San Teofilo di Antiochia
San Teofilo di Antiochia Vescovo | |
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Santo | |
Nascita | 120 |
Morte | Antiochia 185 ca. |
Consacrazione vescovile | 169 |
Incarichi ricoperti | Vescovo di Antiochia |
Venerato da | Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi |
Ricorrenza | 13 ottobre |
Attributi | Bastone pastorale |
Nel Martirologio Romano, 13 ottobre:
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San Teofilo di Antiochia (120; † Antiochia, 185 ca.) è stato un vescovo, teologo e scrittore siro dell'epoca patristica.
Biografia
Nacque in una regione dell'oriente, vicina al Tigri e all'Eufrate; ricevette l'educazione riservata agli uomini di elevata estrazione sociale, formandosi così una cultura di stampo tipicamente ellenistico.
Si convertì al Cristianesimo dopo aver letto e meditato i testi sacri. Nel 169[1] fu eletto vescovo di Antiochia e rimase fino alla morte a capo della Chiesa Antiochena. La fama di Teofilo è legata non solo al ruolo di pastore e guida spirituale che egli ricoprì nella Chiesa di Antiochia, ma anche, e principalmente, per la sua produzione letteraria che fu ben più vasta di quella che ci è pervenuta[2].
Opere
Ci restano solo i Tre libri ad Autolico ma moltissimi sono gli scritti attribuiti a questo autore.
L'opera rimasta è dedicata ad un amico pagano, denigratore del cristianesimo. Alle accuse e alle critiche mosse dall'amico, Teofilo replica con argomentazioni tratte dalla storia, dalla filosofia e dalla Sacra Scrittura. Egli cerca di porsi in atteggiamento polemico nei confronti del mondo pagano e della sua produzione letteraria, ma non approfondisce i motivi del contrasto tra le due visioni del mondo.
La confutazione del paganesimo si risolve e si concretizza nel dimostrare la falsità delle favole dei poeti e delle dottrine dei filosofi.
Così alle fantasiose e assurde narrazioni degli autori pagani egli contrappone i libri scritti dagli autori cristiani.[3]
Pensiero
Come teologo il suo apporto all' approfondimento della fede è scarso, incerto e oscuro. L'esposizione che egli fa del mistero trinitario presenta notevoli approssimazioni, anche se gli viene riconosciuto il merito di essere stato il primo ad introdurre il termine Trias( = Trinità).
Teofilo è uno dei primi a leggere nel racconto di Genesi un accenno alla Trinità ed è proprio il brano della Creazione ad offrirgli lo spunto per esporre la sua teoria del Logos. Distingue due momenti : del Logos immanente e il logos epifanico o profetico[4] Questa sua teoria avrà poca fortuna ; sia Ireneo di Lione che la Chiesa stessa leggeranno come un pericolo, una simile spiegazione della generazione del Verbo. Il diffondersi dell'arianesimo spingerà i pensatori dell'epoca ad abolire completamente la distinzione operata da Teofilo.
Altre sue intuizioni avranno invece seguito. Ad esempio la generazione del Verbo dalla sostanza del Padre, l'unità del Verbo con il Padre e l'identificazione dello Spirito con la Sapienza[5]
Teofilo riprende da Filone di Alessandria la teoria dell'immortalità dell'anima. Secondo Teofilo l'immortalità non sarebbe una proprietà essenziale dell'anima ma soltanto un premio che Dio concede ai buoni. Dio avrebbe messo l'uomo in una condizione intermedia, né mortale né immortale , dandogli la facoltà di optare per l'una o l'altra, grazie alla sua libertà.
L'atteggiamento fondamentale dell'uomo che vuole conseguire l'immortalità, sostiene Teofilo, è quello della fede. Questa è infatti l'unica via di salvezza. Altra condizione fondamentale è il distacco dalle cose di questo mondo e la [[purezza] della mente. Non ci si può avvicinare a Dio afferma Teofilo , senza purezza interiore e senza un impegno reale ad una vita corretta e santa
Bibliografia | |
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Note | |
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