Lettera di Barnaba
La Lettera di Barnaba o Epistola di Barnaba (in greco Ἐπιστολὴ βαρνάβα, Epistolè barnába; in ebraico: איגרת בארנבס) è un insegnamento in forma di lettera articolato in 21 brevi capitoli. Risale all'età sub-apostolica.
Autore
La Lettera è anonima, ma da Clemente Alessandrino, Origene, anche lui di Alessandria (185-254 ca.), da san Girolamo, Serapione di Thmuys e nel Codice Sinaitico è ritenuta opera dell'apostolo Barnaba, amico e collaboratore di san Paolo secondo gli Atti degli Apostoli e nel corpus paulinum. Quest'opinione però, non è condivisa da studiosi recenti, che considerano l’atteggiamento antigiudaico della Lettera irreconciliabile con Galati 2,13 , dove Paolo parla di Barnaba, assieme a Cefa, come di un uomo eccessivamente accomodante con posizioni giudaizzanti di Giacomo.
L'autore della Lettera ha piuttosto le caratteristiche di un maestro modesto che vuole però essere considerato dai lettori un amico o un pari[1], partecipe anch'egli, come "saggio e comprensivo" amante del suo Signore, ad "una comunità a cui Dio ha permesso di percepire cose segrete" (6,10). Nell'imminenza degli scandali finali (4,3; 4,9) è ansioso di far conoscere ad uomini e donne del suo tempo, alcune dottrine tradizionali del proprio gruppo (1,5; 4,9) di credenti (probabilmente) alessandrini.
Contenuto
La Lettera tratta di almeno cinque argomenti fondamentali per il passaggio pasquale dall'Antico al Nuovo Testamento:
- la vera gnosi o conoscenza perfetta di Dio è in Gesù Cristo;
- l'etica è in prospettiva escatologica;
- Israele cede il passo al nuovo popolo di Dio;
- la cristologia è l'insegnamento fondamentale delle Scritture;
- l'interpretazione delle Scritture è spirituale e allegorica[2].
La Lettera o Epistola è distinta dal Vangelo di Barnaba.
Composizione
Gli studiosi fanno risalire la composizione della Lettera di Barnaba ad un intervallo di tempo compreso tra il 70 e il 132. I versetti 16,3-4 fanno infatti riferimento ad un tempio distrutto dal nemico, che i servi del nemico ricostruiranno; dunque la lettera non può essere stata composta prima del 70, anno della distruzione del Tempio di Erode a Gerusalemme da parte dei Romani in occasione della Prima guerra giudaica, e verosimilmente non dopo il 132, anno in cui, a seguito della vittoria romana nella Terza guerra giudaica, non era più pensabile che i Romani ricostruissero il Tempio.[3] John Dominic Crossan è uno degli studiosi che propendono per una datazione al I secolo; questa datazione è suggerita dal fatto che nella lettera non si citano altri documenti del Nuovo Testamento e per due riferimenti (Barnaba 4,4-5) associabili all'ascesa al trono dell'imperatore romano Nerva (che regnò dal 96 al 98) e alla caduta della dinastia flavia.[4]
Riguardo all'area di composizione della lettera, questa contiene pochi indizi per individuare l'origine geografica del maestro che diede gli insegnamenti o del discepolo che li trascrisse. Gli studiosi concordano in linea di massima su di un'origine nel Mediterraneo orientale di lingua greca.[5]
La relazione tra la lettera e il materiale del Nuovo Testamento è stato oggetto di indagine. Se Barnaba in 4,14 sembra citare Mt 22,14 ), non di meno gli studiosi ritengono che egli si riferisca a una fonte indipendente, da lui attinta attraverso le tradizioni orali che sono alla base dei vangeli canonici, talvolta preservandone delle versioni più antiche (come, ad esempio, in 7,3-5)[6]
Testimoni
La Lettera di Barnaba è conservata:[7]
- nel Codex Sinaiticus;
- nel Codex Constantinopolitanus;
- nel Codex Hierosolymitanus;
- in otto manoscritti, tra cui il Codex Vaticanus Graecus 859, in cui il nono capitolo della Lettera a Policarpo è seguito dal quinto capitolo della Lettera di Barnaba, tutti discendenti da un archetipo copiato da un manoscritto in cui mancavano i fogli tra la fine della lettera di Policarpo e l'inizio di quella di Barnaba;
- in un manoscritto (Codex Petropolitanus Lat. Q.v.I.n.38-39) recante la versione latina, che termina col capitolo 17.
In alcuni ambienti fu considerata un'opera canonica. Clemente Alessandrino la cita considerandola parte delle "Sacre Scritture", mentre Origene la considera una delle lettere cattoliche; lo stesso Codex Sinaiticus, manoscritto importante del IV secolo, la include nel Nuovo Testamento[7].
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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