Oliviero Carafa
Oliviero Carafa (Torre del Greco, 10 marzo 1430; † Roma, 20 gennaio 1511) è stato un cardinale e arcivescovo italiano.
Cenni biografici
Del ramo dei Carafa della Stadera, terzogenito dei sette figli di Francesco e di Maria Origlia, nacque nel 1430 e fu il successore del grande e potente Diomede I Carafa[1], come capo della nobile famiglia napoletana. Zio del cardinale Gianvincenzo Carafa (1527). Altri cardinali della famiglia furono Filippo Carafa della Serra (1378); Gian Pietro Carafa (1536), futuro papa Paolo IV; Carlo Carafa (1555); Diomede Carafa (1555); Alfonso Carafa (1557); Antonio Carafa (1568); Decio Carafa (1611); Pier Luigi Carafa, seniore (1645); Carlo Carafa della Spina (1664); Fortunato Ilario Carafa della Spina (1686); Pierluigi Carafa, iuniore (1728); Francesco Carafa della Spina (1773); Marino Carafa di Belvedere (1801); e Domenico Carafa della Spina di Traetto (1844).
Come cadetto fu destinato alla carriera ecclesiastica, ottenne il primo canonicato nel duomo di Napoli a sette anni, ebbe come precettore Alessandro Tartagni[2] e coronò con una laurea conseguita nel collegio di Napoli gli studi giuridici, che compì anche negli atenei di Perugia e di Ferrara.
Episcopato
Su richiesta e raccomandazione di Ferdinando I d'Aragona, da poco salito al trono, nel 1458 successe nell'arcivescovato di Napoli a Giacomo Tebaldi, rinunciò alla sede in favore del fratello Alessandro nel 1484. Fu consacrato, 29 dicembre, di quell'anno a Torre del Greco, da Leone de Simone, vescovo di Nola, assistito da Leone Cortese[3], vescovo di Acerra, e da Benedetto[4], O.E.S.A., vescovo di Dragonara. Prese possesso della sede in 13 gennaio 1459.
Cardinalato
Nel 1467, sempre su richiesta del re di Napoli, fu creato cardinale presbitero del titolo cardinalizio dei Santi Marcellino e Pietro da papa Paolo II, nel concistoro del 18 settembre 1467. Nel 1477 fu camerlengo del Sacro Collegio.
La sua carriera ecclesiastica proseguì con la doppia nomina, nel 1479, a decano del Sacro Collegio dei cardinali e a vescovo di Albano, cui si aggiunse, dal 1485 al 1497, la carica di abate commendatario dell'abbazia della Santissima Trinità de La Cava e dell'abbazia di Montevergine; nel 1503, la nomina a vescovo di Ostia e vicario di Roma: fu anche amministratore delle diocesi di Salamanca e Cadice (1491-1494), di Cajazzo (1494-1507), Chieti (1499-1501, poi passata al nipote Gian Pietro), Terracina (1507-1510) e Tricarico dal 1510.
La crociata
Il 26 luglio 1471 morì il papa Paolo II ed il Carafa partecipò al conclave del 2 agosto. Venne elevato al soglio pontificio il cardinale Francesco della Rovere che assunse il nome di Sisto IV.
Intanto incombeva la minaccia turca nel mediterraneo. Maometto II, il 12 luglio 1470, dopo un lungo assedio aveva conquistato l'isola greca di Negroponte situata nel Mar Egeo. Sisto IV indisse una nuova crociata conferendone il comando al cardinale Oliviero Carafa. Il 28 maggio 1472, festa del Corpus Domini, dopo aver celebrato la messa nella basilica di San Pietro alla presenza del papa e della curia romana, Oliviero Carafa lasciò Roma in corteo per raggiungere la flotta pontificia ormeggiata ad Ostia. Il 31 maggio salpò alla volta di Napoli, dove giunse il 6 giugno. Ottenute le galee che Ferrante I aveva promesso al papa, Oliviero poco dopo ripartì da Napoli e fece rotta verso Rodi dove fu raggiunto anche dalle galee veneziane.
La flotta cristiana mise a ferro e fuoco la città di Satalia che però non cadde. Fatte saltare le catene che ostruivano l'accesso, le navi penetrarono nel porto di Satalia danneggiando i depositi. il 13 settembre 1472, i veneziani sottoposero Smirne al saccheggio provocando la reazione del papa che, contrariato, richiamò a Roma le sue galee. Tornato a Roma Oliviero Carafa fu accolto in trionfo. Entrato in città e raggiunto il sagrato di San Pietro, fece appendere alle porte della basilica i pezzi delle catene del porto di Satalia.
Nel 1476 divenne cardinale vescovo della sede suburbicaria di Albano. Egli, insieme ad altri quattro cardinali, aveva seguito dal 10 giugno a Viterbo il papa, che poi si spostò a Campagnano, a Vetralla ed infine a Foligno, fuggendo l'epidemia di peste che era insorta in Roma. A metà settembre il Carafa, che faceva rare visite nella sede arcivescovile, si recò a Napoli per celebrare le nozze per procura di Beatrice d'Aragona[5] con Mattia I Corvino d'Ungheria. Nella piazza dell'Incoronata egli procedette alla solenne cerimonia dell'incoronazione della nuova regina d'Ungheria.
Nel 1478 egli, dopo aver ricoperto per tutto l'anno precedente l'ufficio di camerlengo del Collegio Cardinalizio, assunse la carica di cardinale protettore dell'Ordine domenicano, che lo portò in seguito a svolgere un importante ruolo nelle vicende del frate Girolamo Savonarola, di cui fu inizialmente sostenitore. Ne mantenne l'incarico fino alla morte.
Innocenzo VIII
Morto nel 1494 Sisto IV il Carafa fu nel conclave uno dei candidati di Ferdinando I, il quale però si adattò all'elezione al pontificato di Giovanni Battista Cibò, che ottenne anche il voto del Carafa. Conclusasi la pace di Bagnolo[6], pochi giorni prima della morte di Sisto IV, Alfonso d'Aragona, che tornava a Napoli dal Ferrarese, il 20 ottobre si fermò a Roma e fu accolto alla porta di S. Maria del Popolo da sei cardinali, fra i quali il Carafa, che lo scortarono fino ai palazzi apostolici. La calda accoglienza di Innocenzo VIII si trasformò in aperto contrasto col duca di Calabria quando questi chiese il vicariato di Benevento, Terracina e Pontecorvo, ottenendo soltanto il fermo rifiuto del papa. Ancora una volta il Carafa non aveva saputo, o voluto, ottenere dal pontefice il soddisfacimento delle mire aragonesi.
Alessandro VI
Alla morte nel luglio di Innocenzo VIII il Carafa non era quindi né il candidato, né il portavoce di Ferdinando I, anche se la sua candidatura, che poggiava più sulla sua potenza economica, sul prestigio morale e sulla sua fama di mecenate, che su calcoli politici, fu un fatto reale, che lo portò nei primi scrutini del conclave seguito alla morte del pontefice ad ottenere il maggior numero di voti fra tutti i cardinali votati. Coalizzatasi poi, a seguito di manovre decisamente simoniache, la maggioranza dei cardinali intorno al nome di Rodrigo Borgia, si arrivò alla elezione di questultimo, che il 26 agosto fu consacrato con il nome di Alessandro VI. Il Carafa si dimostrò ostile al nuovo papa e manifestò i suoi sentimenti anche allontanandosi da Roma subito dopo l'elezione.
Alessandro VI, dopo un iniziale contrasto con il re di Napoli, nell'estate del 1493 si riconciliò con lui ed il Carafa si adoperò nelle trattative che portarono alla conclusione del fidanzamento del figlio del papa, Jofré Borgia con Sancia figlia illegittima di Ferrante. L'8 maggio del 1494 Alfonso II, successo al padre.
Rientrato a Roma si astenne dal visitare il re Carlo VIII di Francia, che era arrivato a Roma; il 7 gennaio 1493, il cardinale di Napoli cercò rifugio presso il papa a Castello Sant'Angelo. Partì da Roma per Orvieto con papa Alessandro VI il 27 maggio 1495.
Conclusasi l'avventura francese in Italia e succeduto sul trono di Napoli a Ferdinando II lo zio Federico, il 13 gennaio 1497 l'arcivescovo Alessandro Carafa[7], fratello del cardinale Carafa, compì la solenne traslazione nel duomo di Napoli delle reliquie di san Gennaro, rinvenute nel 1480 a Montevergine, di cui era abate commendatario il Carafa, il quale aveva ottenuto dal papa il permesso di traslarle. Il cardinale fece costruire nel duomo napoletano la cappella del Succorpo[8], che ne ospitò le reliquie.
A Roma era ormai compiuta la cappella Carafa[9] nella basilica di Santa Maria sopra Minerva, sorta per volontà del cardinale. Per la sua decorazione il nostro aveva chiamato a Roma Filippino Lippi, raccomandatogli da Lorenzo de' Medici, legato da vecchia amicizia con la famiglia Carafa ed in particolare con il grande Diomede I.
In seguito alla crisi morale che lo colse alla morte del figlio duca di Gandia, papa Alessandro VI, nel concistoro del 19 giugno 1497, decise di istituire una commissione per la riforma della Chiesa che doveva riguardare sia i problemi spirituali sia quelli temporali, gli alti prelati come il basso clero ed i fedeli. Di essa face parte il Carafa, insieme ad altri cinque cardinali, due auditori di Rota, un vescovo, ed altri collaboratori.
Sul finire del XV secolo acquistò il fondo ed eresse i primi edifici che divennero in seguito il palazzo del Quirinale.
Infine, il cardinale Carafa fece eseguire il famoso chiostro del Bramante a Santa Maria della Pace a Roma, realizzato tra il 1500 e il 1504.
Conclavi del 1503
Alla morte di Alessandro VI il Carafa ebbe un'altra occasione di accedere alla tiara. Dopo un primo momento di drammatica contrapposizione fra il duca Valentino, ritiratosi nei palazzi vaticani con tredici cardinali, ed il resto dei porporati capeggiati dal Carafa, che si erano riuniti alla Minerva, apertosi il conclave, riuscì eletto per il suo breve pontificato Pio III. Al Carafa, che aveva cercato in un primo tempo di differire l'elezione del pontefice sostenendo l'opportunità di lasciare la sede vacante, si era opposto, pare in modo determinante, il gran capitano del Regno di Napoli Gonzalo Fernández de Córdoba[10], che lo giudicava filofrancese, anche se i rapporti del Carafa con Ferdinando il Cattolico furono intensi ed improntati ad una certa concomitanza di vedute su problemi importanti, quali la riforma della Chiesa e la necessità della crociata.
Anche nel conclave dell'ottobre, che innalzò al soglio pontificio Giulio II, il Carafa fu tenuto per filofrancese. Pure se nello stesso mese egli fu eletto dal papa a far parte di una commissione creata per la pacificazione dei Colonna e degli Orsini, egli era vecchio e la sua partecipazione alla vita politica ormai meno attiva. D'altra parte la personalità del nuovo pontefice non lasciava molto spazio ad interferenze e quando il 26 agosto 1506 Giulio II, forte dell'accordo stretto a Blois con la Francia, mosse personalmente in armi contro Bologna, per scacciarne i Bentivoglio e recuperare alla Chiesa le Romagne, il Carafa non poté che disapprovare questa partenza come non confacente alla dignità pontificia. Egli fu esonerato dal seguire il papa nell'impresa e rimase a Roma con altri pochi cardinali come vicario.
Nel 1509, ormai settantanovenne, acquistò la contea di Ruvo di Puglia, poi passata al fratello minore Ettore, che sarebbe rimasta dominio dei Carafa fino al 1806, anno dell'abolizione del feudalesimo nel Regno di Napoli da parte di re Gioacchino Murat.
Il cardinale Oliviero morì a Roma il 19 gennaio 1511, all'età di 81 anni.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Vescovo Leone de Simone[11]
- Cardinale Oliviero Carafa
Successione degli incarichi
Predecessore: | Arcivescovo metropolita di Napoli | Successore: | |
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Giacomo Tebaldi | 18 novembre 1458 - 20 settembre 1484 | Alessandro Carafa |
Predecessore: | Cardinale presbitero dei Santi Marcellino e Pietro | Successore: | |
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Louis d'Albret | 3 dicembre 1467 - 5 settembre 1470 | Philippe de Lévis |
Predecessore: | Abate commendatario di Santa Maria di Cadossa | Successore: | |
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Giovanni Paolo Vassalli[12] | 1º gennaio 1469 - 1º gennaio 1499 | Bernardo Brancaccio |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Sant'Eusebio | Successore: | |
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Richard Olivier de Longueil | 5 settembre 1470 - 20 gennaio 1511 Titolo presbiterale in commendam dal 24 luglio 1476 |
Pietro Accolti |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Albano | Successore: | |
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Rodrigo Borgia | 24 luglio 1476 - 31 gennaio 1483 | Jean Balue |
Predecessore: | Camerlengo del Collegio Cardinalizio | Successore: | |
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Giacomo Ammannati Piccolomini | 15 gennaio 1477 - 9 gennaio 1478 | Marco Barbo |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Sabina | Successore: | |
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Giuliano della Rovere | 31 gennaio 1483 - 29 novembre 1503 | Girolamo Basso della Rovere |
Predecessore: | Abate commendatario della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni | Successore: | |
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Giovanni d'Aragona | 17 ottobre 1485 - 15 aprile 1497 | Arsenio da Terracina |
Predecessore: | Abate commendatario di Montevergine | Successore: | |
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Giovanni d'Aragona | 1486 - 20 gennaio 1511 | Luigi d'Aragona |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Salamanca | Successore: | |
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Pedro de Toledo | 16 novembre 1491 - 23 giugno 1494 | Diego de Deza, O.P.(vescovo) |
Predecessore: | Decano del Collegio Cardinalizio | Successore: | |
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Rodrigo Borgia | 11 agosto 1492 - 20 gennaio 1511 | Raffaele Riario |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Cadice ed Algeciras | Successore: | |
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Pedro Fernández de Solís[13](vescovo) | 6 gennaio 1495 - 20 gennaio 1511 | Luigi d'Aragona |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Rimini | Successore: | |
---|---|---|---|
Giacomo Passarelli[14](vescovo) | 3 ottobre 1495 - 13 settembre 1497 | Gianvincenzo Carafa (vescovo) |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Chieti | Successore: | |
---|---|---|---|
Giacomo Bacio Terracina[15] (vescovo) |
2 febbraio 1500 - 20 dicembre 1501 | Bernardino Carafa[16](vescovo) |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Napoli | Successore: | |
---|---|---|---|
Alessandro Carafa (arcivescovo metropolita) |
4 agosto 1503 - 1º aprile 1505 | Gianvincenzo Carafa |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Ostia e Velletri | Successore: | |
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Giuliano della Rovere | 29 novembre 1503 - 20 gennaio 1511 | Raffaele Riario |
Predecessore: | Governatore di Velletri | Successore: | |
---|---|---|---|
Giuliano della Rovere | 29 novembre 1503 - 20 gennaio 1511 | Raffaele Riario |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Caiazzo | Successore: | |
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Giacomo de Luciis[17] (vescovo) |
1º gennaio 1506 - 9 luglio 1507 | Vincio Maffa[18] (vescovo) |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Terracina, Sezze e Priverno | Successore: | |
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Giovanni de Galves[19] (vescovo) |
20 agosto 1507 - 13 maggio 1510 | Zaccaria de Moris[20] (vescovo) |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Tricarico | Successore: | |
---|---|---|---|
Agostino de Guarino[21] (vescovo) |
13 maggio 1510 - 20 gennaio 1511 | Ludovico Canossa[22], O.Cist. (vescovo) |
Note | |
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Bibliografia | |
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- Vescovi di Napoli
- Cardinali presbiteri dei Santi Marcellino e Pietro
- Abati commendatari di Santa Maria di Cadossa
- Cardinali presbiteri di Sant'Eusebio
- Cardinali vescovi di Albano
- Cardinali Camerlenghi
- Cardinali vescovi di Sabina-Poggio Mirteto
- Abati commendatari dell'Abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni
- Abati commendatari di Montevergine
- Amministratori apostolici di Salamanca
- Decani del Collegio cardinalizio
- Amministratori apostolici di Cadice e Algeciras
- Amministratori apostolici di Rimini
- Amministratori apostolici di Chieti
- Amministratori apostolici di Napoli
- Cardinali vescovi di Ostia
- Amministratori apostolici di Caiazzo
- Amministratori apostolici di Terracina, Sezze e Priverno
- Amministratori apostolici di Segni
- Amministratori apostolici di Tricarico
- Vescovi consacrati nel XV secolo
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