Basilica di Sant'Ambrogio (Milano)
Basilica di Sant'Ambrogio | |
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Basilica di Sant'Ambrogio, Quadriportico e facciata | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Comune | Milano |
Località | Milano |
Diocesi | Milano |
Religione | Cattolica di rito ambrosiano |
Indirizzo | Piazza Sant'Ambrogio, 15 20123 Milano (MI) |
Telefono | +39 02 86450895 |
Posta elettronica | santambrogio@chiesadimilano.it |
Sito web | |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | Sant'Ambrogio di Milano |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Fondatore | Sant'Ambrogio |
Data fondazione | 379 |
Stile architettonico | Romanico lombardo |
Inizio della costruzione | 379 |
Completamento | 1099 |
Data di consacrazione | 386 |
Strutture preesistenti | Sepolcro dei santi Gervasio e Protasio |
Pianta | rettangolare |
Materiali | laterizi e muratura intonacata |
Coordinate geografiche | |
Milano | |
La Basilica di Sant'Ambrogio è una delle più antiche chiese di Milano e attualmente rappresenta non solo un monumento dell'epoca paleocristiana e medioevale, ma anche un punto fondamentale della storia milanese e della Chiesa ambrosiana. È sede parrocchiale retta dai monaci benedettini.
Storia
La Basilica Martyrum, edificata tra il 379 e il 386 per volere di sant'Ambrogio, vescovo di Milano, sorse sul sepolcro dei santi Gervasio e Protasio, nelle vicinanze di un cimitero cristiano, occupando un'area coincidente con quella della chiesa attuale. La chiesa si presentava a tre navate su colonne[1], senza transetto e si concludeva in un'unica abside centrale. Sant'Ambrogio stesso vi fu sepolto nel 397.
Nel 789, l'arcivescovo Pietro I Oldrati (784 - 801) fondò accanto alla basilica [2] un monastero benedettino, avviando una prima trasformazione strutturale del presbiterio. Per volontà degli arcivescovi Angilberto II (824 - 860) e Ansperto (869 - 881) presero avvio importanti trasformazioni che configurano la basilica medievale:
- al IX secolo, risalgono il ciborio, la costruzione del campanile dei Monaci e forse il primo rifacimento dell'atrio anteriore;
- alla metà del X secolo, vennero ridefiniti il presbiterio e le absidi;
- dopo il 1080 ed entro la metà del XII secolo, furono ricostruiti navate e atrio;
- nel 1128, fu eretto il campanile dei Canonici.
Nel 1196, il crollo della terza campata della navata centrale comportò l'edificazione di nuove volte a crociera a sesto acuto, di archi di rinforzo e la ricostruzione del tiburio.
Alla fine del XV secolo, Ludovico il Moro incaricò Donato Bramante di progettare la nuova canonica (a sinistra della basilica), mentre il cardinale Ascanio Sforza commissionò la risistemazione del monastero (a destra).
Nel 1572, Carlo Borromeo incaricò Pellegrino Tibaldi (1527 - 1596) di dare un nuovo aspetto al tiburio: l'architetto inserì nei pennacchi figure gigantesche di angeli, ridisegnò gli spicchi della cupola con una trama di lacunari e aprì alla sommità una grande lanterna.
Nel XVIII secolo, la chiesa, all'interno, venne completamente rintonacata, fu ricostruita la cripta, venne completata dal Tiepolo la decorazione del sacello di San Vittore in Ciel d'Oro e l'assetto, anch'esso oggi scomparso, della sacrestia delle Messe.
La situazione rimase pressoché invariata sino al 1799 quando, dopo i fermenti della Rivoluzione Francese, la Repubblica Cisalpina decise di sopprimere il capitolo e instaurarvi un ospedale militare. Al termine della dominazione napoleonica e con la restaurazione austriaca, la chiesa fu riaperta al culto e il capitolo dei canonici fu ripristinato.
Nel XIX secolo venne formata un'apposita commissione, formata da Luigi Bisi, Luigi Brocca e Friedrich Schmidt (sostituito nel 1859 da Giuseppe Pestagalli) con l'obiettivo di ricostruire l'ipotetica situazione strutturale antecedente al crollo del 1196. In tale occasione fu rifatto il pavimento rimuovendo gli stati più antichi, vennero rimossi e ricostruiti gli intonaci, demolite e aperti gli attuali oculi, ristretti gli archi d'accesso alle cappelle laterali aperte a partire dal XV secolo. Inoltre, alla ricerca delle reliquie dei santi Gervasio e Protasio e di sant'Ambrogio, fu rimosso l'altare e aperte le sottostanti sepolture paleocristiane, scavando un nuovo sacello. All'esterno, nel 1889, Gaetano Landrini rialzò e coronò con cella campanaria la torre dei Canonici; nel 1897, fu ultimata la decorazione pittorica neoromanica.
Il 23 aprile 1874 papa Pio IX l'ha elevata alla dignità di Basilica minore.[3]
Altri lavori di consolidamento, in particolare al tiburio, furono realizzati tra il 1937 e il 1940, mentre Ferdinando Reggiori rinnovò il Sacello di San Vittore in Ciel d'Oro ed eseguì lavori in alcune cappelle.
La chiesa fu pesantemente colpita dai bombardamenti alleati nell'agosto del 1943 che distrussero soprattutto la parte esterna del portico, danneggiando la cupola della basilica e altri ambienti del complesso basilicale, provocando anche la perdita di notevoli opere d'arte, fra le quali si ricorda:
- Gloria di san Bernardo (1737), affresco di Giovanni Battista Tiepolo, che decorava la volta della sacrestia.[4]
Nell'immediato dopoguerra presero avvio i lavori di restauro che terminarono negli anni Cinquanta, riportando la basilica al suo antico splendore.
Descrizione
Esterno
Della basilica, posta a un livello più basso del piano stradale antistante, non si vedono che il muro dell'atrio (in cotto e caratterizzato da arcate cieche), il coronamento della facciata e i due campanili.
Campanili
La basilica presenta due torri campanarie:
- a destra, Campanile dei Monaci che risale al IX secolo;
- a sinistra, Campanile dei Canonici, spartito da cornici di archetti pensili, fu costruito nel XII secolo, ma completato con loggia trifora nel 1889. Nella cella è conservato un pregevole concerto campanario di cinque bronzi in tono di Do maggiore, fusi nel 1755 da Bartolomeo Bozzi [5].
Quadriportico
Attraverso una cancellata e un portale in pietra con rilievi romanici si entra nell'atrio, ricostruito nell'XI secolo, forse su un'analoga costruzione altomedievale che ricalcava a sua volta l'impianto paleocristiano.
L'atrio, a pianta rettangolare, è circondato su tre lati da un portico che si chiude sul quarto lato a formare il nartece della basilica. Esso presenta:
- alti pilastri a fascio che sorreggono archi a doppia ghiera;
- capitelli con elementi vegetali e figure mostruose, che risalgono sia all'XI sia al XII secolo opera di anonimi scalpellini lombardi,[6] sia all'intervento seicentesco di Francesco Maria Ricchino (1584 - 1658).
In epoca paleocristiana, nel quadriportico, si raccoglievano tutti coloro che, non essendo ancora battezzati, non potevano accedere direttamente alla chiesa, mentre nel Medioevo assunse la funzione di principale luogo di riunione (a fini non solo religiosi) di tutti i cittadini del Comune.
Lungo le pareti dell'atrio è sistemata una notevole raccolta lapidaria, costituita da ritrovamenti effettuati nell'area della basilica, in particolare con la demolizione delle volte dopo il 1857, o da accessioni esterne, in particolare:
- iscrizioni paleocristiane;
- capitelli romani e romanici;
- bassorilievi del basso impero;
- frammenti di dipinti murali ad affresco (XII - XIII secolo);
- stemmi e scudi araldici di famiglie gentilizie milanesi;
- lapidi funerarie di canonici e cortigiani sforzeschi.
Facciata
La facciata a capanna, coronata da archetti pensili, è costituita da due loggiati sovrapposti:
- in basso, il nartece, dove si aprono i portali;
- in alto, la loggia a cinque arcate digradanti, che collega i matronei e dà luce all'interno.
Sotto il nartece, si aprono tre portali:
- due laterali hanno architravi formati da tabelle marmoree con rilievi alto medievali e sculture ai lati. Da notare:
- Sant'Ambrogio preromanico del portale sinistro;
- centrale, dagli sguanci a colonnine, presenta architrave, stipiti e lunetta formati da frammenti (VIII - X secolo) a intaglio di intrecci viminei e figure mostruose.
Inoltre, sotto il nartece, a sinistra del portale centrale, si trovano:
- Lapide sepolcrale di Uberto Decembrio (1427), segretario di Giovanni Maria Visconti;
- Sarcofago di Pier Candido Decembrio (1477), umanista e biografo di Filippo Maria Visconti.
Interno
L'interno, a semplice pianta rettangolare, ha le medesime dimensioni del quadriportico e presenta tre navate absidate, con presbiterio soprelevato sulla cripta, sormontato da tiburio.
La navata centrale, larga il doppio di quelle laterali, è articolata in quattro campate quadrate coperte da volte, i cui costoloni in cotto a sezione quadrata si staccano da pilastri a fascio; su questi ultimi si innestano anche gli archi delle navate laterali. Le prime tre campate sono coperte da volte a crociera, mentre la quarta, a ridosso del presbiterio, è stata successivamente coperta con cupola inserita all'interno di un tiburio ottagonale.
Le navate laterali sono formate da otto campate minori; ciascuna di esse ha una superficie pari a un quarto di quella coperta da una campata della navata centrale. La copertura delle navate laterali è a crociera e su di esse si imposta il matroneo. Sulle navate laterali, attraverso gli archi prospettano le cappelle:
- a sinistra, a pianta rettangolare poco profonde;
- a destra, a pianta centrale, talora absidate.
Lungo la navata centrale, sono presenti di notevole interesse:
- Capitelli a motivi vegetali e zoomorfi (XII secolo), opera di scalpellini lombardi.
- Statua di Pio IX (1880), in marmo.
- Pilastro decorato con tre dipinti murali ad affresco (XIII secolo), che raffigurano:
- Madonna con Gesù Bambino;
- Sant'Ambrogio;
- Committente Bonamico Taverna in preghiera.
- Colonna romana isolata, in granito, che sorregge Serpente bronzeo (X secolo), opera di bottega bizantina, donata nel 1007 da Basilio II, imperatore d'Oriente, all'arcivescovo Arnolfo II da Arsago (998 - 1018).
- Pulpito marmoreo (fine XII - inizio XIII secolo), ricostruito dopo il crollo del 1196, come ricordato da un'iscrizione posta sul fianco sinistro, presenta:[7]
- le arcatelle, portate da colonnine poggianti su un sarcofago tardoromano, sono decorate nel giro da rilievi antropomorfi, zoomorfi, fitomorfi e geometrici (XI - XII secolo);
- nei pennacchi, Animali fantastici, Motivi decorativi geometrici e vegetali e Telamone;
- sul parapetto, Ultima Cena;
- sul leggio, due rilievi con San Giovanni evangelista e l'aquila, in rame.
Sotto il pulpito è collocato:
- Sarcofago di Stilicone (fine del IV secolo), in marmo, opera di due lapicidi milanesi, decorato da rilievi che raffigurano:
- Gesù Cristo fra gli apostoli;
- Adamo ed Eva;
- Adorazione dei Magi;
- Gesù Bambino tra l'asino e il bue;
- Elia sul carro nell'atto di lasciare il pallio a Eliseo;
- Noè e Mosè;
- Sacrificio di Abramo.
Presbiterio
L'assetto attuale del presbiterio è il risultato dei lavori del 1857 e delle successive ristrutturazioni. Di particolare interesse storico-artistico:
- Ciborio (IX secolo) poggia su quattro colonne romane di porfido (materiale di spoglio) con capitelli marmorei formati da cestelli con volute angolari. Il baldacchino è decorato da stucchi colorati (metà del X secolo), di bottega lombardo-bizantina rappresentanti:
- sulla fronte, Gesù Cristo dà le chiavi a san Pietro e il Libro della Sapienza a san Paolo;
- a destra, Sant'Ambrogio fra due devoti; Sant'Ambrogio fra i santi Gervasio e Protasio e due monaci benedettini con il modello del nuovo ciborio;
- a sinistra, Santa Tecla fra due devote.
Sotto al ciborio è collocata la più importante opera della basilica:
- Paliotto, detto Altare d'Oro di sant'Ambrogio (824 - 859), opera di oreficeria carolingia, eseguita dal maestro Vuolvinio, donata dall'arcivescovo Angilberto II; questo è di legno rivestito da lamine d'oro nella facciata anteriore e d'argento dorato in quella posteriore, lavorate a cesello e divise in riquadri da fasce di smalti con gemme incastonate. Nell'altare sono raffigurati:
- sul recto, Gesù Cristo in trono con i simboli degli evangelisti e gli apostoli e Scene della vita di Gesù Cristo;
- sui lati, |Angeli e santi che adorano la Croce;
- sul verso, Sant'Ambrogio che incorona Vuolvinio e Storie della vita di sant'Ambrogio.
A destra del ciborio, è collocata:
Abside
L'abside, sopraelevata sulla cripta, è preceduta da un vano coperto con una volta a botte ed è illuminata da tre finestre a tutto sesto. All'ingresso,i tronchi inferiori dei pilastri sono un resto delle colonne dell'arco trionfale della basilica primitiva.
Nell'abside sono collocati:
- Coro con Storie della vita di sant'Ambrogio (1469 - 1471), in legno intagliato e intarsiato, opera di Lorenzo d'Oldriscio, Giacomo de' Torri e Giacomo del Maiano.
- Cattedra (IX secolo), in marmo.
Il catino absidale presenta una splendida decorazione musiva, realizzata tra il IV e l'VIII secolo, con rifacimenti del XVIII e XX secolo; questa raffigura:
- al centro, Gesù Cristo benedicente in trono fra due angeli e i santi Gervasio e Protasio.
- nel registro inferiore, entro medaglioni, Busti di santa Marcellina, san Satiro e santa Candida;
- ai lati, Miracolo della bilocazione di sant'Ambrogio, celebrante a Milano (sulla destra) e contemporaneamente presente alla esequie di san Martino di Tours (sulla sinistra).
Cripta
L'attuale cripta fu costruita nella seconda metà del X secolo, durante i lavori di risistemazione dell'area absidale della basilica per accogliere le spoglie dei Santi patroni: Ambrogio, Gervasio e Protasio.
Tracce di una cripta nella basilica sono riconducibili già all'epoca di sant'Ambrogio, poiché sappiamo che lo stesso Santo nel 386 fece traslare i corpi dei santi Gervasio e Protasio dalla loro originaria sepoltura e a tumularli solennemente sotto l'altare della nuova basilica, in un sarcofago di marmi pregiati che egli aveva disposto già per la propria sepoltura. I santi Gervasio e Protasio erano stati sepolti originariamente nel vicino saccello dei Santi Felice e Nabore, all'interno del cimitero ad martyres, nel luogo che sarà poi occupato dalla Chiesa di San Francesco Grande, demolita nel XVIII secolo.
Quando sant'Ambrogio morì nel 397 egli stesso fu sepolto di fianco ai due martiri, in una tomba separata, sia perché già in vita aveva goduto di acclarata santità, sia per sottolineare la sua vicinanza ai due Santi ai quali egli aveva ridato degna sepoltura.
Delle reliquie si perse in seguito traccia e solo nel IX secolo l'arcivescovo Angilberto II individuò e riconobbe le reliquie e le traslò in un unico sarcofago di porfido, che fu appoggiato sopra le due sepolture precedenti ma con un differente orientamento, anche a seguito degli sviluppi strutturali della basilica.
L'aspetto attuale della cripta è dovuto agli interventi del XVIII secolo promossi dal cardinale Benedetto Erba Odescalchi, arcivescovo milanese e da quelli ottocenteschi che seguirono al ritrovamento dell'antico sarcofago e alla ricollocazione dei corpi di sant'Ambrogio e dei santi Gervasio e Protasio.
Sul pavimento della cripta si trova anche una lapide che ricorda il luogo ove originariamente si trovava sepolta santa Marcellina, sorella di sant'Ambrogio le cui spoglie riconosciute dal cardinale Odescalchi nel 1722, furono traslate in una cappella della navata destra appositamente dedicata.
La cripta, con accesso ai lati del presbiterio, è formata da due ambienti:
- il primo, rifatto nel 1740, presenta cinque navate sostenute da colonne in marmo rosso;
- il secondo, più basso e aggiunto nella seconda metà del XIX secolo, dove si notano:
- Arca di sant'Ambrogio e dei santi Gervasio e Protasio (1897), in argento e cristalli, realizzata da Giovanni Lomazzi su disegno di Ippolito Marchetti. L'urna è decorata da:
- Cori angelici;
- Statue delle Virtù teologali;
- Statue di sant'Agostino, san Satiro, santa Marcellina, santa Valeria, san Vittore, san Sotere e santa Candida
- Avello di porfido, dove nel 1864 furono ritrovati i corpi dei tre Santi patroni;
- Tronco di colonna (XIV secolo) con un rilievo raffigurante la Pietà.
- Iscrizione, già in piazza Castello, dove indicava il luogo del martirio dei santi Gervasio e Protasio.
- Arca di sant'Ambrogio e dei santi Gervasio e Protasio (1897), in argento e cristalli, realizzata da Giovanni Lomazzi su disegno di Ippolito Marchetti. L'urna è decorata da:
Lungo la navata sinistra, di particolare interesse:
- inizio della prima campata, Porta sul cui architrave sono raffigurati Putti vendemmiatori (V secolo);
- in fondo alla navata, presso la porta d'ingresso alla canonica, Iscrizione sepolcrale di Pipino (810), secondogenito di Carlo Magno e re d'Italia, che fu sepolto nella Basilica di Sant'Ambrogio, insieme ad altri due re carolingi Bernardo e Ludovico II.
Inoltre, lungo la navata si aprono alcune pregevoli cappelle, fra le quali si nota la prima cappella, che presenta:
- Gesù Cristo risorto fra due angeli (1491), affresco del Bergognone, trasferito qui dal presbiterio;
- al centro, Fonte battesimale con rilievi raffiguranti la Conversione di sant'Agostino (1940), opera di Franco Lombardi;
- nella volta, Paradiso (metà del XVII secolo), affresco di Isidoro Bianchi.
Lungo la navata destra, si aprono pregevoli cappelle:
- Prima cappella:
- a destra, Deposizione dalla croce, santi e angeli (1545 ca.), affresco di Gaudenzio Ferrari e Giovan Battista della Cerva.
- Seconda cappella:
- pala d'altare con Madonna con san Bartolomeo e san Giovanni evangelista (terzo quarto del XVI secolo), attribuita a Gaudenzio Ferrari;
- alle pareti, Martirio di san Vittore e Naufragio di san Satiro (1737), affreschi staccati di Giovanni Battista Tiepolo, provenienti dal Saccello di San Vittore in Ciel d'Oro.
- Terza cappella, ristrutturata in forme neoclassiche nel 1812 da Luigi Cagnola:
- sopra il sarcofago, Statua di santa Marcellina in preghiera (1812) di Camillo Pacetti.
- Quarta cappella che presenta una struttura del XVI secolo, completamente risistemata nel XIX secolo:
- Altare neoclassico con edicola (inizio XIX secolo), opera di Giuseppe Zanoia;
- Frammento musivo con San Martino (IX - X secolo);
- Dipinti ovali con Storie di san Sebastiano (inizio del XVIII secolo), olio su tela, opere di Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino.
- Quinta cappella:
- San Bernardo (fine XVII - inizio XVIII secolo), olio su tela, di Filippo Abbiati.
- Sesta cappella, già sacello di Lotario II, venne decorata nel 1546 circa con affreschi, di Bernardino Lanino:
- all'altare, Madonna con Gesù Bambino e san Giovannino;
- parete sinistra, San Giorgio e il drago;[8]
- parete destra, Decapitazione di san Giorgio;[9]
- alle finestre, San Gabriele arcangelo annunciante e Madonna annunciata (XVI secolo), vetrate.
- Settima cappella:
- nelle volte a sesto ribassato, Nature morte e putti (1769) di Antonio De Giorgi;
- all'altare, Sant'Ambrogio agonizzante (1691), olio su tela, di Andrea Lanzani.
In fondo alla navata destra, è collocato:
- Altare con paliotto costituito dalla fronte di un sarcofago paleocristiano con Scene della passione di Gesù Cristo e del Martirio di san Paolo (VI secolo), proveniente dalla distrutta Chiesa di San Francesco Grande.
Anticappella di San Satiro
Dalla navata sinistra, oltrepassando una cancellata (XVIII secolo), in ferro battuto, si accede all'Anticappella di San Satiro, sistemata nel 1738, decorata con splendidi dipinti murali, fra i quali si notano:
- nella volta, Gloria di san Vittore (1763), affresco, di Antonio De Giorgi.
Sacello di San Vittore in Ciel d'Oro
Una delle opere d'arte paleocristiana più conosciute e di notevole valore storico-artistico a Milano.
Il sacello, eretto nel IV secolo dal vescovo Materno, per conservare le spoglie di san Vittore, sull'area del cimitero ad Martyres, ma attualmente si presenta con l'aspetto datogli nel 1930 da Ferdinado Reggiori.
Dell'edificio paleocristiana - a unica aula absidata - rimane la copertura a cupola emisferica su pennacchi piani realizzata in tubi fittili; essa presenta una splendida decorazione musiva, databile alla seconda metà del V secolo, che raffigura:
- a sinistra, Sant'Ambrogio fra i santi Gervasio e Protasio;
- a destra, San Felice, san Materno e san Naborre.
Nella sottostante cripta sono state messe in luce tracce delle tombe di san Vittore e san Satiro, assieme ad altri sarcofagi e urne provenienti dall'antico cimitero cristiano.
Curiosità, leggende e tradizioni
- Nella basilica, il 4 agosto 1258, venne siglata la Pace di Sant'Ambrogio, che pose fine alle lotte intestine del Comune di Milano tra nobili (Commune militum) e popolo (Commune populi).
- Nella piazza, sul lato sinistro rispetto alla basilica, esternamente alla recinzione, è presente una colonna, comunemente detta Colonna del diavolo. Si tratta di una colonna di epoca romana, qui trasportata da altro luogo, che presenta due fori, oggetto di una leggenda secondo la quale questa fu testimone di una lotta tra sant'Ambrogio e il demonio. Il maligno cercando di trafiggere il Santo con le corna finì invece per conficcarle nella colonna. Dopo aver tentato a lungo di divincolarsi, il demonio riuscì a liberarsi e, spaventato, fuggì. La tradizione popolare vuole che i fori odorino di zolfo e che appoggiando l'orecchio alla pietra si possano sentire i suoni dell'Inferno. In realtà questa colonna veniva usata per l'incoronazione degli imperatori germanici. Secondo quanto narra Galvano Fiamma, essi giuravano sul messale, ricevevano la corona ferrea e poi abbracciavano questa colonna:
« | Quando il re dei Romani vuole ricevere la corona del regno italico nella Basilica Ambrosiana, l'imperatore deve andare prima presso la colonna di marmo che sorge presso la Basilica Ambrosiana stessa e uno dei conti di Angera deve presentare all'imperatore un messale. L'imperatore giurerà che sarà obbediente al Papa e alla Chiesa Romana nelle cose temporali e spirituali... Quindi l'Arcivescovo o l'Abate di S. Ambrogio deve incoronarlo con la corona ferrea come re d'Italia. Ciò fatto l'imperatore deve abbracciare quella colonna dritta di marmo per significare che la giustizia in lui sarà diritta... » |
- Al Serpente bronzeo, sorretto da una colonna romana, collocata nella navata centrale della Basilica, tradizionalmente si indirizzano preghiere per scacciare alcuni tipi di malanni e si ritiene che la fine del mondo verrà preannunciata dalla sua discesa dalla colonna sulla quale è posto.
- Nella Basilica di Sant'Ambrogio è ambientato il primo atto dei Lombardi alla prima crociata (1843), opera di Giuseppe Verdi.
- Davanti alla Basilica, dal 1866 per 120 anni, ogni anno si svolgeva il mercatino delle pulci (fiera) chiamato in dialetto milanese Fera di Oh bei! Oh bei! (Oh belli) dalle grida dei venditori. Dal 2006, fu spostata nella zona del Castello Sforzesco (Foro Bonaparte), dove tutt'oggi è organizzata. Si tiene dal 7 dicembre, giorno del Santo patrono, alla domenica successiva, compatibilmente col ponte festivo.
- La Royce Hall dell'Università della California a Los Angeles (1929) è ispirata alla facciata della Basilica di Sant'Ambrogio.
Elenco degli abati della basilica di Sant'Ambrogio di Milano, di cui si abbia ancora memoria:
- Benedetto - citato in un documento del luglio 784 che, indirettamente, fornisce anche informazioni sulla fondazione del monastero di Sant'Ambrogio, ufficialmente datata al 23 ottobre 789. Benedetto fu investito della carica di abate di Sant'Ambrogio dall'arcivescovo di Milano Pietro I Oldrati e i beni del monastero furono confermati da Carlo Magno nell'aprile 790 da Worms.
- ...
- Arialdo da Melegnano (prima del IX secolo)
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- Andrea (viv. 848)
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- Pietro II (viv. 885)
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- Aupaldo (?-964)
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- Giovanni d'Arsago (viv. 1149)
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- Ardengo Visconti (1226-?)
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- Bonifazio de' Ferrari (1297-?)
- Astolfo Lampugnano
- Bartrando Lampugnano; anti-abate
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- Gregorio (XIII secolo)
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- Giovanni Visconti (XIV secolo)
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- Cosmo Miliorato (Cosimo dei Meliorati o Migliorati) (?-1404)[10]
- Manfredo della Croce (1405-1425)[11]
- Antonio Ricci (abate) (1425-1434)[12]
- Facino Stefano Ghilini (1436-1437)
- Biagio Ghilini (1437-1441)[13]
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- Giovanni Arcimboldi (1484-1488)
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- Ascanio Maria Sforza (1491-1497)
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- Bonaventura Castiglioni (?-1553)
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- Guglielmo Cotta (XVI secolo)
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- Manfredo dalla Croce (XVI secolo)
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- Giovanni Castiglioni (m.1717)
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- Calimero Cattaneo (XVIII secolo)
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- Gabrio Maria Nava (XVIII-XIX secolo)
- Angelo Fumagalli (1773-1809)
- ...
- Francesco Maria Rossi (? - 1883)
- Giuseppe Bordoni (1885 - 1890 anno della sua morte)
- Gerolamo Comi (1890 - 1909)
- Carlo Barbavara di Gravellona (1909 - 1947)
- ...
- Ennio Bernasconi (?-1960)
- Luigi Oldani (1960-1976)
- Libero Tresoldi (1976-1982)
- Franco Verzeleri (1982-1997)
- Erminio De Scalzi (1997-oggi)
Galleria fotografica
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Note | |
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Bibliografia | |
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