Basilica di San Lorenzo fuori le Mura (Roma)
Basilica di San Lorenzo fuori le Mura | |
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Roma, Basilica di San Lorenzo fuori le Mura | |
Altre denominazioni | Basilica di San Lorenzo al Verano |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazzale del Verano, 3 00185 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 491511 +39 06 4466184 |
Posta elettronica | basilica.sanlorenzo@libero.it basilicasanlorenzofuorilemura@gmail.com |
Proprietà | Santa Sede |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | San Lorenzo |
Sigla Ordine qualificante | O.F.M. Cap. |
Fondatore | Costantino |
Data fondazione | 330 ca. |
Architetto |
Virginio Vespignani (restauro del XIX secolo) |
Stile architettonico | Paleocristiano |
Inizio della costruzione | IV secolo |
Completamento | 1948 |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, detta anche Basilica di San Lorenzo al Verano, è una chiesa di Roma, situata nella periferia settentrionale, nel quartiere Tiburtino, a ridosso del Cimitero del Verano; è una delle Sette chiese di Roma che i pellegrini, in occasione del Giubileo, dovevano visitare a piedi in un solo giorno per acquisire l'indulgenza.[1] Fino al 1847 era basilica patriarcale.
Storia
Dalle origini alla basilica pelagiana
La Basilica è dedicata al diacono Lorenzo che fu martirizzato il 10 agosto 258 sotto l'imperatore Valeriano. Il corpo del santo, secondo la tradizione, venne poi sepolto nel cimitero di Ciriaca nell'ager Veranus (forse dal nome del proprietario, l'imperatore Lucio Vero), che si estendeva lungo la via Tiburtina.
Nel 330, secondo il Liber Pontificalis, l'imperatore Costantino (274-337), condusse una serie di interventi sulla tomba del martire, isolandola dagli altri monumenti funerari e permettendone l'accesso ai fedeli attraverso un percorso continuo con scala d'ingresso e d'uscita ("gradus ascensionis et descensionis"). Contemporaneamente fece erigere in onore di san Lorenzo "supra arenario cryptae", ossia ai piedi della collina del Verano, ma staccata dal sepolcro ipogeo, una grande basilica cimiteriale (detta Basilica maior)[2] costruita interamente in laterizi, a tre navate divise da archi su pilastri.[3] La maggior parte della pavimentazione era occupata da lapidi sepolcrali: i fedeli, infatti, fiduciosi nell'intercessione del santo, per ottenere la salvezza prediligevano l'inumazione vicino alle sue spoglie, tanto che ben presto anche le pareti furono utilizzate per tombe a nicchia. Del tutto distinta dalle fondazioni successive, la chiesa costantiniana rimase certamente in piedi, sia pur rimaneggiata, sino al IX secolo, anche se già verso la fine del VI secolo una frana dell'adiacente collina e delle infiltrazioni d'acqua ne avevano gravemente compromesso la stabilità. Furono queste probabilmente le motivazioni che spinsero papa Pelagio II (579-590) a costruire nel 580 un nuovo edificio (detto Basilica minor), a tre navate, in grado di assolvere tutte le esigenze connesse all'enorme afflusso dei pellegrini: sbancato il pendio in cui era situato l'antico sepolcreto, a lato della prima fondazione, fu costruito un oratorio a pianta quadrata "ad corpus", ovvero direttamente sulla tomba del martire, dotato di scale interne che permettessero di accedere direttamente alla sua sepoltura.
Per un certo periodo coesistettero la Basilica costantiniana, che in un momento imprecisato fu dedicata alla Madonna, e la chiesa pelagiana. Tra il IX e il XII secolo, tuttavia, il primo edificio fu probabilmente abbandonato e andò distrutto.
Nei secoli successivi la basilica pelagiana fu sottoposta ad alcuni restauri al tempo di Adriano I (772-795) e poi nel XII secolo, in due diverse fasi decorative vennero eretti gli amboni e il ciborio.
Durante il Medioevo, il complesso era isolato in aperta campagna, ma era continuamente meta di pellegrinaggio per questo papa Clemente III (1187-1191) costruì il chiostro e iniziò la fortificazione dell'area, per proteggere il luogo santo, creando così una vera e propria cittadella, cinta da mura, detta Laurenziopoli, destinata a scomparire già in età rinascimentale: oggi di questo rimane soltanto il campanile, impostato proprio su una delle torri di difesa.
Dal Duecento al Seicento
Nel XIII secolo Onorio III (1216-1226), probabilmente nel 1217 in occasione dell'incoronazione di Pietro II di Courtenay (1155-1219) come imperatore latino di Costantinopoli, attuò una radicale trasformazione della chiesa, terminata solo nel 1254 durante il pontificato di Innocenzo IV (1243-1254): l'edificio fu prolungato verso ovest, abbattendo l'antica abside, e venne ribaltato l'orientamento. La trasformazione previde, in particolare, l'applicazione di un secondo organismo basilicale, di più ampie dimensioni, che estendeva quello precedente: la navata centrale dell'edificio pelagiano divenne così il presbiterio della nuova chiesa e per adattarla a questa funzione, che in origine coincideva con il sepolcro del martire, fu rialzata di nove gradini, creando in tal modo lo spazio per una cripta.
Dopo l'intervento onoriano che comprese, con tutta probabilità, anche il chiostro a due ordini loggiati sovrapposti, la basilica continuò a essere oggetto di interventi decorativi, che proseguirono fino alla fine del XIII secolo: fra questi ricordiamo la tomba del cardinale Guglielmo Fieschi, morto nel 1256, e il ciclo di dipinti murali del portico di mastro Paolo e Filippo, risalente all'ultimo quarto del XIII secolo, raffiguranti le Storie della vita di san Lorenzo e di santo Stefano.
Durante il XIV ed il XV secolo si registrarono soltanto lavori di restauro della Basilica, rivolti, in particolare, al campanile romanico: si dovette attendere il cardinale Oliviero Carafa (1492 - 1503) per un intervento decorativo su ampia scala, andato poi completamente perduto con il restauro ottocentesco.
Nel 1511, la basilica venne affidata ai monaci benedettini che nel XVII secolo realizzarono un nuovo monastero, sulla destra di quello antico, con un portico d'ingresso.
Dopo che Leone X (1513-1521) ordinò di rimuovere tutti i marmi, i capitelli e le colonne circostanti la chiesa, episodio da porre in relazione con la costruzione di Palazzo Farnese, la basilica non fu più oggetto di attenzioni sino al secolo successivo, quando il crollo del soffitto orientale convinse il cardinale Francesco Boncompagni (1592-1641) a un restauro e alla contemporanea decorazione della cripta, realizzati entrambi tra il 1624 e il 1629.
Dal Settecento a oggi
All'inizio del XVIII secolo venne aperta una grande piazza, progettata da Alessandro Gaulli: l'incarico gli venne affidato nel 1704 dal cardinale Pietro Ottoboni, il quale realizzò un'ampia spianata semicircolare, il cui termine era segnato da basse colonne, una delle quali, la più alta, fu posta al centro, sormontata dallo stemma di papa Clemente XI.
La chiesa è sede parrocchiale, istituita dal cardinale vicario Gaspare di Carpegna il 4 luglio 1709 con il decreto De cuiuslibet statuta e affidata ai Canonici Regolari Lateranensi. Successivamente papa Pio IX (1846-1878), con il motu proprio Celeberrima inter urbis del 13 luglio 1855 l'assegnò all'Ordine dei Frati Minori Cappuccini.
Dopo la costruzione nel 1830 del retrostante Cimitero del Verano, Pio IX (1846 - 1878), molto legato alla chiesa, affidò la basilica alla cura dei Cappuccini e promosse un suo radicale restauro architettonico, diretto dall'architetto Virginio Vespignani (1808 – 1882) che, tra il 1857 e il 1864, la riportò all'assetto definito da Onorio III all'inizio del XIII secolo, eliminando le sovrapposizioni barocche e rinascimentali. Lo stesso pontefice, inoltre, incaricò il pittore Cesare Serafini Fracassini (1838 – 1868) della decorazione a fresco della chiesa, poi completata da Cesare Mariani, Francesco Grandi, Francesco Coghetti e Paolo Mei in seguito alla prematura morte dell'artista.
Durante la Seconda Guerra mondiale, l'edificio fu gravemente colpito con il primo bombardamento alleato subito dalla città di Roma il 19 luglio 1943; l'obiettivo del raid aereo era un deposito ferroviario vicino, ma le bombe caddero sulla facciata e sulla parte centrale della navata, e sul quartiere densamente popolato causando oltre 3000 vittime. Dopo la distruzione bellica la basilica fu ricostruita con il materiale originale: i restauri, terminati nel 1948, permisero l'eliminazione di strutture aggiunte nel XIX secolo, tuttavia i dipinti murali che decoravano la parte superiore della facciata erano irrimediabilmente perduti.
Tra il 1950 e il 1957 furono effettuati alcuni scavi archeologici in corrispondenza del muro del Cimitero del Verano: le indagini permisero di riconoscere i resti della basilica costantiniana: un grande edificio a circo, a tre navate separate da colonne.
Descrizione
Esterno
La Basilica è preceduta da un sagrato, voluto da papa Pio IX, al centro del quale s'innalza una colonna in granito sormontata dalla statua raffigurante:
- San Lorenzo (1865), in bronzo di Stefano Galletti.
Facciata e portico
La facciata (1), costruita in laterizi, si presenta a terminazione orizzontale a guscio aperta da tre monofore ed è preceduta da un portico (nartece), probabilmente realizzato intorno al 1220 dai Vassalletto: sei colonne marmoree di spoglio con capitelli ionici e pilastri angolari sostengono la trabeazione, ornata da un fregio a dischi di porfido e serpentino, di una cornice intagliata a fiorami e da mosaici frammentari che presentano:
- Santi, Agnello di Dio, Motivi geometrici e vegetali.[4]
Sotto il portico, si conservano:
- alle pareti, ciclo di dipinti murali su tre ordini con Storie della vita di san Lorenzo e di santo Stefano (ultimo quarto del XIII secolo), affreschi di mastro Paolo e Filippo.[5][6]
- alla parete sinistra, Monumento funebre del servo di Dio Alcide De Gasperi (1954), in porfido e travertino, di Giacomo Manzù (2).
- alla parete destra, Sarcofago con storie dell'Antico e Nuovo Testamento (IV secolo), in marmo.
Il portale centrale d'ingresso alla basilica è affiancato da Due leoni (3), in pietra del XIII secolo, provenienti dall'antico protiro e presenta ai lati:
- a sinistra, Sarcofago con scene di vendemmia (VI secolo), in marmo (3): secondo lo storico Onofrio Panvinio (1530–1568), l'opera venne utilizzata per la deposizione delle spoglie di papa Damaso II (1048).
- a destra, Stele commemorativa della visita di papa Pio XII il 19 luglio 1943, in marmo (3): l'opera ricorda la visita del pontefice dopo il bombardamento alleato sul quartiere San Lorenzo.
Campanile
Il campanile (h. 31 m.), edificato alla fine del XII secolo, si presenta a pianta quadrata a otto ordini, di cui i cinque superiori sono aperti con bifore a pilastro: alcuni piani vennero tamponati nel XVIII secolo, quando vi fu collocato anche l'orologio, per rinforzarne i muri e aumentarne la stabilità. Nella cella campanaria si trovano due campane, quella più piccola del 1800 e quella maggiore del 1856.
Interno
Entrando nella basilica, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), è subito comprensibile l'aspetto non omogeneo della struttura, con le due chiese contigue, ma non coassiali: quella pelagiana del VI secolo (I), adattata a presbiterio e quella di onoriana del XIII secolo (II), che costituisce il corpus principale dell'edificio.
Basilica onoriana
La Basilica onoriana (II) è a tre navate divise da 22 colonne, di dimensioni e marmi diversi, provenienti probabilmente dalla chiesa costantiniana (Basilica maior), con capitelli ionici di fattura medievale e una copertura a capriate lignee. Di particolare interesse storico-artistico:
- nella controfacciata, a destra, Monumento funebre del cardinale Guglielmo Fieschi (1256 ca.) (4), in marmo, mosaico e affresco, di ambito cosmatesco: la struttura a baldacchino presenta:[7]
- in alto, entro lunetta, Gesù Cristo redentore benedicente tra sant'Ippolito, san Lorenzo, santo Stefano, sant'Eustachio e committenti (metà del XIII secolo), affresco di ambito romano.
- in basso, Sarcofago con Rito nunziale (III secolo), in marmo di ambito romano.
- lungo la navata centrale, Pavimento, due amboni (5) e candelabro pasquale (prima metà del XIII secolo), in marmo e mosaico dei Cosmati.[8]
- nella parete della navata destra, Sant'Andrea, san Lorenzo e altri due santi e Madonna con Gesù Bambino e santi (metà dell'VIII secolo), affreschi frammentari eseguiti dal pittore Crescentius.[9]
La navata centrale era interamente decorata con dipinti murali ad affresco ideati e in gran parte eseguiti nel 1863-1865 da Cesare Serafini Fracassini, dei quali, dopo il bombardamento del 1943, si sono conservati:
- sull'arco trionfale, Madonna con Gesù Bambino in trono e due angeli tra santa Ciriaca, santo Stefano, san Lorenzo e san Giustino (1865 ca.), affresco a finto mosaico (6).[10]
- sui pennacchi dell'arco trionfale, Daniele e Isaia (1865 ca.), affresco a finto mosaico.
- sulla controfacciata, sopra il portale centrale, Santo Stefano ordinato diacono, affresco staccato e trasportato su tela.
Al termine delle due navate laterali si aprono due pregevoli cappelle:
- nella navata sinistra, Cappella sotterranea di Santa Ciriaca, ridecorata nel 1676, dove sono collocate:
- alla parete sinistra, Tomba di Girolamo Aleardi (1660 - 1669 ca.), in marmo di Antonio Giorgetti;[11]
- alla parete destra, Tomba di Bernardo Guglielmi (1621 - 1630 ca.), in marmo di François Du Quesnoy;[12]
- nella navata destra, Cappella di San Tarcisio, realizzata da Virginio Vespignani, nella quale si conservano:
- Decapitazione di san Giovanni Battista (1619), olio su tela di Giovanni Serodine;[13]
- Santa Ciriaca seppellisce san Lorenzo (1619), olio su tela di Emilio Savonanzi.[14]
Il basamento che sorregge l'altare maggiore segna l'andamento dell'abside della basilica pelagiana; la tomba di san Lorenzo, ritrovata durante gli scavi archeologici del 1947-1949, si vede dalla confessione (7), sistemata dal Vespignani, tra quattro colonne antiche di pietra bianca e nera.
Basilica pelagiana
Per due scale si sale all'ampio presbiterio, eretto sopra la navata centrale della Basilica pelagiana (I), e inquadrato da colonne scanalate di pavonazzetto con basi ioniche e capitelli corinzi appartenenti alle navate laterali della chiesa sottostante, su cui poggia la splendida trabeazione (IV secolo), di spoglio, decorata a racemi vegetali e a girali di acanto, che sostiene il matroneo, articolato da dieci esili colonne con capitelli compositi.
Nello spazio presbiteriale si notano:
- sul piano di calpestio, Pavimento musivo (prima metà del XIII secolo), eseguito dai Cosmati.
- al centro, Ciborio (1148), composto da quattro colonne di porfido trabeate e copertura piramidale (in parte di restauro ottocentesco) su doppia galleria di colonnine e lanternino: l'opera è firmata da quattro marmorari romani (Giovanni, Pietro, Angelo e Sasso), figli di Paolo Romano, che operarono anche nelle basiliche di Santa Croce in Gerusalemme e di San Clemente.
- Cattedra episcopale (1254), in marmo e mosaico dei Cosmati: l'opera presenta un dossale trilobato e una decorazione a Motivi geometrici e vegetali.[15]
- sul lato occidentale dell'arco trionfale,[16] Gesù Cristo benedicente tra papa Pelagio II, san Lorenzo, san Pietro, san Paolo, santo Stefano e sant'Ippolito (ultimo quarto del VI secolo), mosaico di maestranze romane.[17]
Dietro la cattedra episcopale è posto un ambiente che, in origine, era il nartece della Basilica pelagiana, trasformato tra il 1882 e il 1895 da Raffaele Cattaneo nella Cappella funeraria di Pio IX (10), dove sono conservate le spoglie del pontefice,[18] che presenta una decorazione musiva raffigurante:
- Scene della vita di Pio IX (fine del XIX secolo), eseguite su disegno di Ludovico Seitz.
Monastero e chiostro
A destra della chiesa, arretrato, s'innalza il monastero, la cui facciata ha un portico a quattro arcate ribassate sorrette da colonne antiche cui corrispondono altrettante eleganti esafore.
Nell'ala orientale del cenobio è posto il chiostro (11), al quale si entra anche dalla Cappella di San Tarcisio attraverso la sacrestia, edificato alla fine del XII secolo e circondato da un portico ad arcatelle con colonnine singole e binate, e piano superiore con finestre polifore del XV secolo; da esso si accede alla Catacomba di San Lorenzo.
Galleria fotografica
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Note | |
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