
Fabrizio Serbelloni 18 dicembre 1775 - 15 settembre 1803 Enrico Benedetto Stuart I
II
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con
con
Fabrizio Serbelloni {{{data}}} Enrico Benedetto Stuart
Predecessore: Arciprete della Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore Successore: Santa maria maggiore 051218-01.JPG
Andrea Corsini gennaio 1795 - 15 settembre 1803 Antonio Despuig y Dameto I
II
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IX
X
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con
Andrea Corsini {{{data}}} Antonio Despuig y Dameto
Note
  1. Insieme dei punti dottrinari concordati nella cittadina tedesca di Ems tra gli arcivescovi di Treviri, Magonza, Colonia e Salisburgo nel 1786, su iniziativa di Giovanni Febronio, l'autore del De statu ecclesiae che contestava il primatus potestatis al papa.
Bibliografia
  • Gianni Sofri Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960) online