Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino

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Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino
Dioecesis Frusinatensis-Verulana-Ferentina
Chiesa latina
Frosinone logo.jpg
Stemma
Frosinone Cathedral.jpg
Arcivescovo (titolo personale) Santo Marcianò
Sede Frosinone
Regione ecclesiastica Lazio

Diocesi di Frosinone.png
Mappa della diocesi
Roman Catholic Diocese of Frosinone in Italy.jpg
Collocazione della diocesi
Nazione bandiera Italia
Parrocchie 83 (5 vicariati )
Sacerdoti 88 di cui 74 secolari e 14 regolari
1 894 battezzati per sacerdote
38 religiosi 135 religiose 9 diaconi
176 678 abitanti in 804 km²
166 700 battezzati (94,4% del totale)
Eretta VIII secolo (Veroli)
IV secolo (Ferentino)
Rito romano
Cattedrale Santa Maria Assunta
Santi patroni Santa Maria Salome
Sant'Ambrogio martire
Indirizzo
Viale Volsci 105, 03100 Frosinone, Italia
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2024 (gc ch)
Dati dal sito web della CEI
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica

La Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino (latino: Dioecesis Frusinatensis-Verulana-Ferentina) è una sede della Chiesa cattolica in Italia immediatamente soggetta alla Santa Sede appartenente alla regione ecclesiastica Lazio.

Dal 2022 è unita alla Diocesi di Anagni-Alatri in persona episcopi.

Territorio

La diocesi comprende nel suo territorio 21 comuni. Amministrativamente la diocesi ricade nella provincia di Frosinone, salvo il comune di Prossedi che appartiene alla provincia di Latina.

Sede vescovile è la città di Frosinone, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. A Veroli e a Ferentino sorgono le due concattedrali, dedicate rispettivamente a Sant'Andrea apostolo e ai Santi Giovanni e Paolo. Nel territorio diocesano si trova anche l'abbazia di Casamari, la cui chiesa è stata elevata alla dignità di basilica minore da papa Pio XII nel 1957.

Storia

L'odierna diocesi nasce nel 1986 dall'unione di due antiche sedi episcopali: la Diocesi di Veroli, attestata dall'VIII secolo e che nel Novecento prese il nome di Veroli-Frosinone; e la Diocesi di Ferentino, documentata a partire dal IV secolo.

Ferentino

Ferentino, come molte altre diocesi italiane, rivendica un'origine apostolica, essendo stata evangelizzata secondo la tradizione dallo stesso apostolo Pietro. Tuttavia il primo vescovo storicamente attestato fu Basso, presente al Concilio Lateranense (487) indetto da papa Felice III per giudicare quei vescovi e preti africani che avevano abiurato la fede cattolica durante la persecuzione di Unnerico re dei vandali; lo stesso vescovo partecipò al Concilio di Roma (499) celebrato da papa Simmaco. Ciò non esclude l'antichità della presenza cristiana nella città, come è stato documentato dalla scoperta di una domus ecclesiae del III secolo negli scavi sottostanti la chiesa di Santa Maria Maggiore (già cattedrale di Ferentino), e da alcune epigrafi funerarie cristiane databili fra III e IV secolo.[1]

I successivi vescovi ferentinati sono noti per la loro partecipazione ai concili indetti dai papi a Roma. Tra questi si ricorda in particolare Bono che il 16 aprile 556 accettò, assieme a Giovanni di Perugia, di consacrare vescovo di Roma il diacono Pelagio, imposto da Costantinopoli, ma accusato dal clero romano di essersi arreso alla politica giustinianea di condanna dei Tre Capitoli, sconfessando così il suo predecessore Vigilio.

Nel corso del XII secolo la città e la diocesi si schierarono contro i papi di Roma. Il vescovo Giso, nel 1130, appoggiò il partito dell'antipapa Anacleto II, e per questo fu deposto nel 1138. Il successore Trasmondo, per la sua fedeltà al legittimo pontefice, finì in carcere e fu tragicamente ucciso. Anche Ubaldo (1148-1160) si schierò dalla parte dell'antipapa Vittore IV e per questo venne deposto nel 1160. A partire dalla seconda metà del secolo, i pontefici si recarono in più occasioni nella Valle Latina: «la presenza a Ferentino di Alessandro III e Innocenzo III fu dunque volta a riaffermarvi l'autorità papale, concretizzata dall'insediamento del rettorato provinciale».[1]

Nel 1223, all'epoca di papa Onorio III, la diocesi comprendeva i centri di Ceccano, Patrica, Cacumen (scomparso), Supino, Giuliano, Prossedi, Pisterzo, San Lorenzo (Amaseno), Villa Santo Stefano e Silvamolle; questa configurazione territoriale si è mantenuta pressoché invariata nei secoli.[2]

A metà del XIII secolo, il desiderio dei Francescani di insediarsi all'interno delle mura cittadine trovò l'appoggio dei papi Alessandro IV (1254-1261) e Urbano IV (1261-1264), ma si scontrò con le autorità civili e religiose della città, appoggiate dai vescovi Giacomo da Velletri e Matteo I, che si opposero in ogni modo ai Francescani, fino ad arrivare ad assalire e distruggere il loro convento. Solo nel 1278 per i frati iniziò un periodo di pace, e quattro anni dopo inaugurarono la loro nuova chiesa.[3]

Pietro del Morrone, divenuto poi papa Celestino V, nei pressi di Ferentino fondò il monastero di Sant'Antonio Abate, dove si ritirò dopo la sua rinuncia al papato e dove, dopo la sua morte (1296), dimorarono i suoi resti fino al 1327 quando furono trasferiti all'Aquila.

Nel periodo post-tridentino, si distinse in particolare il vescovo Silvio Galassi (1585-1591), che fu in precedenza segretario del cardinale Carlo Borromeo. Appena eletto vescovo, attuò una visita pastorale alla diocesi rendendosi conto dello stato di degrado in cui versava il clero e la pietà popolare; «prese dei provvedimenti per eliminare la condotta scandalosa del clero, cercando di ravvivare la sua vita spirituale, obbligando gli ecclesiastici allo studio delle sacre lettere e delle opere teologiche, imponendo la conoscenza approfondita dei decreti di riforma del Concilio di Trento».[4] L'applicazione dei decreti di riforma del Concilio di Trento è attestata dalla relazione della visita ad limina del 1603; nel 1605 è documentato in primo sinodo diocesano per l'attuazione della riforma tridentina.

A causa della scarsità delle rendite, il seminario vescovile venne istituito molto più tardi, sul finire del XVII secolo. Eretto una prima volta, ma senza molta fortuna, da Ottavio Roncioni nel 1664, l'apertura effettiva si ebbe solo con il vescovo Giovan Carlo Antonelli nel 1687. Ma i contrasti sorti per la soppressione di alcuni benefici ecclesiastici a favore del sostentamento del seminario, causarono dei forti dissidi che costrinsero il vescovo Valeriano Chierichelli (1694-1718) a ritirarsi a Roma e governare la diocesi per mezzo di vicari episcopali.

Al momento dell'unione con Veroli-Frosinone, la diocesi di Ferentino comprendeva 29 parrocchie nei comuni di Amaseno (2), Ceccano (4), Ferentino (12), Giuliano di Roma, Patrica (3), Supino (4), Villa Santo Stefano e Prossedi (2).[5]

Veroli

Secondo la tradizione, l'annuncio della fede cristiana nel territorio di Veroli risalirebbe all'epoca apostolica e alla predicazione di Salome, madre degli apostoli Giacomo e Giovanni, che sarebbe giunta nell'antica città ernica al seguito di san Pietro; accolta nella casa del contadino Mauro, lo convertì alla nuova fede e lo consacrò primo vescovo della comunità verolana. Dell'antichità della comunità cristiana di Veroli ne è testimonianza un'epigrafe funeraria, scoperta nel duomo di Veroli, che commemora la sepoltura del presbitero Marturio nell'anno 384. Dal Medioevo a Veroli sono venerati i santi Biagio e Demetrio, martiri però assenti negli antichi martirologi.

Ancora la tradizione, non documentata storicamente, asserisce che Frosinone fu sede episcopale fino all'VIII secolo e che l'antica diocesi al tempo dell'invasione longobarda si fuse con la vicina Veroli.[6] A una presunta dioecesis frosonensis si attribuiscono due vescovi, Innocenzo e Papìa, presenti al Concilio di Roma (499) e Concilio di Roma (502) indetti all'epoca di papa Simmaco. Tuttavia, come documenta l'edizione critica degli atti di quei concili pubblicata da Theodor Mommsen,[7] Innocenzo non fu vescovo di Frosinone, ma di Fossombrone, mentre Papìa appare in uno dei falsi concili simmachiani, il cui nome fu desunto dalle liste episcopali del Concilio di Calcedonia.[8] Secondo il Liber pontificalis erano originari di Frosinone i papi Ormisda (514-523) e il figlio Silverio (536-537).

Della diocesi di Veroli si ha conoscenza solo a partire dalla metà dell'VIII secolo: primo vescovo documentato è Martino, che prese parte al Concilio di Roma (743) indetto da papa Zaccaria. Tuttavia Duchesne e Lanzoni non escludono che la diocesi esistesse già prima dell'invasione longobarda.

Documenti pontifici della seconda metà dell'XI secolo, le bolle di Gregorio VII (1081) e di Urbano II (1097),[9] definirono il territorio di competenza dei vescovi di Veroli, che comprendeva gli abitati di Veroli, Frosinone, Torrice, Ripi, Pofi, Arnara, Castro dei Volsci, Falvaterra, Ceprano, Strangolagalli, Monte San Giovanni, Bauco, e i territori scomparsi di Castro, Canneto, Castello Nuovo e Montenero.[10] Apparteneva all'antico territorio diocesano anche l'Abbazia di Casamari, importante monumento dell'architettura gotico-cistercense.

«Grazie alla sopravvivenza della documentazione dell'archivio capitolare si è constatata la grande importanza che il vescovo di Veroli assunse nel tempo nella regione. Fondi agricoli e proprietà immobiliari di diverso valore erano in possesso del capitolo della Cattedrale e del vescovo, il quale locava e concedeva benefici come ogni altro grande signore feudale… Arricchito dalle donazioni patrimoniali, e soprattutto per una felice gestione amministrativa, favorito dai privilegi di immunità, divenne il più potente signore del comprensorio nel XII-XIII secolo.»[11]

La storia della diocesi di Veroli è particolarmente legata a quella del papato e della Santa Sede. Papa Giovanni X fu tenuto prigioniero per ordine di Marozia nella rocca di san Leucio; i papi Gregorio VII nel 1080 e Pasquale II nel 1114 tennero nella chiesa di Santa Giusta a Ceprano due sinodi della Chiesa romana; nel 1170 papa Alessandro III iniziò le trattative di pace con Federico Barbarossa nel monastero di Sant'Erasmo in Veroli; nella lotta contro gli imperatori svevi, trovarono rifugio a Veroli Alessandro III e Lucio III (1083); alla fine del XIII secolo il cardinale Benedetto Caetani, futuro papa Bonifacio VIII, fu nominato podestà comunale, rafforzando l'alleanza fra Comune e Chiesa.[12]

A partire dal XIV secolo iniziò la decadenza della città e della diocesi verolana, aggravata dal terremoto del 1349, che danneggiò gravemente la cattedrale e la basilica di Santa Salome, entrambe ristrutturate nelle forme attuali nel Settecento.

Nel Cinquecento, il vescovo Benedetto Salino (1560-1567) prese parte al Concilio di Trento, e al suo ritorno in diocesi iniziò l'applicazione dei decreti di riforma con l'indizione di un sinodo diocesano. La prima visita canonica risale al 1581 e fu opera del vescovo Ortensio Battisti (1567-1594); più tardi fu istituito il seminario vescovile (1611), che tuttavia ebbe vita regolare solo a partire dal 1652.

Durante il periodo napoleonico, diversi sacerdoti ebbero parte attiva nella rivolta del 1798; il vescovo Antonio De Rossi «esercitò un'intensa opera di mediazione, che agli occhi dei reazionari fu tuttavia vanificata dal suo giuramento di fedeltà a Napoleone».[12] Fu anche a causa dell'atteggiamento del De Rossi, che agli inizi dell'XIX secolo si parlò per la prima volta di un possibile trasferimento della sede episcopale a Frosinone, città in forte crescita demografica, dove anche il governo pontificio aveva trasferito il capoluogo della provincia di Campagna e Marittima.[13]

La diocesi visse un momento di crisi a metà dell'Ottocento per l'adesione al partito riformista e liberale di buona parte del clero verolano, che costrinse il vescovo Mariano Venturi (1844-1854) all'esilio nel Regno delle Due Sicilie. Le tensioni continuarono anche dopo l'unità d'Italia: nel 1877 il vescovo Giovanni Battista Maneschi (1868-1891) fu messo agli arresti aver organizzato la processione del Corpus Domini.[12]

Nel 1921 il territorio di Vallecorsa fu scorporato dall'Arcidiocesi di Gaeta ed annesso a quello della diocesi di Veroli.[14]

Il 29 febbraio 1956 la Congregazione Concistoriale, con il decreto In dioecesi Verulana,[15] stabilì che all'antico titolo di Veroli si unisse in perpetuo il titolo di Frosinone e che la diocesi assumesse il nome di Veroli-Frosinone. Queste disposizioni si resero necessarie in seguito al notevole sviluppo demografico di Frosinone, dopo che la città divenne capoluogo di provincia nel 1927. Con un decreto della medesima Congregazione del 12 aprile 1965[16] la collegiata di Santa Maria Assunta di Frosinone fu elevata al rango di concattedrale della diocesi e al vescovo fu data la possibilità di erigervi una cathedra episcopalis e di celebrarvi i pontificalia.[13]

La progressiva importanza assunta da Frosinone a scapito di Veroli fu sancita anche dalla costruzione nel capoluogo provinciale di un nuovo palazzo episcopale e del trasferimento degli uffici della curia ad opera del vescovo Giuseppe Marafini (1964-1973).

Al momento dell'unione con Ferentino, la diocesi di Veroli-Frosinone comprendeva 49 parrocchie nei comuni di Arnara, Boville Ernica (3), Castro dei Volsci (4), Ceprano (2), Falvaterra, Frosinone (8), Monte San Giovanni Campano (6), Pofi (2), Ripi (2), Strangolagalli, Torrice (2), Vallecorsa (2) e Veroli (15).[17]

Frosinone-Veroli-Ferentino

Il 21 dicembre 1973, con la nomina del vescovo Michele Federici, le due diocesi di Veroli-Frosinone e di Ferentino furono unite in persona episcopi. Il nuovo vescovo pose la sua sede nell'episcopio di Frosinone; morì tragicamente durante il terremoto dell'Irpinia nel novembre del 1980.

Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, l'unione di Veroli-Frosinone e Ferentino è divenuta piena e la diocesi risultante ha assunto il nome attuale. La sede della diocesi fu posta a Frosinone; contestualmente la concattedrale del capoluogo fu elevata al rango di cattedrale, mentre le altre due cattedrali ridotte a concattedrali.

Già a partire dal 1981 gli episcopati di Angelo Cella e del suo successore Salvatore Boccaccio hanno cercato di conferire a tutta la diocesi un'impostazione pastorale omogenea e di raggiungere tutta la comunità diocesana, con particolare attenzione per i più deboli.

Il 16 settembre 2001 la diocesi ha ricevuto la visita pastorale di papa Giovanni Paolo II.

Nel 2012 è stato inaugurato il museo diocesano di Ferentino all'interno dell'ex episcopio ferentinate; tra i beni di maggior rilevanza si ricordano due tele attribuite al Cavalier d'Arpino, la mitria di papa Celestino V e reliquiari opera di argentieri Settecento e dell'Ottocento; nel 2015 è sorto anche il museo civico diocesano di Amaseno per la «conservazione, fruizione e accessibilità dei beni pertinenti al patrimonio nelle chiese di Amaseno».[18]

Dal 10 novembre 2022 è unita in persona episcopi alla diocesi di Anagni-Alatri.

Cronotassi dei vescovi

Vescovi di Ferentino

Vescovi di Veroli

  • Martino † (menzionato nel 743)
  • Adroaldo † (menzionato nell'853)[46]
  • Ildebrando † (prima dell'861 - dopo l'869)
  • Giovanni I † (prima del 959 - dopo il 964)[47]
  • Aufredo † (menzionato nel 967/968)[48]
  • Leone ? † (menzionato nel 981)[49]
  • Sergio † (menzionato nel 1024)[47]
  • Gerardo † (menzionato nel 1036)[47]
  • Benedetto I † (menzionato nel 1050)[47]
  • Placido † (prima del 1059 - dopo il 1061)[47]
  • Giovanni II † (menzionato nel 1066)[senza fonte]
  • Onesto † (prima del 1071 - dopo settembre 1075)[47][50]
  • Alberto † (prima di giugno 1081 - dopo settembre 1108)[47][51]
  • Leto I † (prima del 1111 - dopo il 1125)[47][51]
  • Stefano † (menzionato nel 1134)[52]
  • Leone I † (prima del 1140 - dopo febbraio 1144)
  • Oddone I † (circa 1145 - 1147 deceduto)
  • Leone II † (1147 - 1160 deceduto)
  • F(a)ramondo † (1160 - 1181 deceduto)
  • Ambrogio † (1181 - 1188 deceduto)
  • Roberto † (1188 - circa 1189)
  • Oddone II † (1190 - 1012 deceduto)
  • Leto II † (menzionato nel 1217)
  • Giovanni III † (1223 - 1250 deceduto)
  • Giovanni IV † (11 maggio 1252 - 1253 deceduto)
  • Giovanni Gioffredi † (1253 - 1258 deceduto)
  • Andrea † (menzionato nel 1259)
  • Gregorio † (1261 - 1278 deceduto)
  • Loterio † (1280 - 1314 deceduto)
  • Tommaso † (9 febbraio 1317 - 1329 deceduto)
  • Adiutorio † (27 aprile 1331 - 1354 deceduto)
  • Guido † (18 marzo 1355 - 1363 deceduto)
  • Giovanni V † (12 giugno 1363 - circa settembre 1382 deceduto)
    • Nicola Rosati † (20 aprile 1379 - ?) (antivescovo)
  • Francesco Bellanti † (1384 - prima di settembre 1386 nominato vescovo di Narni)
    • Sede vacante (1387-1396)
  • Bartolomeo † (1396 - 1420 deceduto)
  • Benedetto II † (4 aprile 1422 - 1437 deceduto)
  • Clemente Bartolomei, O.S.A. † (5 dicembre 1437[53] - 1457 dimesso o deceduto)
  • Angelo Mancini Lupi di Cave † (12 agosto 1457 - 10 ottobre 1463 nominato vescovo di Sora)
  • Fabrizio Novelli † (3 febbraio 1464 - 1468 deceduto)
  • Giovanni Paolo Ponziani † (13 giugno 1468 - luglio 1503 deceduto)[54]
  • Ennio Filonardi † (4 agosto 1503 - 1538 dimesso)
  • Antonio Filonardi † (12 agosto 1538 - 1560 deceduto)
  • Benedetto Salini † (19 giugno 1560 - 1567 deceduto)
  • Ortensio Battisti † (28 novembre 1567 - 1594 deceduto)
  • Eugenio Fucci † (12 ottobre 1594 - 1608 deceduto)
  • Girolamo Asteo, O.F.M.Conv. † (17 novembre 1608 - 15 agosto 1626 deceduto)
  • Baglione Carradore † (16 novembre 1626 - 5 giugno 1628 nominato vescovo dei Marsi)
  • Vincenzo Lanteri, C.O. † (19 giugno 1628 - 16 settembre 1649 deceduto)
  • Alessandro Argoli † (23 ottobre 1651 - 26 aprile 1654 deceduto)
  • Francesco Lombardi † (21 aprile 1655 - 1660 deceduto)
  • Francesco Angelucci † (5 aprile 1660 - 15 dicembre 1674 deceduto)
  • Riccardo Annibaldi † (27 maggio 1675 - marzo 1689 deceduto)
  • Domenico Zauli † (6 marzo 1690 - 26 aprile 1708 dimesso)
  • Ludovico Anselmo Gualterio † (30 aprile 1708 - 21 gennaio 1715 nominato vescovo di Todi)
  • Lorenzo Tartagni † (1º aprile 1715 - 1º settembre 1751 dimesso)
  • Pietro Saverio Antonini † (20 settembre 1751 - 27 maggio 1761 dimesso)
  • Giovanni Battista Jacobini † (17 agosto 1761 - 24 marzo 1786 deceduto)
  • Antonio de Rossi † (18 dicembre 1786 - maggio 1811 deceduto)
    • Sede vacante (1811-1814)
  • Francesco Maria Cipriani, O.S.B.Cel. † (26 settembre 1814 - 28 dicembre 1843 deceduto)
  • Mariano Venturi † (22 luglio 1844 - 14 luglio 1854 deceduto)
  • Luigi Zannini † (30 novembre 1854 - 9 dicembre 1857 dimesso)
  • Fortunato Maurizi † (21 dicembre 1857 - 22 settembre 1868 deceduto)
  • Giovanni Battista Maneschi † (21 dicembre 1868 - 15 agosto 1891 deceduto)
  • Paolo Fioravanti † (14 dicembre 1891 - 17 maggio 1909 deceduto)
  • Luigi Fantozzi, C.PP.S. † (12 luglio 1909 - 1º gennaio 1931 dimesso[55])
  • Francesco de Filippis † (11 marzo 1931 - 26 novembre 1942 nominato arcivescovo di Brindisi)
  • Emilio Baroncelli † (22 gennaio 1943 - 12 agosto 1955 nominato vescovo di Recanati-Loreto)

Vescovi di Veroli-Frosinone

Vescovi di Frosinone-Veroli-Ferentino

Statistiche

Note
  1. 1,0 1,1 Ferentino su beweb.chiesacattolica.it
  2. Giacomo Cirsone, La Diocesi di Ferentino. Estensione e limiti territoriali tra la Tarda Antichità e l'inizio del Basso Medioevo (secc. IV-XII d. C.) su academia.edu, pp. 3-4 Sabrina Pietrobono, Carta archeologica medievale - Frosinone, in Quaderni di archeologia medievale, VIII, Borgo San Lorenzo, 2006, p. 28. Anche: Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  3. Pilara, La città di Ferentino nel Medioevo: percorsi di crescita comunale in un centro del Basso Lazio, pp. 90-94.
  4. Bianca Maria Valeri, Il seminario vescovile di Ferentino su seminarioferentino.com (archiviato)
  5. , Decreto dell'8 settembre 1986, art. 1, in "Gazzetta ufficiale", nº 218, vol. Serie generale, Anno 127, pp. 10-11 su gazzettaufficiale.it
  6. Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. VI, pp. 511-514.
  7. Theodor Mommsen, Acta synhodorum habitarum Romae. A. CCCCXCVIIII DI DII, in Monumenta Germaniae Historica, Auctorum antiquissimorum, XII, Berlino, 1894, pp. 393-455.
  8. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII , pp. 173-174.
  9. Kehr, Italia pontificia, II, p. 156.
  10. Kehr, Italia pontificia, II, p. 155.
  11. Sabrina Pietrobono, Carta archeologica medievale - Frosinone, Quaderni di archeologia medievale VIII, Borgo San Lorenzo 2006, p. 28.
  12. 12,0 12,1 12,2 Veroli su beweb.chiesacattolica.it
  13. 13,0 13,1 Frosinone su beweb.chiesacattolica.it
  14. AAS 13 (1921), pp. 255-256.
  15. AAS 48 (1956), pp. 218-219.
  16. AAS 57 (1965), p. 665.
  17. , Decreto del 24 gennaio 1987, art. 1, in "Gazzetta ufficiale", nº 33, vol. Serie generale, Anno 128, pp. 25-26 su gazzettaufficiale.it
  18. Informazioni su diocesifrosinone.it (archiviato)
  19. Ughelli, riprendendo l'informazione da Lucenti, ammette come primo vescovo di Ferentino un anonimo, consacrato da papa Silvestro I (314-335); tuttavia nessuno dei due autori documentano le loro affermazioni. Cappelletti (vol. VI, p. 396) da un nome a questo anonimo, Concordio, in base «ad un manoscritto della cancelleria vescovile di questa chiesa» e lo pone nell'anno 320 circa. Gams e Lanzoni mettono in dubbio la storicità di questo vescovo, escluso anche dalla prosopografia di Charles e Luce Pietri.
  20. 20,0 20,1 20,2 20,3 Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), 2 volumi, École française de Rome, Roma, 1999-2000.
  21. Ferdinando Ughelli, e gli autori che ne dipendono, inseriscono dopo Bono il vescovo san Redento, menzionato nei Dialoghi di Gregorio Magno; questo vescovo appartiene in realtà alla diocesi di Ferento, nelle cui vicinanze si trova la tomba del martire sant'Eutizio (Soriano nel Cimino), visitata dal vescovo Redento. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 168. Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, VI, pp. 398-399.
  22. Da non confondere con l'omonimo vescovo di Ferento, anche lui presente al concilio del 649.
  23. Vescovo proposto da Cappelletti sulla base del «manoscritto ferentinate» da lui consultato negli archivi di Ferentino (vol. VI, p. 401).
  24. Ignoto a Ughelli, viene inserito nella cronotassi di Ferentino da Cappelletti, secondo il quale prese parte al concilio romano dell'861. Tuttavia l'edizione critica degli atti di questo concilio assegna Pietro alla diocesi di Arezzo. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 860-874, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover, 1998, p. 64, riga 14 (M1), riga 15 (M2) e riga 26 (P).
  25. Cappelletti riporta la data dell'867, Gams quella dell'868 e Ughelli l'871. La data del concilio romano a cui prese parte il vescovo Giovanni è quella dell'869: Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 860-874, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover, 1998, p. 349,31.
  26. 26,0 26,1 26,2 26,3 26,4 26,5 26,6 Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen Kaisern : mit den Listen der Bischöfe, 951-1122, p. 270.
  27. Ignoto a Ughelli, attribuito da Cappelletti alla diocesi di Ferentino; tale attribuzione è controversa, in quanto altri autori (tra cui Schwartz) inseriscono Ignizzo nella cronotassi dei vescovi di Fiorentino in Capitanata.
  28. Vescovo documentato da Cappelletti sulla base di un «manoscritto ferentinate» da lui consultato negli archivi di Ferentino (vol. VI, p. 403); lo stesso autore tuttavia ammette di non sapere «a qual fondamento appoggiare l'esistenza di lui, non avendolo trovato nemmeno al concilio romano, che in quell'anno appunto si celebrò». Schwartz (op. cit., p. 720) mette in dubbio la storicità dei vescovi documentati da questo manoscritto.
  29. Vescovo documentato da un'iscrizione all'interno della cattedrale di Ferentino, attribuita da Cappelletti all'XI secolo ed inserito dall'autore tra Alessandro e Agostino. Un successivo vescovo di nome Roberto, attribuito a questa sede e che intervenne alla consacrazione della chiesa abbaziale di Montecassino nel 1071, appartiene alla diocesi di Fiorentino (Cappelletti VI, p. 403).
  30. Ughelli e Cappelletti parlano di Siro; Gams di Lino; l'autore della voce su Beweb riporta invece il nome di Giso.
  31. Consacrato il 2 ottobre (Gams e Cappelletti).
  32. Palazzo Vescovile su ferentino.org
  33. Eubel, Hierarchia catholica, vol. II, p. XXIV.
  34. Vescovo documentato da Cappelletti sulla base del manoscritto dell'archivio di Ferentino.
  35. Pilara, La città di Ferentino nel Medioevo…, pp. 90 e 91.
  36. Pilara, La città di Ferentino nel Medioevo…, p. 92. Eubel, Hierarchia catholica, vol. II, p. XXIV.
  37. Bartolomeo secondo Gams.
  38. Come riportano Ughelli, Gams e Cappelletti, a questa data Filippo fu eletto dal capitolo della cattedrale; l'8 febbraio 1319 è invece la data in cui versò le tasse dovute alla Santa Sede (Eubel, vol. I).
  39. Ughelli inserisce un vescovo Matteo II nel 1344, con il conseguente sdoppiamento del vescovo Filippo, il cui decesso è posto nel 1350; come documenta Eubel (Hierarchia catholica, I, p. 246), Pietro Ruggeri fu eletto vescovo nel 1348 per la morte del vescovo Filippo, il medesimo eletto trent'anni prima.
  40. Creduto morto Pietro, la Santa Sede nominò a Ferentino il vescovo Dionigi, O.E.S.A.; accertato l'errore, Dionigi fu trasferito il 10 gennaio 1364 alla diocesi di Ariano. Eubel, Hierarchia catholica, I, p. 246, nota 4.
  41. Cappelletti (vol. VI, p. 417) parla di un vescovo Giovanni, eletto da Clemente VII nel 1389, ignoto a Eubel.
  42. Secondo Eubel, fu trasferito nel 1410 da papa Gregorio XII alla sede di Spoleto.
  43. Nominato arcivescovo titolare di Colossi.
  44. Nominato arcivescovo titolare di Tarso.
  45. Nominato arcivescovo titolare di Calcide.
  46. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover, 1984, p. 337,8.
  47. 47,0 47,1 47,2 47,3 47,4 47,5 47,6 47,7 Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen Kaisern : mit den Listen der Bischöfe, 951-1122, pp. 277-278.
  48. Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens…, p. 277. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001, seconda parte (962–1001), a cura di Ernst-Dieter Hehl, Hannover, 2007, p. 291,30.
  49. Gli atti del concilio romano del 981 riportano la menzione di un Leo Vercellensis episcopus. Escluso che si tratti di un vescovo di Vercelli, la cui sede era occupata in quel periodo da Pietro (978-997), si potrebbe trattare, secondo gli editori, o del vescovo di Veroli o di quello di Velletri. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001, seconda parte (962–1001), a cura di Ernst-Dieter Hehl, Hannover, 2007, p. 358,2.
  50. Come riporta Schwartz, un antico necrologio attesta la morte del vescovo Onesto il 10 agosto, di un anno compreso fra il 1076 e il 1080. In uno di questi anni, dopo la morte di Onesto, papa Gregorio VII affidò l'amministrazione della chiesa di Veroli al vescovo Adamo di Alatri (Kehr, Italia pontificia, II, pp. 148 e 156).
  51. 51,0 51,1 Kehr, Italia pontificia, II, pp. 156-161.
  52. Vescovo documentato da Ughelli (Italia sacra, I, col. 1391), ma senza il sostegno di alcun documento a riprova della sua esistenza.
  53. Secondo Eubel è confermato il 3 ottobre 1427.
  54. Secondo Gams, ad Angelo Mancino succede nel 1468 un vescovo di nome Urbano, il quale resta in carica fino al 1471, quando gli subentra Giovanni Paolo Ponziani.
  55. Nominato arcivescovo titolare di Dara.
  56. Nominato vescovo titolare di Tagora.
Bibliografia
Per la sede di Veroli
Per la sede di Ferentino
Collegamenti esterni