Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

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Questa voce tratta unicamente dell'aspetto dottrinale dell'Immacolata.
Giambattista Tiepolo, Immacolata Concezione (1767-1769), olio su tela; Madrid, Museo del Prado
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Il mistero dell'Immacolata Concezione è fonte di luce interiore, di speranza e di conforto. In mezzo alle prove della vita e specialmente alle contraddizioni che l'uomo sperimenta dentro di sé e intorno a sé, Maria, Madre di Cristo, ci dice che la Grazia è più grande del peccato, che la misericordia di Dio è più potente del male e sa trasformarlo in bene.
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L'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria è la dottrina della Chiesa cattolica secondo la quale la Vergine Maria è stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. È stata definita come dogma di fede da papa Pio IX l'8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus.

Fin dal II secolo la tradizione cristiana ha considerato Maria santa in modo speciale e priva di peccato; tuttavia il dogma che insegna che ella fu immune dal peccato originale non è certamente e chiaramente espresso dalla Scrittura, ma trova il suo fondamento in un ragionamento teologico: era opportuno che la Madre di Dio fosse priva del peccato originale per accogliere il Figlio di Dio incarnato. La mancanza di esplicita chiarezza scritturale è stata all'origine dei vivaci dibattiti tra i teologi che la consideravano immacolata dal concepimento e quelli, in special modo domenicani e tomisti, che la consideravano concepita col peccato originale e poi redenta.

Fondamenti biblici

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Protovangelo

Nella Sacra Scrittura l'Immacolata Concezione di Maria non ha un fondamento biblico in senso stretto. Vi si può trovare però un solido fondamento; esso acquisterà significato pieno alla luce della Tradizione della Chiesa[1]. La Ineffabilis Deus insegna che la Scrittura, se letta con gli occhi della Chiesa, rivela una pienezza di senso che non emerge dalla semplice lettera del testo[2].

Tra i passi dell'Antico Testamento ci si richiama anzitutto al Protovangelo, che presenta la donna (Eva) come prefigurazione di Maria:

« Io porrò inimicizia tra te e la donna,
fra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno»

L'interpretazione direttamente mariologica di tale testo è possibile in base a un doppio errore di traduzione, dovuto alle differenze grammaticali tra ebraico, greco e latino: nella Vulgata di San Girolamo il pronome dimostrativo "questa" sembra riferirsi a una donna, identificata con Maria[3]; nella LXX il pronome, neutro, venne invece interpretato in chiave cristologica[4]. In realtà nel testo originale il pronome si riferisce alla stirpe della donna (Eva), ovvero alla sua discendenza, all'umanità.

Nel Nuovo Testamento è dato speciale risalto a Lc 1,28 , dove Maria è chiamata dall'arcangelo Gabriele "Piena di grazia" e a Lc 1,42 , dove Sant'Elisabetta le dice: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo".

Lo sviluppo del dogma

La riflessione dei Padri della Chiesa e dei teologi

È inutile cercare nella Patristica riferimenti espliciti all'Immacolata Concezione della Vergine.

In realtà l'elaborazione della figura morale di Maria, la convinzione unanime della sua santità ed esenzione da peccati attuali fu il terreno su cui poteva sbocciare l'idea dell'Immacolata Concezione.

Per i Padri orientali Maria è la Παναγία, Panaghía, la "tutta santa", santificata dallo Spirito Santo.

In Occidente l'esplicitazione della dottrina sull'Immacolata è dovuta a Pelagio (†422) e a Giuliano di Eclano; in questi scrittori, però, si tratta di una formulazione non armonizzata con gli altri dati della fede: il caso di Maria appariva un caso di "autosalvezza, sganciata dall'unica salvezza di Cristo.

Sant'Agostino, pur volendo mantenere Maria lontana quando si tratta di peccato[5], non può ammettere alcuna salvezza al di fuori di Cristo. Riconduce, pertanto, Maria all'alveo della condizione umana inficiata dalla colpa originale e bisognosa di redenzione affermando che ella sarebbe stata concepita nel peccato per esserne poi subito liberata.

L'esigenza di non sganciare Maria dalla redenzione di Cristo indusse teologi medievali, quali Sant'Anselmo di Canterbury (†1109), San Bernardo di Chiaravalle (†1153), Sant'Alberto Magno (†1280), San Tommaso d'Aquino (†1274) e San Bonaventura da Bagnoregio (†1274) ad affermare che Maria venne purificata dal peccato originale in cui era stata concepita.

La strada verso l'affermazione dell'Immacolata Concezione della Vergine quale effetto dell'azione salvifica di Cristo fu spianata da alcuni teologi; il primo ad affermare senza equivoci che Maria è esente da ogni peccato originale è Pascasio Radberto (†865), ma il primo teologo dell'Immacolata è Eadmero (†1134), discepolo di Sant'Anselmo di Canterbury. Eadmero ritiene conveniente alla Madre di Cristo tale condizione e afferma che Dio "poteva, voleva e la fece" immacolata, nonostante sia nata nella nostra natura umana decaduta.

Eadmero parla, come il suo maestro Anselmo, di "redenzione anticipata", anche se non ancora di "redenzione preservativa". Quest'ultimo concetto fu elaborato in forma completa dal francescano Giovanni Duns Scoto (†1308). Per Scoto l'Immacolata Concezione non è un'eccezione alla redenzione di Cristo, ma un caso di perfetta e più efficace azione salvifica dell'unico mediatore. Maria fu preservata dal peccato da Cristo. Ella è, in realtà, il caso più perfetto di salvezza operata da Cristo. La precisazione di Scoto è decisiva nello sviluppo della dottrina circa l'Immacolata Concezione e, man mano, si diffonde fra i teologi.

L'influsso della fede popolare

La fede popolare nell'Immacolata Concezione della Vergine precede la riflessione teologica e il Magistero, che giunge a un pronunciamento ufficiale solo nel 1854. Come si espresse nel corso dei secoli questa fede popolare? Bisogna ricorrere a indicazioni di ordine diverso.

Una prima indicazione viene dal Protovangelo di Giacomo (II secolo); questo vangelo apocrifo, nello stile fantasioso che gli è proprio, presenta la prima presa di coscienza intuitiva della santità perfetta e originale di Maria fin dal suo concepimento.

Nella polemica pelagiana sia Sant'Agostino che i suoi oppositori sembrano, a proposito di Maria, influenzati dalla pietà popolare. Nel De natura et gratia Agostino riferisce, ad esempio, un'espressione di Giuliano di Eclano (†454) che lui stesso condivide: "La pietà impone di riconoscere Maria senza peccato". Nella posizione di Agostino, negativa per motivi teologici circa l'Immacolata Concezione ma rispettosa della pietà popolare, si intravede un contrasto fra dottrina dei colti e intuito del popolo che si risolverà con la vittoria di quest'ultimo.

Nel 1435, durante il Concilio di Basilea, il canonico Giovanni di Romiroy si appella alla devozione popolare per indurre i padri conciliari a porre fine alla controversia circa l'Immacolata Concezione per non scandalizzare il popolo cristiano che si sente offeso quando sente affermare che Maria è stata macchiata dalla colpa originale.

Nel corso dei secoli la fede popolare si conferma a favore dell'Immacolata Concezione nonostante l'opposizione di una parte della teologia. È del XVII secolo la testimonianza di un oppositore dell'Immacolata Concezione, Melchior Cano, il quale rivendica ai teologi, non al popolo, la facoltà di discernere tale verità. Egli afferma che se ciò spettasse al popolo la questione sarebbe già risolta a favore dell'Immacolata Concezione.

Sempre nel XVII secolo nascono diverse confraternite sotto il titolo dell'Immacolata Concezione e diverse espressioni artistiche. Un fatto singolare è il cosiddetto "voto del sangue": in alcune università nasce l'iniziativa di fare voto di difendere tale verità fino all'effusione del sangue.

A incentivare il senso dei fedeli concorsero certamente alcuni fattori:

Santa Bernardetta riferisce che nell'apparizione a Lourdes del 25 marzo 1858 Maria le disse: "Que soy era Immaculada Councepciou", "Io sono l'Immacolata Concezione".

Di fatto la pietà popolare svolse un ruolo efficace nella storia di tale dogma, vincendo le difficoltà teologiche e contribuendo a determinare quel factum ecclesiae, cioè la realtà viva della prassi ecclesiale a cui si richiamerà Pio IX come primo motivo della definizione dogmatica.

Il ruolo della teologia nello sviluppo del dogma non fu certo quello trainante, ma quello altrettanto importante di "controllo" della fede popolare. Si trattava infatti di armonizzare la fede popolare con l'insieme dei dati rivelati dando a questa verità una formulazione teologica corretta.

Gli interventi del Magistero precedenti la proclamazione del dogma

Globalmente va affermato che il Magistero ha posto delle pietre miliari lungo il cammino di chiarificazione di tale dottrina.

  • Sisto IV (†1484) proibì a macolisti e immacolisti di accusarsi vicendevolmente di eresia; adottò inoltre ufficialmente per Roma la festa della Concezione e ne approvò il nuovo formulario in cui era già chiaramente espresso il privilegio mariano.
  • Il Concilio di Trento (1546), senza definire l'Immacolata Concezione dichiarò, tuttavia, di non voler includere Maria nel discorso sul peccato originale. Il cardinale Pedro Pacheco Ladrón de Guevara, vescovo di Jaén e rappresentante dell'imperatore Carlo V, fu il promotore della discussione sull'immacolata concezione. Fu lui, il 28 maggio 1546, a dare inizio alla controversia, chiedendo addirittura ai Padri la definizione dogmatica del mistero mariano, fu lui a sostenerla per tutto il periodo del dibattito, fu lui a riconoscersi sconfitto al termine del dibattito, benché fosse riuscito a ottenere la menzione della questione nel decreto sul peccato originale[6].
  • Alessandro VII (1661) si dichiarò favorevole all'Immacolata Concezione e vieta di attaccarla sotto qualunque forma.
  • Clemente XI (1708) contribuì alla fede nell'Immacolata Concezione estendendone la festa alla Chiesa universale.

La proclamazione del dogma

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Ineffabilis Deus

I precedenti interventi magisteriali trovano il loro punto di arrivo nella proclamazione del dogma da parte del beato Pio IX nel 1854.

L'iter seguito dal Papa fu il seguente:

  • nel 1848 istituì una commissione teologica per studiare ancora questa verità e, soprattutto, perché si esprimesse sulla possibilità di definire il dogma; non tutti furono d'accordo sull'opportunità della definizione; Antonio Rosmini suggerì al Papa di interrogare tutti i vescovi;
  • l'anno successivo il Papa pubblicò l'enciclica Ubi primum in cui chiese a tutti i vescovi di esprimersi sulla definibilità del dogma; la risposta fu amplissimamente favorevole;
  • l'8 dicembre 1854 il Papa proclamò il dogma con la bolla Ineffabilis Deus.

La formula della definizione è la seguente:

(LA) (IT)
« [..] declaramus, pronunciamus et definimus, doctrinam, quae tenet, beatissimam Virginem Mariam in primo instanti suae Conceptionis fuisse singulari omnipotentis Dei gratia et privilegio, intuitu meritorum Christi Iesu Salvatoris humani generis, ab omni originalis culpae labe praeservatam immunem, esse a Deo revelatam, atque iccirco ab omnibus fidelibus firmiter constanterque credendam.[7] » « [..] dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina la quale ritiene che la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare privilegio di Dio onnipotente e in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli. »

La definizione è elaborata in forma negativa: non riguarda direttamente la santità di Maria, né la sua preservazione dalla concupiscenza, ma unicamente la sua immunità dal peccato originale.

La bolla suppone, ma non definisce, che Maria è redenta da Cristo, limitandosi ad affermare la dipendenza assoluta da Lui.

Approfondimento dottrinale

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Peccato originale

La dottrina sull'Immacolata Concezione di Maria suppone la comprensione cattolica del peccato originale; esso può essere visto sotto due aspetti:[8]

  • come peccato originale originante, in Adamo: a fronte della proibizione di Dio di mangiare dei frutti dell'albero della conoscenza del bene e del male (Gen 2,16 ), i progenitori, tentati dal serpente che insinua loro la possibilità di diventare come Dio (Gen 3,5 ), disobbediscono; ciò porta loro da parte di Dio la cacciata dal paradiso terrestre, il castigo della sofferenza (dolori del parto), fatica nel lavoro: Gen 3,16-19 ), la perdita dell'integrità morale[9];
  • come peccato originale originato: siccome nel racconto i progenitori rappresentano anche tutti i loro discendenti, essi hanno una personalità corporativa: il loro peccato originante diventa peccato originato, ossia viene trasmesso a tutti i discendenti per generazione naturale (cfr. Rm 5,12-21 ); negli uomini quindi tale peccato originale originato è la privazione della grazia e dell'amicizia con Dio e viene rimesso con il Battesimo.

È dottrina di fede che il peccato originale si trasmette a tutti gli uomini che nascono secondo le leggi dell'umana generazione[10].

Il caso di Maria è singolare eccezione alla legge comune: in previsione dei meriti futuri di Cristo è stata preservata dalla macchia del peccato originale, ossia dal peccato originale, in quanto privazione della grazia e dell'amicizia con Dio, privazione dovuta alla volontà peccaminosa di Adamo, capo del genere umano.

La maniera in cui Maria è stata preservata dal peccato originale non è per purificazione, ma per preservazione: si tratta quindi di un privilegio, accordato in vista della chiamata che avrebbe ricevuto a diventare la madre del Redentore.

Fraintendimenti

A livello popolare l'Immacolata Concezione è oggetto di vari fraintendimenti:

  • viene fatta confusione tra il concepimento di Maria e concepimento di Gesù: c'è chi ritiene che l'espressione si riferisca al fatto che Maria abbia concepito suo figlio Gesù senza avere avuto rapporti con un uomo, ovvero che l'abbia concepito senza commettere peccato, rimanendo immacolata;
  • altri, poi, confondono il dogma dell'Immacolata Concezione con quello della Verginità di Maria.

La Solennità dell'Immacolata Concezione

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria (Solennità)

Il Mistero dell'Immacolata Concezione di Maria è celebrato dalla Chiesa cattolica l'8 dicembre, all'interno del tempo d'Avvento.

Nell'arte

Il tema dell'Immacolata concezione iniziò ad apparire in opere artistiche fin da quando si accese il dibattito, che vedeva schierati da una parte i Francescani e le ramificazioni dell'Ordine benedettino, legate al pensiero di Sant'Anselmo e san Bonaventura, e, dall'altra, i Domenicani, legati alla trattazione offerta da san Tommaso d'Aquino.

Inizialmente il tema veniva affrontato dagli artisti gotici in maniera "criptica", dove cioè si rimandava allo spettatore la conclusione, mettendo magari una serie di simboli e metafore facilmente decodificabili. Nel XV secolo le opere d'arte divennero più evidenti, propendendo per una o l'altra ipotesi, ben comprensibile dalla lettura di elementi che chiarivano l'intervento divino in tali episodi della vita di Gioacchino e Anna e dell'infanzia della Vergine.

Più coraggiose furono le opere legate al tema della Disputa sull'Immacolata Concezione, dove gli artisti ritraevano, caso più unico che raro nell'arte sacra, il parere contrastante dei dottori della Chiesa: ne è un esempio la tavola alla Galleria degli Uffizi di Piero di Cosimo.

Con la Controriforma venne stabilita l'iconografia fissa legata al concetto dell'Immacolata, che sarà quella ratificata dal dogma.

Nelle altre confessioni cristiane

Il dogma dell'Immacolata non è condiviso in nessuna sua forma dalle altre confessioni cristiane, nemmeno dalla Chiesa ortodossa, che, tuttavia, della Vergine Maria, afferma la verginità e l'assenza di ogni peccato, ma non il dogma dell'Immacolata Concezione.[11][12]

Note
  1. Bisogna ricordare che, secondo la teologia cattolica, la scrittura non è l'unica fonte della fede: anche la Tradizione della Chiesa è luogo teologico. Cfr. Walter Kern, Franz-Josef Niemann, Gnoseologia teologica, Queriniana, Brescia 2005, ISBN 8839906517, in particolare i loci theologici di Melchior Cano, pp. 46 ss.
  2. Significativamente, a tal proposito la Ineffabilis Deus afferma che "la dottrina dell'immacolata concezione... a giudizio dei padri, è contenuta nella sacra Scrittura".
  3. Così legge nella Vulgata Gen 3,15 :
    « Inimicitias ponam inter te et mulierem,
    et semen tuum et semen illius:
    ipsa conteret caput tuum,
    et tu insidiaberis calcaneo ejus. »
  4. Così è tradotto Gen 3,15 nella LXX:
    « καὶ ἔχθραν θήσω ἀνὰ μέσον σου καὶ ἀνὰ μέσον τῆς γυναικὸς καὶ ἀνὰ μέσον τοῦ σπέρματός σου καὶ ἀνὰ μέσον τοῦ σπέρματος αὐτῆς αὐτός σου τηρήσει κεφαλήν καὶ σὺ τηρήσεις αὐτοῦ πτέρναν »
  5. Nel De natura et gratia Agostino afferma:
    (LA) (IT)
    « Excepta itaque sancta virgine Maria, de qua propter honorem Domini nullam prorsus,cum de peccatis agitur, haberi volo quaestionem - unde enim scimus quid ei plus gratiae collatum fuerit ad vincendum omni ex parte peccatum, quae concipere ac parere meruit, quem constat nullum habuisse peccatum? » « Escludiamo dunque la santa vergine Maria, nei riguardi della quale per l'onore del Signore non voglio si faccia questione alcuna di peccato. Infatti da che sappiamo noi quanto più di grazia, per vincere il peccato sotto ogni aspetto, sia stato concesso alla Donna che meritò di concepire e partorire Colui che certissimamente non ebbe nessun peccato? »
    (n. 36 (42), online italiano e latino )
  6. Alfonso Langella, LA QUESTIONE DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE AL CONCILIO DI TRENTO su mariaenoi.wordpress.com. URL consultato il 30-12-2022
  7. Testo latino completo.
  8. Domenico Bertetto (1988) 275.
  9. Vedi l'annotazione per cui si accorgono di essere nudi: Gen 3,10 .
  10. Cfr. Concilio di Firenze, Decretum pro Iacobitis, DS 711, dove si fa riferimento alla concezione da uomo e da donna; invece il Concilio di Trento fa riferimento alla discendenza da Adamo, alla nascita, ai genitori, alla generazione (sessione V, DS 789-791). La teologia classica ne deduceva che Gesù, nuovo Adamo, è esente dalla legge della trasmissione del peccato originale perché concepito verginalmente; cfr. Domenico Bertetto (1988) 277.
  11. Cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 493.
  12. Chiesa ortodossa su treccani.it. URL consultato il 09-12-2018
Fonti
Bibliografia
  • Domenico Bertetto, Maria la serva del Signore, Edizioni Dehoniane, Napoli, 1988, p. 272-320, ISBN 8839600221
  • Gabriele Roschini, Maria Santissima nella storia della salvezza, vol. III, Pisani, Isola del Liri, 1969, pp. 9-21
Voci correlate
Collegamenti esterni