Teodoro di Mopsuestia
Teodoro Vescovo | |
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Vescovo, Padre della Chiesa | |
Età alla morte | circa 78 anni |
Nascita | Antiochia 350 ca. |
Morte | 428 |
Ordinazione presbiterale | nel 383 o 386 dal Vescovo Flaviano Patriarca di Costantinopoli |
Incarichi ricoperti | Vescovo di Mopsuestia |
Teodoro (Antiochia, 350 ca.; † 428) è stato un Vescovo siriano, fu vescovo di Mopsuestia[1] dal 392 al 428. Insieme a Diodoro di Tarso fu il padre del duofisismo. È uno dei Padri della Chiesa.
Vita
Nacque ad Antiochia da famiglia benestante. Studiò filosofia e retorica con il retore pagano Libanio; lì fu compagno di studi di San Giovanni Crisostomo.
All'età di diciotto anni entrò alla scuola di Diodoro di Tarso, in un monastero vicino ad Antiochia. Dalla stessa scuola uscì anche Nestorio, di cui Teodoro fu molto probabilmente maestro.
Fu ordinato presbitero nel 383 (o 386) dal vescovo Flaviano, insieme al Crisostomo, e nel 392 si unì al suo vecchio maestro Diodoro, il quale nel frattempo era diventato vescovo di Tarso; Diodoro fece nominare Teodoro vescovo di Mopsuestia in Cilicia (parte dell'attuale Turchia).
Quando Giovanni Crisostomo fu perseguitato dall'imperatrice Eudossia, Teodoro rimase sempre fedele al vecchio amico, difendendolo in più occasioni.
Nel 421 ospitò Giuliano di Eclano e altri pelagiani, che dovettero influenzare la sua dottrina.
Morì nel 428, anno dello scisma di Nestorio.
Opere
Scrisse molto, soprattuto di esegesi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Produsse molti libri su argomenti dottrinali i più disparati.
Contestò l'interpretazione allegorica del Nuovo Testamento degli origenisti.
Dottrina
Cristologia
Il grande tema che occupa i teologi del IV secolo è la doppia natura di Cristo: Cristo doveva avere una natura umana perché la sua morte sulla croce fosse in remissione dei peccati, e doveva avere anche una natura divina, perché avesse il potere di salvare i peccatori.
Alcuni ariani affermavano che, nell'incarnazione, Cristo aveva assunto un corpo umano, nel quale la sua natura divina aveva preso il posto dell'anima (psyche). Invece, per gli apollinaristi, la natura divina aveva preso il posto dell'intelletto razionale (nôus).
Teodoro e la scuola antiochena (Diodoro e Nestorio) posero sempre l'accento sulla distinzione delle due nature, ma né Teodoro né Diodoro riuscirono a spiegare in maniera soddisfacente come potessero coesistere nella stessa persona. Teodoro infatti parlerà di congiunzione (sunáfeia), termine che in quel tempo si impiegava per descrivere per esempio il concetto di unione tra marito e moglie, ma non la unione che ne risulta.
Mariologia
Teodoro criticò, come avrebbe poi fatto anche Nestorio, il termine di Theotokos ("Madre (o portatrice) di Dio"): per lui Maria perché era in maniera diretta Anthropotokos ("Madre dell'Uomo"), e solo indirettamente Theotokos.
Accettazione
Durante la sua vita Teodoro fu sempre considerato rigorosamente ortodosso.
Dopo la sua morte il nome di Teodoro fu associato a quello del suo allievo Nestorio e condannato postumo, nel 544, dall'editto dell'imperatore Giustiniano (527-565) contro i Tre Capitoli, gli scritti cioè di Teodoro, Teodoreto di Ciro e Ibas di Edessa.
Teodoro fu infine dichiarato eretico dal II Concilio di Costantinopoli del 553. Tuttavia tale condanna fu il risultato di una fortissima pressione esercitata da Giustiniano sul Papa Vigilio (537-555), letteralmente sequestrato affinché approvasse la scomunica decretata dal Concilio.
Note | |
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