Opus Dei
Prelatura personale della Santa Croce e Opus Dei | ||
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Altri nomi Opus Dei | ||
Fondatore | Josemaría Escrivá de Balaguer | |
Data fondazione | 2 ottobre 1928 | |
Luogo fondazione | Madrid | |
Approvato da | Giovanni Paolo II | |
Data di approvazione | 28 novembre 1982 | |
Scopo | Santificazione personale dei laici del Mondo, lavorando | |
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L'Opus Dei (latino, "Opera di Dio"), oggi Prelatura personale[1] della Santa Croce e Opus Dei, fu fondata nel 1928 da Josemaría Escrivá de Balaguer († 19 febbraio 1975), sacerdote spagnolo canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 2002. A seguito del Concilio Vaticano II l'istituto della prelatura personale entrò nell'ordinamento canonico e tale status è stato acquisito dall'Opus Dei nel 1982 con la Costituzione apostolica Ut sit[2]. Ad oggi l'Opus Dei è l'unica prelatura personale della Chiesa cattolica.
Secondo le parole del suo fondatore, la finalità dell'Opus Dei è:
« | promuovere fra le persone di tutti i ceti della società la ricerca della santità cristiana in mezzo al mondo. Vale a dire, l'Opus Dei intende aiutare ogni persona che vive nel mondo, l'uomo comune, l'uomo della strada, a condurre una vita pienamente cristiana, senza dover cambiare il suo modo di vita quotidiana, né il suo lavoro abituale, né i propri ideali o aspirazioni. » | |
(Josemaría Escrivá (1968) n. 24)
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L'ambito della santificazione è quindi la vita stessa: l'attività lavorativa, la famiglia, le amicizie, gli hobby, ecc... L'attività principale dell'Opus Dei consiste nel dare ai suoi fedeli, e a tutte le persone che lo desiderano, i mezzi spirituali necessari per vivere da buoni cristiani in mezzo al mondo.
Gli oltre 90.000 fedeli[3], uomini e donne, che fanno parte dell'Opus Dei, per quanto riguarda i fini specifici della Prelatura, sono guidati da un prelato eletto da un Congresso generale elettorale e successivamente confermato dal Papa; dal 1994 è monsignor Javier Echevarría, succeduto a monsignor Álvaro del Portillo, morto in quell'anno, e primo successore del fondatore.
Secondo il Codice di Diritto Canonico del 1983, le prelature personali sono composte da: laici, presbiteri, diaconi.
Storia
L'Opus Dei nacque a Madrid il 2 ottobre 1928, per iniziativa del sacerdote spagnolo Josemaría Escrivá. Secondo quanto da lui stesso raccontato, in quella data, durante un ritiro spirituale, "vide" l'Opus Dei e comprese il compito che Dio gli avrebbe affidato:
« | far sì che i cristiani inseriti nel tessuto della società civile, con la loro famiglia, gli amici, il lavoro professionale e le loro nobili aspirazioni, comprendano che la loro vita, così come è, può essere l'occasione di un incontro con Cristo, ed è pertanto una strada di santità e di apostolato. » | |
(Josemaría Escrivá (1968) n. 60)
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Il nome Opus Dei (Opera di Dio) sintetizza il concetto di santificazione del lavoro e al contempo chiarisce che ogni attività umana deve essere offerta a maggior gloria di Dio[4].
Riprendendo dalle Scritture (Gen 2,15 ) il concetto che l'essere umano è fatto per lavorare, Escrivá predicò che le occupazioni della vita ordinaria sono l'ambito primario per l'incontro di ciascuno con Dio[5]. Questo principio è stato fatto proprio dal Concilio Vaticano II e sintetizzato con l'espressione "vocazione universale alla santità"[6]. Fu chiaro a Escrivá fin dall'inizio che i membri dell'Opus Dei "non agiscono in gruppo, ma individualmente, con libertà e responsabilità personali. L'Opus Dei non è quindi un'organizzazione chiusa".
« | I fedeli, proprio perché devono santificarsi nel mondo, collaborano sempre con tutte le persone con cui sono in contatto attraverso il lavoro e la partecipazione alla vita civica. » | |
(Josemaría Escrivá (1968) n. 60)
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Il 14 febbraio 1930 segnò l'inizio del lavoro dell'Opera con le donne. Nel 1933 si aprì a Madrid il primo centro dell'Opus Dei, l'Accademia DYA (Derecho y Arquitectura, "Diritto e Architettura") dove si svolgevano corsi integrativi per studenti universitari; per chi lo desiderava era possibile assistere a lezioni di formazione cristiana. Questo fu il prototipo per innumerevoli iniziative di formazione per i giovani sorte negli anni in tutto il mondo. Durante la guerra civile spagnola (1936 -1939), nel pieno della persecuzione religiosa, l'accademia DYA venne evacuata, i suoi membri dispersi e Josemaría dovette nascondersi cambiando spesso rifugio.
Nel 1937 Escrivá ed altri membri dell'Opera riuscirono a raggiungere Andorra varcando i Pirenei; Josemaría Escrivá si trasferì poi a Burgos, mantenendo contatti epistolari con gli altri membri dell'Opera fino alla fine della guerra. Ritornato a Madrid, Escrivá riprese la propria attività apostolica, che si andò a espandere in tutta la Spagna. Nel 1939 pubblicò "Cammino" una collezione di 999 massime di spiritualità. Su richiesta di numerose diocesi spagnole predicò numerosi esercizi spirituali per il clero. Escrivá fu sostenuto dal vescovo di Madrid Leopoldo Eijo y Garay che approvò nel 1941 l'Opus Dei come Pia Unione di diritto diocesano, una forma non ancora confacente allo spirito dell'Opera, ma che le dava una consistenza costituzionale almeno nel territorio spagnolo. Lo stesso vescovo ordinò, il 25 giugno 1944, i primi tre sacerdoti dell'Opus Dei.
I sacerdoti furono inquadrati in una struttura giuridica apposita, una società di vita comune: la Società Sacerdotale della Santa Croce. L'espansione nel mondo degli apostolati dell'Opus Dei iniziò al termine della seconda guerra mondiale: Portogallo, Inghilterra e Italia (1946), Francia e Irlanda (1947), Stati Uniti e Messico (1949). La diffusione proseguì, poi, in Europa e nelle Americhe, per ampliarsi al Giappone, alle Filippine, all'Australia, a numerosi Paesi africani, fino alla recente presenza nei Paesi dell'ex blocco sovietico, e in India, in Sudafrica e altrove.
Nel 1946 Josemaría Escrivá trasferì la sede principale dell'Opus Dei a Roma per sottolinearne la cattolicità e la dimensione internazionale. Il 16 giugno 1950 con il decreto Primus inter la Santa Sede concesse l'approvazione dell'Opera, come istituto secolare di diritto pontificio. In questo modo l'Opus Dei veniva riconosciuta come una unità organica, costituita da laici e sacerdoti; era consentito l'inserimento anche delle persone sposate. L'adesione dei sacerdoti diocesani, che continuavano a far riferimento al proprio vescovo, ma ricevano dall'Opus Dei l'aiuto spirituale per cercare la santità nell'esercizio del loro ministero, avveniva attraverso la Società Sacerdotale della Santa Croce.
Papa Giovanni XXIII affidò a Escrivá il compito di erigere a Roma il Centro Internazionale per la Gioventù Lavoratrice, come fu ricordato da Paolo VI all'inizio della sua omelia del 21 novembre 1965, in occasione dell'inaugurazione del Centro ELIS e dell'annessa parrocchia di San Giovanni Battista al Collatino affidata all'Opus Dei[7]. Il 7 luglio 1975 fu inaugurato il Santuario di Torreciudad alle falde dei Pirenei, un antico progetto del fondatore in onore alla Vergine Maria. Il 26 giugno 1975 Escrivá morì a Roma. In quel momento facevano parte dell'Opus Dei più di 60.000 persone di 80 nazionalità.
Gli successe mons. Álvaro del Portillo (Madrid 1914 - Roma 1994), il suo principale collaboratore. Durante il Concilio Vaticano II fu segretario della commissione conciliare che elaborò il Decreto Presbyterorum Ordinis e contribuì a mettere in evidenza il ruolo dei laici. Fu nominato anche consultore nella Pontificia Commissione per la revisione del Codice di Diritto Canonico. Fu ordinato vescovo da Giovanni Paolo II il 6 gennaio 1991 e il 27 settembre 2014 fu beatificato a Madrid. Il 28 novembre 1982 con la Costituzione apostolica Ut sit si completa l'iter giuridico dell'Opus Dei con la sua erezione, da parte di Giovanni Paolo II, a Prelatura personale. Álvaro del Portillo fu nominato primo Prelato. Alla sua morte, nel 1994, venne nominato come nuovo Prelato mons. Javier Echevarría.
Spiritualità
La vocazione universale alla santità
Vittorio Messori[8] ha cercato di spiegare questa espressione con parole semplici osservando che a molti battezzati sembra che "santità e apostolato non possono essere per tutti perché la stragrande maggioranza dei cristiani ha un lavoro, una famiglia, un complesso di impegni che lo distraggono; non si ha tempo per dedicarsi alle opere di pietà. Per una vita pienamente cristiana, per una ricerca vera della santità occorrerebbe uscire dalla propria vita consueta ed entrare in quelli che sono chiamati "istituti di perfezione", diventare insomma cristiani di serie A (monaci, frati, sacerdoti, ecc...). Escrivá ribadiva invece che si può, anzi ci si deve santificare nella vita ordinaria, senza cambiare lavoro né lasciare la famiglia. Facendo cioè come le prime generazioni cristiane che, all'esterno non si distinguevano in nulla dai loro contemporanei pagani". L'allora cardinale Joseph Ratzinger[9] approfondì il concetto:
« | sapendo che nei processi di canonizzazione si cerca la virtù eroica, siamo portati a pensare che è un ideale troppo alto per noi. La santità diventa qualcosa riservata ad alcuni grandi di cui vediamo le immagini sugli altari. Questo concetto sbagliato è stato corretto e mi sembra il punto centrale di Josemaría Escrivá. Virtù eroica non significa che uno ha fatto grandi cose da sé, ma che nella sua vita appaiono realtà che non ha fatto lui perché egli è stato trasparente e disponibile per l'Opera di Dio. In altre parole essere santo è parlare con Dio come un amico parla ad un amico. » |
La filiazione divina
Secondo Escrivá
« | La filiazione divina è il fondamento dello spirito dell'Opus Dei. » |
Tutti i cristiani, quando vengono battezzati, diventano figli di Dio. La formazione impartita dalla Prelatura dell'Opus Dei ha l'obiettivo di suscitare una viva consapevolezza di tale condizione e aiutare i fedeli ad assumere un comportamento coerente con tale realtà. Il vescovo Álvaro del Portillo, successore di Escrivá come Prelato dell'Opus Dei, ha evidenziato che:
« | il senso della filiazione divina si traduceva in san Josemaría Escrivá in un desiderio ardente e sincero, tenero e profondo insieme, di imitare Gesù Cristo quale fratello suo, figlio di Dio Padre. Lo spirito di filiazione lo portava a mantenersi sempre alla presenza di Dio. A vivere con una fede assoluta nella provvidenza, a corrispondere serenamente e gioiosamente alla Volontà divina. » | |
(Cesare Cavalleri (a cura di), Intervista sul fondatore dell'Opus Dei, Edizioni Ares, 1992, p. 36.)
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Esser contemplativi in mezzo al mondo
Giorgio Faro ha così sintetizzato questo aspetto:
« | Il lavoro, inteso non solo come attività professionale, ma come l'insieme delle attività ordinarie che caratterizzano la vita di ciascuno, è il principale mezzo attraverso cui incontrarsi con Dio, stare con Lui, fare la Sua volontà. Il lavoro quindi, come ogni attività del cristiano (sociale, familiare, sportiva, ecc.), deve trasformarsi in orazione, cioè in dialogo con Dio. Escrivá scrisse: "L'arma dell'Opus Dei non è il lavoro: è l'orazione. Per questo trasformiamo il lavoro in orazione ed abbiamo anima contemplativa". Invitava quindi a svolgere il lavoro di Marta, ma con il cuore di Maria, ad essere "contemplativi in mezzo al mondo". Egli equiparava il tavolo di lavoro o la scrivania del laico, all'altare su cui il sacerdote celebra ogni giorno la santa Messa. » | |
Unità di vita
Javier Echevarría, attuale Prelato dell'Opus Dei, così si esprime[10]:
« | Con l'espressione unità di vita nel linguaggio della teologia spirituale si suole designare l'ideale, già presente in tanti Padri, dell'incontro fra Marta e Maria. La fusione di azione e contemplazione, di preghiera e lavoro. L'unità di vita scaturisce dall'azione dello Spirito Santo nell'anima: non è quindi un traguardo meramente umano. Il risultato di un ordine mentale, di un efficientismo organizzato o dello sforzo personale per giungere a una sorta di quiete dell'animo. Rappresenta in un certo modo un sinonimo della santità e quindi una meta per tutti i cristiani. » |
Mentalità laicale
La teologia della vocazione universale alla santità, scrisse l'allora cardinal Albino Luciani[11], era presente, oltre trecento anni prima, anche in san Francesco di Sales.
« | Anche questi propugna la santità per tutti, ma sembra insegnare solo una spiritualità dei laici, mentre Escrivá vuole una spiritualità laicale. Francesco di Sales suggerisce quasi sempre ai laici gli stessi mezzi praticati dai religiosi con opportuni adattamenti, Escrivá è più radicale: parla addirittura di materializzare la santificazione. Per Escrivá è lo stesso lavoro materiale che deve trasformarsi in preghiera e santità. » |
Amore per la libertà personale
Il cardinale Sergio Pignedoli[12] sottolinea che il cristiano deve difendere tutti i beni che la dignità della persona porta con sé e ricorda, su questo punto, le parole di san Josemaría Escrivá:
« | Ritengo che un cristiano debba unire la passione umana per il progresso civile e sociale alla consapevolezza dei limiti delle proprie opinioni, rispettando quindi le opinioni altrui e amando il legittimo pluralismo su temi opinabili. Chi non sa vivere così non ha capito fino in fondo il messaggio cristiano. Dio, creandoci, ha accettato il rischio e l'avventura della nostra libertà. Nell'Opus Dei il pluralismo è voluto e amato e non semplicemente tollerato. » |
Escrivá ha mostrato in altre occasioni una posizione decisa al riguardo:
« | Qualora un membro dell'Opus Dei cercasse di imporre (direttamente o indirettamente) una scelta temporale agli altri membri, oppure tentasse di servirsi di loro per conseguire interessi umani, verrebbe espulso senza indugi; tale infatti sarebbe la reazione giusta, santa, degli altri membri. » | |
(Josemaría Escrivá (1968) n.39)
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Il lavoro deve essere fatto con perfezione umana
Il cardinale Albino Luciani[13] ricordando una frase di Escrivá:
« | come può essere lavoro di Dio se è fatto male, in fretta e senza competenze? Un muratore, un architetto, un medico, un insegnante come può essere un santo se non è anche, per quanto dipenda da lui, un bravo muratore, un bravo architetto, un bravo medico, un bravo insegnante? » |
osservava che in linea con lui scriveva Étienne Gilson nel 1949:
« | Ci dicono che è stata la fede a costruire le cattedrali nel medioevo; d'accordo, ma anche la geometria. Fede e geometria, fede e lavoro eseguito con competenza per Escrìvá vanno a braccetto, sono le due ali della santità. » |
Apostolato nel proprio ambiente familiare e di lavoro
Mons. Carlo Colombo[14] sottolinea che l'apostolato laico è fatto non tanto di parole quanto di vita:
« | è la propria vita concreta, il lavoro quotidiano che deve divenire prova, testimonianza. L'apostolato è la conseguenza necessaria di un amore vero a Gesù Cristo: chi lo ama non può non amare la Sua missione e quelli per i quali Egli ha donato la propria vita, ossia tutti gli uomini e innanzitutto i familiari e i colleghi di lavoro. » |
Durante un'udienza a Castel Gandolfo nell'agosto del 1979, papa Giovanni Paolo II disse ai membri dell'Opus Dei:
« | Grande ideale, veramente, il vostro, che fin dagli inizi ha anticipato quella teologia del laicato, che caratterizzò poi la Chiesa del Concilio e del post-Concilio. Tale infatti è il messaggio e la spiritualità dell'Opus Dei: vivere uniti a Dio, nel mondo, in qualunque situazione, cercando di migliorare se stessi con l'aiuto della grazia, e facendo conoscere Gesù Cristo con la testimonianza della vita. » |
Tale infatti è il messaggio e la spiritualità dell'Opus Dei:
« | vivere uniti a Dio, nel mondo, in qualunque situazione, cercando di migliorare se stessi con l'aiuto della grazia, e facendo conoscere Gesù Cristo con la testimonianza della vita. » |
Alcuni autori, come ha approfondito e messo in evidenza Paolo Zanotto[15] hanno confrontato la concezione dell'etica del lavoro promossa dall'Opus Dei in ambito cattolico con quella sostenuta dal calvinismo in ambiente protestante, analizzata da Max Weber nel suo classico di sociologia della religione (L'etica protestante e lo spirito del capitalismo): la specifica novità dell'Opus Dei sarebbe rappresentata, secondo tale interpretazione, dall'affermarsi di un pensiero cattolico in tema di teologia del lavoro, differente dalla dottrina sociale della Chiesa nata a fine Ottocento.
Giorgio Faro, al contrario, ricorda[16], facendo riferimento alle encicliche Centesimus Annus di Giovanni Paolo II e Caritas in Veritate di Benedetto XVI, che
« | Il lavoro non è solo segno di predestinazione né, nella versione secolarizzata del calvinismo, fonte di benessere, ma la dimensione quotidiana in cui il cristiano è chiamato a vivere la giustizia e la carità. » |
Nello stesso testo Faro prosegue:
« | In quest'ottica il lavoro non è più concepibile come un'etica del risultato o un'etica del successo, come lo stesso Escrivá ha chiarito: potete pure ottenere i successi più spettacolari in campo sociale, nella vita pubblica, nella professione, ma se trascurate la vostra vita interiore e vi allontanate dal Signore, avrete fallito clamorosamente. Al cospetto di Dio è vittorioso colui che lotta per comportarsi da cristiano autentico: non ci può essere una soluzione intermedia. » |
I membri
Laici
I fedeli laici dell'Opus Dei sono comuni cristiani (non formulano alcun tipo di voto) che si impegnano nella ricerca della santità attraverso le normali attività della vita quotidiana (lavoro professionale, vita di famiglia, relazioni sociali, ecc.) e che fanno riferimento alla giurisdizione del Prelato dell'Opus Dei per quanto riguarda la dimensione ascetica, formativa e apostolica. Per tutto il resto, rimangono sotto la giurisdizione dell'ordinario diocesano come qualunque altro fedele della diocesi. I membri sono:
- numerari: persone che vivono il celibato apostolico, dedicandosi (oltre al proprio lavoro professionale) alle necessità spirituali degli altri fedeli della Prelatura e di tutti coloro che frequentano le attività formative dell'Opus Dei. Il loro ruolo di formazione e direzione richiede che siano laureati. Abitualmente vivono nei Centri dell'Opus Dei e danno la loro disponibilità a spostarsi per le necessità del lavoro apostolico;
- aggregati: vivono il celibato apostolico, ma a differenza dei numerari solitamente vivono con le loro famiglie d'origine e possono anche non essere laureati;
- soprannumerari: persone coniugate o celibi che vivono la stessa vocazione divina di Numerari e Aggregati, partecipano allo stesso lavoro apostolico, ma nelle circostanze di una vita dedita alla propria famiglia. Essi rappresentano di gran lunga la maggior parte dei fedeli della Prelatura.
L'Opus Dei conta anche suoi cooperatori, anche non cattolici o non cristiani; essi, senza far parte della Prelatura, collaborano alle iniziative apostoliche.
Clero
Il clero della prelatura è formato da sacerdoti provenienti dalle fila dei fedeli laici dell'Opus Dei. All'Opus Dei è intrinsecamente unita la Società Sacerdotale della Santa Croce (della quale è presidente generale il Prelato dell'Opus Dei), associazione alla quale possono aderire sacerdoti diocesani che, secondo quanto asserito dall'Opus Dei, "desiderano cercare la santità nell'esercizio del loro ministero, secondo lo spirito dell'Opus Dei". Tale ascrizione non ne altera la dipendenza dal vescovo diocesano, che ne resta l'unico superiore.
Attività
« | Lì dove sono le vostre aspirazioni, il vostro lavoro, lì dove si riversa il vostro amore, quello è il posto del vostro quotidiano incontro con Cristo. È in mezzo alle cose più materiali della terra che ci dobbiamo santificare, servendo Dio e tutti gli uomini. Il cielo e la terra, figli miei, sembra che si uniscano laggiù, sulla linea dell'orizzonte. E invece no, è nei nostri cuori che si fondano davvero, quando vivete santamente la vita ordinaria. » | |
Benché l'apostolato dei membri sia principalmente esercitato a livello e a titolo personale, in alcune occasioni l'Opus Dei si incarica di assicurare la cura spirituale e dottrinale di determinate istituzioni educative, assistenziali e di promozione umana, per esempio tra le favelas delle città sudamericane, nelle isole indonesiane, ecc., o in programmi di cooperazione tecnica nei Paesi in via di sviluppo (Filippine, Ecuador, Perù, ecc.)[18].
In Italia esistono centri dell'Opus Dei, istituiti sempre con l'approvazione dei rispettivi vescovi, per esempio nelle diocesi di Roma, Milano, Brescia, Torino, Genova, Verona, Trieste, Bologna, Firenze, Perugia, Napoli, Cagliari, Bari, Catania, Palermo, Sassari e in varie altre. Di seguito, vengono descritte in sintesi alcune attività sociali nel mondo. In tutte queste iniziative l'Opus Dei si occupa dell'aspetto spirituale e dottrinale, mentre le responsabilità civile ed economica sono assunte dalle persone che vi lavorano.
Italia
In campo medico e assistenziale, a Roma dal 1993 è attiva l'Università Campus Bio-Medico, due facoltà, un centro di ricerca e un Policlinico che opera in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale e che gestisce anche un Polo oncologico e un Centro per la salute dell'anziano. In campo educativo, nove città italiane ospitano diciannove collegi universitari (dal 1959). Essi sono gestiti da Fondazione Rui, Ipe e Arces e offrono ospitalità e servizi allo studio per universitari fuori sede. La Pontificia Università della Santa Croce, nata a Roma dal 1984, è un centro superiore di studi ecclesiastici articolato nelle facoltà di Teologia, Filosofia, Diritto canonico, Comunicazione istituzionale. Gli studenti provengono da tutto il mondo. Nel campo della formazione professionale, dal 1964 il Centro ELIS conduce a Roma, nel quartiere Casal Bruciato, corsi per la formazione di operai specializzati, l'istituto professionale nel campo dell'enogastronomia e dell'ospitalità alberghiera SAFI ELIS, corsi di formazione specialistica per laureandi e neolaureati, e due scuole sportive.
Europa
La Spagna è per ragioni storiche il paese in cui sono presenti in maggior numero attività sociali dell'Opus Dei. Le principali sono: l'Università di Navarra (a Pamplona dal 1952) con clinica universitaria (dal 1962) e quindici facoltà; l'Ospedale Laguna (a Madrid dal 2002) per malati terminali, dedicato esclusivamente alle cure palliative (in Spagna ne esistono soltanto due); l'Universidad Internacional de Cataluña (UiC)] a Barcellona; lo IESE Business School (a Barcellona dal 1958). Al nono posto nel ranking mondiale 2012 delle business schools[19]; Braval (a Barcellona dal 2002) svolge programmi socio-educativi per la coesione sociale. Sono presenti collegi universitari in molti altri paesi europei: Inghilterra, Germania, Francia, Austria, Svizzera, Portogallo, Irlanda. In Gran Bretagna si segnalano anche la People First Society (a Londra, dal 2000) un'associazione studentesca di volontariato, e ReachOut (2002) programma di formazione della gioventù urbana nel quartiere periferico Moss Side, a Manchester.
Africa
Il primo centro interrazziale dell'Africa è lo Strathmore College di Nairobi, capitale del Kenya, che nacque nel 1961 con l'impulso del fondatore dell'Opus Dei. Si tratta di un Centro educativo per ragazzi dalle medie all'università. Sempre nel Kenya, ma nel distretto di Kiambù, c'è Kimlea, centro di formazione contadina per la donna. Nel Congo, a Kinshasa, l'Ospedale Monkole, nato nel 1991 come ambulatorio, è a servizio di una popolazione di 220.000 abitanti. Sono annessi un Istituto superiore di scienze infermieristiche e un Centro di formazione postuniversitario. Harambee è una onlus che promuove dal 2002 progetti di sviluppo che abbiano come protagonisti gli africani. I progetti sono una trentina in quattordici Paesi del continente e spaziano dalla formazione per contadini e artigiani a corsi per la preparazione professionale della donna, fino a percorsi educativi per il reinserimento sociale di ex detenuti.
Asia
In Giappone, ad Ashiya, il Seido Language Institute svolge dal 1960 un'attività educativa. Da questa esperienza di insegnamento è stato elaborato un sistema didattico – il Seido System – per l'insegnamento delle lingue straniere. A Manila, capitale delle Filippine, c'è Punlaan, scuola professionale specializzata nel campo alberghiero. Sempre nelle Filippine, a Calamba City, la Anihan Technical School conferisce il diploma in servizi dell'alimentazione, con una specializzazione in panetteria.
Oceania
Due residenze universitarie in Australia: il Warrane College di Sidney, attivo dal 1970, e il Creston College di Randwick.
Americhe
Nel quartiere newyorchese del Bronx, il Crotona Center svolge attività sociali per adolescenti. A Chicago il Midtown Sports and Cultural Center offre programmi di formazione, culturale e sportiva. Hang Ah Hillside, a San Francisco, è invece un centro che svolge programmi educativi per ragazze. Nel Messico le attività dell'Opus Dei sono iniziate nel 1949, con la costituzione della Scuola agraria Montefalco, nello stato di Morelos. Oggi Montefalco è un liceo e scuola normale per educatrici. Nella capitale Città del Messico l'Università Panamericana, fondata nel 1967, offre corsi di laurea in materie umanistiche, in scienze della salute, economia di impresa ed ingegneria. A Guadalajara il Centro tecnologico e sportivo Jarales organizza corsi di specializzazione in "Apparecchi a combustione interna, Manutenzione industriale ed elettronica".
Sempre in Messico, a Tiapa de Comonfort, è attivo un presidio medico per popolazioni povere, chiamato Medicina y Asistencia Social. A Soyapango, El Salvador, il Centro Siramá-Prusia promuove corsi di formazione professionale per la donna; a Città del Guatemala dal 1961 c'è Kinal, scuola tecnica per operai, mentre a Santa Catarina Bodadilla – sempre in Guatemala, opera Las Gravileas, un centro di qualificazione per la donna artigiana. Tra le attività che si svolgono in Brasile spicca Pedreira, centro educativo ed assistenziale in una zona ad alto disagio sociale. In America Latina sono diverse le università promosse da persone dell'Opus Dei: a Buenos Aires c'è l'Università Austral, con annesso ospedale universitario, nel Perù l'Università di Piura, a Santiago del Cile l'Università delle Ande, a Caracas l'Università Monteávila.
Critiche
Movimenti e linee di pensiero critiche con l'Opus Dei, di matrice protestante o radicale, hanno formulato varie accuse alla Prelatura:
- L'Opus Dei obbligherebbe a pesanti penitenze fisiche alcuni dei membri.
- In realtà non c'è alcun obbligo in questo senso, e le mortificazioni corporali, intese come partecipazione alla Passione di Cristo, sono alla base di gran parte della spiritualità cristiana fin dai primi secoli.
- I fini della Prelatura mirerebbero alla creazione di una rete attiva di persone che, con la scusa della religione, si aiuta negli affari e nella carriera professionale (membri numerari e membri non numerari).
- Non vi sono prove concrete al riguardo, se non testimonianze artefatte di ex-membri o presunti tali.
- L'Opus Dei sfrutterebbe economicamente i propri membri numerari grazie al conferimento all'Opus Dei del loro stipendio e della loro eredità, nonché delle donazioni che i membri non numerari sarebbero sollecitati a fare all'Opera in percentuale al reddito.
- L'Opus Dei appoggerebbe regimi politici "amici", per ottenere vantaggi personali.
- L'accusa, rivolta in particolare al regime franchista, non regge alla prova dei fatti. Su 116 ministri nominati da Francisco Franco, in undici governi, dal 1939 al 1975, soltanto otto erano membri dell'Opera, di diverse tendenze politiche. L'ingresso nei governi franchisti di membri dell'Opus Dei fu "a titolo personale, cooptati per la stima che si erano guadagnati nell'esercizio delle rispettive professioni". D'altra parte, durante il governo franchista spagnolo, alcuni membri dell'Opus Dei furono perseguitati e incarcerati, e in qualche caso costretti all'esilio, perché non seguivano la politica governativa o la criticavano esplicitamente (per esempio nel 1953 Rafael Calvo Serer fu espulso dall'equivalente spagnolo del Consiglio Nazionale delle Ricerche perché aveva pubblicato a Parigi un articolo contrario al governo franchista).
L'opinione del fondatore dell'Opus Dei sul rapporto dell'istituzione da lui fondata con la politica, può essere dedotta da alcuni articoli del quotidiano ABC. Di seguito un estratto:
« | Non è mio compito parlare di politica. Non è neppure il compito dell'Opus Dei, dato che la sua unica finalità è spirituale. L'Opus Dei non è entrato e non entrerà mai nella politica di gruppi o partiti, né è vincolato a nessuna persona o ideologia. Questo modo di agire non è una tattica apostolica, né una condotta meramente encomiabile. È una necessità intrinseca per l'Opus Dei procedere in questo modo, giacché lo esige la sua stessa natura e ha una conferma evidente: l'amore alla libertà, la fiducia nella condizione propria del cristiano in mezzo al mondo, che agisce con completa indipendenza e responsabilità personale.[20] » |
Critiche, almeno nella fase iniziale della storia dell'organizzazione, erano arrivate anche dall'interno del mondo cattolico, sebbene solo nel caso particolare della Compagnia di Gesù e per volontà del superiore generale padre Wlodimir Ledochowski (1866-1942), che temeva la nascita di una organizzazione "segreta" e pericolosa per la Santa Sede. Nell'aprile del 1967, in un'intervista al Time a proposito della "segretezza" e del "mistero" dell'Opus Dei, Escrivá rispondeva:
« | Lei parla di accusa di segreto. È una storia ormai molto vecchia. Potrei narrarle, punto per punto, l'origine storica di questa accusa calunniosa. Per molti anni, una potente organizzazione, di cui preferisco non fare il nome, l'amiamo e l'abbiamo sempre amata, si è dedicata a falsificare quello che non conosceva. » |
Vittorio Messori riporta questa citazione commentando:
« | Si tratta, non è un mistero, di alcuni membri spagnoli della Compagnia di Gesù. » |
D'altronde, alla prova della storia si può notare come l'Opus Dei sia stata una delle pochissime organizzazioni cattoliche sempre fedeli al Magistero anche nei periodi di contestazione.[21]
Note | |||||||
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Bibliografia | |||||||
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Voci correlate | |||||||
Collegamenti esterni | |||||||
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