Beato Giuseppe Kowalski
Beato Giuseppe Kowalski, S.D.B. Presbitero · Martire | |
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al secolo Jozef Kowalski | |
Beato | |
Martire | |
Età alla morte | 31 anni |
Nascita | Siedliska 13 marzo 1911 |
Morte | Auschwitz 4 luglio 1942 |
Professione religiosa | 29 giugno 1934 |
Ordinazione presbiterale | 29 maggio 1938 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 13 giugno 1999, da Giovanni Paolo II |
Ricorrenza | 4 luglio |
Collegamenti esterni | |
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Nel Martirologio Romano, 4 luglio, n. 17:
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Il Beato Giuseppe Kowalski, al secolo Jozef Kowalski (Siedliska, 13 marzo 1911; † Auschwitz, 4 luglio 1942) è stato un presbitero e martire polacco, appartenente alla Società Salesiana di San Giovanni Bosco. Fu imprigionato nel campo di concentramento nazista di Auschwitz, dove fu torturato e ucciso per il suo rifiuto di calpestare il rosario.
Biografia
Formazione
Nacque a Siedliska presso Rzeszów, in Polonia, da Wojciech e Zofia Borowiec, settimo di nove figli. I suoi genitori, cattolici praticanti, erano contadini proprietari di un modesto podere.
Dopo la scuola primaria, fu iscritto al collegio salesiano di Oswiecim (meglio conosciuta come Auschwitz). Qui si iscrisse alla Compagnia dell'Immacolata e all'Associazione Missionaria, di cui in seguito fu il presidente.
Si innamorò profondamente del carisma salesiano e di san Giovanni Bosco suo fondatore, che cercò di imitare in tutto: dall'impegno nell'animazione gioiosa delle feste religiose e civili alla presenza apostolica in mezzo ai compagni.
Da giovane studente iniziò a stendere il suo diario, in cui testimonia la propria devozione a Maria Ausiliatrice e all'Eucaristia:
« | O Madre mia, io devo essere santo perché questo è il mio destino. O Gesù, a te offro il mio povero cuore [...]. Fa' che io non mi allontani mai da Te e che fino alla morte rimanga fedele: piuttosto morire che offenderti, neanche con un piccolo peccato. Io devo essere un salesiano santo, come lo fu il mio padre don Bosco. » |
Sacerdote salesiano
Nel 1928 emise la professione temporanea a Czerwinsk e ricevette l'ordinazione sacerdotale il 29 maggio 1938 a Cracovia. Gli fu affidato l'incarico di segretario ispettoriale e la cura dei giovani più difficili.
L'anno successivo la Polonia fu occupata dalle armate di Adolf Hitler. Il 23 maggio 1941 la Gestapo catturò don Kowalski insieme ad altri undici salesiani, operanti a Cracovia. Dapprima fu internato nella prigione delle medesima città; di là il 26 giugno fu trasferito nel campo di concentramento di Auschwitz, dove ricevette il numero 17350. Nel lager continuò a dedicarsi - seppur segretamente - all'apostolato: confessava, celebrava Messe, recitava il rosario, rincuorando i compagni di prigionia.
Il martirio
Nel campo di concentramento subì sofferenze, vessazioni e umiliazioni. Per il suo rifiuto di calpestare il rosario che gli era stato trovato, fu sottoposto a lavori massacranti, poi torturato e annegato dalle guardie, il 4 luglio 1942. Il suo corpo prima fu gettato nel contenitore degli escrementi, poi fu bruciato nel crematorio del campo.
Culto
I suoi compatrioti cominciarono a venerarne la memoria, ritenendo che il suo sacrificio avesse fecondato le vocazioni polacche. Anche papa Giovanni Paolo II era dello stesso avviso e si interessò personalmente alla causa di beatificazione di diversi martiri polacchi, che furono infine da lui beatificati a Varsavia il 13 giugno 1999.
Voci correlate | |
- Santi particolari e locali del martirologio del 4 luglio
- Presbiteri ordinati nel 1938
- Presbiteri polacchi
- Presbiteri del XX secolo
- Presbiteri per nome
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