Museo di Storia Naturale "Don Bosco" di Torino
Museo di Storia Naturale "Don Bosco" di Torino | |
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Sala espositiva | |
Categoria | Musei di Ordine religioso |
Stato | Italia |
Regione ecclesiastica | Regione ecclesiastica Piemonte |
Regione | Piemonte |
Provincia | Torino |
Comune | Torino |
Diocesi | Arcidiocesi di Torino |
Indirizzo | Viale Thovez, 37 10100 Torino (TO) |
Telefono | +39 011 6300611 |
Posta elettronica | museo@liceovalsalice.it |
Proprietà | Società Salesiana di San Giovanni Bosco |
Tipologia | naturalistico, archeologico |
Contenuti | animali imbalsamati, erbari, fossili, minerali, pietre, reperti zoologici, etnografici e archeologici, strumenti scientifici |
Servizi | accoglienza al pubblico, bookshop, didattica, videoteca, visite guidate |
Sistema museale di appartenenza | Sistema Musei Naturalistici e Scientifici Piemontesi |
Sede Museo | Liceo Valsalice, terzo e quarto piano |
Fondatori | san Giovanni Bosco |
Data di fondazione | 5 luglio 1879 |
Il Museo di Storia Naturale "Don Bosco" di Torino, allestito presso il Liceo Valsalice, è stato fondato da san Giovanni Bosco nel 5 luglio 1879 con lo scopo di conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza delle discipline scientifiche.
Storia
Il Museo è uno dei più antichi musei scientifici del Piemonte. Infatti, è stato da fondato da san Giovanni Bosco nel 1879 per servire come dotazione scientifica alla Scuola di Valsalice.
L'occasione di dare inizio a un Museo scientifico al "Valsalice" gli fu data dall'offerta della collezione zoologica del canonico Gian Battista Giordano di Rivalta Torinese, da parte della sua erede, contessa Bruno. Il Santo acquisì la collezione di animali impagliati, costituita prevalentemente da uccelli nostrani ed esotici, insieme ad alcuni altri esemplari di animali. Questa acquisizione costituì il primo nucleo del Museo, che venne inaugurato da san Giovanni Bosco stesso il 5 luglio 1879.
Sin dall'inizio il Santo volle che le scienze sperimentali fossero curate e incoraggiò l'acquisto di apparecchiature scientifiche per i laboratori, incaricandone il docente di fisica e chimica, don Natale Noguier de Malijay, un salesiano provenzale. Molti degli strumenti antichi acquistati in quel periodo e dopo sono ancora in uso nella scuola e in parte sono esposti nell'attuale allestimento del Museo insieme ad altri più recenti.
Il Museo naturalistico fu incrementato da successive donazioni, quali:
- nel 1897, la raccolta entomologica di Giacinto Gianelli;
- nel 1898, la collezione di minerali e rocce del cooperatore salesiano, don Antonio Maria Zaccaria, parroco di Sondalo.
Altro materiale pervenne dalle esposizioni salesiane missionarie del 1898 e 1911; in particolare, da don Antonio Tonelli, che visse in Patagonia e nella Terra del Fuoco dal 1909 al 1911, dove raccolse molto materiale naturalistico ed etnografico a documentazione delle missioni salesiane. Per questo fu aperto in altri ambienti della Scuola di Valsalice il Museo etnologico di documentazione dell'attività svolta dai salesiani nelle missioni.
Dopo l'esposizione missionaria del 1925 parte del materiale fu convogliata a Castelnuovo Don Bosco, dove ora sorge il Museo Missionario "Don Bosco", accanto a un altro Museo della Vita Contadina dell'800.
Nel frattempo, il Museo di Valsalice continuava ad arricchirsi di altro significativo materiale naturalistico, come nel 1918 la collezione di lepidotteri di Luigi Pezzi, bibliotecario della Casa Reale, e alcuni celebri salesiani contribuivano in quest'opera:
- il botanico, don Giacomo Gresino, uno dei primi studiosi di licheni in Italia;
- don Carlo Crespi, esperto in felci dell'Ecuador;
- don Vincenzo Cimatti (1879-1965) che inviò al Museo un interessante materiale dal Giappone.
Nel 1967, per iniziativa del Direttore dell'Istituto don Ludovico Zanella, furono riunite le collezioni nell'attuale allestimento, che venne inaugurato il 12 gennaio 1969 e dedicato al suo fondatore.
Percorso espositivo
L'itinerario museale, disposto su due livelli, presenta:
- apparecchiature di fisica e chimica delXIX-XX secolo;
- collezione mineralogico-petrografica;
- raccolte botaniche, zoologiche, paleontologiche, etnografiche, archeologiche e una straordinaria collezione di 15.000 conchiglie;
- erbario, di importanza internazionale, che comprende 40.000 cartelle con esemplari particolarmente rari.
Tra gli animali vi sono esposti pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Di particolare interesse si possono ammirare:
- collezione ornitologica, che consta di più di 1300 esemplari, con due specie estinte della Nuova Zelanda;
- ultimo lupo ucciso in Val di Lanzo nel 1898;
- due tuatara (Sphenodon punctatus), rettili primitivi considerati "fossili viventi" della Nuova Zelanda;
- lemuri del Madagascar;
- colibrì e pappagalli americani.
Molti i reperti etnografici, alcuni anche particolarmente rari, quali:
- tsansa degli Shuar, un trofeo di testa umana svuotata e molto rimpicciolita da quelli che un tempo costituivano una bellicosa tribù dell'Ecuador.
Ricca la documentazione archeologica, in particolare dalle civiltà precolombiane:
- ricca collezione di punte di frecce, coltelli e raschiatoi del Sudamerica;
- reperti di uomo fossile della Patagonia.
La visita si conclude nella sala dei fossili, dove numerosi campioni, provenienti da ogni parte del Mondo sono presentati nelle loro successioni geologiche, tra questi:
- alcune uova di dinosauri;
- ammoniti.
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