Germano Ruoppolo
Venerabile Germano Ruoppolo, C.P. Presbitero | |
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al secolo Vincenzo Ruoppolo | |
Venerabile | |
Padre Germano | |
Età alla morte | 59 anni |
Nascita | Vico Equense 18 gennaio 1850 |
Morte | Roma 11 dicembre 1909 |
Ordinazione presbiterale | Ere (Belgio), 3 novembre 1872 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerabile il | 11 luglio 1995, da Giovanni Paolo II |
Collegamenti esterni | |
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Il Venerabile Germano Ruoppolo, al secolo Vincenzo Ruoppolo (Vico Equense, 18 gennaio 1850; † Roma, 11 dicembre 1909) è stato un presbitero, teologo e agiografo italiano, appartenuto alla Congregazione della Passione di Gesù Cristo. È stato dichiarato venerabile nel 1995.
Biografia
Nacque con il nome di Vincenzo a Vico Equense (Napoli), nella penisola sorrentina, terzo di sei figli, da Francesco, poi cameriere del vescovo di Napoli, e da Carmela Tozzi, di origini calabresi[1]. A cinque anni, eccezione più unica che rara per l'epoca, ricevette la Prima Comunione.
Intelligenza agile e acuta, coltivò una insaziabile sete del sapere; a scuola risultò sempre tra i primi e ottenne numerosi premi. A dodici anni difese in una pubblica disputa una tesi di filosofia con ammirazione di tutti. Componeva bene in greco ed in latino. Più tardi lo diranno "un portento di scienza".
A quindici anni entrò tra i Passionisti, prendendo il nome di Germano di santo Stanislao. Ebbe come maestro di noviziato il beato Bernardo Silvestrelli.
Dopo la professione religiosa, emessa il 7 dicembre 1866, riprese gli studi nella casa generalizia dei Santi Giovanni e Paolo, a Roma.
Vicende politiche, legate alla presa di Roma ed alla caduta del potere temporale dei papi, consigliarono ai superiori di trasferirlo in Belgio per proseguire gli studi.
Fu ordinato sacerdote il 3 novembre 1872. Si dedicò subito all'apostolato tra gli emigrati italiani. Tornato in Italia, fu destinato alla formazione spirituale e culturale dei giovani. Insegnò teologia, diritto canonico, storia della chiesa, lettere classiche, filosofia, scienze fisiche e matematica.
Condusse scavi archeologici nella chiesa di Sant'Eutizio presso Soriano, nel Cimino (VT).
Nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo di Roma riportò alla luce la casa abitata dai martiri. Per questo lavoro riscosse plauso da archeologi di fama internazionale, come Giovanni Battista De Rossi. L'archeologo Paolo Allard disse che rari erano i ricercatori "così saggi, coscienziosi e disinteressati di ogni gloria personale come padre Germano".
Fu eletto socio onorario dell'Accademia di Scienze e Lettere da Leone XIII; membro del Collegio dei Cultori dei Martiri, della Commissione di Archeologia sacra, della Pontificia Accademia di Archeologia, dell'Accademia di Religione cattolica, consultore della Congregazione delle Indulgenze. Si impegnò nella ricerca di una medicina che impedisse il contagio di alcune malattie, tentò esperimenti e dimostrazioni scientifiche.
Leone XIII gli chiese un piano di riforma per il clero, e voleva farlo vescovo. Si fece il suo nome come arcivescovo di Bucarest. Germano ne restò "terrorizzato", e chiese preghiere perché il papa desistesse dal progetto. Sembra che rinunziò due volte al cardinalato.
Pio X lo inviò come visitatore apostolico in alcune diocesi della Calabria e della Toscana, comprese le importanti diocesi di Lucca e Firenze, lacerate da gravi problemi, nel periodo della lotta al modernismo.
Tra i Passionisti venne eletto consultore e segretario generale. Nel 1890 fu nominato postulatore per le cause dei santi. Il fiore all'occhiello di questo suo impegno resta la conclusione dei processi e la beatificazione di san Gabriele dell'Addolorata. Lavorò anche per la causa di san Vincenzo Strambi, di santa Gemma Galgani, del beato Domenico Barberi e del beato Lorenzo Salvi, nonché dei venerabili Giacomo Gianiel e Giovanni Battista Danei.
Scrisse opere di filosofia, teologia, psicologia, agiografia. Sono significative le sue biografie di santa Gemma Galgani e di san Gabriele dell'Addolorata.
Agiografo e guida spirituale
La direzione spirituale effettivamente un suo campo di lavoro privilegiato. Per questo compito ebbe una attitudine particolare e celesti carismi. Presbiteri, religiosi e religiose, laici impegnati, cardinali, fondatrici di congregazioni, sparsi un po' ovunque in Italia, lo scelsero come direttore per la sua prudenza e santità, per la sua conoscenza dell'ascetica e della mistica. Paterno e fermo nella direzione, esortava ad avere illimitata confidenza nel Signore: "Dio è un buon papà", era solito dire. Esigeva umiltà ed obbedienza, voleva che si camminasse con pace e serenità.
Il nome di Germano è legato per sempre a quello di Gemma Galgani. Germano ne divenne guida e padre. La difese da critiche e sospetti, perplessità e calunnie che aleggiavano attorno a lei ed agli episodi umanamente sconcertanti che la riguardavano. Fu testimone oculare e privilegiato della sua vita mistica. Dirà: "Il più e il meglio della (sua) vita mistica si è svolto sotto i miei occhi... e questo non già come potrebbe farlo un osservatore qualunque ma sì intimamente come confessore e direttore di spirito; nella quale condizione nulla può essermi sfuggito di quell'anima privilegiata". Non esitò, per questo, a prendere le difese della giovane nonostante i dubbi e le perplessità di monsignor Giovanni Volpi.
Il 10 dicembre 1909, a notte inoltrata, fu colpito da emorragia cerebrale mentre sta correggendo la quarta edizione della biografia di Gemma. Morì il giorno dopo, 11 dicembre.
Fu sepolto nel cimitero del Verano, a Roma. Dal 1953 i suoi resti riposano a Lucca, nel santuario di santa Gemma.
Fu dichiarato venerabile l'11 luglio 1995.
Opere
- Sant'Eutizio di Ferento e il suo santuario posto nel territorio di Soriano. Memorie storiche, Roma 1883
- La casa celimontana dei santi Giovanni e Paolo, Roma, 1894; 1907
- Santa Gemma Galgani, Roma, 1907 (1 ed.)
- Vita di san Gabriele dell'Addolorata, Roma 1897 (1 ed.)
- Praelectiones philosophiae scholasticae, Roma 1906, 3 voll.
Note | |
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