Alfonso Litta

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Alfonso Litta
Cardinale
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battezzato
ERRORE in "fase canonizz"
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Titolo cardinalizio
Incarichi attuali
Età alla morte 70 anni
Nascita Milano
19 settembre 1608
Morte Roma
28 agosto 1679
Sepoltura Duomo di Milano, cappella del Crocifisso
Conversione
Appartenenza Arcidiocesi di Milano
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Vestizione [[]]
Professione religiosa [[]]
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 1648
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Nominato arcivescovo 17 luglio 1652 da Innocenzo X
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Consacrazione vescovile Basilica di San Carlo al Corso (Roma), 24 luglio 1652 dal card. vescovo Giulio Roma
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Creazione
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Creato
Cardinale in pectore
14 gennaio 1664 da Alessandro VII (vedi)
Pubblicato
Cardinale
15 febbraio 1666 da Alessandro VII (vedi)
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Dimissioni dal cardinalato [[{{{aPdim}}}]]
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Cardinale per 13 anni, 6 mesi e 13 giorni
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
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al pontificato
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(per causa incerta o sconosciuta)
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Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
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Alfonso Litta (Milano, 19 settembre 1608; † Roma, 28 agosto 1679) è stato un cardinale e arcivescovo italiano.

Cenni biografici

Nacque a Milano il 19 settembre 1608 in una nobile famiglia patrizia milanese. Era secondogenito di Pompeo Litta, marchese di Gambolò, e di Lucia nata Cusani, dei marchesi di Ponte. Era anche nipote del cardinale Agostino Cusani, per parte di madre e il cardinale Lorenzo Litta era suo pro pronipote.

Fu avviato alla carriera ecclesiastica in cui si era distinto lo zio della madre. Nel 1622 la madre passò a nuove nozze con Antonio Ferrer, gran cancelliere di Milano. Il patrigno fu inviato in Spagna dal governatore, Gómez Suárez de Figueroa duca di Feria. I figli adottivi Agostino e Alfonso lo seguirono in Spagna ed ebbero così l'opportunità di soggiornare alla corte di Filippo IV. Dopo il rientro in patria, Alfonso si addottorò a Bologna nel 1628 e fu aggregato al Collegio dei nobili giureconsulti, non senza qualche opposizione a causa delle attività mercantili e finanziarie della famiglia.

In gioventù avrebbe voluto abbracciare la vita religiosa presso i Cappuccini ma dovette rinunciarvi per motivi di salute. Fu persuaso dal cardinale Federico Borromeo a recarsi a Roma, dove nel 1630 divenne referendario dei Tribunali della Signatura Apostolica di Giustizia e Grazia. Fu per mano del Borromeo che ricevette gli ordini minori.

Da aprile 1636 a marzo 1637 fu governatore di Rimini, nel 1637 passò al governatorato di Orvieto, dal novembre 1638 all'agosto 1639 guidò Spoleto. Dal 1639 al 1643 fu governatore di Camerino, dove si legò a grande amicizia con il vescovo locale Emilio Altieri, futuro papa Clemente X. Nel 1643 fu vice-legato a Bologna, al seguito del cardinale Antonio Barberini. Nel 1644 Innocenzo X gli conferì il grado di commissario generale dell'Esercito pontificio, con il compito di smobilitare le milizie in seguito alla pace stipulata con la Lega dei principi. Nel 1645 fu inviato governatore ad Ascoli dove vi soffocò un tumulto, e subito dopo passò a reggere la provincia di Campagna e Marittima. Fu inviato al governo della Marca anconitana nel 1648, dove Litta si adoperò per soccorrere le popolazioni colpite da pestilenza e in quell'anno ricevette l'ordinazione sacerdotale. Qui lo raggiunse, nell'agosto del 1650, la notizia della morte dell'arcivescovo di Milano, il cardinale Cesare Monti.

La sua candidatura alla cattedra ambrosiana ebbe il favore della corte spagnola: aveva dato prove di fedeltà alla Corona e non pareva in grado di suscitare preoccupazioni sul versante giurisdizionale. La sua carriera romana era defilata, debole il suo rapporto con i cardinali più potenti in Curia: infatti fu nominato arcivescovo nel 1652 senza porpora cardinalizia. Il 24 giugno fu consacrato vescovo nella chiesa romana di San Carlo al Corso per mano del cardinale Giulio Roma, assistito da Giambattista Spada, allora patriarca titolare di Costantinopoli, e da Carlo Carafa, allora vescovo di Aversa. Nel mese successivo la corte spagnola concesse il placet, a cui fece seguito il rilascio dei frutti della mensa arcivescovile, tenuti sotto sequestro durante la sede vacante. Fece il proprio solenne ingresso in diocesi il 17 novembre.

Sin da subito l'arcivescovo trovò forti frizioni con le autorità del governatorato spagnolo. Lungi dal piegarsi alle imposizioni e alle minacce del governo, l'arcivescovo si mostrò inflessibile nelle contese giurisdizionali: ai parroci e ai superiori dei regolari rammentò che avevano il compito di difendere l'immunità ecclesiastica a costo della vita. In alcune lettere con la Curia romana esternava queste difficoltà che secondo il prelato erano in buona parte dovute al fatto di non essere cardinale, carica normalmente ricoperta dagli arcivescovi milanesi.

Le vicende della guerra gli vennero in aiuto: quando le truppe guidate da Tommaso di Savoia, dopo avere varcato il Ticino, giunsero alle porte di Milano, l'arcivescovo costituì una milizia di novecento ecclesiastici, armati di spade, archibugi e pistole a difesa della città. Appena scampato il pericolo, poté scrivere nel luglio del 1655 a Filippo IV, facendogli presente che non aveva esitato ad armare il clero, mentre l'esercito del governatore si mostrava incapace di difendere lo Stato; in cambio chiedeva solo il rispetto che gli era dovuto. Il Consiglio di Stato dovette ringraziarlo e invitò il governatore Caracena a trattare l'arcivescovo con maggiore diplomazia.

Con la pace dei Pirenei del 1659 e la parziale smobilitazione dell'esercito, le devastazioni che avevano gravemente danneggiato anche i beni della mensa arcivescovile cessarono; non così i conflitti di giurisdizione. La situazione si aggravò anche a causa degli atteggiamenti di alcuni religiosi che non si piegavano all'ordinario, come i canonici della chiesa di santa Maria della Scala, che vantava il titolo di cappella reale.

Dopo quasi dodici anni di governo episcopale fu creato da Alessandro VII cardinale in pectore nel concistoro del 14 gennaio 1664 e pubblicato solo due anni dopo nel concistoro del 15 febbraio 1666. Il 5 maggio ricevette nella Basilica di San Petronio a Bologna la berretta cardinalizia e il titolo di cardinale presbitero di Santa Croce in Gerusalemme per mano del cardinal Carlo Carafa.

Prese parte al conclave del 1667 che elesse papa Clemente IX e nuovamente a quello del 1669-1670 che elesse a pontefice il suo amico di gioventù Clemente X. Nel 1675, malgrado la salute malferma, si recò a Roma per celebrare l'anno giubilare e ottenere l'indulgenza. Prese parte nuovamente al conclave del 1676 che elesse papa Innocenzo XI.

Litta dimostrò particolare predilezione per l'Ordine cappuccino, di cui in gioventù avrebbe voluto far parte ed ebbe come consiglieri a Milano due religiosi cappuccini del convento di Macerata. Ebbe invece accesi scontri con i religiosi e le chiese che rivendicavano margini di autonomia nei confronti dell'autorità episcopale.

Fu ricordato come uomo mite e virtuoso che si prodigò largamente per la Chiesa milanese. In onore del suo predecessore san Carlo Borromeo fece costruire il cosiddetto Scurolo di San Carlo, la cappella sotterranea posta a perpendicolo sotto l'altare maggiore del Duomo di Milano, come luogo di degna sepoltura del santo che ancora oggi ivi riposa.

Anche in tarda età dovette subire i soprusi dell'occupante che gli impedì di fare ritorno a Milano dopo un suo viaggio presso la Santa Sede. Morì a Roma il 28 agosto 1679. I funerali si tennero in quella città e fu provvisoriamente sepolto nella chiesa romana di San Carlo al Corso. Successivamente, per rispettare le sue volontà, i suoi resti furono traslati nel duomo milanese ove tutt'ora riposa.

Genealogia episcopale

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale

Successione degli incarichi

Predecessore: Governatore di Rimini Successore: Coat of arms Holy See.svg
? aprile 1636 - marzo 1637 ? I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
? {{{data}}} ?
Predecessore: Abate Commendatario di San Giulio (Badia di Dulzago) Successore: Prepozyt.png
? marzo-aprile 1637 ? I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
? {{{data}}} ?
Predecessore: Abate Commendatario di San Giovanni di Appiano Successore: Prepozyt.png
? marzo-aprile 1637 ? I
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VIII
IX
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con
con
? {{{data}}} ?
Predecessore: Governatore di Orvieto Successore: Coat of arms Holy See.svg
? aprile - ottobre 1637 ? I
II
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VII
VIII
IX
X
con
con
? {{{data}}} ?
Predecessore: Governatore di Spoleto Successore: Coat of arms Holy See.svg
? novembre 1638 - agosto 1639 ? I
II
III
IV
V
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VII
VIII
IX
X
con
con
? {{{data}}} ?
Predecessore: Governatore di Camerino Successore: Coat of arms Holy See.svg
Giovanni Domenico Moniglia
gdt
6 settembre 1639 - marzo 1643 Girolamo Codebò I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Giovanni Domenico Moniglia
gdt
{{{data}}} Girolamo Codebò
Predecessore: Governatore di Ascoli Piceno Successore: Coat of arms Holy See.svg
? 1645 ? I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
? {{{data}}} ?
Predecessore: Governatore di Marittima e Campagna Successore: Coat of arms Holy See.svg
? 1646 - marzo 1648 ? I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
? {{{data}}} ?
Predecessore: Governatore della Marca Anconetana Successore: Coat of arms Holy See.svg
? 1648 ? I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
? {{{data}}} ?
Predecessore: Arcivescovo di Milano Successore: ArchbishopPallium PioM.svg
Cesare Monti 1652-1679 Federico Visconti I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Cesare Monti {{{data}}} Federico Visconti
Predecessore: Cardinale presbitero di Santa Croce in Gerusalemme Successore: CardinalCoA PioM.svg
Baltasar Moscoso y Sandoval 1666-1679 Johann Eberhard Nidhard I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Baltasar Moscoso y Sandoval {{{data}}} Johann Eberhard Nidhard
Bibliografia
  • Gian Vittorio Signorotto, Dizionario Biografico degli Italiani, val. 65 (2005), LITTA, Alfonso