Antonio Benedetto Antonucci

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Antonio Benedetto Antonucci
Cardinale
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Pax Vobis

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Titolo cardinalizio
Incarichi attuali
Età alla morte 79 anni
Nascita Subiaco
17 settembre 1798
Morte Ancona
28 gennaio 1878
Sepoltura Cimitero di Ancona
Appartenenza Diocesi di Modena
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Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 22 settembre 1821
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Consacrazione vescovile 18 luglio 1841 dal cardinal Luigi Lambruschini
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15 marzo 1858 da Pio IX (vedi)
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Cardinale per 19 anni, 10 mesi e 13 giorni
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Incarichi ricoperti
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Eventi
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Invito all'ascolto
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Antonio Benedetto Antonucci (Subiaco, 17 settembre 1798; † Ancona, 28 gennaio 1878) è stato un cardinale, arcivescovo e nunzio apostolico italiano.

Cenni biografici

Nacque a Subiaco da Gregorio Antonucci e dalla moglie María Scolastica nata Ciaffi. La famiglia era originaria di Gubbio e alcuni dei suoi membri avevano occupato il posto di gonfaloniere. Ricevette il sacramento del battesimo e la cresima lo stesso giorno della nascita nel 1803.

Formazione e attività diplomatica

Compì studi umanistici e filosofici a Subiaco poi fu a Roma al Collegio Romano. Fu ordinato presbitero nel 1821, il 7 settembre 1823 conseguì il dottorato in teologia. Completò la sua formazione all'Università La Sapienza dove conseguì il dottorato in utroque iure il 22 luglio 1826.

Dal 1824 fu professore di diritto civile e penale presso l'Arciginnasio romano. Entrò in prelatura nel 1829 e fu nominato cameriere segreto di Sua Santità e divenne segretario e uditore dell'Internunzio Francesco Capaccini in Belgio. Il Capaccini durante la rivoluzione belga nel settembre 1830 dovette trasferirsi all'Aja presso il re Guglielmo. Lasciò il suo uditore a Bruxelles con l'incarico di dare notizia frequentemente e ampiamente alla Santa Sede circa lo svolgimento degli avvenimenti nel Belgio.[1] Il 5 settembre 1831 mons. Capaccini delegò le facoltà di vicesuperiore della missione d'Olanda all'Antonucci che il 17 dicembre successivo fu nominato vicesuperiore di Propaganda Fide e nominato da Gregorio XVI incaricato di affari presso la corte di Guglielmo IV del Regno Unito.

Il 23 gennaio seguente l'Antonucci presentava le credenziali all'Aja, dove restò fino al 1841. Il giovane diplomatico dovette affrontare un compito gravoso presso una nazione di cui non conosceva la lingua a maggioranza protestante e tendeva a gestire gli affari di culto in modo autonomo. Il segretario generale del dipartimento del Culto Cattolico pretese dall'Antonucci l'accettazione di alcune disposizioni che, pur favorendo materialmente il clero, lo avrebbero legato e sottoposto praticamente allo Stato. Di fronte alla resistenza del giovane diplomatico il segretario generale del Culto Cattolico, gli aveva mosso aperta guerra con l'appoggio del professor Cornelius Ludovicus van Wijkerslooth van Schalkwijk (Wykerslooth) (Ch), nominato nel 1832 vescovo per le province dell'Olanda del nord a maggioranza protestane.

Il contrasto condotto contro l'Antonucci da personalità del clero e del laicato cattolico, nonché da funzionari governativi olandesi, non ebbe successo per l'amichevole appoggio concesso all'incaricato di affari pontificio dal direttore generale del dipartimento del Culto cattolico, barone Gillès de Pélichy de Lichtervelde e dalla stima che il diplomatico seppe ottenere dal re olandese, tanto che i protestanti accusavano il re di nutrire tendenze filocattoliche, confermate in seguito dal matrimonio con una principessa cattolica e di attuare il concordato sottoscritto con Roma nel 1827 in senso favorevole alla Chiesa romana.

Episcopato

L'Antonucci, che durante la sua missione diplomatica in Olanda aveva fornito delle preziose informazioni circa il trattato dei XXIV articoli, ebbe gli elogi per la sua opera da Gregorio XVI che il 17 dicembre 1840 lo nominava vescovo di Montefeltro. Restò all'Aja fino all'arrivo dell'internunzio Capaccini partendo solo il 23 maggio dell'anno seguente alla volta di Roma, ove fu consacrato vescovo in san Carlo ai Catinari il 18 luglio dal cardinale Luigi Lambruschini, B., assistito da mons. Fabio Maria Asquini, allora segretario della congregazione per i vescovi e i regolari e da mons. Lodovico Altieri, allora nunzio per Austria, prese il motto episcopale Pax vobis.

Nunziatura

Nel 1842 fu trasferito alla sede di Ferentino. Fu preconizzato per la nunziatura presso il regno di Sardegna e fu elevato arcivescovo in partibus infidelium di Tarso. In novembre raggiungeva la capitale piemontese sostituendo l'incaricato d'affari canonico Carlo Sacconi. Iniziava così la sua missione diplomatica presso Carlo Alberto che gli manifestò la sua fiducia. Si legò anche di cordiale amicizia col conte Clemente Solaro della Margarita, che fece le nunzio pontificio nel suo Memorandum.

Dopo la morte di Gregorio XVI e gli avvenimenti drammatici per la Santa Sede del 1848, i rapporti con il governo piemontese si guastarono. Il nunzio compì ogni sforzo per evitare un conflitto che poteva danneggiare non soltanto il cattolicesimo, ma pure un moderato progresso politico-sociale del paese. Invano però egli difese la Santa Sede, l'episcopato e tutto il clero piemontese dalle accuse dei ministri di Torino e dello stesso Vittorio Emanuele. Il 25 febbraio 1850 il presidente del consiglio, Massimo Azeglio, comunicò al nunzio la presentazione alla Camera di un progetto del ministro Giuseppe Siccardi per l'abolizione del foro ecclesiastico e delle immunità. La nuova legge fu approvata l'8 aprile anche dal senato e promulgata dal re, provocando la rottura delle relazioni diplomatiche. L'Antonucci chiese perciò i passaporti e il 12 aprile lasciò Torino, affidando la nunziatura all'uditore.

Cardinalato

Nel 1851 dopo la morte del cardinal Antonio Maria Cadolini, l'Antonucci fu chiamato a succedergli come arcivescovo di Ancona, nonché vescovo e conte di Umana, il 5 settembre di quell'anno.

Come sostenitore delle concezioni più tradizionali, nel gennaio 1852 emise una condanna a un pubblico bestemmiatore, condanna che suscitò sfavorevole impressione fra la cittadinanza. Ma reggendo la diocesi con zelo e, soprattutto in occasione del colera del 1855, con carità e comportandosi con riserbo dignitoso di fronte agli occupanti austriaci, conquistò anche larghe simpatie, cosicché il 30 maggio 1858, reduce dalla capitale ove aveva ricevuto il cappello cardinalizio conferitogli il 15 marzo col titolo dei santi Silvestro e Martino ai Monti, fu accolto con grandi feste ad Ancona.

Nella diocesi compì ben cinque volte la visita pastorale, istituì nuove congregazioni, propagò le devozioni al Sacro Cuore di Gesù e alla Vergine Immacolata, volle frequenti esercizi spirituali del clero, promosse l'Opera dell'Obolo di San Pietro.

L'arcivescovo favorì lo sviluppo delle associazioni cattoliche di laici, esigendo piena ortodossia e specchiata moralità, fermezza e moderazione, disciplina e obbedienza all'autorità episcopale. Il 12 giugno 1870 sorse ad Ancona il circolo "san Tommaso d'Aquino" formato da giovani cattolici, che si scontrarono più volte con gli anticlericali marchigiani, i quali nel 1871, in occasione della festa di san Tommaso d'Aquino alla presenza dell'arcivescovo, irruppero nella chiesa di san Domenico interrompendo la cerimonia con grida e violenze.

L'Antonucci partecipò al conclave del 1878 con l'elezione a pontefice del cardinal Gioacchino Pecci che prese il nome di Leone XIII.

Morte

Morì il 29 gennaio dell'anno seguente: i suoi funerali si tennero nella cattedrale anconitana e fu sepolto nel cimitero cittadino.

Genealogia episcopale

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale

Successione degli incarichi

Predecessore: Internunzio apostolico nei Paesi Bassi Successore: Emblem Holy See.svg
Francesco Capaccini 17 dicembre 1831 - 17 dicembre 1840 Innocenzo Ferrieri I
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Francesco Capaccini {{{data}}} Innocenzo Ferrieri
Predecessore: Superiore ecclesiastico della Missione Olandese Successore: BishopCoA PioM.svg
Francesco Capaccini 1831-17 dicembre 1840 Innocenzo Ferrieri I
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Francesco Capaccini {{{data}}} Innocenzo Ferrieri
Predecessore: Vescovo di Montefeltro Successore: BishopCoA PioM.svg
Antonio Begni 17 dicembre 1840-22 luglio 1842 Salvatore Leziroli I
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Antonio Begni {{{data}}} Salvatore Leziroli
Predecessore: Vescovo di Ferentino Successore: BishopCoA PioM.svg
Giovanni Giuseppe Canali 22 luglio 1842-25 luglio 1844 Bernardo Maria Tirabassi I
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Giovanni Giuseppe Canali {{{data}}} Bernardo Maria Tirabassi
Predecessore: Arcivescovo titolare di Tarso Successore: ArcbishopCoA PioM.svg
Paolo Polidori 25 luglio 1844-5 settembre 1851 Antonio Saverio De Luca I
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con
Paolo Polidori {{{data}}} Antonio Saverio De Luca
Predecessore: Nunzio apostolico nel Regno di Sardegna Successore: Emblem Holy See.svg
Pasquale Gizzi 13 settembre 1844-5 settembre 1851 Gaetano Tortone I
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con
Pasquale Gizzi {{{data}}} Gaetano Tortone
Predecessore: Vescovo di Ancona e Numana
(titolo personale di arcivescovo)
Successore: BishopCoA PioM.svg
Antonio Maria Cadolini, B. 5 settembre 1851-29 gennaio 1879 Achille Manara I
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Antonio Maria Cadolini, B. {{{data}}} Achille Manara
Predecessore: Cardinale presbitero dei Santi Silvestro e Martino ai Monti Successore: CardinalCoA PioM.svg
Ugo Pietro Spinola 18 marzo 1858-29 gennaio 1879 Pier Francesco Meglia I
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Ugo Pietro Spinola {{{data}}} Pier Francesco Meglia
Note
  1. Nel 1814 il Congresso di Vienna aveva stabilito che il Belgio costituisse insieme all'Olanda un unico Stato con a capo Guglielmo I d'Orange - Nassau. La popolazione belga mal sopportò tale annessione, soprattutto dopo le prime riforme volute dal nuovo re. Egli infatti accentrò tutto il potere amministrativo in Olanda e le cariche più influenti dello Stato furono sin da subito affidate esclusivamente a cittadini olandesi. La politica Olandese, inoltre, con la propria dipendenza dai traffici Inglesi, non faceva altro che ostacolare la crescita dell'industria belga. A dividere ulteriormente questo neo-stato era la religione: il Belgio fortemente cattolico si ritrovava annesso a uno stato a maggioranza protestante. Tutte queste cause influirono sullo scontento popolare che si manifestò clamorosamente nell'agosto 1830, mese in cui scoppiò la Rivoluzione popolare a favore dell'indipendenza. Il re Guglielmo I non riuscì con la forza a sedare la rivolta portata avanti dalla popolazione belga, che vide unite le correnti liberali e cattoliche del paese sotto il nome di movimento unionista. L'Inghilterra, nonostante avesse numerosi interessi economici in Olanda, appoggiò la causa Belga. Questo pose fine alla rivolta e il Belgio si rese indipendente dall'Olanda. Leopoldo di Sassonia-Cobulgo, pur essendo protestante, divenne re della nascente monarchia costituzionale belga con il nome di Leopoldo I del Belgio.
Bibliografia
  • Fausto Fonzi, "ANTONUCCI, Benedetto Antonio", Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1971), Treccani, online.