Aborto procurato




Con aborto (dal latino ab-orior, "non nascere", "non sorgere") si intende etimologicamente l'evento che causa la mancata nascita del bambino, oppure lo stesso feto non vitale conseguenza del processo abortivo[1]. Può avere cause naturali, e in tal caso è detto aborto spontaneo, o essere procurato intenzionalmente, e si parla di aborto medico, aborto procurato, interruzione volontaria della gravidanza, IVG. Il secondo significato ha notevoli implicazioni mediche, etiche, religiose.
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La dottrina cattolica considera l'aborto alla stregua di un omicidio e dunque di un peccato mortale, considerando il feto come un essere vivente dal suo concepimento (cfr. statuto dell'embrione). Tale interpretazione è in accordo con la moderna genetica, la quale considera ogni essere umano come identificato da uno specifico DNA, che si forma al momento del concepimento a partire dai gameti maschili e femminili.
In campo legale diverse legislazioni contemporanee hanno legalizzato l'aborto medico entro un certo limite di tempo dal concepimento (p.es. per l'Italia 90 giorni, cfr. legge 194/1978), passato il quale si compie il reato di infanticidio. In campo sociale si confrontano le opinioni dei movimenti pro-choice ("pro-scelta", di matrice laicista e femminista), a favore dell'aborto, e pro-life ("pro-vita"), che salvaguardano i diritti dell'embrione e aiutano le madri in difficoltà a portare a termine la gravidanza.
Dal punto di vista psicologico gli effetti sono dibattuti: studiosi ed enti concordano nel considerare le donne che hanno abortito come a maggiore rischio sotto diversi punti di vista (ansia, depressione, suicidio..., cf. sindrome post-abortiva), ma secondo l'interpretazione pro-choice tali fattori di rischio sarebbero indipendenti dalla scelta abortiva.
Cenni storici
Metodi abortivi sono presenti in diverse culture fin dall'antichità. I metodi più ricorrenti sono stati il percuotere il ventre della madre o il suo moderato avvelenamento tramite infusi di erbe, in particolare l'elleboro.
Nella Grecia antica, Platone († 348/347 a.C.) fa citare a Socrate († 399 a.C.) l'aborto come uno dei compiti delle levatrici, senza rivestire tale mansione di connotazioni morali[2]. Nella Repubblica, quando Platone usa ancora le parole di Socrate per descrivere la sua civiltà ideale, l'aborto viene esplicitamente consigliato (assieme all'infanticidio) per mantenere pura la razza dei cittadini, impedendo la nascita dei figli avuti da genitori in età avanzata o lasciandoli morire di fame se nati[3]. Tertulliano attribuisce a Platone l'opinione che l'anima entri nella persona col primo respiro, presupposto che renderebbe dunque lecito l'aborto (ma non l'infanticidio neonatale)[4].
È soprattutto l'insegnamento di Aristotele († 322 a.C.) che ebbe ripercussioni nell'occidente cristiano. Come Socrate e Platone, Aristotele ammette la liceità dell'aborto con fini eugenetici e di controllo della crescita demografica, ma solo entro un dato periodo dal concepimento, prima che nello sviluppo compaiano sensazione e vita[5]. L'antropologia aristotelica infatti prevede tre distinte anime, che compaiono in progressione durante lo sviluppo del feto: anima vegetale, anima animale, anima razionale. In un altro passo chiarisce quali sono i limiti temporali dell'aborto, cioè quando il feto acquisisce l'anima animale: 40 giorni per il feto maschio, 90 per il feto femmina[6].
La normativa e l'interpretazione romana circa l'aborto, in epoca repubblicana e imperiale, era complessivamente contraddittoria[7]. Ad ogni modo la prassi greco-romana classica ammetteva la liceità dell'aborto, come anche l'infanticidio e l'abbandono dei neonati, previo l'assenso del padre. Solo in seguito, in epoca imperiale e prima della diffusione del cristianesimo, furono promulgate leggi vòlte a contrastare in casi specifici la pratica dell'aborto[8].
In particolare una legge citata dal Digesto e risalente agli imperatori Settimio Severo e Caracalla (inizio III secolo) impone l'esilio temporaneo alla donna che abortisce senza il consenso del marito[9]. Una successiva glossa precisa che l'aborto, per essere punito, deve accadere prima del 40° giorno di concepimento (cfr. Aristotele), trattandosi dopo di omicidio[10].
Valutazione cattolica
La morale cattolica considera l'embrione come un essere vivente, e dunque la sua soppressione come ingiusto omicidio di un innocente. In alcuni autori, lungo i secoli, è riaffiorata la distinzione aristotelica tra feto formato e non formato, ma il magistero recente è riuscito a svincolarsi da questo retaggio considerando l'embrione come un essere umano a partire dal suo concepimento. L'aborto può essere moralmente lecito, come male minore, allorquando la prosecuzione della gravidanza possa portare a un sicuro pericolo di vita della gestante.
Scrittura
L'aborto non sembra essere stata una pratica diffusa tra gli ebrei. Il termine nèfel (cf. radice nafàl, "cadere"), indicante il feto abortito, ha solo 3 ricorrenze nel Testo Masoretico, tutte con valenza profondamente negativa (Gb 3,16 ; Sal 58,9 ; Qo 6,3 ). Il corrispettivo greco nella LXX, éktroma ("ciò che viene dalla ferita", cfr. "trauma"), tra Antico Testamento e Nuovo Testamento, ricorre complessivamente quattro volte (Nm 12,12 ; Gb 3,16 ; Qo 6,3 ; 1Cor 15,8 ), e come l'ebraico indica il feto abortito e con valenza negativa.
Es 21,22-23 nel testo ebraico e nei LXX | ||||||||||
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L'unico passo veterotestamentario che accenna direttamente al processo abortivo è Es 21,22-23 . Il caso trattato è involontario e, qui e altrove, non viene neanche presa in considerazione la possibilità di un aborto volontario[11]. Si riscontra un'evoluzione dal testo ebraico (seguito anche dalla Vulgata) a quello greco (vedi riquadro a lato): nella versione ebraica il colpevole è solo multato; nella versione greca, che recepisce Aristotele, la multa è inflitta se il bambino non era ancora formato, e se invece era formato il colpevole è reo di morte. L'evoluzione va ricondotta al diverso contesto: diversamente dal mondo ebraico, nel mondo greco-ellenista l'aborto era consentito, e i traduttori ebrei della LXX (III-II secolo a.C.) esplicitano la loro disapprovazione.
La valutazione dell'aborto nella Bibbia, più che i pochi passi dove viene presentato con valenza negativa, va cercata più propriamente nei molti passi dove viene esaltato il valore della vita e della prole numerosa, fin dal grembo materno:
- "Ecco, eredità del Signore sono i figli, è sua ricompensa il frutto del grembo" (Sal 127,3 ).
- "Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato" (Ger 1,5 ).
Vedi anche Sal 71,6 ; Is 46,3 ; Gb 10,11 ; 2Mac 7,22-23 ; Lc 1,41-44 .
Tradizione
La tradizione cristiana convisse, nei primi secoli, con la liceità dell'aborto ammesso dalla cultura greco-romana, e avvertì la costante necessità di salvaguardare la vita nascente. L'aborto, come anche l'infanticidio e l'esposizione (l'abbandono dei neonati a fame, bestie e volatili), erano equiparati all'omicidio. In alcuni autori però viene ammessa l'inanimazione successiva, sulla scia di Aristotele.
Tra i principali opere e autori,[12] l'aborto è condannato dalla Didachè (fine I secolo)[13], dalla Lettera dello pseudo-Barnaba (130 ca.)[14], dall'Apocalisse di Pietro (125-150), che descrive fantasiosamente i patimenti inflitti alle madri dai loro bambini uccisi[15], gli Oracoli Sibillini (ca. 150, che descrivono le pene eterne delle abortiste)[16], Atenagora di Atene († 190 ca.)[17], la Lettera a Diogneto (200 ca.)[18], Clemente Alessandrino († 215 ca.)[19], Tertulliano († 230 ca.), che ammette l'animazione dal concepimento e ha la celebre espressione "è uomo anche chi lo diventerà"[20], Ippolito di Roma († 235)[21], l'apocrifa Apocalisse di Paolo (200-250)[22], Cipriano di Cartagine († 258)[23], Minucio Felice († 300 ca.)[24], Metodio di Olimpo († 311 ca.), che fa dire agli aborti: "Tu, o Signore, non ci privasti della tua luce che è per tutti"[25], Eusebio di Cesarea († 340 ca.)[26], Basilio Magno († 379), che parla di aborto dal momento del concepimento, e parla di dieci anni di espiazione[27], Ambrogio († 397)[28], Giovanni Crisostomo († 407)[29], Girolamo († 420)[30], Teodoreto di Ciro († 457 ca.)[31], Agostino († 430), che considera l'aborto come omicidio, e insegna che i feti sono destinati alla risurrezione, indipendentemente dal fatto che siano formati o meno[32], Cesario di Arles († 542)[33].
Il giurista Graziano (XII secolo), nel suo Decreto, come da tradizione considera l'aborto come omicidio[34], ma ammette anche la distinzione aristotelica tra feto formato e non, considerando propriamente l'omicidio sono nel caso di un feto formato[35]
Tommaso († 1274), il principale teologo cattolico, accoglie (come per altri punti della sua dottrina) l'opinione di Aristotele circa lo sviluppo progressivo dell'embrione, attraverso i tre stadi di anima vegetale, animale e razionale, col pieno sviluppo del feto al quarantesimo giorno per il maschio, al novantesimo per la femmina[36] . L'aborto del feto già formato è equiparato a un omicidio[37], e Tommaso sembra non chiarire la responsabilità per l'aborto del feto non formato. Considerazioni simili sono avanzate nell'ipotetico caso del battesimo di un feto, già formato, alla morte della madre[38]. Parlando però dell'incarnazione di Cristo, Tommaso afferma che al momento dell'incarnazione Gesù fu potenzialmente già completo, cioè già dotato di anima razionale[39]. L'impressione è che l'Aquinate, negando la dignità dell'embrione a partire dal concepimento, e in ciò differenziandosi dalla dottrina cattolica, sia servilmente rimasto fedele all'opinione aristotelica, senza particolari considerazioni teologiche.
Magistero
Tra i documenti del magistero[40], la più antica condanna dell'aborto si trova nel provinciale Concilio di Elvira (attuale Granada), tenutosi in una data non precisabile tra il 300 e il 312. Il canone 63 impone la scomunica (cioè l'esclusione dall'Eucaristia, con preghiere e penitenze particolari) per tutta la vita per le cristiane che concepiscono da un adulterio e abortiscono il figlio; il canone 68 poi procrastina il Battesimo alle catecumene che hanno commesso lo stesso peccato, fino al punto di morte[41].
Il di poco successivo Concilio di Ancira (attuale Ankara), del 314, alleggerisce la pena canonica per le donne che abortiscono, fissandola a dieci anni di penitenza[42].
Il Concilio di Lerida (524) abbassa la pena a 7 anni, per la donna che ha abortito o commesso infanticidio neonatale, mentre la mantiene valida fino alla morte per coloro che praticano l'aborto.[43]
Il concilio ecumenico Costantinopoli III (680-681) equipara le donne che abortiscono alle omicide.[44]
Il locale Concilio di Magonza (847), che cita sia i concili di Elvira che Lerida, ritorna a una pena di 10 anni per i colpevoli di aborto.[45]
Oltre ai canoni di questi antichi concili, vi sono stati anche pronunciamenti di papi circa l'aborto: Gregorio III († 741, fino a 10 anni di penitenza per infanticidio e aborto, anche prima del 40° giorno);[46] Stefano V († 891, aborto e infanticidio sono omicidio),[47] Sisto V (1588, identificando gli abortisti con gli omicidi, oltre alla scomunica a vita arriva a ipotizzare per essi, dal punto di vista civile, la pena capitale),[48] Gregorio XIV (1591, giudica eccessivo l'intervento del predecessore, "acceso di zelo di giustizia", e lo invalida),[49] Innocenzo XI (1679, condanna posizioni lassiste a favore dell'aborto), [50] Pio IX (1869),[51] Leone XIII (in diversi interventi tra 1889 e 1902, accetta l'aborto o la nascita anticipata solo come mezzo medico per salvare la vita della partoriente in sicuro pericolo),[52] Pio XI (1930, l'aborto è un "gravissimo delitto" in quanto "uccisione diretta di un innocente"),[53] Pio XII (1944; 1951, dove afferma che il feto "ha il diritto alla vita immediatamente da Dio, non dai genitori"),[54] Giovanni XXIII (1961, "la vita umana è sacra: fin dal suo affiorare impegna direttamente l'azione creatrice di Dio").[55]
Nei documenti del Concilio Vaticano II si trovano accenni all'aborto in GS (1965): "Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l'aborto, l'eutanasia [...], tutto ciò che viola l'integrità della persona umana [...], tutto ciò che offende la dignità umana [...], tutte queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose e, mentre guastano la civiltà umana, ancor più inquinano coloro che così si comportano che non quelli che le subiscono; e ledono grandemente l'onore del Creatore" (27); "la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come l'infanticidio sono abominevoli delitti" (51).
Paolo VI, nell'enciclica Humanae vitae (1968), afferma tra l'altro che "è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l'interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l'aborto direttamente voluto e procurato".
Numerosi sono stati i pronunciamenti del lungo pontificato di Giovanni Paolo II,[56] in particolare nella lettera enciclica Evangelium vitae (1995), vera e propria magna charta della vita nascente, dove l'aborto viene autorevolmente condannato:
« | Con l'autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi – che a varie riprese hanno condannato l'aborto e che nella consultazione precedentemente citata, pur dispersi per il mondo, hanno unanimemente consentito circa questa dottrina – dichiaro che l'aborto diretto, cioè voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un disordine morale grave, in quanto uccisione deliberata di un essere umano innocente. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale.
Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa. La valutazione morale dell'aborto è da applicare anche alle recenti forme di intervento sugli embrioni umani che, pur mirando a scopi in sé legittimi, ne comportano inevitabilmente l'uccisione » | |
(Evangelium vitae, nn. 62-63)
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Alcuni pareri sull'aborto sono presenti anche in documenti di enti pontifici. La Congregazione per la dottrina della fede ha pubblicato il 18 novembre 1974 la dichiarazione Quaestio de abortu sull'aborto procurato[57]), dedicata interamente all'argomento e chiarendo che il peccato di aborto si ha dall'inizio del concepimento.[58] La stessa Congregazione è tornata sull'argomento con l'istruzione Donum vitae, del 22 febbraio 1987 [59], che non aggiunge nulla di nuovo all'insegnamento del magistero, ma tratta anche di alcune biotecnologie di fatto abortive, come sperimentazioni embrionali, fecondazione assistita e (potenzialmente) diagnosi prenatale (che può concludersi con IVG nel caso di "tare genetiche", p.es. Down).
Il Pontificio consiglio per la famiglia ha promulgato alcuni documenti relativi all'aborto, o con accenni ad esso, come Carta dei diritti della famiglia ([22 ottobre]] 1983), Al servizio della vita (1992) e Instrumentum laboris (25 marzo 1994).
A questi si aggiungono documenti e messaggi delle singole conferenze episcopali. Per la CEI, cfr. Il diritto a nascere (11 gennaio 1972); Aborto e legge di aborto (6 febbraio 1975); Appello contro la legalizzazione dell'aborto (13 maggio 1977); Dopo la legge sull'aborto (9 giugno 1978); Comunità cristiana e accoglienza della vita umana nascente (8 dicembre 1978); Per una cultura della vita (17 marzo 1981); Evangelizzazione e cultura della vita umana (8 dicembre 1989); Direttorio di pastorale familiare (1993).
L'organismo della CEI Commissione episcopale per la famiglia, in occasione della giornata per la vita (1a domenica di febbraio), dal 1979 pubblica ogni anno un messaggio
Il Codice di Diritto Canonico del 1917, promulgato da Benedetto XV, impone la scomunica latae sententiae,[60] senza distinzione di giorni dal concepimento. Questa pena è mantenuta anche dal Codice di Diritto Canonico del 1983 attualmente vigente, che prescrive anche il battesimo dei feti abortiti e l'interdizione all'ordine sacro per gli abortisti.[61] Anche il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (1990) impone la scomunica latae sententiae e l'interdizione all'ordine sacro.[62]
Il Catechismo della Chiesa cattolica (1992) tratta dell'aborto all'interno della trattazione del quinto comandamento, "non uccidere". Lo considera dunque come omicidio, a partire dal primo istante del concepimento:
« | 2270. La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita. "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato» (Ger 1,5); «Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra" (Sal 139,15).
2271. Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale: "Non uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita" (Didaché); "Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell'uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come pure l'infanticidio sono abominevoli delitti" (Gaudium et Spes 51). 2272. La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. "Chi procura l'aborto, se ne consegue l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae" (CDC, can. 1398) "per il fatto stesso d'aver commesso il delitto" (CDC, can. 1314) e alle condizioni previste dal diritto. La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società. 2273. Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione: "I diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte della società civile e dell'autorità politica; tali diritti dell'uomo non dipendono né dai singoli individui, né dai genitori e neppure rappresentano una concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in forza dell'atto creativo da cui ha preso origine. Tra questi diritti fondamentali bisogna, a questo proposito, ricordare: il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano dal concepimento alla morte" (Donum vitae); "Nel momento in cui una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo Stato viene a negare l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto. [...] Come conseguenza del rispetto e della protezione che vanno accordati al nascituro, a partire dal momento del suo concepimento, la legge dovrà prevedere appropriate sanzioni penali per ogni deliberata violazione dei suoi diritti" (ib.). 2274. L'embrione, poiché fin dal concepimento deve essere trattato come una persona, dovrà essere difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano. La diagnosi prenatale è moralmente lecita, se "rispetta la vita e l'integrità dell'embrione e del feto umano ed è orientata alla sua salvaguardia o alla sua guarigione individuale [...]. Ma essa è gravemente in contrasto con la legge morale quando contempla l'eventualità, in dipendenza dai risultati, di provocare un aborto: una diagnosi [...] non deve equivalere a una sentenza di morte" (ib.). 2275. "Si devono ritenere leciti gli interventi sull'embrione umano a patto che rispettino la vita e l'integrità dell'embrione, non comportino per lui rischi sproporzionati, ma siano finalizzati alla sua guarigione, al miglioramento delle sue condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale" (ib.); "È immorale produrre embrioni umani destinati a essere sfruttati come "materiale biologico" disponibile" (ib.); "Alcuni tentativi d'intervento sul patrimonio cromosomico o genetico non sono terapeutici, ma mirano alla produzione di esseri umani selezionati secondo il sesso o altre qualità prestabilite. Queste manipolazioni sono contrarie alla dignità personale dell'essere umano, alla sua integrità e alla sua identità" (ib.) unica, irrepetibile. » |
Metodi
Attualmente le più diffuse pratiche abortiste sono:
Svuotamento strumentale
È la metodologia maggiormente diffusa. Consiste nell'introduzione di un tubo di un potente aspiratore dentro all'utero e nell'aspirazione del feto.
A seconda del periodo di gestazione viene effettuato con metodologie diverse:
- Isterosuzione
Utilizzata solo entro le prime otto settimane di gestazione. Consiste nell'aspirazione dell'embrione e dell'endometrio attraverso una canula introdotta nell'utero senza la necessità di dilatazioni della cervice.
- Dilatazione e revisione della cavità uterina (D&R)
Dall'ottava alla dodicesima settimana di gestazione, sono eseguite solitamente la dilatazione e la revisione della cavità uterina (D & R). La cervice viene dilatata per permettere il passaggio delle canule da suzione di diametro maggiore necessarie "ad evacuare la maggiore quantità di prodotto del concepimento" , ovvero, "ad eliminare il feto" .
La cervice viene dilatata adoperando dei dilatatori meccanici calibrati di diametro progressivamente crescente, necessari a raggiungere la dilatazione desiderata oppure attraverso dilatatori osmotici come le alghe marine essiccate.
Quando le dimensioni della testa lo richiedono il dottore la schiaccia per consentirne la fuoriuscita.
- Dilatazione e svuotamento (D&S)
Utilizzata solo per gravidanze che superino le dodici settimane; questa procedura consiste nella dilatazione del canale cervicale attraverso l'uso di dilatatori osmotici o meccanici. Il feto viene quindi "frantumato e rimosso", o in altri termini "sezionato vivo e tirato fuori dall'utero".
Vengono poi aspirati il liquido amniotico, la placenta e i residui degli arti del feto.
Induzione farmacologica (RU 486)
L'induzione farmacologica dell'aborto è l'ultimo metodo di interruzione di gravidanza introdotto nella medicina tradizionale. Con questo metodo il distacco del feto dall'utero è chimico e non è necessario nessun intervento di natura chirurgica sul corpo della donna. L'induzione farmacologica attualmente viene effettuata attraverso l'uso di un derivato steroideo sintetico, il mifepristone o RU 486 e di una prostaglandina, il gemeprost.
La prima pillola induce la morte del feto, mentre la seconda, sempre chimicamente, induce l'espulsione del feto e la pulizia dell'utero.
Il suo inventore, Emile-Etienne Beaulieu aveva chiamato questa tecnica contragestazione.
È, a volte, confusa erroneamente con la pillola del giorno dopo, un metodo di contraccezione di emergenza che non ha nulla a che fare con l'aborto farmacologico.
Nel 2005 è partita la sperimentazione in Italia, l'uso del farmaco non è ufficialmente proibito ma esso non è stato ancora iscritto all'elenco dei farmaci la cui vendita è permessa, l'industria che lo produce non ha ancora fatto richiesta di registrazione.
Nel 2006 il Ministero della salute ne ha vietato l'importazione diretta dalla Francia da parte degli ospedali.
Isterotomia
Raramente utilizzato a causa dei gravi rischi per la fertilità e la salute della donna. È la tecnica che consiste nell'asportazione del feto tramite taglio cesareo. Se il feto è vivo dopo l'operazione, viene lasciato morire.
Nascita parziale
Un metodo efficace negli aborti dalla sedicesima settimana alla nascita, ma vietato dalla legge italiana. è quello della nascita parziale che consiste nell'estrazione parziale del feto dall'utero (generalmente tutto fuorché il cranio) attraverso l'uso di una pinza, l'estrazione parziale e dunque l'avvicinamento del cranio alla cervice permette lo svuotamento del medesimo attraverso l'introduzione nel cranio stesso di una canula aspiratrice, lo svuotamento si rende necessario per permettere il passaggio agevole del cranio attraverso la cervice.
Questa metodologia piuttosto brutale è stata oggetto di un'intensa discussione negli Stati Uniti dove, completamente legale in precedenza, se ne è ristretta nel 2003 la possibilità di utilizzo solo ai casi in cui sia in serio pericolo la vita della madre.
Valutazione in altre religioni
Sistemazione dottrinale
L'embrione è un essere umano a tutti gli effetti in quanto dotato di un proprio patrimonio genetico diverso da quello dei genitori e di un sistema nervoso centrale, ritenuto sede della coscienza. Lo sviluppo dell'embrione/feto è uno sviluppo continuo e graduale nel quale non c'è alcuna soluzione di continuità, nemmeno nel momento della nascita.
Pertanto il feto è una persona umana avente gli stessi diritti della madre. Né la legge né il singolo ha dunque il diritto di decidere sulla vita della nuova creatura. Quest'azione è da considerarsi quindi alla stregua di un omicidio, e quindi una pratica disumana da vietare.
Non possono essere accettate le considerazioni sulla mancanza dell'"autonomia vitale" nel feto, considerazioni portate avanti da molti sostenitori dell'aborto, per il motivo che essa non si dà neppure in altri stadi della vita: lo stesso bambino appena nato muore se abbandonato a sé stesso, vecchi e malati terminali muoiono pure facilmente quando non ricevono attenzione adeguata. Di conseguenza ritengono che giustificare l'aborto in base alla mancanza dell'autonomia vitale implicherebbe permettere anche l'uccisione del bambino nei primi mesi di vita e tutte le forme di eutanasia.
Considerazioni legali
Tenendo in conto queste considerazioni e la delicatezza del problema di coscienza che si viene a creare, lo stato garantisce l'obiezione di coscienza a quei medici e paramedici i cui principi morali siano in conflitto con la pratica abortista.
L'aborto nella legislazione italiana
L'Italia ha legalizzato l'aborto nel 1978. In precedenza era sanzionato e condannato dalla legge.
In precedenza si riteneva non punibile solo l'aborto necessario alla sopravvivenza della donna e purché esistessero serie e gravi motivazioni che, nel caso, dovevano essere documentate o dimostrabili.
La legge italiana sull'aborto è la Legge n.194 del 22 maggio 1978.
Tale legge inizia affermando che lo stato garantisce il diritto alla vita. Purtroppo però il resto del testo contraddice pesantemente il presupposto.
L'aborto è permesso a discrezione della donna nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile abortire solo per motivi di natura terapeutica. In particolare:
- per motivazioni inerenti alla salute psichica della donna;
- in presenza di grave rischio di malattie o malformazioni del nascituro.
Oltre tale limite temporale l'aborto è possibile solo in virtù di un grave pericolo per la vita della madre.
Le minori e le donne interdette devono ricevere l'autorizzazione del tutore o del tribunale dei minori per poter effettuare l'aborto.
La legge stabilisce l'istituzione dei consultori che, insieme alle altre strutture socio-sanitarie, oltre a garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, le possibili soluzioni agli eventuali problemi sociali, familiari o economici che la porterebbero alla interruzione della gravidanza.
La legge prevede inoltre che lo Stato promuova la prevenzione dell'aborto attraverso campagne informative sulla contraccezione.
Il mondo cattolico, insieme ad altri settori della società, ha promosso un referendum per abrogare la legge sull'aborto. Nella consultazione referendaria, svoltasi il 17 maggio 1981, la maggioranza degli elettori si e' espressa a favore della legge.
Conseguenze
Particolarmente dibattuto è il problema delle conseguenze dell'aborto sul benessere della madre.
Cancro al seno
Negli ultimi anni è particolarmente discusso il rapporto tra aborto (spontaneo e indotto) e cancro al seno (ipotesi ABC, "Abortion Breast Cancer").[63] Da un lato, diversi studi hanno riscontrato una predisposizione a questo tumore delle donne con un passato di aborto, d'altro lato altri studi, e i pronunciamenti ufficiali di enti medici, hanno rifiutato tale correlazione.
Il principale ente sanitario mondiale, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO), aveva pubblicato online una breve linea-guida ("fact-sheet") nella quale concludeva che "gli studi non mostrano un effetto consistente dell'aborto indotto al primo trimestre sul rischio di cancro al seno nel resto della vita". Il documento è stato disponibile tra il 2004 e maggio 2011, quando è stato rimosso,[64] senza che sul sito sia disponibile un altro fact-sheet sull'abrto. Gli studi citati più recenti risalivano al 1998.
I meccanismi biologici di tale ipotetico rischio non sono chiari ma complessivamente intuibili: al momento della gravidanza alcune cellule del seno si attivano (moltiplicandosi e differenziandosi) per prepararsi all'allattamento, ma dato che l'aborto interrompe l'adempimento dello sviluppo queste cellule, esse rimangono attivate e "senza ordini", rischiando uno sviluppo e una moltiplicazione disordinata (cancro).
Gli studi di seguito elencati indicano come fattore di correlazione la odd ratio (OR): p.es. un fattore 1 non indica una correlazione, mentre un fattore di 1,26 indica il 26 % di possibilità in più di contrarre il tumore da parte delle donne con almeno un aborto rispetto alle altre.
Anno | Autori | Titolo e riferimento | Campione (nazione e casi) |
Correlazione con ab. spontaneo |
Correlazione con ab. indotto |
---|---|---|---|---|---|
1994 | Janet R. Daling et al. | Risk of breast cancer among young women: relationship to induced abortion. Journal of the National Cancer Institute, 86: 1584-92 (online) |
USA 845+961 |
0,7-1,2 | 1,2-1,9 |
1996 | Joel Brind et al. | Induced abortion as an independent risk factor for breast cancer: a comprehensive review and meta-analysis Journal of Epidemiology and Community Health, 50: 481-496 (online) |
metanalisi su 21 studi |
- | 1,3 |
1996 | Polly A. Newcomb et al. | Pregnancy termination in relation to risk of breast cancer Journal of the American Medical Association, 275(4): 283-287 (abstract) |
USA 6.888+9.529 |
1,11 | 1,23 |
1997 | Mads Melbye et al. | Induced abortion and the risk of breast cancer The New England Journal of Medicine, 336(2): 81-85 (online) |
Danimarca c.a 1,5 mln |
- | 1: 1 2: 1,09 ≥3: 1,02 12-19 anni: 1,29[65] |
2002 | Z. Ye et al. | Breast cancer in relation to induced abortions in a cohort of Chinese women British Journal of Cancer, 87: 977-981 (online) |
Cina 267.040 |
1: 1,16 2: 0,95 ≥3: 0,38[66] |
1: 1,10 2: 0,98 ≥3: 0,97[67] |
2004 | Valerie Beral et al. | Breast cancer and abortion: collaborative reanalysis of data from 53 epidemiological studies, including 83 000 women with breast cancer from 16 countries Lancet, 363: 1007–16 (online) |
Metanalisi di 53 (52) studi | 0,98[68] | 0,93[69] |
2005 | Brewster DH, Stockton DL, Dobbie R, et al | Risk of breast cancer after miscarriage or induced abortion: a Scottish record linkage case-control study. Journal of Epidemiology & Community Health, 59(4), 283-7 (online) |
Scozia 2.828+9.781+ 2.833+9.888 |
1: 1,01 2: 1,19 ≥3: 0,67[70] |
1: 0,82 2: 0,62 ≥3: 0,74[71] |
2007 | Karin B. Michels et al. | Induced and Spontaneous Abortion and Incidence of Breast Cancer Among Young Women. A Prospective Cohort Study Archives of Internal Medicine, 167(8): 814-820 (online) |
USA 105.716 |
senza figli: 0,82 con figli: 1: 0,88 ≥2: 0,84[72] |
senza figli: 1: 1,21 ≥2: 1,12 con figli: 1: 0,95 ≥2: 0,84 |
2007 | Kourosh Holakouie Naieni et al | Risk factors of breast cancer in north of Iran: a case-control in Mazandaran Province Asian Pacific Journal of Cancer Prevention, 8: 395-8 (online) |
Iran 250+500 |
ND | 1,62 |
2009 | Vahit Ozmen et al. | Breast cancer risk factors in Turkish women – a University Hospital based nested case control study World Journal of Surgical Oncology 7(37); (online) |
Turchia 1.492+2.167 |
0,71[73] | 1,31 1,66[74] |
2012 | Ai-Ren Jiang et al. | Abortions and Breast Cancer Risk in Premenopausal and Postmenopausal Women in Jiangsu Province of China Asian Pacific journal of cancer prevention, 13(1):33-5; (online) |
Cina 669+682 |
1: 1,36 ≥2: 1,08 |
1: 1,25 2: 1,67 ≥3: 2,50[75] |
2012 | Che Yanhua et al. | Reproductive Variables and Risk of Breast Malignant and Benign Tumours in Yunnan Province, China Asian Pacific journal of cancer prevention, 13(5):2179-2184; (online) |
Cina 263+457 |
- | 1: 2,50 2: 12,31[76] |
I risultati degli studi non sono dunque univoci. È però interessante notare come, aldilà delle conclusioni talvolta "liberiste" e pro-abortiste dei ricercatori, a ben vedere i dati le cose non sono così immediate.
P.es. la molto citata ricerca sulle donne danesi di Melbye del 1997 conclude lapidariamente: "Gli aborti indotti non hanno effetto sul rischio di cancro al seno". Ma secondo i dati citati nello studio, per le ragazze che hanno abortito tra i 12-19 anni il fattore di rischio è 1,29, cioè quasi il 30% di possibilità in più di sviluppare il cancro.
Un altro studio molto citato (Beral, 2004), che con procedimenti metanalitici conclude che l'aborto spontaneo e indotto "non aumenta il rischio della donna di contrarre il cancro al seno", è stato pesantemente criticato dal Breast Cancer Prevention Institute (online), che nota come gli studi inclusi da Beral et al. (52, non 53 del titolo) non sono affiancati, per motivi non chiari, da altri studi che dimostrano il legame ABC.
Benessere psichico
Per approfondire, vedi la voce Sindrome post-abortiva |
Molte ricerche di psicologi e psichiatri hanno rilevato un ampio spettro di conseguenze negative riconducibili a un aborto precedente, come depressione, ansia, stress post-traumatico, intenti suicidari.
Sindrome da sopravvissuto
Lo psichiatra statunitense Philip Ney ha ipotizzato l'esistenza di una Sindrome da sopravvissuto post-aborto (PASS, Post Abortion Survivors Syndrome) in figli nati da madri che in precedenza hanno abortito.[77] Equivalente alla comune sindrome da sopravvissuto, che può sorgere in persone scampate a incidenti o catastrofi dove altri hanno perso la vita, il fratello del bambino abortito avvertirebbe la madre come una potenziale omicida nei suoi confronti, provando ansia e sensi di colpa per essere nato a differenza del fratello maggiore.
Prevenzione dell'aborto
È diffusa nella società la convinzione che la gran parte degli aborti volontari potrebbe essere evitato attraverso una maggiore promozione della contraccezione. C'è anche una tendenza a voler ammettere per questo uso la pillola del giorno dopo e altre eventuali forme di contraccezione di emergenza.
La Chiesa cattolica è convinta del fatto che una maggior enfasi sulla contraccezione non farebbe che aumentare il liberalismo sessuale, con il conseguente aumento di gravidanze indesiderate. Di fatto anche in paesi dove le pratiche contraccettive sono molto diffuse spesso il numero di aborti rimane alto.
La vera lotta all'aborto va realizzata piuttosto sul versante dell'educazione sessuale, educando a un uso corretto, morale e responsabile (fedele) della sessualità.
Note | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Bibliografia | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Voci correlate | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Collegamenti esterni | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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